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Huawei in Sardegna. Ecco i risultati del centro di ricerca a Pula

C’è un po’ di Huawei in Sardegna. È il Joint Innovation Center di Pula, in provincia di Cagliari, nato dalla collaborazione fra i cinesi di Huawei e il centro di ricerca in Sarsegna voluto dal nobel Carlo Rubbia. Ecco cosa bolle in pentola.

Joint Innovation Center di Pula è un centro di ricerca, misto pubblico-privato, nato dalla collaborazione fra il colosso cinese Huawei, che ha investito 16 milioni di euro sul progetto, e la Regione Sardegna, che di milioni ne ha investiti 4. Com’è noto, Huawei è leader mondiale nella telefonia mobile, marchio conosciutissimo in Italia, la cui diffusione è inarrestabile, come già spiegato qui. Ma perchè Huawei ha scelto la Sardegna? «Huawei è a Pula e a Milano per le competenze che questi territori offrono nell’ambito della ricerca sulle città del futuro», ha detto Hill King, dell’Huawei Research Institute, in occasione del Huawei Innovation Day, che è si tenuto a Londra, nei giorni scorsi. Durante l’evento londinese, il numero uno del settore ricerca di Huawei ha svelato l’impegno economico destinato alle attività di ricerca e sviluppo nel mondo, pari a 11 miliardi dollari, «e al 10% dei ricavi annuali».

Cosa fa Huawei in Sardegna?

Huawei in Sardegna

L’impegno di Huawei in Sardegna non ha fatto mancare i risultati. Proprio da questo centro di cerca è nata la app usata all’hotel Rigopiano di Pescara per recuperare le persone rimaste intrappolate sotto la valanga lo scorso gennaio. La app utilizza la tecnologia LTE, in uso su tutti gli smartphone, di cui Huawei è leader mondiale. Sulla base di tale app, è allo studio un nuovo dispositivo, che permetterà il riconoscimento anonimo e dinamico, a cui si affiancherà un progetto parallelo per una rete e-LTE per il riconoscimento facciale e comportamentale di soggetti potenzialmente pericolosi. Entrambe le tecnologie sono state pensate in un’ottica di sicurezza, anche in chiave antiterroristica, ma nel rispetto della privacy. Si sta lavorando ad una rete privata cittadina 4G, su cui raccogliere i dati recuperati dai diversi sensori installati in città: un enorme Grande Fratello che viaggia sulla rete dei cellulari, nel rispetto della privacy di tutti.

Il gap tecnologico in Europa e in Italia

Plauso, dunque, all’impegno di Hauwei in Sardegna ma molto ancora resta da fare. Sempre nell’incontro londinese, Ken Hu, attuale CEO di Huawei ha dichiarato: «Nel 2020 il 90% dei lavori richiederà competenze digitali. Ma oggi 250 milioni di europei hanno competenze digitali inadeguate». L’inadeguatezza si spiega prima di tutto con un gap tecnologico: soltanto il 76% degli europei ha accesso ad una connessione a banda ultra larga da 30Mbps mentre in Sud Korea il 99% della popolazione viaggia già a 100Mbps. «All’Europa servono 500 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi sulle connessioni veloci nel 2025», ha spiegato Ken Hu.
Fonte originale principale: Corriere Innovazione