Vai al contenuto

Open Biomedical Initiative: innovazione biomedicale open source

Innovazione biomedicale basata sula stampa 3D, a costi irrisori e completamente open source: possibile? Si, e a breve sarà a disposizione di tutti coloro che ne avranno bisogno.
Nel 2014 ad Atri, bellissimo borgo medievale sulle colline teramane nasce Open Biomedical Iniative, un’associazione no profit creata da 7 volontari tra ingegneri, biologici, comunicatori, imprenditori, con l’intenzione di offrire alla comunità in forma volontaria competenze altamente specializzate in campo biomedicale, sfruttando al massimo le tecnologie digitali.
Oggi l’associazione conta quasi 60 volontari e ha all’attivo 3 progetti: Bob, un’incubatrice stampata in 3D, Wil e Fable, due protesi per gli arti superiori; la prima è una mano più semplice in 3D, la seconda è una mano sempre in 3D ma con componenti elettronici e una parte robotica. Sono progetti sperimentali prototipali, distribuiti come codice aperto: all’atto pratico significa che il progetto è aperto e disponibile a tutta la comunità scientifica.
Chiunque può accedere  al file sorgente e stampare in 3D l’incubatrice o la mano con pochi euro. Open Biomedical ha già vinto parecchi premi di innovazione come il FunckyPrize per l’innovazione digitale, raccolto fondi attraverso la campagna di crowdfunding di Telecom Italia WithYouWeDo, e si è classificata tra i migliori 10 innovatori in Europa alla MakerFaire 2016 di Roma.
Logo Open Biomedical Initiative

“Vogliamo innovare il modo in cui aiutare le persone a stare meglio attraverso il digitale e le nuove tecnologie”, dice Valentino Megale, biologo di Reggio Calabria tra i fondatori. “Non abbiamo un progetto commerciale e non vogliamo averlo: noi vogliamo dimostrare che ci sono persone nel mondo che possono collaborare e aiutare gli altri a basso costo, dando concretezza a idee di valore senza infrastrutture particolari”. Tutti i prodotti di Open Biomedical Initiative sono in fase di test e ancora non distribuiti: l’associazione sta attivando due progetti in Angola e Kenia per stampare e portare lì protesi a basso costo.