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Enrico Quaroni: l'intelligenza artificiale ed il lavoro nel futuro, inferno o paradiso?

Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe and Mena Region di Rocket Fuel, intervistato ai nostri microfoni, ci dice la sua sul propagarsi dell’intelligenza artificiale in ogni ambito lavorativo.

L’intelligenza artificiale sta per travolgere ogni campo del lavoro, come un fiume in piena trascinerà i detriti di una società obsoleta, trasformando il mondo, proprio come hanno fatto le grandi rivoluzioni del passato.
La popolazione del pianeta dovrà necessariamente essere reattiva al cambiamento, pronta per vivere un’altra era, decisamente e concretamente diversa.
business.it è un editoriale che si pone di affrontare nel dettaglio questo argomento, che cerca di raccogliere informazioni ed opinioni sulla vita dell’uomo, con l’avvento di macchine in grado di pensare.
Il parere dell’intervista di quest’oggi è decisamente autorevole: è l’opinione di Enrico Quaroni, Regional Director Southern Europe and Mena Region di Rocket Fuel, provider di una piattaforma di ‘predictive marketingbasata sull’intelligenza artificiale.
Stiamo parlando di un settore in cui gli apporti che il ‘Machine Learning’ fornirà, condurranno a risultati sorprendenti, perché? Lo abbiamo chiesto, direttamente, proprio ad Enrico Quaroni.


 
Che cosa s’intende per ‘predictive marketing’ e come può, l’intelligenza artificiale, essere applicata a delle vere e proprie strategie?
Il predictive marketing è sostanzialmente la capacità del nostro sistema di prevedere le necessità del cliente e creare apposite campagne mirate, che mostrino ai potenziali acquirenti, essenzialmente le cose che stanno cercando.
Non è una magia che comporta la lettura del pensiero, ma un metodo puramente scientifico, un programma che raccoglie miliardi di informazioni che vanno a comporre il profilo preciso degli utenti, riuscendo poi a prevedere l’esito delle campagne pubblicitarie.
Con il ‘predictive marketing’ è possibile stabilire il ritorno di un investimento, un’analisi accurata di miliardi di dati fornisce gli elementi necessari per organizzare strategie e non sprecare denaro ed energie.
 
In questo senso, l’intelligenza artificiale interviene su questioni che apparentemente sembrerebbero riservate all’intuito, all’elaborazione della ragione umana. Le macchine possono farcela a pensare, in un modo completamente diverso dal nostro, ma riescono a prendere decisioni non esclusivamente automatiche.
A questo punto potremmo pensare che l’intelligenza artificiale potrà insinuarsi in qualsiasi ambito di lavoro…
Effettivamente è così, l’intelligenza artificiale si svilupperà nella maggior parte dei campi lavorativi, perché conduce ad una riduzione di costi considerevole e porta ad un aumento vertiginoso della produttività.
 
Ma tutto questo che conseguenze avrà? Saremo sostituiti dai robot? Le macchine occuperanno la maggior parte dei posti di lavoro, come sostengono in molti?
Assisteremo ad un cambiamento epocale al quale la società civile mondiale dovrà prepararsi, e lo slancio dovrà avvenire da organi sovranazionali.
Sarà l’intero organo sociale a necessitare di una riorganizzazione completa e ragionata, per non soccombere ad una rivoluzione che promette di abbracciare tutti gli ambiti della vita umana.
Ogni grande cambiamento ha portato ad una riorganizzazione della società, guardiamo, ad esempio, l’avvento della macchina a vapore, o quello della catena di montaggio, ogni volta il mondo si è adattato, ha cambiato le sue abitudini, ha sconvolto la sua vita in nome di invenzioni, che di quella vita avevano lo scopo di migliorarne la qualità.
Per citare un personaggio illustre che ha parlato di questa svolta epocale, farei il nome di Elon Musk, che ha affermato che ‘l’entità mondo’ dovrà garantire il diritto di cittadinanza universale, garantire il diritto ad una casa e ad un sostentamento. Saranno appunto gli organi sovranazionali che dovranno condurre e guidare questa enorme transizione.
Non m’immagino un mondo messo a ferro e fuoco dai computer, non penso ad una schiera di robot invincibili che conquisteranno la Terra, penso piuttosto ad un sistema che renderà il nostro pianeta un luogo migliore, se riusciremo a modificare in breve tempo l’ordinamento generale.
Servirà grande forza e consapevolezza, perché ovviamente le problematiche esistono e non sono trascurabili.
Pensate che anche l’inventore della dinamite, si prefigurava un utilizzo dell’esplosivo per scopi essenzialmente benefici, non per distruggere ed uccidere, questo per capire che ogni grande sconvolgimento racchiude i suoi elementi negativi, è l’uomo che deve volgerli a proprio vantaggio.
 
Dovrà esserci, dunque, anche una grande rivisitazione del mercato delle professioni?
Certamente. Sarà uno dei passi principali della riorganizzazione: l’introduzione di nuove figure professionali competenti che riusciranno ad analizzare ed interpretare i dati forniti dalle macchine.
Questo sarà il valore aggiunto che l’uomo terrà sempre per sé e che garantirà il controllo dell’essere umano sulla macchina: la capacità di interpretare, la capacità di cogliere le sfumature più sottili, di utilizzare la mente per elaborare e gestire quest’enorme mole di informazioni, cose che i computer non riusciranno mai a fare.
Una volta tolta la spina dalla corrente la macchina resterà sempre uno strumento a servizio degli uomini.
Ecco che dobbiamo lavorare molto sull’educazione, sulla preparazione di queste figure professionali in grado di interpretare i risultati dei dispositivi. Nel marketing, come in altre decine di ambiti, gli esperti del settore dovranno collaborare strettamente e costantemente con analisti, matematici, informatici, in una sinergia che porterà alla formazione di squadre in grado di controllare il grande business dell’intelligenza artificiale.
 
Com’è configurata la situazione italiana a tal proposito? Che grado di preparazione c’è, nel nostro paese, all’avvento dell’intelligenza artificiale e del Machine Learning?
Sono assolutamente convinto che in Italia non manchino affatto le competenze, anzi, in ambito di preparazione e di capacità, il nostro Paese, non ha nulla da invidiare agli altri colossi mondiali, ciò che manca in Italia per affrontare il cambiamento è di altra natura.
In Italia manca un ‘ecosistema business oriented’, ossia un ecosistema che favorisca il business, non che lo ostacoli.
Servono infrastrutture adatte, necessitiamo di una burocrazia più agile e snella, di uno Stato che sia partner del sistema imprenditoriale e non persecutore degli investitori, serve uno Stato che non sia antagonista dell’imprenditoria e dell’investimento che sono le vere molle del progresso.
Abbiamo grandi potenzialità, grande conoscenza, sufficiente competenza, in Italia ci sono figure preparatissime, richieste in tutto il mondo, proprio per la nostra grande capacità di interpretazione, di elaborazione, abbiamo tutto per competere, manca soltanto un sistema governativo che renda più facile la vita degli imprenditori innovatori.

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