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La tutela del made in Italy al prossimo G7 delle Indicazioni Geografiche

La tutela del made in Italy vivrà un momento molto importante nel corso del prossimo G7 delle Indicazioni Geografiche, in programma a Bergamo
La tutela del Made in Italy si appresta a vivere giornate importanti. Sta infatti per iniziare la riunione che vedrà impegnati i ministri dell’Agricoltura del G7 e cresce quindi la mobilitazione delle associazioni che tutelano il mondo agricolo tricolore. Bergamo sarà teatro anche del G7 delle Indicazioni Geografiche, in programma l’11 ottobre, che vedrà protagoniste le più rilevanti organizzazioni di settore, le quali rappresenteranno un larghissimo numero di imprese operanti a livello globale nella filiera agricola, nel comparto vitivinicolo e nel settore delle bevande “spiritose”. Si tratta di una kermesse voluta dalle associazioni italiane, nel corso della quale un particolare accento sarà riservato alle scottanti problematiche legate alla tutela delle eccellenze agricole e al modo migliore di sviluppare le indicazioni geografiche. Un tema estremamente sentito dalle associazioni italiane, che si muovono con il sostegno di circa 300mila imprese le quali riescono a generare ogni anno oltre 15 miliardi di fatturato.
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made in Italy

Una risposta alle lobbies agricole statunitensi

L’incontro di Bergamo è una indiretta risposta alla recente mossa delle organizzazioni agricole di oltreoceano, le quali hanno chiesto a Trump di opporsi proprio al riconoscimento delle indicazioni geografiche all’interno degli accordi commerciali. Una risposta quindi anche al Ceta e al TTIP, ovvero gli accordi che dovrebbero abbattere ogni barriera commerciale tra l’Europa da una parte e Stati Uniti e Canada dall’altra, visti del resto come un palese pericolo per l’agricoltura continentale. Proprio in conseguenza di ciò, il G7 delle IG è ormai considerato come un appuntamento importantissimo per il rilancio dei sistemi tesi a proteggere il settore, soprattutto alla luce delle manovre delle lobbies statunitensi tese a boicottare l’Accordo di Lisbona.
Va considerato che il tutto va ad inserirsi in una discussione sempre più serrata sulla contraffazione di eccellenze alimentari di cui sarebbero vittime i nostri prodotti sui mercati statunitensi e canadesi, simboleggiata dall’ormai famigerato Parmesan. Contraffazioni che peraltro avvengono in un momento in cui il comparto agroalimentare tricolore vanta straordinari indici di crescita i quali potrebbero essere sensibilmente intaccati da quella che è vissuta alla stregua di una concorrenza sleale. A trainare questa crescita sono in particolare i prodotti di qualità, circostanza che obbliga quindi le organizzazioni del Belpaese ad una maggiore tutela del Made in Itay.
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Gli obiettivi della conferenza

L’obiettivo dei partecipanti alla conferenza è in particolare quello di elaborare una dichiarazione congiunta fra tutte le organizzazioni invitate, in modo da costituire un fronte estremamente ampio di cui dovranno successivamente tenere conto i governi. I temi toccati saranno soprattutto, la sostenibilità alimentare, il lancio di modelli cooperativi in cui saranno interessati da una parte i distretti evoluti delle indicazioni geografiche e dall’altro le aree di paesi in via di sviluppo, la tutela e la “web transparency”. Proprio il quarto tema, ovvero quello che mira a dare vita ad un mercato in cui siano sempre minori i pericoli di incappare in prodotti contraffatti, ha visto il nostro Paese estremamente attivo nel corso degli ultimi mesi. La testimonianza in tal senso è rappresentata dagli accordi firmati con i giganti del commercio elettronico, a partire da Amazon, Alibaba e eBay, che potrebbero consentire una maggiore tutela del Made in Italy.
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Un possibile antidoto al separatismo

Andrebbe peraltro sottolineato come il tema delle indicazioni geografiche venga a cadere in un momento storico abbastanza particolare, quello che vede affacciarsi istanze separatiste in molte parti del continente. Un momento simboleggiato dai drammatici fatti che hanno caratterizzato il referendum in Catalogna. Secondo alcuni osservatori esterni, proprio il riconoscimento delle IG in un continente sempre più attraversato da pulsioni indipendendiste, potrebbe rivelarsi un vero e proprio fattore di coesione. La mobilitazione dei governi nazionali in favore di politiche tese a salvaguardare e tutelare le eccellenze agroalimentari potrebbe infatti erodere la base rurale dei movimenti separatisti, facendone un polo di attrazione per le comunità locali, spesso le più sensibili a parole d’ordine separatiste. Un ulteriore spunto di discussione che rende ancora più interessante l’appuntamento bergamasco.