Idee green economia sostenibile Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/green/ I segreti del potere - Notizie e retroscena Tue, 17 Jan 2023 12:31:48 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.2 https://www.business.it/wp-content/uploads/2023/01/cropped-Favicon_Business.it_-32x32.jpg Idee green economia sostenibile Archivi - Business.it https://www.business.it/tag/green/ 32 32 Ponics, obiettivo raggiunto: raccolto capitale per 150 mila euro https://www.business.it/ponics-obiettivo-raggiunto-capitale-150-mila-euro/ Mon, 11 Feb 2019 13:19:02 +0000 https://www.business.it/?p=40375 “Provo enorme soddisfazione non solo per il raggiungimento del nostro obiettivo, ma anche per la qualità dei sottoscrittori che hanno creduto nelle potenzialità di Ponics”. Così si esprime Simone Caporale, CEO e Founder della startup Ponics, con parole che sprigionano grande entusiasmo e profonda gratitudine verso coloro che hanno sostenuto l’ambizioso progetto. La startup si… Leggi tutto »Ponics, obiettivo raggiunto: raccolto capitale per 150 mila euro

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Provo enorme soddisfazione non solo per il raggiungimento del nostro obiettivo, ma anche per la qualità dei sottoscrittori che hanno creduto nelle potenzialità di Ponics”.

Così si esprime Simone Caporale, CEO e Founder della startup Ponics, con parole che sprigionano grande entusiasmo e profonda gratitudine verso coloro che hanno sostenuto l’ambizioso progetto. La startup si occupa di sviluppare e promuovere un’innovativa soluzione ambientale: la coltivazione di prodotti naturali tramite l’utilizzo del sistema acquaponico.

Questo metodo, utilizzato fin dall’antichità, ma riscoperto solo recentemente, è capace di consentire colture stagionali o destagionalizzate, permettendo la crescita di verdure, ortaggi e molto altro senza terra, ma in acqua, e soprattutto senza l’utilizzo di alcun agente chimico.

Naturalità, risparmio, efficienza e garanzia alimentare di prodotti senza inquinanti e 100% ecosostenibili: questi sono i valori di Ponics. Questi sono i riferimenti sui quali hanno scelto di scommettere i finanziatori della campagna di crowdfunding. Questo è il futuro che la startup vuole a tutti i costi realizzare.

Leggi anche: Ponics e Cast Alimenti: insieme per una cucina a zero sprechi

La campagna di crowdfunding di Ponics: un modo per conoscere nuove realtà e fare impresa

Il raggiungimento dell’obiettivo prefissato è stato soddisfacente. Inaugurata soltanto pochi mesi fa sulla piattaforma StarsUp, la campagna di equity crowdfunding ha riscosso molta curiosità e altrettanto apprezzamento, raggiungendo infine il traguardo atteso. L’obiettivo raggiunto è stato del 101%: la raccolta effettuata vanta 152 mila euro e 36 sottoscrittori.

La ricerca dei finanziatori è stata un modo per conoscere nuove realtà, stabilire legami importanti e progettare future collaborazioni”, continua entusiasta Caporale. “Non nascondo che è stata un’esperienza faticosa, a tratti ardua. Eppure si è trattato allo stesso tempo di un percorso estremamente intenso e proficuo, perché ci ha offerto la possibilità di incontrare imprenditori, professionisti del settore e nuove aziende che hanno aperto la strada ad incredibili opportunità di crescita e sviluppo per noi e per realtà appartenenti a settori complementari”.

ponics-equity-crowdfunding

Cast Alimenti, l’istituto di Alta Formazione culinaria dei mestieri del gusto, è stata una delle prime società a credere in Ponics, stringendo inoltre una collaborazione per la realizzazione dell’orto dello Chef, un impianto acquaponico che sarà collocato al quarto piano della nuova palazzina green in costruzione a Brescia, adiacente alla scuola. Hanno inoltre aderito realtà agricole come la Azienda vivaistica Casal Bio Plant che produce piante da orto biologico; professionisti del mondo accademico come il Prof.Francesco Verde, docente di economia e gestione delle imprese e delegato AssoretiPMI della Regione Campania.

Tra i sottoscrittori si sono anche professionisti quali architetti, avvocati, commercialisti, specialisti nell’integrazione delle politiche di sostenibilità con le strategie aziendali e calcolo del rating di sostenibilità. Si sono inoltre aggiunti alla sottoscrizione diversi attori, uniti insieme dal solo scopo di investire su Ponics e sulla comunicazione dei suoi valori.

L’esperienza del crowdfunding è stata interessantissima non solo per la possibilità di finanziare i progetti della società, ma anche per l’opportunità di incontrare nuovi partner e sviluppare nuovi progetti” – continua Caporale, che ci spiega che sono in corso iniziative volte alla costituzione di una rete di imprese anche con coloro che, pur non aderendo alla campagna aziendale, lo hanno contattato tramite la piattaforma di equity crowdfunding, come la Caminiti Costruzioni, da sempre orientata verso l’ecosostenibilità e la tutela dell’ambiente.

Leggi anche: L’intervista a Simone Caporale, Founder e Ceo di Ponics: “Auspichiamo lo sviluppo di città e società 100% ecosostenibili”

Un modello di business vincente

Infatti, chi ha sposato la causa di diffondere e promuovere una nuova cultura alimentare su tutto il territorio nazionale e internazionale, ha potuto conoscere ed apprezzare anche il più completo progetto di business presentato da Ponics: un modello di successo, replicabile e concreto, aperto a creare una comunità che promuove e si realizza attraverso il sostegno di una rete di impresa.

Accorgersi che anche i nostri clienti e fornitori credono nel progetto tanto da volerlo finanziare, diventandone parte attiva come soci, fa crescere in noi l’orgoglio e ci dà conferma della qualità e validità della nuova frontiera dell’agricoltura 4.0”.

Il successo della campagna di crowdfunding è solo l’inizio: un seme piantato nella speranza che la consapevolezza di una cultura dell’ecosostenibilità, volta al consumo di prodotti naturali e allo sfruttamento di risorse tutelando l’ambiente, cresca in maniera diffusa e capillare.

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Ponics e Cast Alimenti: insieme per una cucina a zero sprechi https://www.business.it/ponics-castalimenti-insieme-per-cucina-zero-sprechi/ Tue, 11 Dec 2018 11:52:32 +0000 https://www.business.it/?p=36923 Due realtà complementari, la startup innovativa Ponics e l’Istituto di alta formazione Cast Alimenti siglano l’accordo per un progetto unico nel suo genere   Nel mondo dell’agroalimentare green e local, si uniscono due realtà, differenti ma complementari: la startup innovativa Ponics e la scuola di cucina d’eccellenza Cast Alimenti. La prima deve la sua nascita… Leggi tutto »Ponics e Cast Alimenti: insieme per una cucina a zero sprechi

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Due realtà complementari, la startup innovativa Ponics e l’Istituto di alta formazione Cast Alimenti siglano l’accordo per un progetto unico nel suo genere

 

Nel mondo dell’agroalimentare green e local, si uniscono due realtà, differenti ma complementari: la startup innovativa Ponics e la scuola di cucina d’eccellenza Cast Alimenti.

La prima deve la sua nascita all’intuizione di Simone Caporale, Founder e Ceo, che ha voluto puntare sullo sviluppo di un ecosistema pulito e virtuoso, coltivando prodotti tramite l’utilizzo di acquaponica.

La seconda, fondata da Vittorio Santoro, Presidente e tutt’oggi direttore operativo, è un Istituto di alta formazione culinaria, con sede a Brescia, che vanta oltre vent’anni di esperienza. La scuola si rivolge a professionisti, principianti ed aziende, costituendo un centro di riferimento didattico per l’intero settore. I corsi, i seminari e i laboratori che Cast Alimenti propone investono estrema importanza sui prodotti tipici del Made in Italy, sulla genuinità e sulla qualità finale del prodotto.

Per questo, la spinta che fin dalla nascita ha indirizzato Cast Alimenti verso la ricerca e l’innovazione, ha fatto sì che l’incontro con Ponics finisse siglando l’accordo per un progetto di autoproduzione del prodotto alimentare.

 

Di cosa si tratta?

Ponics 4 business

Tutto nasce da Ponics 4 Business: tra i numerosi progetti, la startup propone sistemi per la ristorazione, rivolgendosi a tutte quelle attività commerciali che utilizzano i frutti degli impianti di acquaponica, traendone profitto, sia economico che d’immagine. Gli impianti di acquaponica 4 business sono totalmente personalizzabili: ristoranti, scuola di cucina, alberghi e punti di ristorazione possono autoprodurre ortaggi, erbe officinali ed aromatiche per il consumo, sfruttando gli impianti di acquaponica sia come soluzione ornamentale, sia per il completamento di strategie di marketing e di comunicazione.

Ecco quindi che la lunga tradizione della scuola Cast Alimenti, la sua lunga competenza ed esperienza, il rigore e la passione che si uniscono ad un approccio fortemente lungimirante, ha permesso alla scuola di alta formazione di credere fortemente nel progetto Ponics 4 business e di sceglierlo come punto d’eccellenza per la qualità finale del prodotto.

Una cucina zero sprechi, all’insegna della genuinità e dell’efficienza, è la visione comune che entrambi gli attori sulla scena hanno scelto di portare avanti.

L’incontro tra le due realtà è avvenuto durante una fiera: entrambe sono rimaste affascinate e contagiate dalle idee innovative dell’altra. Infine, la volontà di unire la cucina all’economia aziendale, evitando gli sprechi, ha permesso la realizzazione del progetto dell’autoproduzione 100% ecosostenibile.

L’orto dello chef

L’orto dello chef: così si chiama l’impianto che sarà sviluppato da Ponics per Cast Alimenti e che sarà inserito sul tetto della Torre Eco Green in costruzione accanto alla scuola bresciana. Una serra acquaponica, dentro la quale verranno coltivati piante, spezie e ortaggi per uso culinario, in soluzione idroponica, coltivazione ad uso agricolo senza terra, in simbiosi con l’allevamento ittico di specie edibili.
I pesci all’interno della vasca producono deiezioni organiche che contengono ammonio. Queste deiezioni, grazie al ciclo dell’azoto, si trasformano in nitrato di ammonio. L’acqua, carica di preziosi e nutrienti elementi, concima in modo del tutto naturale le aiuole cariche di verdura e piante, e queste, a loro volta, per nutrirsi, filtrano l’acqua che ritorna nella vasca ittica depurata, carica solo di elementi necessari al mantenimento del ciclo vitale.

La scuola, inoltre, verrà fornita di due soluzioni modulari Ponics per la divulgazione della cultura acquaponica e per uso didattico. Un punto di partenza fondamentale per rendere i prodotti di Ponics e il sistema acquaponico visibili a chef provenienti da tutto il mondo.

Equity crowdfunding

Cast Alimenti, credendo nel progetto Ponics, ha finanziato lo sviluppo dei modelli 4 business aderendo alla campagna di Equity Crowdfunding su starsup.it, che sarà aperta fino al 5 febbraio 2019.
Ecco quindi la testimonianza di una bella storia di open innovation: la grande esperienza di un istituto di alta formazione come Cast Alimenti che ha scelto l’innovazione tecnologica di una giovane startup che punta sull’ecosostenibilità ed ecocompatibilità delle risorse alimentari, eliminando gli sprechi e ottimizzando le risorse.

Guarda il video: Ponics: la nuova frontiera del Green & Local

 

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Co-Innovazione, Tecnologia, Design: Rapallo diventa la prima stazione “Green Hub” d’Italia https://www.business.it/co-innovazione-tecnologia-design-rapallo-prima-stazione-green-hub-italia/ Thu, 25 Oct 2018 07:44:10 +0000 https://www.business.it/?p=34039 Lo scorso 22 ottobre è stata inaugurata, a Rapallo, la prima stazione ferroviaria “ Green Hub” d’Italia. Si tratta di un nuovo concept, presumibilmente replicabile in altre stazioni del paese.

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Nel corso della storia sono numerose le invenzioni tecnologiche che hanno rappresentato un cambiamento epocale, spostando qualche passo in avanti il mondo fino allora conosciuto.

Dalla ruota, alla stampa, al treno a vapore, arrivando fino all’inizio del ‘900 con l’elettricità. La quotidianità è stata stravolta, certo migliorata, consentendo alla persone una maggiore qualità di vita e di benessere.

Ma se di tecnologia innovativa in tempi antichi possiamo solo leggerne sui libri, quello che negli ultimi tempi tocca dal vivo le nostre esistenze è l’immersione nella cosiddetta era della digital trasformation. L’avvento di internet, con la conseguente connettività globale, ha favorito il contatto e trasformato l’uomo moderno in utente-consumatore, ponendo nuove questioni etiche come le conseguenze sull’impatto ambientale e la ricerca di soluzioni sostenibili.

Come per ogni grande cambiamento storico, c’è chi si rifugia nelle tradizioni rifiutando il progresso, e chi al contrario vede l’innovazione tecnologica come un modo per cambiare in meglio il presente e il futuro dell’uomo sulla Terra.

Da questo presupposto, l’Italia prova a fare la sua parte con un progetto tanto originale quanto ambizioso: si tratta di Green Hub, nato su uno dei tavoli di co-innovazione sviluppati nell’ambito del più vasto motore di accelerazione Open Italy, promosso da Elis, e al quale hanno partecipato Ferrovie Della Stato, Sirti e Verde21. Lo scopo? Realizzare aree polifunzionali e ad impatto zero utili a  migliorare la userexperience dei viaggiatori.

La stazione di Rapallo, la prima “green hub” d’Italia

Lo scorso 22 ottobre è stata inaugurata a Rapallo la prima stazione ferroviaria “ Green Hub” d’Italia: Rapallo. Si tratta di un nuovo concept, presumibilmente replicabile in altre stazioni del paese, che punta all’unione di sostenibilità ambientale, efficientamento energetico, tecnologia innovativa e nuovi servizi per le persone.

Tutto questo è possibile grazie all’istallazione di una macchina multisorgente, la Dynamo, ideata e progettata dalla new company Verde 21.

 

Area multifunzionale, un progetto in co-innovazione

Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”, affermava l’autore e inventore Arthur C. Clarke (suo il romanzo-capolavoro 2001:Odissea nello Spazio).

Quasi come un simbolo magico deve essere apparsa, agli occhi dei curiosi, la piramide Dynamo, grande attrazione nella stazione Ferroviaria di Rapallo, lo scorso lunedì. In realtà, è tutt’altro che magia: si tratta di una macchina innovativa, di design, capace di produrre e allo stesso tempo di accumulare, energia termica ed elettrica, utilizzando solo fonti rinnovabili.

Il primo Green Hub è stato realizzato in legno, alluminio e acciaio, unendo insieme i prodotti tecnologici di 8 startup, 6 italiane, una croata e una ungherese. Il progetto che ha unito insieme le startup (oltre  alla capofila Verde21, U-earth Biotechnologies, attiva nel settore del monitoraggio e purificazione dell’aria; Glass To Power, che sviluppa pannelli fotovoltaici trasparenti, basati su nanotecnologie quantum dot; Platio, azienda ungherese che sviluppa pavimentazioni fotovoltaiche ad alto rendimento in materiale riciclato; Include, che ha realizzato la panchina smart fotovoltaica climatizzata; Trampoline, che sviluppa soluzioni per la gestione di wi-fi cloud in ambienti pubblici; SenseSquare, startup salernitana, che propone sistemi innovativi per la misura della qualità dell’aria; e Blimp, startup milanese, che sviluppa una piattaforma per l’analisi dei flussi, ideale per attivare scenari applicativi di proximity marketing) ha guadagnato il plauso di istituzioni e cittadini presenti. Il tutto è stato avviato in pochi mesi, dal 28 giugno, giorno in cui si è svolto l’Innovation Day in Elis: ebbene, Green Hub è stato il progetto vincitore nell’ambito della Categoria Open Innovation.

Green Hub è in certo senso “figlio” di Open Italy, progetto di accelerazione di business promosso proprio da Elis, con lo scopo di far collaborare grandi imprese e startup attraverso prospetti di sostenibilità in stazione.

La co-innovazione è di fatto più che riuscita: Ferrovie dello Stato, insieme a Sirti (azienda storica italiana di progettazione, realizzazione e manutenzione delle infrastrutture) e Verde 21, la new company della piramide Dynamo, hanno realizzato e attivato il progetto, scegliendo Rapallo come luogo di prova del primo progetto catalizzatore.

“Il progetto nell’ambito di un programma di co-innovazione insieme a Ferrovie dello Stato e alla Startup Verde 21, ha dato il via all’iniziativa Green Hub. Si lavora in logica di Co-design: una raccolta dei bisogni dell’ambiente stazione volta a trovare una risposta che sia funzionale e simbologica, che abbia inoltre anche l’ambizione di dare un messaggio di trasformazione dell’ambiente stazione, non più come solo punto di partenza o di arrivo, ma che rappresenti un’area da vivere e da fruire con servizi innovativi”, queste le parole di Urbano Mimmo, Head of Innovation and Communication di Sirti all’inaugurazione.

Green Hub ha saputo prima raccontare e poi proporre concretamente la creazione di aree polifunzionali ad alta vivibilità, e ad impatto zero. Il progetto si pone come obiettivo la riqualifica delle stazioni ferroviarie, rendendo l’area un punto di riferimento essenziale per i viaggiatori.

Amerigo-della-Pina-Rapallo

Cos’è il centro di Green Hub e quali sono i servizi per le persone

Il centro del Green Hub, inaugurato alla stazione di Rapallo lo scorso lunedì, è costituito non solo da una macchina (Dynamo) che genera energia da una fonte solare, ma anche da una serie di tecnologie che consumano energia prodotta da questo impianto ed erogano servizi per le persone: wi-fi gratuito, ricarica cellulari (tramite usb), purificazione dell’aria circostante attraverso un bio reattore che digerisce l’inquinamento. Inoltre, installati anche sistemi di video analisi che consentono di contare le persone e categorizzarle (uomo, donna, bambino, anziano). Tra le nuove tecnologie di generazione ci sono anche diversi dispositivi, creati e correlati dalla startup coinvolte: impianti che ricoprono la piramide (al centro dell’istallazione stessa), impianti tradizionali e impianti innovativi, impianti fotovoltaici calpestatili etc. In un futuro prossimo gli hub potranno inoltre essere punti strategici intermodali utili alla ricarica di scooter e veicoli elettrici

Green hub punta a rendere le stazione del futuro un unico spazio green, caratterizzato dall’uso di materiali riciclati e riciclabili, una vera e propria fonte di servizi per le persone che gravitano intorno all’area, siano essi viaggiatori, cittadini o turisti. Si tratta di un modello che parte dalla stazione come luogo di aggregazione, ma che potrà essere replicato in qualsiasi spazio urbano, snodo centrale della vita cittadina.

“Questo progetto dimostra la capacità di ferrovie dello stato di produrre innovazione, mettendo insieme piccole imprese innovative, grandi imprese ad alta tecnologia come Sirti, e startup. L’idea di mettere l’istallazione a Rapallo nasce dal fatto che viene considerata come una della stazioni minori, ma è al tempo stesso un posto di grande attrazione turistica, un posto molto bello come tanti in Italia. L’idea è quella di replicarla. La stazione, da semplice nodo ferroviario, diventa un elemento importante del nodo urbano. Questi servizi aumentano la sostenibilità e la vivibilità del nodo urbano. Così cambia anche il ruolo stesso delle stazioni. Questa di Rapallo è un prototipo funzionante a tutti gli effetti, grazie anche alla collaborazione con gli enti locali”. In questi termini si è espresso Franco Stivali, Responsabile Innovazione e Sistemi Informativi FS, durante l’inaugurazione dell’istallazione. Lo stesso entusiasmo ha coinvolto il sindaco Carlo Bagnasco, fiero e riconoscente che per il prototipo sia stata scelta la sua città:

“Sono molto orgoglioso per la scelta ricaduta sulla nostra cittadina da parte di Ferrovie dello Stato. La nostra è una città che sta investendo tanto in tecnologia e progresso. Noi crediamo che la stazione sia un punto di accoglienza strategico per i nostri cittadini e per i turisti. Quale occasione migliore per scegliere Rapallo come progetto pilota? Durante l’inaugurazione c’è stata molto curiosità, i risultati sono buoni quindi aumenta il desiderio che questo esperimento prosegua nel tempo”.

Energia pulita e connettività, un luogo del futuro che si fa strada nel nostro presente. Quanto vale un’area pulita, piena di servizi, ad impatto zero, che favorisce l’aggregazione, il relax e la sicurezza? Le macchine Dynamo svolgono un ruolo fondamentale in Green Hub, tant’è che la stazione è solo il primo di una lunga serie di prospettive urbane volte a rafforzare il messaggio di sostenibilità ed efficientamento energetico che può anzi, deve, essere accolto dalla comunità. Sull’utilità e le performance della macchina Dynamo, si esprime Amerigo della Pina, Founder e CEO di Verde 21: “Siamo orgogliosi di poter collaborare con corporate come FS Italiane e Sirti. Dynamo è una macchina caratterizzata dal design tipicamente italiano, che produce e accumula energia da fonti rinnovabili e che, proprio grazie al percorso di open innovation, si è evoluta in una perfetta piattaforma multifunzione a impatto zero, utile a migliorare la user experience delle persone. Le tecnologie non sono costose poiché fatte di contenuto innovativo e non impattanti per l’ambiente. Il vantaggio sta anche nel fatto che possono generare un ricavo per FS. La terrazza della stazione era abitualmente chiusa, oggi è diventata uno spazio vivace,   iper-tecnologico e  confortevole che accoglie i viaggiatori e si inserisce elegantemente nel contesto del centro storico di Rapallo”.

Se uno degli scopi di Green Hub è proprio quello di alleggerire il fabbisogno energetico della stazione, l’autosufficienza di Dynamo si pone come strumento di alimentazione per ulteriori installazioni in ottica smart city.

Green Hub rappresenta il primo passo verso l’innovazione che sceglie la sostenibilità, l’energia e le nuove tecnologie al servizio della persona, creando oasi che esprimano un contesto cittadino virtuoso, con il sogno che tutte le nostre città si apriranno all’innovazione, senza timore di accogliere il futuro.

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L’intervista a Simone Caporale, Founder e Ceo di Ponics: “Auspichiamo lo sviluppo di città e società 100% ecosostenibili” https://www.business.it/simone-caporale-founder-e-ceo-di-ponics/ Wed, 10 Oct 2018 07:00:02 +0000 https://www.business.it/?p=32812 Simone Caporale, Founder e CEO di Ponics, si è fatto portavoce di una nuova cultura alimentare, che rappresenta insieme una rinnovata conoscenza verso le più basilari leggi della coltivazione e un innovativo metodo per sviluppare un ecosistema pulito e virtuoso: la coltivazione mediante l’utilizzo di acquaponica.

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Simone Caporale, Amministratore Unico di Ponics, ci accompagna verso un viaggio lontano, che parte dalle tradizioni del passato e si dirige verso il futuro. Un futuro prospero, raggiante, attento ai bisogni della comunità, il futuro che le nuove generazioni meriterebbero dopo i molteplici danni inflitti all’ambiente fino ad oggi.

Caporale si è fatto portavoce di una nuova cultura alimentare, che rappresenta insieme una rinnovata conoscenza verso le più basilari leggi della coltivazione e un innovativo quanto tradizionale metodo per sviluppare un ecosistema pulito e virtuoso: la coltivazione mediante l’utilizzo di acquaponica.

Dopo una lunga esperienza nel settore finanziario e manifatturiero, Caporale ha unito il know how tecnico, la passione per l’ecosostenibilità e la volontà di lasciare il segno nella società.

Ponics, la startup di cui è Founder e CEO, rappresenta l’innovazione che mancava: per farla e farsi conoscere professionalmente, l’azienda partecipa ad eventi e fiere di settore, sia a livello nazionale che internazionale. Il prossimo appuntamento? La prestigiosa Smau Milano, che si terrà a Fieramilanocity dal 23 al 24 ottobre 2018, dove Ponics presenzierà insieme ai moderni attori dell’innovazione, dalle startup ai più importanti fornitori di soluzioni tecnologiche. Ma procediamo con ordine:


Com’è nata l’idea di creare la startup Ponics?

L’intuizione è arrivata all’improvviso, mentre visitavo EXPO 2015 a Milano con la mia famiglia. Il tema, Nutrire il pianeta, Energia per la vita, era sviluppato in ogni angolo. Uno stand in particolare ha catturato la mia attenzione: mostrava il funzionamento del sistema di acquaponica, un processo conosciuto fin dall’antichità ed utilizzato perfino dal popolo Azteco. Ho approfondito, rendendomi conto di essere davanti a qualcosa di rivoluzionario: è possibile coltivare piante, ortaggi, verdura e molto altro senza bisogno di vasti terreni, in completa autoproduzione, con pochissima acqua e senza agenti chimici! Ho quindi compreso che esisteva un potenziale importante, e dopo studi e progetti, in soli due anni è nata Ponics srl.

Ponics-webApp

Il percorso professionale: com’è diventato Amministratore Unico di Ponics?

Ho studiato Scienze economiche e bancarie all’Università di Siena, diventando Amministratore del Comitato Locale di Siena e successivamente membro del Financial Consulting Team di AIESEC Italia. Durante quegli anni di formazione mi sono avvicinato al settore dei diritti civili e del sociale. Aiutare la comunità mi ha sempre appassionato, ma la parte politica proprio non faceva per me. Così, dopo una prima fondamentale esperienza come consulente direzionale, sotto la guida di colui che definisco il mio mentore, Giangastone Brogi, grande ex dirigente bancario, noto a Siena come Settecervelli, ho ricoperto il ruolo di direttore amministrativo e finanziario di un’azienda aeronautica ed elettromeccanica in crisi, diventandone successivamente  A. D. e rilanciandola sino a portarla da 3 milioni a 18 milioni di fatturato. Il traguardo raggiunto mi ha dato così la spinta per puntare più in alto e più lontano, anziché sedermi su un posto sicuro. Volevo occuparmi di qualcosa che avesse un impatto concreto sulla società, desideravo fare la mia parte soprattutto per la mia famiglia e le generazioni future, lasciando un mondo migliore rispetto a quello che ci è stato consegnato.

 Così è nata Ponics, tecnologia basata sul sistema di Acquaponica: di cosa si tratta?

L’acquaponica è un sistema di coltivazione ad uso agricolo senza terra, che coinvolge anche l’allevamento ittico. I pesci, infatti, producono deiezioni organiche che contengono ammonio. Queste deiezioni, grazie al ciclo dell’azoto, si trasformano in nitrato di ammonio. L’acqua, carica di questi preziosi e nutrienti elementi, concima in modo del tutto naturale le aiuole cariche di verdura e piante. Queste, a loro volta, per nutrirsi, filtrano l’acqua che ritorna nella vasca ittica depurata e carica solo di elementi necessari al mantenimento del ciclo vitale.

L’utilizzo di questa tecnica permette di salvaguardare l’ambiente: ciò rappresenta un suggerimento o una necessità per la nostra società?

L’utilizzo di questa tecnica permette la diffusione di una nuova cultura alimentare, dove specie animali e piante contribuiscono a vicenda al proprio ciclo vitale grazie ad un processo simbiotico, ricambiando nutrimento e pulendo l’acqua. Così si ottiene un risparmio di oltre il 90% di acqua rispetto ad una stessa coltivazione tradizionale effettuata a terra, con il vantaggio di avere pesce e prodotti coltivati di altissima qualità, in assoluta assenza di sostanze nocive. Con Ponics il nostro obiettivo è proprio questo: rendere accessibile la tecnica dell’acquaponica, diffondendo un processo ecosostenibile e rispettoso del nostro ambiente grazie allo sviluppo delle biotecnologie e soluzioni che integrano rispetto per l’ambiente, design e tecnologia made in Italy.

 Biotecnologie applicate ad un sistema nato e utilizzato secoli fa…

Tradizione e innovazione guidano la filosofia che Ponics incarna e si propone di diffondere: prendendo spunto da tecniche antiche, performanti e rispettose della natura, e unendole alle nuove tecnologie di cui oggi disponiamo, vogliamo creare un sistema a largo consumo, dove a tutti viene concessa la possibilità di autoprodurre secondo il proprio fabbisogno, fino alla creazione di un’intera città-ecosistema, in grado di adottare pratiche meno impattanti per l’ambiente.

Da padre ho sentito il dovere di fare qualcosa di concreto per i miei figli, per l’ambiente che ci circonda e per le generazioni future. Sono preoccupato per la situazione del nostro pianeta, descritta nei continui rapporti Fao, che denunciano inquinamento e stanchezza del suolo per l’eccessivo sfruttamento, che non tiene più conto della stagionalità, del ciclo di vita del prodotto e neppure del cambiamento climatico. Inoltre l’ultimo rapporto di agosto denuncia una situazione drammatica anche per la stessa sopravvivenza di molte specie ittiche marine. Fare la mia parte attraverso qualcosa di concreto mi sembrava non più solo auspicabile, ma assolutamente necessario.

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 Quali sono i vantaggi di una scelta così innovativa?

I vantaggi di adottare un sistema acquaponico sono numerosi: dal risparmio di acqua, a quello energetico, passando per una crescita del prodotto più rapida rispetto a quella a terra, arrivando alla produzione di prodotti agricoli ed ittici 100% naturali, senza l’aggiunta di pesticidi o sostanze nocive.

Ponics promuove inoltre soluzioni integrate, al fine di diffondere una cultura ecosostenibile in qualsiasi settore ad esso collegata, come ad esempio l’uso di pale eoliche, solare termico e fotovoltaico per l’approvvigionamento naturale dell’energia necessaria al sistema. Il tutto è supportato da tecnologia e innovazione. Un esempio: la PonicApp, che permette di monitorare da remoto tutte le attività del sistema acquaponico.

 Quali linee di prodotto offre Ponics a supporto della propria innovazione?

Le linee di prodotto principali sono quattro, ma visto l’interesse riscontrato lungo il nostro percorso, non ci poniamo limiti.

Il primo è Chinampas 2.0, un prodotto creato per un target che mira all’autoproduzione e alla diffusione di una nuova cultura alimentare per la salvaguardia dell’ambiente. Si tratta di una serra vera e propria, completa di climatizzazione, pannello operatore e interfaccia, completamente regolabile ed automatizzato tramite smartphone, tablet o pc. Il vantaggio è lo spazio: 10 mt di terreno, che in serra verticale prendono poco più di 3mq di spazio. È così che auspichiamo in futuro la vera e propria creazione di una vertical farm, supportata da materiali, know how e tecnologia Made in Italy.

Abbiamo poi sviluppato Ponics for business, una linea rivolta ad attività commerciali (ad esempio la ristorazione) che intendono utilizzare i prodotti naturali coltivati negli impianti, sia per includerli nella cucina, sottolineando il processo e la qualità del prodotto, sia per mostrarne il risultato agli stessi ospiti delle strutture interessate.

La nostra terza produzione si rivolge agli amanti del design, che vedono nei sistemi di acquaponica suggestivi complementi d’arredo in spazi pubblici oppure privati.

Infine, ci occupiamo di vendere gli stessi germogli da impiantare nel sistema, qualunque tipologia il cliente scelga di coltivare in autonomia.

 Quali sono gli esempi di progetti sviluppati nel mondo?

I nostri progetti sono numerosi e coinvolgono sia paesi lontani che luoghi più vicini. La suggestiva cittadina di Porto Cervo è stata infatti il luogo dall’esposizione di un prototipo di Chinampas 2.0 nella Promenade du Port, con cui abbiamo iniziato a preparare il progetto per l’estate 2019, che prevede molte novità rispetto alla stagione appena ultimata. Altri progetti sono, al momento, riservati, quello che posso rivelare è la proficua collaborazione con un imprenditore sardo impegnato nella costruzione di una farm da 300 mtq, per la produzione di prodotti ortofrutticoli generati sia da sistema idroponico che acquaponico, commercializzati in fascia di alta qualità.

La simbiosi, appresa nella gestione del sistema acquaponico, la vogliamo ricreare anche nel comparto industriale. Fa tutto parte di un grande ecosistema che ci auguriamo, verrà adottato prima individualmente, poi in comunità fino a creare delle vere e proprie città e società ecosostenibili.

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 La startup: quali sono gli strumenti per finanziarla?

Ponics è una realtà innovativa appena nata (maggio del 2017), partita grazie ad un investimento privato e all’autofinanziamento derivato dalle prime vendite.
Ma per sviluppare gli obiettivi prefissati di diffusione di un metodo agricolo tanto innovativo quanto rivoluzionario, realizzando un intero sistema di vertical farm diffuso su tutto il territorio nazionale, Ponics ha attivato una campagna di equity crowdfunding lanciata i primi di agosto 2018.
Grazie a Starsup, attivatore della campagna, e a Profima, che ha fornito assistenza progettuale, si è potuto procedere ad una raccolta di investimento che ha come obiettivo minimo 150mila euro (max 300mila euro).
Abbiamo già raccolto circa il 40% dell’obiettivo finale, che per noi è motivo di orgoglio e soddisfazione. La campagna di crowdfunding ha lo scopo di supportare le azioni promotrici dei nostri prodotti, finanziare ricerca e sviluppo ed aumentare la rete delle risorse umane.

Il nostro desiderio è quello di realizzare un ecosistema industriale per creare una rete di impresa attraverso un’impresa che fa rete.

La mentalità ormai diffusa è quella che mostra una società senza valori né contenuti. Iniziamo a dare noi questi stimoli concreti attraverso onestà, rispetto per l’ambiente e impegno sociale. Le generazioni future sapranno seguire il nostro esempio.

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Organizzazione no profit CleanUp: “Pulire i mari è un dovere di tutti”. Ecco perchè https://www.business.it/organizzazione-no-profit-cleanup-pulire-i-mari-e-un-dovere-di-tutti-ecco-perche/ Fri, 28 Sep 2018 12:19:57 +0000 https://www.business.it/?p=32179 L'oceano è pieno di spazzatura: che si tratti del tratto costiero, dell'oceano aperto o del fondo del mare, la prova dell'impatto dell'umanità sull'ambiente è tremendamente diffusa e abbondante.Ogni anno, 160 miliardi di sterline di spazzatura vengono gettati negli oceani. Come fermare tutto ciò?

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La più grande spazzatura al mondo sta crescendo. Come possiamo pulirlo?

L’oceano è pieno di spazzatura: che si tratti del tratto costiero, vicino alla costa, nell’oceano aperto o sul fondo del mare, la prova dell’impatto dell’umanità sull’ambiente è tremendamente diffusa e abbondante.

Ogni anno, 160 miliardi di sterline di spazzatura vengono gettati negli oceani.

Queste materie plastiche sono continuamente trascinate in correnti rotanti, ovvero in quelle che gli scienziati chiamano zone convergenti o di accumulo, dove si sistemano in gyres “immondizie” e devastano gli ecosistemi in ogni oceano del mondo, a volte anche in più punti.

Recentemente, l’organizzazione no-profit Ocean Cleanup ha annunciato il suo piano per il lancio di un meccanismo progettato per rimuovere metà della plastica dal Great Pacific Garbage Patch, noto come gyre, al largo delle coste della California, in un termine di cinque anni.

E mentre gli sforzi di pulizia e mantenimento delle acque potrebbero creare oceani più sani e meno inquinati, gli scienziati concordano sul fatto che i più importanti sforzi contro l’inquinamento oceanico avvengano sulla terraferma.

Cercare di ripulire le rotte degli oceani è il modo più carbonico, costoso e meno efficiente per sbarazzarsi del problema“, ha detto in una intervista la ricercatrice oceanografica Britta Denise Hardesty.

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inquinamento da plastica una piaga per i nostri oceani

Sforzi inutili: perchè è necessari risolvere la causa del problema

Poiché la maggior parte della plastica nei nostri oceani è molto piccola e potrebbe degradarsi da sola attraverso la luce solare prolungata, gli sforzi per ripulire i vortici sarebbero costosi e molto probabilmente anche inutili.

Invece, la stessa Hardesty ha suggerito di guardare a monte per identificare la causa e minimizzare l’ impatto sull’inquinamento globale degli oceani. Poiché la spazzatura si sposta oltre i confini, la soluzione può anche non avere confini: così ogni paese deve avere il suo piano.

Anche il semplice atto di aumentare gli incentivi monetari per vari tipi di plastica potrebbe avere importanti implicazioni sulla quantità di plastica che riversiamo nell’oceano.

Se la plastica ha un valore, la gente la raccoglierà“, ha detto Hardesty, impedendo così che il materiale nocivo penetri negli oceani.

Questa idea è stata concepita in Sudafrica nel 2010, quando il GreenCape Waste Program è stato sviluppato per trasformare i rifiuti in risorse, aggiungendo dunque valore ai materiali.
Hardesty ha affermato che sebbene l’esatto ammontare che ha colpito l’oceano non sia noto, l’iniziativa ha portato comunque ad una significativa riduzione dell’inquinamento plastico.

Gli scienziati del programma di raccolta di detriti marini dell’amministrazione nazionale oceanica e dell’atmosfera concordano: la prevenzione è la soluzione più efficace. Una volta che è là fuori in mare aperto, è troppo difficile da pulire, troppo dispendioso e troppo complicato.

Se pensi ad un lavandino traboccante, è ovvio che il primo passo prima di ripulire l’acqua è di spegnere il rubinetto. È esattamente come funziona la prevenzione. Agendo per prevenire i detriti marini, possiamo fermare questo problema fin dalla nascita”, ha dichiarato un rappresentante del Programma Detriti Marini.

L’umanità ha cominciato ad inquinare l’oceano, quindi piuttosto che aspettarsi nuove tecnologie per risolvere questo problema, avremmo dovuto fermarlo a monte anche perché non sappiamo cosa succederà dopo, il che è davvero una prospettiva spaventosa.

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Come impattano i Gyres

I cosiddetti Gyres che intrappolano la spazzatura sono sempre più enormi e ce ne sono circa due

ogni giorno, in mezzo all’oceano.

Il programma di detriti marini conta cinque Gyres principali: il Gyre Nord Atlantico, il Gyre dell’Atlantico Meridionale, il Gyre del Nord Pacifico, il Gyre del Pacifico Meridionale e il Gyre dell’Oceano Indiano. Il problema è che questi detriti stanno iniziando a causare problemi anche a  terra.

Gli scienziati sono andati nei negozi di alimentari e hanno esaminato oggetti che provengono dall’oceano – come sale marino, ostriche, pesci, ogni tipo di vita marina commestibile – e hanno trovato pezzi di plastica in tutto ciò, ovunque.

Dal momento che la spazzatura in gyres può provenire da qualsiasi parte del mondo, sta ai cittadini del globo imparare a riciclare e ad utilizzare materiali biodegradabili.

Oltre all’inquinamento, l’altro enorme problema è ampiamente noto, ovvero la plastica uccide le nostre creature marine preferite.

Abbiamo riscontrato che la plastica ha un impatto su oltre 700 diverse specie marine. Vediamo tutto da tartarughe, delfini, squali balena, foche. A volte li uccide, ma a volte non sappiamo come li impatta “, ha dichiarato Hardesty e questa forse è la paura maggiore.

Finché non faremo qualcosa per fermare il costante afflusso di rifiuti, gli oceani e tutti coloro che ne beneficiano continueranno a soffrire.

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Startup: Gli scooter elettrici di Bird stanno diventando internazionali https://www.business.it/startup-scooter-elettrici-bird-stanno-diventando-internazionali/ Thu, 02 Aug 2018 07:00:54 +0000 https://www.business.it/?p=30231 La Silicon Valley non sta rivoluzionando solo il mondo digitale, ma anche quello reale, in particolare il settore dei trasporti pubblici. Tra le novità in arrivo dagli USA c’è Bird, il monopattino elettrico

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La Silicon Valley non sta rivoluzionando solo il mondo digitale, ma anche quello reale, in particolare il settore dei trasporti pubblici. Tra le novità in arrivo dagli USA c’è Bird, il monopattino elettrico che è diventato di moda a San Francisco, New York e Los Angeles. La startup di scooter elettrici Bird si sta espandendo. Bird sta diventando internazionale. Sopratutto in Europa, sta lanciando un programma pilota a Parigi per vedere come funziona il servizio di scooter elettrico in una città con oltre due milioni di persone. “Parigi è molto lungimirante nel risolvere i problemi di congestione ed è una delle città che ha a che fare con la maggior parte della congestione e dell’inquinamento”, ha detto Patrick Studener, capo d’Europa, Medio Oriente e Africa. Nella corsa ai mezzi di trasporto del futuro, i monopattini elettrici sostituiscono il bike sharing e anche le auto. Bird è meno ingombrante di una bici e più green di un’automobile e sta diventando il mezzo alternativo per i tragitti brevi, in città. Il monopattino elettrico sta cambiando i trasporti del futuro secondo la nuova moda che arriva dalla California e Bird ne è l’esempio.

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Bird, il mezzo di trasporto del futuro

Nata a settembre 2017, è una società di scooter elettrici in condivisione (e-scooter sharing) che consente a tutti i maggiorenni, con una patente di guida valida e una carta di credito, di noleggiare uno scooter per 1 dollaro a corsa, più 15 centesimi al minuto. Il monopattino può essere usato, per ora, sui marciapiedi e sulle piste ciclabili. Chi l’ha provato ha dichiarato che questo mezzo di trasporto innovativo è molto più facile da usare rispetto a uno skateboard e che, una volta sopra l’e-scooter, l’equilibrio non è difficile da mantenere. Bird è stato creato da Travis VanderZanden, ex dipendente e sviluppatore per Uber e Lyft, prendendo molti spunti dalle due startup che stanno rivoluzionando gli spostamenti con le auto. “Gli scooter di Bird sono pensati per fornire una modalità alternativa di trasporto economica e facilitare il traffico” ha dichiarato VanderZanden. La startup ha ricevuto finanziamenti pari a centocinquanta milioni di dollari che hanno portato il suo ipotetico valore di mercato vicino a un miliardo di dollari. Una cifra che dimostra l’interesse verso il monopattino elettrico e le sue potenzialità tra i mezzi di trasporto del futuro.

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Bird si sta anche preparando a schierare alcuni scooter a Tel Aviv, dove la compagnia dice che sta chiacchierando con l’Università di Tel Aviv e alcuni comuni su come far funzionare qualcosa in quelle zone, ha detto Studener. A Tel Aviv, Bird addebiterà 5 shekel per iniziare e poi 50 agora per minuto. Mentre Bird si espande nei mercati internazionali, vale la pena notare che il concorrente Lime ha gestito le sue moto e scooter al di fuori degli Stati Uniti per un bel po ‘di tempo. A Parigi, gli scooter Bird costeranno € 1 per iniziare, seguiti da € 0,15 al minuto, che è esattamente quanto costa Lime. Bird dice che i funzionari della città di Parigi sanno che la società prevede di dispiegare circa 100 scooter in città. L’utilizzo di questi e-scooter consente agli utenti di muoversi in città in maniera divertente, economica e rispettosa dell’ambiente. Con l’uso di Bird, non servono più metropolitane, auto o taxi: i Bird possono essere lasciati ovunque, visto che solo chi è in possesso di un codice può attivarli. Quello che è certo, è che presto anche in Europa arriveranno i monopattini elettrici e i marciapiedi avranno un inquilino in più. Se le cifre e l’interesse generale però resteranno così alte, è molto probabile che sentiremo parlare ancora di Bird  e i trasporti del futuro avranno un aspetto diverso: quello dei monopattini elettrici.

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Microsoft: realizza case sugli alberi per i suoi dipendenti https://www.business.it/microsoft-realizza-case-alberi-suoi-dipendenti/ Wed, 01 Aug 2018 10:50:58 +0000 https://www.business.it/?p=30242 Sì sa, le case sull’albero hanno un fascino unico. Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere su una casa sull’albero? Lavorare in mezzo alla natura, in una casa sull'albero è incredibile

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Sì sa, le case sull’albero hanno un fascino unico. Chi non ha mai sognato almeno una volta nella vita di vivere su una casa sull’albero? Lavorare in mezzo alla natura, in una casa sull’albero è incredibile, quasi da provare invidia per i dipendenti Microsoft, ai quali è stato messo a disposizione un insolito spazio di lavoro, alcune splendide case sull’albero immerse nel verde. Un ufficio davvero originale: è quello che la Microsoft ha fatto costruire per i suoi dipendenti nel suo quartier generale di Redmond. Si tratta di tre casette immerse nella natura, issate su un albero. La casa è stata realizzata da Pete Nelson, che conduce il programma Treehouse Masters sul canale Animal Planet. Secondo quanto riferita dall’azienda, la casa è stata costruita durante l’estate, scatenando molta curiosità tra i dipendenti, ancora ignari di cosa si trattasse. La casa sull’albero sarà a tutti gli effetti un ufficio, e non uno spazio per bambini o una ludoteca. Per raggiungerli occorre fare una piacevole passeggiata all’aria aperta su una rampa di accesso rialzata e accessibile. Nella parte superiore, un cancello di legno si apre e rivela un ponte sospeso da travi di legno. Nell’area aleggia un profumo di menta e pino mentre due tende da sole sporgono dai tronchi degli alberi, offrendo ombra ai dipendenti.

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Un tocco più umano al posto di lavoro

“Una recente ricerca ha rivelato che stare immersi nella natura aumenta la creatività, la concentrazione e la felicità”. Lo dice Microsoft – tra le più importanti aziende d’informatica al mondo – che ha così deciso di costruire tre case sull’albero per i suoi dipendenti nel quartier generale di Redmond, a Washington. Non si tratta di luoghi di ristoro ma di un vero e proprio posto di lavoro dotato di wi-fi, prese elettriche e sale riunioni e tutto attorno ci sono le fronde degli alberi e il canto degli uccellini. A dominare la scena però è un abete di Douglas, al cui interno si trova una sala riunioni. Lo scopo quindi è incrementare la creatività e la capacità di concentrazione dei dipendenti, perché varie ricerche scientifiche hanno dimostrato che queste abilità aumentano se siamo in mezzo alla natura. Migliora anche la felicità, elemento tutt’altro che trascurabile. La natura innesca nel nostro cervello una sorta di meccanismo di ricompensa, allontanando lo stress. Ciò significa livelli di cortisolo più bassi, battito cardiaco e pressione sanguigna più bassi e una migliore risposta immunitaria.

 “La prima cosa quando entri nello spazio è che tutti sono veramente tranquilli. Smetti di parlare e sei solo presente”, ha detto Boulter, il progettista. “È affascinante. Le persone assorbono l’ambiente e cambiano la percezione del loro lavoro”. L’idea degli uffici sugli alberi, evoluzione concettuale della tradizionale casa sull’albero, fa parte di un progetto più ampio che intende edificare spazi di lavoro alternativi per incoraggiare le persone assunte da Microsoft a escogitare approcci lavorativi nuovi. Sostanzialmente, verranno progressivamente costruiti ambienti all’aria aperta, connessi telematicamente gli uni con gli altri, e poi ogni dipendente sarà libero di svolgere le proprie mansioni dove crede, fatti salvi eventuali limiti operativi. 

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Una casa che stimola la creatività e la felicità, ecco come appare

“I soliti suoni aziendali di porte che sbattono, teleconferenze e tacchi sul cemento si dissolvono. Un vento autunnale spazia tra i rami color smeraldo. Di tanto in tanto, una pigna cade sul ponte con un tonfo leggero. Un improvviso rumore rompe il dolce silenzio mattutino: uno scoiattolo che si arrampica per la colazione carica tra le braccia della cicuta vicina e del cedro rosso occidentale. Benvenuti in un nuovo tipo di spazio di lavoro che aiuta i dipendenti a trarre beneficio dal potente impatto della natura su creatività, concentrazione e felicità” si legge sul sito ufficiale. Sospesa a circa 3,5 metri da terra, la casa sull’albero numero 1 è caratterizzata da pareti in legno e un soffitto dotato di un lucernario rotondo che lascia entrare solo una bolla di luce. Una doppia porta ad arco intagliata a mano si apre al passaggio del badge.

La fragranza del cedro grezzo è istantanea. All’interno della piccola stanza si trova un semplice tavolo da con sedili color ruggine. Sono presenti anche della panchine di legno lungo le pareti in legno riciclato. Un’ampia rete Wi-Fi esterna consente ai dipendenti di spostarsi liberamente da una parte all’altra; ogni panchina è resistente agli agenti atmosferici e ha una presa di corrente elettrica. È presente anche una caffetteria interna, con un ristorante incorporato in un container. Sono state realizzate inoltre delle superfici tattili per aiutare le persone non vedenti o ipovedenti a spostarsi con facilità. Molti materiali sono locali o recuperati. Microsoft ha reso questo sogno realtà ai suoi dipendenti e noi auspichiamo che tante altre Aziende in Italia, in Europa e nel mondo seguano questo esempio di originalità.

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Scooter elettrici: DJ Khaled userà un Lyft per il suo prossimo tour https://www.business.it/scooter-elettrici-dj-khaled-lyft-tour/ Mon, 30 Jul 2018 08:32:48 +0000 https://www.business.it/?p=29963 Gli scooter elettrici vanno di gran moda in questo momento, soprattutto nella Silicon Valley, dove negli ultimi tempi, hanno fatto il loro ingresso anche nel settore dell’intrattenimento. Conoscete il musicista e rapper DJ Khaled?

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Gli scooter elettrici vanno di gran moda in questo momento, soprattutto nella Silicon Valley, dove negli ultimi tempi, hanno fatto il loro ingresso anche nel settore dell’intrattenimento.

Conoscete il musicista e rapper DJ Khaled? Ha recentemente condiviso un video, che lo ritrae proprio a bordo di uno scooter elettrico di Lyft, promuovendo anche la propria partecipazione al tour On The Run II di Jay-Z e Beyonce.

La notizia ancor più sorprendente è che secondo una fonte vicina all’artista, DJ Khaled avrebbe chiesto a Lyft uno dei suoi scooter elettrici per il suo prossimo tour.

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I progetti di Lyft

Qualche voce in questo ambito girava già da tempo, infatti c’è un precedente secondo il quale Lyft aveva in precedenza già sfruttato DJ Khaled come uno dei suoi portavoce, ma per adesso il leader degli scooter elettrici ha preferito non commentare, alimentando il dubbio della ipotetica collaborazione.

All’inizio di questo mese, Lyft aveva già reso noti i suoi progetti futuri non solo per quanto riguarda gli scooter, ma anche per quanto riguarda la condivisione delle biciclette elettriche.

Non si sa esattamente quando accadrà, ma è molto probabile che il porgetton sarà realizzato a breve.

Insieme ad altre 11 compagnie, Lift è in gara per ottenere un permesso capace di gestire un servizio di scooter elettrico a San Francisco. Già a partire dal 19 luglio, l’Agenzia dei trasporti municipali di San Francisco (SFMTA) aveva iniziato ad esaminare le 12 applicazioni delle aziende per azionare scooter elettrici in città. Un nuovo modo di spostarsi, vivere la città, percorrere strade altrimenti mai conosciute. Ma cosa è effettivamente successo finora?

Un po’ di storia è presto fatta: ai primi di giugno, grandi società di trasporto come Uber, Lime, Bird, Lyft e altre hanno richiesto permessi per operare servizi di condivisione di scooter elettrici a San Francisco. Il processo di autorizzazione di San Francisco non era ancora pronto, ma Bird, Lime e Spin hanno iniziato lo stesso a distribuire i loro scooter elettrici senza permesso in città a marzo. Come parte di una nuova legge sulla mobilità elettrica della città, entrata in vigore il 4 giugno, le società di scooter non sono state così più in grado di gestire i loro servizi a San Francisco senza un permesso ufficiale.

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Il piano di San Francisco

L’SFMTA (San Francisco Mucipal Transportation Agency) si aspetta di finalizzare le sue raccomandazioni e la sua documentazione “nelle prossime settimane”, ha scritto l’SFMTA in un post sul blog del sito ufficiale. Una volta raggiunto l’obiettivo, l’agenzia ha affermato che collaborerà con le aziende per finalizzare e chiarire i termini e le condizioni del permesso. L’obiettivo, secondo il post del blog, è di rilasciare i permessi il prossimo agosto, rendendo così la procedura più snella e completamente attiva.

Naturalmente ci sono molti altri mercati in cui Lyft e i suoi concorrenti possono lanciare gli scooter, ma per ora quello di San Francisco rappresenterà il primo vero banco di prova.

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Apple: fondo da $ 300 milioni per costruire energia solare in Cina https://www.business.it/apple-fondo-300-milioni-costruire-energia-solare-cina/ Fri, 13 Jul 2018 08:12:22 +0000 https://www.business.it/?p=29512 Nell’ambito del suo impegno contro i cambiamenti climatici e per la creazione di un ambiente più salubre, Apple ha annunciato che tutte le sue strutture nel mondo sono alimentate al 100 percento da energia pulita, un traguardo che coinvolge negozi Retail, uffici, data center e strutture in co-locazione in 43 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno… Leggi tutto »Apple: fondo da $ 300 milioni per costruire energia solare in Cina

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Nell’ambito del suo impegno contro i cambiamenti climatici e per la creazione di un ambiente più salubre, Apple ha annunciato che tutte le sue strutture nel mondo sono alimentate al 100 percento da energia pulita, un traguardo che coinvolge negozi Retail, uffici, data center e strutture in co-locazione in 43 Paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Cina e India. L’azienda ha inoltre annunciato che altri nove fornitori si sono impegnati a utilizzare esclusivamente energia pulita per la produzione Apple, portando così a 23 il numero totale di fornitori che partecipano all’iniziativa.  

“Vogliamo lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato. Dopo anni di duro lavoro, siamo orgogliosi di aver raggiunto questo importante traguardo,” ha dichiarato Tim Cook, CEO di Apple. “Continueremo a spingerci oltre il limite di ciò che è possibile con i materiali nei nostri prodotti, nel modo in cui li ricicliamo, con le nostre strutture e con il nostro lavoro con i fornitori  per trovare nuove fonti di energie rinnovabili, sempre più creative e all’avanguardia, perché sappiamo che il futuro dipende da questo.”

Apple e i suoi partner stanno costruendo impianti per la produzione di energia rinnovabile in tutto il mondo, migliorando l’offerta di energia per le comunità locali, gli stati e interi Paesi. L’ultimo investimento riguarda la Cina. Quindi investe in un fondo da $ 300 milioni insieme ai suoi fornitori che investiranno in nuovi progetti solari ed eolici in Cina. Apple vuole che i suoi fornitori di ricambi utilizzino l’energia rinnovabile, come nei suoi negozi e quartier generali.

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Il progetto di Apple

Il produttore di iPhone ha collaborato con 10 dei suoi fornitori di componenti per creare un nuovo fondo da $ 300 milioni che investirà in fonti di energia rinnovabili in Cina nei prossimi quattro anni. Il Fondo China Clean Energy mira a produrre almeno 1 gigawatt di energia – o abbastanza per alimentare circa 1 milione di case – attraverso mezzi completamente rinnovabili nei prossimi quattro anni.

L’energia rinnovabile è stata a lungo parte del DNA aziendale di Apple. Già un decennio fa, Apple stava già individuando le fonti di energia rinnovabile per il suo data center della Carolina del Nord. La società ha incaricato un appaltatore solare della Bay Area di costruire un impianto di energia solare dedicato per il centro, e ha concluso con tre fattorie solari locali e una cella a combustibile per biogas per il data center. Il produttore di iPhone ha detto che sta creando il fondo per incrementare l’uso di energia rinnovabile nella sua catena di approvvigionamento, che è principalmente diffusa in tutte le regioni della Cina. La società e 10 dei suoi principali fornitori e partner di produzione, tra cui Corning Inc., Pegatron Corp., Wistron Corp. e Luxshare Precision Industry Co., contribuiranno al fondo.

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Attualmente, Apple utilizza energia rinnovabile al 100 percento nelle sue strutture in tutto il mondo. All’inizio di quest’anno, la società ha anche aiutato i fornitori di alluminio Alcoa Corp e Rio Tinto Aluminium a sviluppare una nuova tecnologia che elimina le emissioni di gas serra durante la produzione, che dovrebbe essere pronta entro il 2024. “In Apple, siamo orgogliosi di unirmi alle aziende che si stanno intensificando per affrontare la sfida climatica”, ha dichiarato Lisa Jackson, vice president di Ambiente, politiche e iniziative sociali di Apple. “Siamo entusiasti che molti dei nostri fornitori partecipino al fondo e speriamo che questo modello possa essere replicato a livello globale per aiutare le aziende di tutte le dimensioni a produrre un impatto positivo significativo sul nostro pianeta”.

“La missione di Apple non ha mai vacillato, siamo qui per cambiare il mondo … è per questo che ci sforziamo sempre di fare di più con meno, riducendo il nostro impatto sulla Terra che condividiamo, espandendo e ridefinendo le possibilità future”, ha scritto Apple il suo rapporto sulla responsabilità ambientale 2018. Il Fondo China Clean Energy continua questi sforzi e, in caso di successo, fungerà da modello replicabile in altri mercati. Poiché le richieste di energia in Cina sono salite alle stelle, il governo cinese ha fatto una notevole spinta verso le fonti di energia pulita, sia per contribuire a ripulire la qualità dell’aria nelle città cinesi, sia per investire nelle industrie del futuro, secondo David Sandalow, collega inaugurale della Columbia Centro universitario per la politica energetica globale.

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Giappone: autobus autonomi inizieranno a trasportare passeggeri https://www.business.it/giappone-autobus-autonomi-inizieranno-trasportare-passeggeri/ Mon, 09 Jul 2018 08:34:16 +0000 https://www.business.it/?p=29332 Il colosso cinese della ricerca sul web, Baidu, (la Google della Cina) che recentemente ha annunciato le partnership con Mobileye e Ford si è accordato  con SoftBank per entrare nel mercato dei veicoli autonomi in Giappone. Non è una novità che la Cina voglia diventare leader mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale, Baidu, nota perlopiù per il suo motore… Leggi tutto »Giappone: autobus autonomi inizieranno a trasportare passeggeri

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Il colosso cinese della ricerca sul web, Baidu, (la Google della Cina) che recentemente ha annunciato le partnership con Mobileye e Ford si è accordato  con SoftBank per entrare nel mercato dei veicoli autonomi in Giappone. Non è una novità che la Cina voglia diventare leader mondiale nel campo dell’intelligenza artificiale, Baidu, nota perlopiù per il suo motore di ricerca (il più utilizzato al globo), ha svelato i chip Kunlun specializzati per i carichi di lavoro di apprendimento approfondito. Baidu è intenzionato a produrre in massa i bus a guida autonoma per impiegarli non solo in Cina ma anche in altri Paesi. Dopo il debutto in alcune città cinesi, tra cui Pechino, Shenzhen, Pingtan e Wuhan, Baidu porterà 10 Apolong a Tokyo e in altre città del Paese del Sol Levante all’inizio del 2019 grazie alla collaborazione con l’azienda di telecomunicazioni, reduce da un accordo con la Generals Motors per lo sviluppo della medesima tecnologia.

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Minibus a guida autonoma 

Dalla partnership siglata tra il colosso cinese Baidu, la sussidiaria SB Drive di Softbank e il produttore King Long nasce un progetto finalizzato all’attivazione di un servizio di trasporto pubblico basato su minibus a guida autonoma che dal prossimo anno raggiungerà il Giappone. Ogni mezzo sarà in grado di trasportare contemporaneamente fino a un massimo di 14 persone.

L’annuncio è stato diramato in occasione dell’evento annuale Create Baidu organizzato a Pechino e rivolto alla community di sviluppatori, dal CEO e presidente Robin Li, in diretta proprio a bordo di uno dei veicoli. A partire dall’inizio del 2019 una flotta composta da dieci Apolong basati sulla piattaforma Apollo 3.0 sarà portata dalla Cina al paese del Sol Levante. L’accordo assume un’importanza particolare se si considera che si tratta della prima iniziativa che prevede l’esportazione dal territorio cinese di mezzi self-driving.

Si tratta di minibus di livello 4, capace di monitorare il traffico senza l’intervento del conducente, dunque i comandi manuali sono ancora presenti (come previsto dalle normative locali) affinché li si possa attivare in situazioni particolari. Grazie all’accordo con Mobileye, Baidu integrerà in Apollo il Responsibility Sensitive Safety (RSS), il modello open source pensato per assicurarsi che le vetture a guida autonoma prendano decisioni basate sul buon senso.

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Dove saranno destinati i mezzi

Baidu sta attualmente testando i veicoli automatizzati in Cina, più precisamente a Xiongan, lo stesso che farà in un’area chiusa in Giappone con SoftBank, che ha già condotto delle prove utilizzando delle auto elettriche con piattaforma francese presso la centrale nucleare di Fukushima, oltre ai test degli autobus all’Aeroporto Internazionale di Tokyo.

I mezzi saranno destinati in un primo momento a location dove il traffico è controllato e gli spostamenti possono essere pianificati nel dettaglio tramite geolocalizzazione, ad esempio gli aeroporti o le mete turistiche. Le iniziative di Baidu legate alla guida autonoma ovviamente non si fermano qui: un progetto simile arriverà a interessare anche le città cinesi di Pechino, Shenzhen, Pingtan e Wuhan. Queste le parole di Robin Li. Dopo la “storica” sperimentazione su strada in Giappone è la prima volta che Pechino esporta tecnologia di questo genere.

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Plastica biodegradabile: Bio-on, un futuro più sostenibile per tutti https://www.business.it/plastica-biodegradabile-bio-on-futuro-sostenibile-tutti/ Thu, 05 Jul 2018 08:32:21 +0000 https://www.business.it/?p=29249 In un mondo in cui cresce sempre di più la sensibilità per il problema dello smaltimento della plastica, Bio-On da la soluzione, con lo scopo di dare vita a prodotti e soluzioni completamente naturali, al 100% ottenuti da fonti rinnovabili o scarti della lavorazione agricola. Bio-On, è una società di 65 dipendenti con sede a San Giorgio… Leggi tutto »Plastica biodegradabile: Bio-on, un futuro più sostenibile per tutti

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In un mondo in cui cresce sempre di più la sensibilità per il problema dello smaltimento della plastica, Bio-On da la soluzione, con lo scopo di dare vita a prodotti e soluzioni completamente naturali, al 100% ottenuti da fonti rinnovabili o scarti della lavorazione agricola.

Bio-On, è una società di 65 dipendenti con sede a San Giorgio di Piano, vicino a Bologna. E’ nata nel 2007 e dieci giorni fa ha superato la fatidica soglia di 1 miliardo di euro di valore, traguardo di un’incredibile galoppata in Borsa: +100% dall’inizio dell’anno, +200% negli ultimi  12 mesi e +820% da quando è stata quotata a Piazza Affari, nell’ottobre 2014. Ha già raggiunto una capitalizzazione in Borsa che lascia perplessi. Chi è l’investitore disposto a comprare le azioni di una società  che vale 100 volte il fatturato? Allora le azioni vennero valutate 5,82 euro, oggi per comprare un titolo Bio-On bisogna pagarlo 58 euro. “In Borsa la nostra sigla sarà ‘ON’ a conferma del nostro ottimismo” sottolinea il co-fondatore e attuale presidente e Ceo Marco Astorri.  Bio-On rappresenta un grande segno di positività, conosciuto in tutto il mondo per “accendere” e migliorare la vita di tutti. Da oggi Bio-on contribuirà a costruire un futuro più sostenibile per tutti, negli oggetti in plastica di uso comune. 

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Chi è Bio-On

Un progetto sviluppato da un gruppo di imprenditori con esperienze nel mondo dell’elettronica dal 2007, per la produzione dedicata a nuovi materiali ecologici e sostenibili al 100%. Agrorisorse e competenze imprenditoriali private per realizzare prodotti eco-compatibili all’avanguardia. Progettazione, brevetti, licensing e produzioni speciali di nuove tecnologie per la realizzazione di biopolimeri PHAs MINERV-PHA™ derivanti da fonti rinnovabili o materie di scarto agricole. Engineering evoluto di nuova concezione, con la concentrazione e commercializzazione delle competenze per le realizzazioni di progetti industriali world wide. Progettazione e realizzazione impianti per la produzione di MINERV-PHA™Caratterizzazione dedicata “on demand” di PHAs per realizzare produzioni dedicate e condivise con il cliente.

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Cosa fa Bio-On

Bio-On fa bioplastiche totalmente biodegradabili realizzate attraverso la fermentazione batterica dei residui della barbabietola da zucchero e della canna da zucchero. Una tecnica di produzione certificata in Europa e in Usa e coperta da centinaia di brevetti. Al momento la sua attività sembra l’unica possibile alternativa a un mondo sommerso dalla plastica Bio-On è già uscita da tempo allo scoperto  e oggi è corteggiata dai giganti mondiali della cosmetica che vogliono le sue micro-perline biodegradabili per metterle nelle creme, negli scrub, nei dentifrici, in tutti quei prodotti dove prima c’erano le micro-bead da idrocarburi, oggi vietate negli Usa e fra un paio di anni saranno fuori legge anche in tutta Europa.

Kering, la multinazionale del lusso che controlla, fra gli altri, Gucci, ha siglato una partnership con Bio-On per studiare nuove plastiche da usare nel settore dell’occhialeria. Maire Tecnimont ha sottoscritto con Bio-On un patto di investimento per commercializzare un’innovativa soluzione per i fertilizzanti biodegradabili  che consente di non lasciare residui sul terreno. Kering, la multinazionale del lusso che controlla, fra gli altri, Gucci, ha siglato una partnership con Bio-On per studiare nuove plastiche da usare nel settore dell’occhialeria. Bio-On è la nuova tecnologia Minerv Biorecovery, brevettata in tutto il mondo, che si è dimostrata efficace nelle bonifiche ambientali e nel biorisanamento di inquinamento da idrocarburi in mare aperto e nei porti.

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Il target e il progetto

Il target di riferimento di Bio-on è operare direttamente nel mondo agro alimentare, nel settore del design e degli accessori, nel settore della cosmetica, nel settore farmaceutico fornendo a tutti la tecnologia necessaria per produrre o utilizzare PHAs polidrossialcanoati (plastica veramente biologica) con lo sviluppo delle relative caratterizzazioni.

Intellectual Property Company con sede basata a Bologna e la possibilità di concedere licenze in tutto il mondo. Dalla sede di progettazione al pool di aziende di engineering e laboratori impegnati nella continua progettazione, produzione e distribuzione del know-how Bio-on. La produzione di PHAs è limitata territorialmente attraverso contratti di licenza d’uso della tecnologia o partnership industriali dedicate a specifiche aree commerciali. 

 

Cos’è Minerv-PHA

Il prodotto di base di Bio-On si chiama Minerv-PHA(polidrossialcanoato) ed è poliestere realizzato con scarti di lavorazioni agricole, grazie alla fermentazione batterica dello zucchero: sono i batteri che producono il poliestere. Il materiale  viene utilizzato per realizzare prodotti mediante iniezione ed estrusione. Può sostituire tutti i tipi di plastica: polietilene, polipropilene, polistirolo, pvc, pet. Si degrada biologicamente al 100% lasciandolo pochi giorni in acque “vive” a temperatura ambiente, nei fiumi o nei mari. Per acque vive si intendono acque con presenza di batteri, funghi, alghe, che si cibano di queste plastiche, mentre un’acqua batteriologicamente pura non ha alcun effetto sul materiale.

Ecco perché le bottiglie di Pet di Bio-On possono contenere acqua minerale o altre bevande. Nel 2008 il progetto è stato certificato OK Biodegradable Water dall’ente certificatore internazionale Vinçotte, in Belgio, che ha attestato la completa biodegradabilità in acqua a temperatura ambiente. Bio-On ha chiuso il 2017 con ricavi più che raddoppiati a 11 milioni di euro da 5 milioni dell’anno prima, un Ebitda di 7 milioni (+710%) e un utile netto di 5 milioni. Astorri conferma l’obiettivo del 2018 di un fatturato a 50 milioni di euro, che salirà a 100 milioni nel 2019. Astorri e il suo socio co-fondatore, Guy Cicognani, hanno oggi il 63% della società. Kartell, il famoso gruppo del design, ha preso un 2% a suggellare un accordo per studiare insieme possibili sviluppi nell’elettronica organica.

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Mobilità innovativa: il Bike sharing, quanto è davvero ecosostenibile https://www.business.it/mobilita-innovativa-bike-sharing-quanto-e-ecosostenibile/ Tue, 03 Jul 2018 08:40:12 +0000 https://www.business.it/?p=29172 Le aziende di bike sharing, nelle grandi città di tutto il mondo, stanno registrando un successo senza precedenti. Basta un’app, e prenotando un biciclo, si può pagare tranquillamente mentre si è in sella. Il trend è fortissimo e soprattutto nelle metropoli cresce il numero di persone che si affida a questo mezzo per andare a… Leggi tutto »Mobilità innovativa: il Bike sharing, quanto è davvero ecosostenibile

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Le aziende di bike sharing, nelle grandi città di tutto il mondo, stanno registrando un successo senza precedenti.

Basta un’app, e prenotando un biciclo, si può pagare tranquillamente mentre si è in sella. Il trend è fortissimo e soprattutto nelle metropoli cresce il numero di persone che si affida a questo mezzo per andare a lavoro, fare un po’ di attività fisica o semplicemente spostarsi da un luogo all’altro godendosi l’aria aperta.

Dove sta dunque il problema, se ce n’è uno? La questione è forse cosa sta dietro alla cura dei veicoli.

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Manutenzione e trasporto

Dietro le quinte le aziende in questione inviano quotidianamente squadre di camion, furgoni e persino tricicli per riparare, e allo stesso tempo mantenere e “riequilibrare” le biciclette. Questo termine fa parte del settore industriale e indica la volontà di assicurarsi che le biciclette non siano tutte raggruppate insieme oppure poste troppo lontano dai potenziali ciclisti, ma che vengano adeguatamente disposte per soddisfare ogni necessità dei clienti. Ecco quindi che entra in gioco il software per tracciare la posizione di ogni bicicletta, come il comportamento degli utenti che la utilizzano.

La piattaforma di bike sharing OFO ha recentemente annunciato una partnership a lungo termine con Enterprise, stretta al fine di utilizzare i suoi camion e i suoi furgoni per trasportare biciclette che necessitano di riparazioni, di un nuovo pneumatico o di una posizione più adeguata.

Ebbene, la risposta del pubblico è positiva: il servizio si sta già diffondendo in alcune città degli Stati Uniti come Seattle, Dallas, Phoenix, San Diego e Los Angeles. OFO gestisce già il servizio in più di 30 città americane.

Solo questo semplice cambiamento (la collaborazione con Enterprise) nel modo in cui l’azienda mantiene un gruppo di 40.000 biciclette (compresse le biciclette elettriche appena rilasciate, complete di assistenza tecnica per una più facile pedalata) dovrebbe portare alla cifra di 1 milione di dollari di risparmi annuali.

“Ogni città, infatti, ha il suo trattamento specializzato per massimizzare l’efficienza”, afferma il portavoce di OFO Eric Smith.

Ad esempio: in una città come Seattle, le biciclette sono poste in cima alle colline, mentre a San Diego sono situate nel centro della città e si spostano verso la spiaggia nel corso della giornata.

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L’esempio di Lime

L’azienda di bike sharing Lime sta già testando nuovi furgoni di un verde brillante. Caen Contee, cofondatore di Lime e vicepresidente marketing, ha dichiarato in una telefonata che con i dati di percorso e i dati utente registrati, Lime può utilizzare il cosiddetto “comportamento predittivo” per posizionare al meglio le proprie bici, anche considerando ad esempio l’ora di punta, il giorno della settimana, se ci sono eventi in programma, e il flusso dei pendolari.

Cerchiamo davvero di impedire che la nostre emissioni di carbonio crescano“, ha affermato Contee. “Il nostro obiettivo è trovare le opportunità offerte dalla tecnologia e rendere sempre più efficienti i nostri servizi”. Contee non parla solo delle biciclette classiche, ma anche delle biciclette elettriche e degli scooter elettrici. Lime sta inoltre testando tricicli elettrici a Berlino. Questi ultimi sono attaccati ai rimorchi, quindi le squadre operative possono caricare le biciclette e portarle via. Infine, lo scopo prefissato di  Contee è quello di trasformare i suoi furgoni in camion elettrici.

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L’esempio di Jump

Anche Mark Miretsky, direttore generale di Jump (azienda di bike sharing che è stata acquisita da Uber all’inizio di quest’anno) ha parlato dell’implementazione di veicoli elettrici e tricicli elettrici con rimorchi. D’altra parte la manutenzione e il trasporto sono all’ordine del giorno per chi si occupa di condividere veicoli elettrici.

In questo momento, Jump sta utilizzando furgoni non contrassegnati per trasportare le proprie e-bike rosso brillante, e al tempo stesso utilizza i dati per servire le aree in cui le persone aprono l’app in cerca di biciclette. Praticamente sono in grado di seguire tutte le bici in tempo reale, anche perché ogni conducente può consultare i dati sul proprio telefono.

Più intelligente sei, meno costi sostieni, e più green puoi essere“, ha detto Miretsky. Utilizzando gli strumenti di instradamento, i conducenti raccolgono le biciclette in modo estremamente efficiente. Non c’è tempo, energia o denaro da sprecare. Questi sono solo alcune esempi. Le biciclette devono rappresentare una risorsa alternativa valida, e tutto ciò che sta dietro la loro organizzazione deve diventare quanto più sostenibile possibile.

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Cibo sostenibile: Just Tetrick vuole porre fine alla fame nel mondo https://www.business.it/cibo-sostenibile-just-tetrick-vuole-porre-fine-fame-mondo/ Mon, 02 Jul 2018 10:55:30 +0000 https://www.business.it/?p=29129 Una rivoluzione alimentare può partire da una maionese senza uova? A quanto pare, sì, visto il riscontro ottenuto da Hampton Creek, la start up fondata da Josh Tetrick nel 2011 e indicata nel 2013 da Bill Gates tra le tre società che daranno forma al cibo del futuro. La mission di Hampton Creek è chiara… Leggi tutto »Cibo sostenibile: Just Tetrick vuole porre fine alla fame nel mondo

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Una rivoluzione alimentare può partire da una maionese senza uova? A quanto pare, sì, visto il riscontro ottenuto da Hampton Creek, la start up fondata da Josh Tetrick nel 2011 e indicata nel 2013 da Bill Gates tra le tre società che daranno forma al cibo del futuro. La mission di Hampton Creek è chiara e diretta: rendere il cibo migliore, ovvero più conveniente, più sostenibile, più salutare e (naturalmente) più buono. E i primi prodotti resi disponibili sul sito – la maionese senza uova Just Mayo e i biscotti senza latticini, colesterolo e allergeni Just Cookies, amati da Oprah Winfrey – hanno letteralmente sbancato.

Questo campo ha catturato l’immaginazione di alcuni dei più ambiti venture capitalist della Silicon Valley. Dalla fondazione di Hampton Creek, nel 2011, la società ha attirato 247 milioni di dollari da investitori tra cui il CEO di Salesforce, Marc Benioff, il co-fondatore di Yahoo Jerry Yang, e Founders Fund di Peter Thiel. È stato lodato da Gates nel 2013 come un esempio promettente di “futuro del cibo” e nominato due anni dopo Pioneer Technology World Economic Forum. Nel 2014, Tetrick è stato acclamato come uno dei 40 under 40 della Fortune . Ha corteggiato una stalla di consulenti, tra cui Kathleen Sebelius, ex Segretario della Salute e dei Servizi Umani, e fan di A-list come John Legend e lo stilista Stella McCartney. Lo scorso autunno, Hampton Creek aveva un valore di $ 1,1 miliardi – sicuramente la prima volta che un uovo vegano ha schiuso un unicorno. Ma Josh Tetrick spera che la sua startup di prodotti alimentari sostenibili, JUST, sarà conosciuta per qualcosa di più della maionese vegana. L’ultimo progetto? Carne animale prodotta da cellule coltivate in laboratorio. JUST spera di fare la sua prima vendita della “carne pulita” entro la fine dell’anno. 

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Da dove nasce la formula di Hampton Creek?

Tetrick, il fondatore e attuale ceo, aveva lavorato sette anni nell’Africa sub-sahariana. Qui, aveva avuto modo di toccare con mano tutta una serie di problematiche legate alla sostenibilità alimentare. Tornato negli Stati Uniti, Tetrick decise di dedicarsi alla mission di rendere le scelte alimentari migliori più disponibili e convenienti, sostituendo le proteine animali con ingredienti vegetali.  Tetrick afferma che i prodotti JUST richiedono molto meno acqua per produrre ed emettono molto meno gas serra. Così, grazie a un seed di 500mila dollari, nel dicembre 2011 iniziò la sua avventura. E anche il palmarès di Tetrick è ricco di riconoscimenti: è stato incluso da Inc. Magazine tra i primi 35 imprenditori sotto i 35 anni, così come il Fortune Magazine l’ha messo nella classifica dei primi 40 sotto i 40 anni.

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Just e la sua ispirazione

La sua ispirazione per Just è arrivata grazie al suo migliore amico che pensava che avrei potuto fare qualcosa di più nella mia vita che perseguire una carriera tradizionale nell’investment banking o nella legge e, si spera, fare molto bene lungo la strada. Lui, più di chiunque altro, mi ha motivato ad usare il business per capire come aiutare le persone a mangiare un po’ meglio. Penso che mangiare bene dovrebbe essere un diritto fondamentale, ma 1,1 miliardi di persone andranno a letto affamati stanotte, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.” Quasi 2,1 miliardi vivono i loro giorni carenti di micronutrienti che promuovono lo sviluppo cognitivo e prevengono le malattie, e 6,5 miliardi, compresa la maggior parte della gente che legge questo, mangia cibo che indebolisce i loro corpi e degrada il pianeta.

Molte persone non vogliono mangiare in questo modo, ma a causa di problemi di accesso al cibo, non hanno altra scelta. “Il sistema alimentare è ingiusto e non era qualcosa a cui avevo pensato fino a quando il mio amico non mi ha aperto gli occhi. I problemi con il sistema alimentare stanno peggiorando, non meglio. Questi includono cose come l’impatto negativo sull’ambiente, sulla salute e sul benessere degli animali del cibo che mangiamo. Se collaboriamo con altri che condividono la nostra prospettiva, possiamo trovare un modo per cambiare le cose velocemente. Dobbiamo solo farlo. Sapendo che ogni giorno diamo da mangiare a più persone un cibo migliore. Questa è la metrica che conta più di ogni altra. Farlo con persone a cui tengo di tutti i ceti sociali e di tutto il mondo mi fa sentire molto grato e ancora più gioioso.”

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Energia sostenibile e economia circolare: la sfida di ERG Re-Generation Challenge https://www.business.it/erg-re-generation-challenge-energia-sostenibile/ Fri, 29 Jun 2018 11:36:08 +0000 https://www.business.it/?p=29097 Pochi giorni fa ha avuto inizio la seconda edizione della business plan competition: ERG Re-Generation Challenge 2018, promossa dal gruppo ERG in collaborazione con dpixel. Durante la scorsa edizione erano stati presentati 66 progetti dalle regioni centrali di Umbria Marche e Lazio. I vincitori della prima edizioni hanno potuto seguire un percorso di sviluppo imprenditoriale con importati realtà… Leggi tutto »Energia sostenibile e economia circolare: la sfida di ERG Re-Generation Challenge

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Pochi giorni fa ha avuto inizio la seconda edizione della business plan competition: ERG Re-Generation Challenge 2018, promossa dal gruppo ERG in collaborazione con dpixel.

Durante la scorsa edizione erano stati presentati 66 progetti dalle regioni centrali di Umbria Marche e Lazio. I vincitori della prima edizioni hanno potuto seguire un percorso di sviluppo imprenditoriale con importati realtà del settore energetico.

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Le novità di quest’anno

L’edizione di quest’anno ha coinvolto tutto il paese, con un focus verso le regioni del centro-Sud Italia. Lo scopo è quello di massimizzare le opportunità di startupper e futuri imprenditori affinché si rafforzi la rete di collaborazione tra investitori, innovatori, imprese e università. La rete deve poi servire per incentivare l’economia a livello locale e territoriale.

Le fasi della business plan competition sono 3: progetti, formazione e premiazione.

ERG Re-Generation Challenge nasce dalla volontà del gruppo ERG di promuovere lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali e innovative, maggiormente specializzate nei settori che riguardano l’energia green e le soluzioni applicabili ai processi di produzione dell’energia da fonti rinnovabili. Dpixel, che con ERG collabora per l’iniziativa in corso, è volta individuare e sostenere la nascita e lo sviluppo di imprese altamente innovative,. In che modo? Favorendo la ricerca di investimenti e la connessione privilegiata con la realtà industriale.

L’iniziativa verrà promossa in lungo e in largo in tutta Italia. Un ufficio mobile denominato Barcamper e seguito dagli esperti di Dpixel farà tappa in numerose città: Sassari, Napoli, Salerno, Potenza, Bari, Cosenza, Catania, Palermo, Campobasso e Terni

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economia italiana in ripresa

Le fasi della competition

Dopo un’attenta e accurata ricerca, saranno selezionate 40 tra le idee di business più promettenti che affronteranno le questioni attuali in ambito di energia sostenibile e energia circolare. Le 40 business ideas parteciperanno a due giornate di formazione. Successivamente ne saranno selezionate la metà, ammesse ad un workshop di settore della durata di una settimana.

L’ultima fase, quella decisiva, vedrà il coinvolgimento delle 10 migliori idee imprenditoriali. Saranno interessate dal giudizio esperto non solo di manager, finanziatori ma anche dai rappresentanti istituzionali dei territori coinvolti. Tutto questo avverrà nella città di Palermo a Novembre.

Quelli che arriveranno ai primi tre posti si aggiudicheranno una somma in denaro, subordinata  alla realizzazione dei  progetti presentati in fase di valutazione.

Il bando completo con tutte le modalità di partecipazione e le informazioni, compreso il modulo di iscrizione, sono su http://www.barcamper.it/tour/22

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Energia dalla pioggia, la rivoluzionaria startup Rainenergy dall’idea di una quindicenne https://www.business.it/energia-dalla-pioggia-startup-rainenergy/ Wed, 27 Jun 2018 11:31:27 +0000 https://www.business.it/?p=28987 A volte le idee, quelle più geniali e innovative, nascono da semplici domande. Domande che però hanno la capacità di rivelare un mondo ed indicare percorsi non ancora battuti. L’esempio della nascita di una originale startup è nata proprio così, dalla domanda che si è posta una bambina. La quattordicenne  Reyahn Jamalova si è chiesta… Leggi tutto »Energia dalla pioggia, la rivoluzionaria startup Rainenergy dall’idea di una quindicenne

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A volte le idee, quelle più geniali e innovative, nascono da semplici domande. Domande che però hanno la capacità di rivelare un mondo ed indicare percorsi non ancora battuti.

L’esempio della nascita di una originale startup è nata proprio così, dalla domanda che si è posta una bambina. La quattordicenne  Reyahn Jamalova si è chiesta perché, se sfruttiamo l’energia del vento per produrre elettricità non possiamo farlo anche con la pioggia.

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Il progetto

Reynahn, che oggi di anni ne ha quindici, studiava all’Istec Institute di Baku, in Azerbaijan, quando ha deciso di affrontare la quatione insieme alla sua cara amica Zahra Gasimzade. Insieme le ragazze hanno buttato giù un progetto dettagliato, studiando fisica insieme al loro professore e cercano di trovare una soluzione energetica che potesse sfruttare l’acqua piovana. In questo modo si risolverebbe il grande problema della generazione di elettricità soprattutto nei paesi equatoriali in via di sviluppo.

Il progetto è piaciuto. La domanda posta da Reyahn era molto semplice, eppure ha saputo scatenare uno studio nel quale ha creduto lo stesso governo dell’Azerbaijan, che lo ha finanziato con 20mila dollari.

Le ragazze hanno avuto il pregio e insieme l’onore di toccare un progetto tanto importante quanto molto discusso a livello internazionale: esistono molto paesi come India e Filippine dove ci sono territori completamente scoperti dall’elettricità.

Reyahn è stata lungimirante: ha pensato bene che sfruttare l’energia proveniente dall’acqua piovana vuol dire sfruttare a pieno una delle poche fonti rinnovabili sulla Terra.

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Il dispositivo: zero impatto ambientale e poco costoso

Così è stato ideato e collaudato un dispositivo: alto 9 metri, comprensivo di un raccoglitore, una serbatoio, un generatore elettrico e una batteria.

Perché sfruttare l’acqua piovana sarebbe più vantaggiosa che sfruttare vento e sole, come già accade oggi e per il quale il settore è in forte espansione?

Perché Rainenergy, così si chiama la startup ideata da Reyahn, è più semplice, meno costosa sia per costi di investimenti e produzione, sia per quelli di manutenzione.

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Una fonte da sfruttare

“Durante le precipitazioni miliardi di galloni (1 gallone circa 4 litri) di acqua piovana si riversano a terra in tutto il mondo che è un enorme potenziale se utilizzato nel modo giusto. Per risolvere questo problema, Rainergy offre un generatore progettato per raccogliere energia dalla pioggia, in grado di produrre un quantitativo di elettricità pari a 3626 kWh in un anno, quasi sufficienti (92%) ai bisogni di una casa”. Nero su bianco ecco il perché il progetto ha ottenuto attenzione e i conseguenti finanziamenti.

Rainergy vanta molti pregi, tra cui quello di aver offerto una soluzione a tutte le persone che non possono ancora utilizzare la rete elettrica. I paesi poveri interessati dal problema sono numerosi in tutto il mondo. Rainenergy punta all’innovazione con semplicità e basso impatto ambientale. Una vera e propria soluzione del futuro.

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Moda sostenibile e innovazione tecnologica: il progetto europeo Wear Sustain https://www.business.it/moda-sostenibile-innovazione-tecnologica-progetto-europeo-wear-sustain/ Tue, 26 Jun 2018 06:45:16 +0000 https://www.business.it/?p=28883 Wear sustain, l’innovazione tecnologica è il futuro della moda sostenibile Quanto incide l’industria tessile e dell’abbigliamento sull’ambiente? Il mondo aziendale sta finalmente cambiando direzione, avviandosi verso la strada dell’ecosostenibilità. Così, a supporto di questa decisione epocale è giunta la Commissione Europea, che ha finanziato un’iniziativa a dir poco sorprendente: Wear Sustain è stata istituita con lo… Leggi tutto »Moda sostenibile e innovazione tecnologica: il progetto europeo Wear Sustain

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Wear sustain, l’innovazione tecnologica è il futuro della moda sostenibile

Quanto incide l’industria tessile e dell’abbigliamento sull’ambiente? Il mondo aziendale sta finalmente cambiando direzione, avviandosi verso la strada dell’ecosostenibilità.

Così, a supporto di questa decisione epocale è giunta la Commissione Europea, che ha finanziato un’iniziativa a dir poco sorprendente: Wear Sustain è stata istituita con lo scopo di produrre una moda sostenibile, attraverso tutte le fasi della filiera, ottenendo inoltre finanziamenti per lo sviluppo dell’avanguardia del settore.

In altre parole, una moda high tech, rivolta a creare in settore più etico e sostenibile.

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Cos’è WEAR SUSTAIN

Si tratta di un consorzio che mette insieme università, aziende e progetti sparsi in tutta Europa. Grazie alla presentazione del progetto in maniera dettagliata, Wear Sustain ha vinto il bando Horizon 2020, presentando come incentivare la produzione di accessori e tessuti innovativi, iperconnessi, ma soprattutto 100% sostenibili.

Il progetto fa parte a sua volta di un fondo europeo più ampio: si chiama Starts ed ha lo scopo di incentivare la collaborazione tra scienziati e artisti.

Qual’è l’obiettivo? “L’obiettivo di Wear Sustain è focalizzato sulle qualità funzionali inedite che le tecnologie possono offrire agli abiti e ai tessuti. Ad esempio l’uso di dispositivi indossabili, o incorporati nei tessuti, il design circolare nella produzione e nel riciclo, dispositivi che permettano di conoscere l’inquinamento atmosferico, oppure dati relativi al proprio stato fisiologico”. Queste le parole di Marco Ricchetti, Founder del progetto Blumine.
Esistono numerosissime università coinvolte nel progetto, così come una moltissime imprese tessili: dal Digital Lab della Bulgaria, passando ad Imec in Belgio, fino alle Università Queen Mary di Londra e l’Università delle Arti di Berlino. Tutti uniti per unire competenze nei vari settori della moda affinché siano risolti tutti i problemi d’impatto ambientale, sostenibilità, qualità della materia prima e sfruttamento dei lavoratori.

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Primi risultati, nuovi progetti

Il progetto ha già ottenuto risultati a dir poco sorprendenti: tra i prodotti già realizzati accenniamo MycoTEX, un tessuto biodegradabile ricavato dai funghi, Sensewear, una collezione di abiti pensata appositamente per unire comfort e relax utilizzando le nuove tecnologie e Brawas, le cuffie che sono in grado di cambiare da sole la musica a seconda dello stato d’animo rilevato da chi sta ascoltando.

Wear Sustain ha lo scopo di sostenere tutti i progetti ad essa dedicati. La cifra stanziata dalla Commissione Europea si aggira intorno ai 2,4 milioni di euro. Basta presentare un progetto che coinvolga la mente e il cuore della giuria internazionale preposta per accedere ai fondi.

Scelti 22 progetti per il 2017, se ne stima il doppio per l’anno in corso. La rivoluzione della moda sostenibile è finalmente iniziata.

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Our Ocean: milioni di euro e un progetto per salvare il mare dall’inquinamento da plastica https://www.business.it/our-ocean-milioni-di-euro-progetto-per-salvare-mare-inquinamento-plastica/ Sat, 23 Jun 2018 07:00:39 +0000 https://www.business.it/?p=13555 L'inquinamento da plastica diventa sempre più pericoloso per le acque dei mari e degli oceani

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Stanziare fondi per salvare il mare

Ci hanno provato le associazioni ambientaliste, ci hanno provato anche i volontari della domenica: ma la verità è che oggi per salvare il mare dall’inquinamento da plastica serve molto di più della semplice buona volontà. Per questo, durante la conferenza Our Ocean tenutasi a Malta, la Commissione Europea, promotrice di questa importante iniziativa, ha definito il proprio contributo per quello che probabilmente sarà il più grande progetto di salvaguardia delle acque dei mari e degli oceani.
Invitati di eccellenza, come Ministri degli Affari Esteri, scienziati, imprenditori e molte altre importanti figure, hanno partecipato lo scorso ottobre all’incontro a Malta, per definire dei punti specifici a favore della salute delle acque salate. Si tratta di un progetto di grande respiro, che prevede lo stanziamento di un totale di 6 miliardi di euro, dei quali 550 milioni subito. Si spera, naturalmente, che tutti questi soldi vengano realmente spesi per la corretta gestione e sostenibilità del mare.

inquinamento da plastica una piaga per i nostri oceani

Una buona governance degli oceani

L’inquinamento da plastica è diventato un problema di grande impatto non solo per le spiagge e, quindi, per il turismo, ma soprattutto per l’equilibrio della vita marina. Per questo motivo l’Unione Europea ha definito la nuova buona governance dei mari e degli oceani. Questa, prevede la pulizia dalle fonti inquinanti, la pianificazione della pesca, in modo che sia sempre sostenibile, e dello spazio marino come fonte di vita, risorsa energetica e molto altro.
E infatti il progetto Our Ocean non prevede solo il risanamento delle acque dall’inquinamento da plastica: esso, infatti, oltre a parlare di inquinamento tocca anche altre tematiche, come la sicurezza in mare, le aree protette o da proteggere, la sostenibilità. Un modo per ridare vita al mare e, naturalmente, a tutta la flora e la fauna che, proprio nel mare, vive. Probabilmente, infatti, non tutti sanno che la quantità di plastica che viene riversata regolarmente nei mari e negli oceani è impressionante. Non si tratta solo di bottiglie in PET lasciate dai bagnanti in spiaggia, ma di scarichi a mare, spesso illegali, provenienti da aree portuali, da navi o da intere città.

oceani inquinati

La Commissione Europea e il mare

Our Ocean ha visto la partecipazione di un gran numero di operatori che vivono a stretto contatto con il mare. Proprio grazie alle loro conoscenze, esperienze e competenze, la campagna sui rifiuti marini dovrebbe riuscire a ottenere lo scopo che si prefigge, ossia evitare che tonnellate di rifiuti di plastica vengano gettati in mare e, allo stesso tempo, cercare di ripulire da quanto purtroppo già riversato. Le stime dei tecnici del settore parlano di dati molto preoccupanti: ogni anno verrebbero rilasciati in mare oltre 10 milioni di tonnellate di plastica. Inutile sottolineare le catastrofiche conseguenze che questo sversamento può portare.
Oltre all’aspetto prettamente pratico e tecnico, fatto di lavoro e progettazione da parte di esperti del settore, Our Ocean punterà anche su un’importante campagna di sensibilizzazione. Sarà infatti lanciato un vero e proprio appello che permetterà a tutti i cittadini della Comunità Europea di essere coinvolti nella lotta contro l’inquinamento da plastica che affligge i mari e gli oceani. Verranno pertanto realizzati progetti per le scuole, per coinvolgere i bambini e le famiglie effettuando un lavoro di comunicazione continuo e mirato, per informare sull’importanza del corretto smistamento della plastica, e di come essa crei danni irreparabili quando buttata in mare.

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Dynamo Energies: energia intelligente e design italiano https://www.business.it/dynamo-energies-energia-intelligente-design-italiano/ Thu, 07 Jun 2018 15:05:05 +0000 https://www.business.it/?p=27991 Dynamo è una macchina innovativa e originale che può soddisfare le esigenze termiche e elettriche degli edifici privati e commerciali attraverso l’uso di energia rinnovabile, gratuita e pulita. Dynamo Energies progetta e vende macchine per la produzione e l’accumulo di energia e combina l’utilizzo esclusivo di fonti energetiche libere e rinnovabili con l’applicazione di tecnologie… Leggi tutto »Dynamo Energies: energia intelligente e design italiano

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Dynamo è una macchina innovativa e originale che può soddisfare le esigenze termiche e elettriche degli edifici privati e commerciali attraverso l’uso di energia rinnovabile, gratuita e pulita. Dynamo Energies progetta e vende macchine per la produzione e l’accumulo di energia e combina l’utilizzo esclusivo di fonti energetiche libere e rinnovabili con l’applicazione di tecnologie altamente innovative ed efficienti, ricercando sempre un design che si integri elegantemente nel contesto e che “comunichi” modernità e attenzione per l’ambiente. Inoltre le macchine Dynamo permettono ai  clienti di raggiungere l’indipendenza energetica, di annullare i costi di approvvigionamento e di abbattere gli impatti ambientali.

I prodotti Dynamo, il design italiano

Macchine in grado di produrre e accumulare energia termica ed elettrica utilizzando solo fonti rinnovabili e gratuite. Macchine “free-energy” come Dynamo sostituiranno nel tempo le vecchie e complesse soluzioni impiantistiche basate sull’utilizzo di fonti fossili e su grandi reti di distribuzione di energia.  Oltre al beneficio di carattere ambientale ed economico, c’è poi un altro aspetto che rende Dynamo un’invenzione attraente: il design. Dynamo ha un design accattivante che comunica sensibilità green e ricercato, trasformando un punto di debolezza tipico degli impianti a fonti rinnovabili, l’aspetto estetico, in un fattore di forza prestigio e originalità, ed è totalmente progettata e realizzata in Italia. Siamo in Italia, la patria del design industriale, ma per quanto riguarda le fonti rinnovabili, nessuno ha mai pensato di rivestire esteticamente una sorgente di energia. In più macchine che possono anche essere un efficace mezzo di comunicazione, in particolare per aziende ed amministrazioni pubbliche, per dimostrare il proprio impegno ambientale e sociale.

L’idea quindi di creare un prodotto innovativo nasce considerando il passaggio storico a cui stiamo assistendo, passaggio che riporterà le produzioni locali e sostenibili al centro delle economie degli stati nazionali. Tra queste l’energia giocherà un ruolo del tutto strategico e fondamentale. I sistemi energetici della terza rivoluzione industriale in atto saranno basati su cinque principi: – le fonti energetiche dovranno essere locali; – dovranno utilizzare fonti rinnovabili; – potranno accumulare energia e scambiare energia con gli impianti degli edifici vicini; – non dovranno avere impatto diretto sull’ambiente; – il loro utilizzo sarà gratuito. Queste convinzioni fanno si che il prodotto sia innovativo, primo ed unico sul mercato, risponde alle cinque caratteristiche elencate e aggiunge un nuovo importante concetto tipicamente italiano quello della bellezza, trasformando “l’impianto” in una forma di “arte-arredo” e in una forma di comunicazione.

 

I punti di forza del progetto

 

Il progetto Dynamo è basato su diversi punti di forza che sono:

INNOVATIVO: Unico sul mercato, protetto da 4 privative industriali, non esistono prodotti con caratteristiche similari.

FACTOTUM: Un solo “prodotto finito” provvede a soddisfare tutti i fabbisogni energetici delle utenze.

SMART: Accumula energia quando non serve e la mette a disposizione nel momento del bisogno.

FREE ENERGY: Utilizza contemporaneamente varie fonti di energia rinnovabile, libere, locali e gratuite

MODULARE: Completamente integrato, modulare, reiterabile, semplicissimo da installare

NO IMPACT: Nessuna emissione clima alterante in atmosfera e nessun impatto diretto sull’ambiente.

DESIGN: L’impatto estetico diventa un punto di forza, la moderna struttura “comunica” una sensibilità green

MADE IN ITALY: la progettazione e la manifattura del sistema sono orgogliosamente “Made in Italy”.

Che tipo di tecnologia usa

 

Il funzionamento della macchina si basa su una tecnologia denominata multi-sorgente, che combina intelligentemente i flussi di energia del sole, del terreno, dell’acqua e dell’aria per raggiungere la massima efficienza e la piena indipendenza. Il sistema energetico utilizza tecnologie già note e collaudate (fotovoltaico, solare termico, geotermia di superficie e pompa di calore, batterie ad accumulo) ma riesce a integrare le diverse funzioni (produzione e accumulo di energia elettrica, produzione e accumulo di energia termica) per il riscaldamento, acqua calda sanitaria, raffrescamento e trattamento aria in modo del tutto originale e estremamente efficiente. Dynamo può essere utilizzata come unità off-grid oppure inserita in un sistema grid-connected.

Una struttura metallica dal design elegante e ricercato riferibile ai solidi platonici sostiene un sistema di pannelli fotovoltaici e/o alcuni collettori solari termici di nuovissima generazione. Questi ultimi possono essere collegati a dei collettori geotermici interrati a circa 2 metri di profondità e ad una pompa di calore full inverter con recupero totale di calore refrigerata con gas classificati come ecologici dalla Comunità Europea. La tecnologia fotovoltaica produce l’energia elettrica necessaria al fabbisogno di una utenza standard e al funzionamento della pompa di calore. Quest’ultima è in grado di produrre riscaldamento in inverno, raffrescamento in estate e acqua calda sanitaria tutto l’anno.

Il sistema è dunque capace di sopperire alla maggior parte dei fabbisogni termici ed elettrici delle utenze utilizzando solamente fonti rinnovabili, pulite, gratuite e locali. Il prodotto è anche in grado di accumulare energia elettrica attraverso un set di batterie di ultima generazione e di accumulare energia termica attraverso l’utilizzo di varie tecnologie combinate tra loro. Un controllo elettronico centrale provvede a gestire in contemporanea le varie entrate ed uscite energetiche, ottimizzando così la performance globale del sistema.

Questo controllo centrale (elettronica e software), cervello del prodotto, racchiude il know-how di Verde 21 e l’esperienza decennale dei soci fondatori nel campo della progettazione e installazione di impianti energetici a fonti rinnovabili. L’intera struttura è costituita da materiali completamente riciclabili al termine del ciclo di vita.

Il know-how dell’azienda risiede nelle capacità di integrazione e nella gestione delle varie tecnologie utilizzate. Il mix tra la ricerca universitaria, la grande esperienza nella progettazione e realizzazione di impianti anche molto complessi, la grande attenzione ai trend tecnologici, la forte creatività, la passione per l’ambiente e l’innovazione uniti allo sforzo profuso in questi ultimi tra anni in termini di ricerca e sviluppo e di analisi del mercato, rendono il know-how di Verde21 difficilmente replicabile.

 

Perché Dynamo

 

C’è poi un altro aspetto che rende Dynamo una invenzione un po’ umanistica. Se la parola Dynamo viene dal greco antico, da Dynamai che vuol dire “poter fare”, la sua stessa forma trae origine dallo studio dei solidi platonici, ovvero i cinque poliedri rappresentanti ciascuno un elemento naturale. La scelta di utilizzare i solidi platonici nasce anche dalla constatazione che le loro forme armoniche e iconiche sono universalmente riconosciute come eleganti e piacevoli, aspetto molto importante per un prodotto destinato ad essere commercializzato nei diversi continenti. L’obbiettivo di Dynamo è infatti poter produrre e accumulare energia termica ed elettrica usando esclusivamente fonti rinnovabili. La parola Dynamo è inoltre associata alla produzione di energia.

Il logo rappresenta un Tetractys, uno dei più significativi contributi che il matematico Archimede di Siracusa ha lasciato al mondo della scienza. Il tetractys rappresenta il “numero quaternario” ossia la successione aritmetica dei primi quattro numeri interi positivi, disposti in un triangolo equilatero di lato quattro, in modo da formare una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale fra le prime quattro cifre e la decade (somma teosofica). Ad ogni livello del tetractys corrisponde uno dei quattro elementi, utilizzati da Dynamo per produrre e accumulare energia: 1° livello: il fuoco, il punto, l’unità fondamentale, la compiutezza, la totalità; 2° livello: l’aria, i due punti, la dualità, gli opposti complementari, il femminile e il maschile; 3° livello: l’acqua, i tre punti: la misura dello spazio e del tempo, la dinamica della vita, la creazione, 4° livello: la terra, quattro punti: la materialità, gli elementi strutturali.

 

Quali sono i prodotti Dynamo

 

Gaia, Il Cubo.

E’ la versione cubica del progetto Dynamo. Riprendendo la trattatistica platonica, il cubo rappresenta la terra, simbolo che ben si sposa con Gaia: un cubo nero, dalle linee pulite e minimali, arricchito da una rigogliosa copertura verde. Il valore prettamente funzionale, demandato ai pannelli solari termici e fotovoltaici, è affiancato a quello estetico. Il cubo è, per consuetudine, una forma riconosciuta ed accettata da tutti, portatrice di ordine e perfezione. Il colore nero è inoltre indicatore di eleganza e precisione. Grazie alla sua forma regolare e reiterabile Dynamo D6 può essere installato in serie e trova svaria; scenari d’inserimento.

Nel modello base è in grado di climatizzare in caldo e in fresco una superficie di circa mille metri quadrati di un edificio energetico in classe A, di produrre acqua calda sanitaria per l’utilizzo giornaliero di 20 persone e di produrre energia elettrica coprendo fino all’intero fabbisogno dell’edificio, se necessario. Grazie alla sua reiterabilità può rendere indipendenti anche edifici di grandi dimensioni. L’utilizzo di Gaia, rispetto ad un sistema energetico tradizionale, può evitare annualmente l’emissione di circa 30 tonnellate di CO2.

Il Dodecaedro

Dynamo nasce con la forma dodecaedrica, ovvero con la forma di un solido regolare costituito da 12 pentagoni perfetti. Secondo la tratatistica di Platone il dodecaedro è il più nobile e meraviglioso dei solidi regolari, se infatti i primi quattro sono stati attribuiti ai quattro elementi naturali, il quinto, il dodecaedro appunto, è stato abbinato all’etere, alla grandiosità dell’universo. Dynamo D12 vuole proprio riprendere questo valore di unicità per sintetizzare nella sua forma la potenza dei quattro elementi naturali. Sintesi che si manifesta nella fornitura di energia termica ed elettrica alle utenze, una trasformazione ecosostenibile delle potenziali offerte dalla natura.

La forma estrosa inoltre gli conferisce un valore estetico molto forte, Dynamo D12 può essere utilizzato come totem della sostenibilità energetica in svariate ambientazioni di pregio. Nella versione base è in grado di climatizzare in caldo e in fresco una superficie di circa milleduecento metri quadrati di un edificio energetico in classe A, di produrre acqua calda sanitaria per l’utilizzo giornaliero di 30 persone e di produrre energia elettrica per gli utilizzi legati al sistema di climatizzazione e agli impianti di illuminazione. L’utilizzo del Dodecaedro, rispetto ad un sistema energetico tradizionale, può evitare annualmente l’emissione di circa 30 tonnellate di CO2.

La Piramide

La Piramide è stata pensata per edifici più piccoli come ville singole o bifamiliari con giardino. La piramide, seguendo la trattatistica platonica è la rappresentazione di una metà di un ottaedro, collegato dagli antichi greci all’aria. La Piramide abbina ad un impianto aero-termico un impianto fotovoltaico e un sistema di accumulo a batterie a ioni di litio. La macchina, oltre ad avere un prezzo più accessibile rispetto al cubo e al dodecaedro, è molto facile da installare e non richiede nessun lavoro di cantierizzazione particolare. Inoltre le dimensioni più compatte la rendono idonea per giardini di ville di dimensioni non particolarmente grandi.

Nella versione base è in grado di climatizzare in caldo e in fresco una superficie di circa cinquecento metri quadrati di un edificio energetico in classe A, di produrre acqua calda sanitaria per l’utilizzo giornaliero di 10 persone e di produrre energia elettrica per gli utilizzi legati al sistema di climatizzazione e agli impianti di illuminazione. L’utilizzo della Piramide, rispetto ad un sistema energetico tradizionale, può evitare annualmente l’emissione di circa 15 tonnellate di CO2 .

La gamma dei prodotti attuali composta dal 5° Elemento ( il Dodecaedro), da Gaia ( Il cubo) e dalla Piramide. Sono previsti 18 differenti modelli standardizzati, sulla base delle tre forme, che si differenziano per potenze termiche e elettriche e per gli accumuli. I modelli coprono le esigenze di edifici dai 200 ai 4.000 mq. Le potenze elettriche variano dai 3 kW ai 40 kW, mentre le potenze termiche dai 12 kW ai 300 kW.

Quali sono le prospettive future

 

Sulla base delle stesse idee di fondo, per mantenere il proprio vantaggio competitivo, per sviluppare nuovi mercati ed aggredire nuovi segmenti di clientela, Verde21 ha alcune nuove idee, attualmente in fase di studio, per lo sviluppo di nuovi prodotti: 1- Mini Dynamo ad isola per utilizzo domestico e piccole utenze 2- Smart Point Urbani che integrino alle funzionalità di generazione di energia e di arredo anche le funzioni di “centro multi servizi” ( ricarica elettrica di auto-moto e di dispositivi tecnologici, info-point interattivi ecc. 3- Nuove funzionalità inserite ad hoc: depurazione dell’acqua, depurazione dell’aria in ambienti urbani particolarmente inquinati, pompaggio per acqua di pozzi e suo eventuale stoccaggio. Per lo sviluppo dei nuovi prodotti, oltre alle competenze interne, Verde21 si avvale della collaborazione del Politecnico di Torino, Dipartimento di Energetica e con altre aziende operanti nel settore green.

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Servizio di manutenzione

 

La capacità di immagazzinare energia, oltre che di produrla, rende Dynamo un prodotto interessante per declinare le vendite sia come offerta di semplice hardware, al quale affiancare un adeguato servizio di manutenzione, sia come offerta di un vero e proprio servizio energetico con la possibilità di incrementare ulteriormente i margini di profitto.

Assistenza Tecnica post vendita: Il prodotto Dynamo necessita di una assistenza tecnica ordinaria minimale ma può naturalmente necessitare di una assistenza tecnica straordinaria, passando obbligatoriamente dalla società. L’idea è quella di proporre ai clienti una copertura assicurativa totale per un periodo di 5 anni.

Software di gestione dedicato: Dynamo è un “prodotto” evoluto e come tale può essere opzionalmente collegato in rete per una verifica costante delle prestazioni, per fornire dati statistici e reportistica.

Servizi Finanziari e Servizio Energia: le dinamiche del mercato dell’energy storage conducono a preferire alla vendita del prodotto la vendita del servizio ad esso collegato. Questo vale ancor di più per Dynamo, che produce energia, oltre a stoccarla. Attraverso società finanziarie partner si possono facilitare le vendite e rendere gli investimenti per i clienti cash neutrali sia con i classici strumenti finanziari ( leasing o finanziamento) sia con il più elegante e profittevole noleggio a lungo termine, come avviene nel mercato delle autovetture.

 

Vantaggi economici e pratici e strategie di marketing

 

Dynamo garantisce vantaggi economici e pratici: L’unicità di Dynamo, macchina complessa in grado di produrre ed accumulare energia termica ed elettrica, rende non banale il confronto finanziario con altre tecnologie a fonti rinnovabili. E’ molto difficile poter indicare per Dynamo un costo al kW di potenza di picco, come avviene negli impianti fotovoltaici ed eolici, dal momento che utilizza contemporaneamente fonti di energia diverse, che produce sia energia elettrica che termica e che sono presenti gli accumuli. In termini generali, considerando come ipotesi un’installazione in Italia, il tempo di ritorno dell’investimento può essere compreso tra i 5 e gli 8 anni in funzione della posizione geografica, dell’utilizzo che si fa dell’energia dell’incentivo utilizzato. Nel dettaglio il costo di Dynamo è circa un 10-15% inferiore rispetto al costo di installazione e progettazione di un insieme di impianti che offrono le stesse funzionalità energetiche.

La differenza in positivo è data dalla maggiore facilità di installazione (il prodotto è pre-assemblato), dall’utilizzo standardizzato delle sinergie energetiche più efficienti e dalla mancanza dei costi di progettazione impiantistica. I vantaggi derivanti dal suo utilizzo sono anche di diversa natura: semplicità e tempi di installazione, possibilità di rendersi indipendenti dall’energia della rete, possibilità di abbattere, fino a completo azzeramento, i costi energetici e gli impatti ambientali, possibilità di rinnovare i sistemi energetici senza occupare preziosi spazi all’interno degli edifici, possibilità di declinare l’innovazione tecnologica in forme esteticamente piacevoli, possibilità di comunicare la propria sensibilità green.

Le caratteristiche più importanti che differenziano il progetto Dynamo dagli altri prodotti sono: l’integrazione di funzionalità differenti che garantiscano il soddisfacimento di tutte le esigenze energetiche e la ricerca della massima efficienza in termini di cost-effectiveness. L’approccio è legato allo sviluppo del sistema multi sorgente e del controllo del bilancio energetico, e quindi alla possibilità di creare i presupposti non solo di una produzione ottimale di energia elettrica, ma anche termica, con l’obiettivo di rendere indipendente l’utenza servita attraverso un utilizzo sapiente degli accumuli. In sintesi non si ricerca solo un design che possa risultare attraente per i possibili clienti, ma anche la massima performance energetica a costi contenuti attraverso l’innovazione tecnologica.

Data la tipologia del prodotto, ad “alta tecnologia” e “innovativo”, riteniamo utile applicare una strategia di marketing che si basi sul modello “Technology adoption life cycle” modificato per le innovazioni tecnologiche che creano discontinuità e forniscono “innovazione differenziale” rispetto a quelle che offrono una “innovazione incrementale”. La strategia di marketing che parte da tale modello permetterà di ottenere i risultati di vendita esponenziali tipici, evitando però gli errori che spesso causano la “morte prematura”(chasm) dei prodotti innovativi.

Dynamo è un prodotto “orizzontale” che può essere venduto ad una vasta schiera di clienti, tra questi privati proprietari di ville, case o palazzine indipendenti piccoli condomini; aziende agricole; cantine; agriturismi; sedi di aziende ed uffici in genere; hotel; strutture ricettive; centri commerciali; enti locali; scuole; ospedali; impianti sportivi; rifugi; resort e, più in generale, ai proprietari e gestori di immobili commerciali o privati che abbiano uno spazio esterno utilizzabile. Le Motivazioni d’acquisto sono razionali: senza dubbio il risparmio sul costo dell’energia, il raggiungimento dell’indipendenza energetica, la comprensibilità del prodotto, e la semplicità di installazione; motivazioni razionali ed al tempo stesso emotive sono la salvaguardia dell’ambiente, l’immagine derivante dall’aspetto estetico del prodotto, l’immagine derivante dall’uso di energie pulite e di tecnologie innovative.

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Quali sono i mercati di riferimento

 

Dynamo nasce con una spiccata vocazione per la vendita su scala globale e su mercati diversi, sia in economie sviluppate e mature, sia in paesi emergenti ad elevato tasso di crescita. Oltre al mercato italiano, quindi, che verrà seguito con particolare attenzione per ovvie ragioni di convenienza e di opportunità, verranno privilegiati i mercati esteri (UE e extra Ue) che all’interno di una matrice evidenzieranno il maggior potenziale considerando i seguenti criteri valutativi: vantaggi legati agli incentivi statali/locali; elevata domanda aggregata interna; cultura, sensibilità e ricettività all’uso delle risorse rinnovabili; presenza di gravi problematiche di fornitura di energia elettrica; vantaggi legati alle condizioni climatiche; normative stringenti in relazione alle emissioni di gas serra; alto costo dell’energia dalla rete.

Attualmente sono stati sottoscritti accordi commerciali per la vendita delle macchine in Austria, Germania, Australia e Ucraina. A breve partiranno missioni per valutare la possibilità di creare degli HUB nelle seguenti nazioni: Gabrone, Botswana: HUB per Africa Australe ( vendite in Botswana, Sud Africa, Namibia, Mozambico). Breslavia, Polonia: HUB per Europa Orientale ( vendite in Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia, Ungheria). Haining Industrial Park, Cina: Hub per il mercato cinese. Con il Supporto delle Autorità Locali e del polo Tecnologico di Navacchio Melbourne ( Australia): HUB per il mercato Australiano.

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Bitcoin energia solare: all’insegna della sostenibilità ambientale https://www.business.it/bitcoin-energia-solare-allinsegna-sostenibilita-ambientale/ Wed, 06 Jun 2018 07:00:44 +0000 https://www.business.it/?p=27947 Bitcoin green che si nutrono di energia solare. L’innovativa idea parte dalla Moldavia, paese tra i più all’avanguardia in Europa in cui l’Ict – Information and Communications Technology – è un campo all’avanguardia e dove le energie rinnovabili stanno sempre più prendendo piede. Protagonista della svolta green delle valute digitali è la Consulcesi Tech che ha realizzato infatti il più grande impianto… Leggi tutto »Bitcoin energia solare: all’insegna della sostenibilità ambientale

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Bitcoin green che si nutrono di energia solare. L’innovativa idea parte dalla Moldavia, paese tra i più all’avanguardia in Europa in cui l’Ict – Information and Communications Technology – è un campo all’avanguardia e dove le energie rinnovabili stanno sempre più prendendo piede. Protagonista della svolta green delle valute digitali è lConsulcesi Tech che ha realizzato infatti il più grande impianto fotovoltaico del Paese, dando quindi vita ad un edificio 100% sostenibile. La capitale Chisinau e più precisamente l’Accademia delle Scienze, ospita la struttura che ingloba oltre 3mila pannelli fotovoltaici. La sostenibilità e la tecnologia qui vanno a braccetto: l’impianto destinato al mining farm, ovvero il processo di creazione della valuta virtuale, sarà infatti capace di risparmiare ogni anno 550 tonnellate di CO2 e 240 Tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Una bella trovata considerando che tra i dubbi sollevati riguardo il bitcoin c’è proprio l’eccessivo consumo di elettricità che coinvolge i processi di produzione della moneta virtuale.  In questo caso quindi si può parlare di eco-mining perché il processo informatico su cui si basa la creazione di nuove criptovalute, i bitcoin green appunto, è energeticamente sostenibile. 

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Arriva una nuova frontiera: eco-mining

 

Eco-mining, ossia produzione di Bitcoin sfruttando l’energia solare. Un metodo innovativo che abbatte gli elevati consumi di elettricità ad oggi necessari per la creazione di criptovalute, sfatando al contempo il tabù che finora aveva sempre bollato come “energivora” la coniazione di monete digitali. I 3mila pannelli fotovoltaici installati a Chisinau permetteranno infatti di risparmiare ogni anno 550 tonnellate di CO2 e 240 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio).

Soddisfatto della realizzazione di questo impianto Andrea Tortorella, CEO di Consulcesi Tech: “L’alto consumo energetico alla base del funzionamento delle criptovalute può essere ovviato attraverso l’utilizzo di fonti alternative supportate da infrastrutture all’avanguardia. Valute digitali e blockchain rappresentano il futuro, e come tutte le rivoluzioni tecnologiche, vanno gestite affinché il loro impatto comporti un sensibile miglioramento nella qualità della vita di tutti noi, senza ripercussioni sulla sostenibilità ambientale”.

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Bitcoin a energia solare, la sfida green italiana

 

L’azienda hi-tech specializzata in soluzioni all’avanguardia legate alla blockchain ha avuto diretto mandato del Governo moldavo e ha realizzato l’impianto insieme con Fly Ren Energy Company, azienda specializzata nella produzione di elettricità da fonte solare.

Fly Ren Energy company è una società italiana che opera nel campo della produzione di elettricità da fonte solare. Consulcesi Tech è invece una hi-tech company che ha il suo quartier generale a Balerna in Svizzera: lavora a soluzioni di avanguardia che utilizzano blockchain, nata nel 2017.

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L’impatto ambientale dei bitcoin

 

Questo progetto è una risposta alla crescente preoccupazione sull’impatto ambientale delle criptovaute. Per produrre bitcoin bisogna infatti usare una notevole quantità di energia elettrica. Per farlo non basta avere un normale computer, dato che nemmeno i migliori e i più potenti hanno la potenza di calcolo necessaria per creare le criptomonete. Gli strumenti tecnologici che vengono usati per i bitcoin sono quindi dei macchinari speciali e potentissimi, con una capacità di calcolo elevata, ma che proprio per le loro caratteristiche comportano un pesante dispendio energetico.

Un analista finanziario, Alex de Vries, ha condotto uno studio sul tema, mettendo in evidenza come la produzione di bitcoin arriverà a rappresentare il 5% della domanda mondiale di elettricità. Più il valore della criptomoneta aumenterà, più verrà prodotta, più inquinamento ambientale ci sarà. Secondo Alex de Vries, se per ipotesi, il bitcoin in futuro dovesse diventare la valuta usata a livello globale, si verificherebbe una vera e propria catastrofe ambientale.

E in un futuro in cui la moneta virtuale dominerà, la scelta dell’azienda moldava potrà illuminare tante altre realtà. Se infatti il bitcoin ha fatto timidamente capolino nel 2009, adesso è diffuso in tutto il mondo e continua a sfidare le diffidenze in merito alle criptovalute. Il futuro delle energie rinnovabili e delle criptovalute è già presente in Moldavia. Per una volta tanto sarà il resto d’Europa a dover inseguire.

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Concorrenza Tesla, in arrivo Energy Solar, il tetto Nissan a energia solare https://www.business.it/concorrenza-tesla-arrivo-energy-solar-tetto-nissan-energia-solare/ Sat, 19 May 2018 07:00:28 +0000 https://www.business.it/?p=25439 Il settore delle auto elettriche è in continua crescita ed espansione. Le chiamano “auto del futuro” e sembra proprio che sostituiranno in tutto e per tutto i vecchi motori a benzina. Tesla è l’azienda di riferimento, guadata dal mondo intero per i modelli all’avanguardia della mobilità elettrica. Ma altre aziende come Volvo e Nissan stanno… Leggi tutto »Concorrenza Tesla, in arrivo Energy Solar, il tetto Nissan a energia solare

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Il settore delle auto elettriche è in continua crescita ed espansione. Le chiamano “auto del futuro” e sembra proprio che sostituiranno in tutto e per tutto i vecchi motori a benzina.

Tesla è l’azienda di riferimento, guadata dal mondo intero per i modelli all’avanguardia della mobilità elettrica. Ma altre aziende come Volvo e Nissan stanno puntando alla produzioni di veicoli elettrici, facendo accrescere notevolmente la concorrenza. La casa automobilistica giapponese ha deciso di puntare su soluzioni innovative riguardo l’ambito energetico a 360 gradi. Così ha presentato il progetto Energy Solar, che richiama il già noto esperimento Tesla Solar Roof.

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tetto solare tesla

Solar Roof di Tesla

Elon Musk è un tipo versatile, lo sappiamo bene. Col tempo e grazie alle sue innovazioni abbiamo imparato a conoscerlo: si batte per un mondo più green, dove anche la tecnologia più all’avanguardia può collaborare con progetti sostenibili. Solar Roof fa parte di queste idee. Testate dagli stessi dipendenti Tesla, le tegole sono state create per supportare un normalissimo tetto, sfruttando però l’energia grazie ad una batteria Powerwall integrata. Il tetto solare Tesla può dunque trasformare la luce solare in elettricità, in quanto l’energia che viene trattenuta durante il giorno può essere utilizzata in ogni momento, rendendo l’abitazione completamente autonoma, anche in caso di blackout.

Tetto solare TeslaEnergy Solar Nissan: cos’è

Questo progetto deve essere piaciuto tanto che anche Nissan ha presentato un’idea molto simile: si chiama Energy Solar e per ora l’offerta è indirizzata verso il mercato inglese. Si tratta di un impianto dedicato alla produzione e allo sfruttamento dell’energia prodotta dal sole in ambito esclusivamente domestico.

Gli scettici del settore hanno subito storto il naso, giudicando negatività la scelta del mercato del Regno Unito visto il tempo atmosferico che caratterizza l’isola. Ma la Nissan ha assicurato che pannelli sono in grado di lavorare in modo efficiente anche in situazioni di cielo coperto e non necessariamente sereno.

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Come funzionerà?

Il meccanismo dell’energia solar è semplice: sarà convogliato all’interno di batterie rigenerate, che sono state già applicate ad automobili della casa automobilistica. Energy solar sarà in grado di far risparmiare circa il 66% della bolletta consueta, mentre l’investimento iniziale potrà essere recuperato con gli incentivi statali. É stato stimato su una media di circa 4.450 euro a impianto.

Potrebbe in futuro arrivare anche da noi, dipende chi tra Tesla e Nissan sarà in grado di ottenere maggiori risultati ed espandersi anche in Europa.

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Mobilità elettrica: Repower, il personal trainer dell’energia https://www.business.it/mobilita-elettrica-repower-personal-trainer-energia/ Thu, 03 May 2018 10:17:54 +0000 https://www.business.it/?p=24341 La mobilità elettrica consente di conciliare la crescente esigenza di dinamicità con il rispetto per l’ambiente. Il gruppo Repower è attivo nel settore energetico da oltre 100 anni, con sede principale a Poschiavo nel Cantone dei Grigioni. Tra i primi operatori svizzeri nella generazione da fonti rinnovabili, opera sulle principali borse elettriche europee ed è… Leggi tutto »Mobilità elettrica: Repower, il personal trainer dell’energia

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La mobilità elettrica consente di conciliare la crescente esigenza di dinamicità con il rispetto per l’ambiente. Il gruppo Repower è attivo nel settore energetico da oltre 100 anni, con sede principale a Poschiavo nel Cantone dei Grigioni. Tra i primi operatori svizzeri nella generazione da fonti rinnovabili, opera sulle principali borse elettriche europee ed è attiva trasversalmente su tutta la filiera energetica, sia in Svizzera sia in Italia.

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L’innovazione di Repower

Dal 2002 Repower è presente in Italia su tutta la filiera dell’energia elettrica e si colloca tra i principali player del mercato nella vendita di energia elettrica e gas naturale alle piccole e medie imprese, con un fatturato complessivo nel 2017 di circa 1,7 miliardi di euro di cui 1,3 solo in Italia.

Segni distintivi delle iniziative di Repower Italia sono l’innovazione e l’approccio verso l’esterno: negli ultimi anni l’azienda ha spiccato anche per lo spirito pionieristico con cui ha proposto ai propri clienti un ricco portafoglio di servizi e prodotti.

Un ampio ventaglio di opzioni nella fornitura di energia elettrica, a prezzo fisso, variabile o misto per soddisfare tutte le possibili esigenze di consumo delle aziende. Diverse anche le soluzioni nell’ambito dell’energia smart con cui Repower anticipa il tema dell’efficienza, della sostenibilità ambientale e della mobilità elettrica.

Nell’ambito dell’efficienza energetica Repower ha sviluppato diverse soluzioni tra cui spicca VAMPA, il check-up termografico applicato agli impianti elettrici per individuare dispersioni di energia potenzialmente sintomatiche di guasti e anomalie.

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Repower energia verde

Consolidata l’esperienza nell’ambito della mobilità elettrica: nel 2011 viene lanciata Verde Dentro, l’unica fornitura sul mercato che offre alle aziende un mezzo elettrico a due o quattro ruote, energia verde da fonti rinnovabili certificata, un audit energetico che misura l’efficienza di impianti e macchinari, e strumenti di comunicazione con cui promuovere e valorizzare questa scelta green.

Inoltre PALINA, colonnina di ricarica per veicoli elettrici evoluta in strumento di comunicazione ed elemento di arredo urbano, e BITTA, wallbox di ricarica adatta sia ad ambienti chiusi sia all’esterno. Entrambe un’esclusiva Repower.

Oggi Repower vanta più di 600 strumenti installati in Italia e vanta storie di successo come il caso della Ricarica 101, e strumenti evoluti a disposizione del driver elettrico, come l’app Recharge Around. Altra innovazione importante è la figura di Homo Mobilis che riassume l’approccio di Repower verso la mobilità sostenibile. Essendo presente sui social network, questa figura rappresenta il filo rosso che lega le diverse soluzioni sviluppate dal player elettrico in questo campo.


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Earth Day 2018: gli startupper dell’Economia Circolare da tenere d’occhio https://www.business.it/earth-day-2018-economia-circolare/ Sun, 22 Apr 2018 12:00:21 +0000 https://www.business.it/?p=23586 Quest’oggi, 22 aprile, si festeggia l’Earth Day 2018, la Giornata Internazionale della Terra ovvero la più grande manifestazione al mondo dedicata alla tutela ambientale. Cogliamo quindi l’occasione per farvi conoscere alcuni tra i più importanti startupper dell’Economia Circolare al mondo, ovvero di quel sistema economico capace di rigenerarsi da solo. Come dimostra l’ultima normativa UE… Leggi tutto »Earth Day 2018: gli startupper dell’Economia Circolare da tenere d’occhio

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Quest’oggi, 22 aprile, si festeggia l’Earth Day 2018, la Giornata Internazionale della Terra ovvero la più grande manifestazione al mondo dedicata alla tutela ambientale. Cogliamo quindi l’occasione per farvi conoscere alcuni tra i più importanti startupper dell’Economia Circolare al mondo, ovvero di quel sistema economico capace di rigenerarsi da solo. Come dimostra l’ultima normativa UE in tema, la Circular Economy rappresenta (e deve rappresentare) il futuro dell’economia mondiale, al fine di continuare ad avere uno sviluppo tecnologico che guardi però alla sostenibilità ambientale.

Greenrail: l’italiano che rivoluziona il settore ferroviario

Iniziamo da una startup italiana, Greenrail. L’azienda è stata fondata nel 2012 da Giovanni Maria De Lisi e propone traverse ferroviarie innovative, dalle altissime prestazioni e dalla lunga durata, ma caratterizzate principalmente dall’essere ottenute con materiali di riciclo. In perfetta linea con il concetto di circular economy, infatti, il prodotto della startup è ottenuto dalla lavorazione di PFU (Pneumatici fuori uso) e plastica da rifiuto urbano. Valore aggiunto delle traverse Greenrail è il loro essere “tailor-made”, pensate quindi secondo le direttive delle specifiche tecniche internazionali ed in base alle esigenze di ogni cliente. Il fondatore, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti del mondo, ha affermato di essere pronto a lanciare nel 2019 altre importanti novità.

earth-day-2018Thread: gli startupper che riutilizzano la plastica abbandonata

Questa B Corporation (azienda con elevate performance ambientali) con sede a Pittsburgh trasforma le bottiglie di plastica recuperate da strade e canali di Haiti e Honduras in “tessuti responsabili” utilizzati nei prodotti di consumo. Oltre ad aiutare a ridurre la spazzatura ad Haiti e in Honduras creando alternative sostenibili ai rifiuti, l’azienda si impegna anche ad aiutare le comunità locali più povere. Thread ha recentemente stretto una partnership con Timberland per fornire materiali riciclati da utilizzare nelle calzature del marchio di abbigliamento. Per aggiungere un ancora più alto livello di trasparenza, ogni metro di tessuto viene tracciato in ogni fase della lavorazione, dalla raccolta della bottiglia alla creazione del tessuto fino alla consegna del tessuto finito ai clienti.

earth-day-2018LanzaTech: l’Economia Circolare applicata ai rifiuti industriali

Gli startupper di Lanzatech, azienda dell’Illinois con una sede anche in Cina, applicano i principi dell’economia circolare al monossido di carbonio, trasformandolo da “una responsabilità in un’opportunità”. Utilizzando la sua tecnologia molecolare brevettata, l’azienda trasforma rifiuti e residui ricchi di carbonio in preziosi combustibili e prodotti chimici attraverso un processo di fermentazione del gas. LanzaTech mira al riutilizzo del monossido di carbonio prodotto da industrie come quelle della produzione di acciaio o della raffinazione del petrolio. Il processo di LanzaTech può essere paragonato a quello di un birrificio – spiegano dall’azienda – ma invece di zuccheri e lieviti per produrre birra, l’azienda utilizza microbi e gas di scarico per produrre combustibili e prodotti chimici. Il processo cattura e ricicla i gas di scarico prima che vengano emessi come gas serra, riducendo gli inquinanti e le emissioni di particolato di oltre l’85%, supportando contemporaneamente la crescita economica sostenibile.
Non sono solo le startup, però, ad interessarsi all’economia circolare. È notizia di ieri, ad esempio, che Apple – proprio in occasione dell’EarthDay 2018, la Giornata della Terra – ha reso nota l’introduzione nelle sue fabbriche di Daisy, un robot capace di disassemblare sino a 200 iPhone all’ora al fine di recuperare i materiali preziosi in essi contenuti.
Leggi anche: “Apple, missione riciclo: il robot Daisy disassembla sino a 200 iPhone all’ora”

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Apple, missione riciclo: il robot Daisy smonta sino a 200 iPhone all'ora https://www.business.it/apple-robot-daisy-iphone/ Sat, 21 Apr 2018 13:30:27 +0000 https://www.business.it/?p=23544 In vista della Giornata della Terra 2018, Apple ha reso note tutte le novità aziendali in fatto di riciclo e riutilizzo di materiali preziosi presenti nei dispositivi dismessi. La Green Economy, insomma, sembra essere oramai realtà anche per un colosso tecnologico come quello di Cupertino, sempre più attento a limitare sprechi e adottare tutte le… Leggi tutto »Apple, missione riciclo: il robot Daisy smonta sino a 200 iPhone all'ora

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In vista della Giornata della Terra 2018, Apple ha reso note tutte le novità aziendali in fatto di riciclo e riutilizzo di materiali preziosi presenti nei dispositivi dismessi. La Green Economy, insomma, sembra essere oramai realtà anche per un colosso tecnologico come quello di Cupertino, sempre più attento a limitare sprechi e adottare tutte le tecnologie disponibili per ridurre al massimo l’impatto ambientale della propria produzione sul Pianeta.

Apple: Daisy e il programma Give Back

In occasione della Giornata della Terra, che ricordiamo cadrà il prossimo 22 aprile, Apple ha annunciato alcune iniziative speciali nonché le novità adottate in azienda per ridurre l’impatto ambientale. Una delle più importanti news, parte dell’impegno continuo del colosso di Cupertino per la salvaguardia della Terra, è l’introduzione del robot Daisy nelle proprie fabbriche. il nuovissimo robot Apple, concepito per disassemblare i dispositivi dismessi, rappresenta il modo più efficiente per recuperare in quantità maggiore i materiali di valore contenuti negli iPhone. Creato dopo anni di ricerca e sviluppo, Daisy integra tecnologie rivoluzionarie che si basano sull’esperienza fatta da Apple con Liam, il suo primo robot per disassemblare lanciato nel 2016.
apple-daisy-iphoneDaisy è pertanto fatto da alcune componenti di Liam ed è in grado di disassemblare nove versioni di iPhone e separare le loro componenti di alta qualità per il riciclo. Daisy è in grado di smontare fino a 200 iPhone all’ora, rimuovendo e separando le loro componenti, in modo da permettere ad Apple di recuperare materiali che le aziende di riciclo tradizionali non sono in grado di recuperare, con una qualità ancora più elevata.
Tra i progetti a breve termine, invece, Apple ha lanciato GiveBack. Attraverso il programma Apple GiveBack, i clienti potranno consegnare – sino al 30 aprile – i propri dispositivi presso qualsiasi Apple Store o attraverso il sito apple.com per essere riciclati o permutati. Per ciascun dispositivo Apple ricevuto, Apple farà una donazione all’organizzazione Conservation International per sostenere i suoi sforzi per preservare e proteggere l’ambiente. Ai dispositivi idonei verrà altresì corrisposto un credito che i clienti possono utilizzare per un acquisto in negozio o trasferire in una Carta Regalo Apple Store da utilizzare in seguito.

Impegno continuo per tutelare l’ambiente

La Green Economy come chiave per uno sviluppo sostenibile: è questo il concetto alla base del continuo impegno di Apple nel supportare un pianeta sano attraverso l’innovazione. Nella giornata di ieri, il colosso di Cupertino ha rilasciato anche il rapporto inerente i progressi ambientali compiuti dall’azienda in tre aree prioritarie:

  • Ridurre l’impatto ambientale utilizzando fonti di energia rinnovabili e incentivando l’efficienza energetica nei suoi prodotti e nelle proprie strutture.
  • Preservare le risorse preziose.
  • Aprire la strada all’uso di materiali più sicuri nei propri prodotti e processi.

Questa notizia arriva solamente una settimana dopo aver rilasciato un importante annuncio. La scorsa settimana, infatti, Apple ha reso noto che le sue strutture globali sono ora alimentate con energia pulita al cento percento. Questo risultato comprende negozi, uffici, data center e strutture in co-locazione in 43 paesi, tra cui Cina, India, Regno Unito e Stati Uniti. La società ha inoltre annunciato che altri nove fornitori si sono impegnati ad alimentare tutta la loro produzione per Apple esclusivamente con energia pulita, portando a 23 il numero totale di fornitori impegnati su questo fronte.
Leggi anche: “Apple, il nuovo Mac Pro nel 2019: sarà la macchine desktop più potente di sempre”

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Fare impresa: 5 idee di business ecologici https://www.business.it/impresa-5-idee-business-ecologiche/ Tue, 17 Apr 2018 14:54:58 +0000 https://www.business.it/?p=23208 Un’azienda “verde” si sforza di avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità. Sviluppa e pratica strategie aziendali che vanno oltre la regolamentazione e dimostrano l’impegno per un futuro sano e sostenibile. Roland Berger Strategy Consultants, società di consulenza tedesca specializzata nel “green”, stima che il volume del mercato globale per le tecnologie ambientali raggiungerà i… Leggi tutto »Fare impresa: 5 idee di business ecologici

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Un’azienda “verde” si sforza di avere un impatto positivo sull’ambiente e sulla comunità. Sviluppa e pratica strategie aziendali che vanno oltre la regolamentazione e dimostrano l’impegno per un futuro sano e sostenibile. Roland Berger Strategy Consultants, società di consulenza tedesca specializzata nel “green”, stima che il volume del mercato globale per le tecnologie ambientali raggiungerà i 2,740 miliardi di dollari previsti entro il 2020.
Se pensi di avviare un business ecologico, devi sapere che un’azienda verde ha due vantaggi rispetto ad altri tipi di imprese. In primo luogo, l’ambientalismo sta crescendo rapidamente, quindi sarai indirizzato a un mercato in crescita. In secondo luogo, l’avvio di un’attività ecologica può essere particolarmente soddisfacente dal punto di vista etico, in quanto potrai contribuire a rendere il mondo un “posto migliore”. Le aziende di questo tipo attraggono più facilmente investitori e lavoratori. Ecco alcune idee di business ecologici attuali e promettenti.

Orti in miniatura

La crescente preoccupazione sull’origine del nostro cibo e su come è stato fatto si sta traducendo in un numero crescente di persone che vogliono coltivare il proprio cibo, ovunque vivano.
Un’idea imprenditoriale ecocompatibile è quella di produrre orti in miniatura da giardino, piccole collezioni di vassoi di piante da semina che si adattano al balcone più piccolo e permettono alle persone di coltivare le proprie verdure.
Su scala più ampia, come designer di giardini potresti specializzarti in installazioni da giardino/orto sul tetto. Oppure potresti sviluppare un’attività ecologica focalizzata su prodotti che aiuteranno le persone a coltivare il proprio cibo, come le serre per le abitazioni o i controlli ecologici dei parassiti. La crescita del cibo è una tendenza che andrà solo a … um … diventare più grande (scusate il gioco di parole). L’agricoltura biologica e le vendite di compost organici sono altre idee di business nel verde che potrebbero funzionare, ma in ogni caso considerato il mercato in rapida crescita occorre una puntuale analisi di mercato prima di iniziare.
Leggi anche: Mettersi in proprio: 5 aziende facili da avviare

Generazione e riscaldamento solare

Il costo dell’energia tradizionale salirà, lo dicono tutti gli indicatori disponibili. Questo renderà le idee di business verdi legate al risparmio energetico e al taglio dei costi energetici una scommessa sicura.
Gli impianti solari di riscaldamento dell’acqua possono fornire significativi risparmi sui costi energetici. Possono fornire fino al 70% dell’acqua calda di una famiglia, se installati correttamente.
In Italia la generazione elettrica da pannello solare (fotovoltaico), è tornata a crescere dopo un periodo di crisi, nel 2017 ha superato i 90 GW segnando un +15% circa rispetto al 2016. Per il 2018 gli analisti di settore prevedono una crescita del 4/5%.
L’installazione di pannelli solari sul tetto e il collegamento a sistemi elettrici domestici o aziendali richiede molta esperienza e le imprese che offrono questo servizio sono fiorenti.

Prodotti per la pulizia ecologici

Il bucato e qualsiasi cosa debba essere lavata deve risultare pulito. Ma oggi le persone sono molto più sensibili rispetto a ciò che viene scaricato nell’ambiente: vogliono il pulito scintillante senza causare danni all’ambiente. Un’idea imprenditoriale verde per aiutarli a realizzare questo è vendere prodotti di pulizia ecologici.
Questa è un’idea di business verde che potrebbe funzionare bene come un sito di e-commerce.
“Going green” è anche un’ottima strategia di marketing per un’azienda di pulizie. Le imprese di pulizie commerciali e residenziali sono ancora idee commerciali “bollenti” poiché la domanda di servizi di pulizia è ancora in crescita. Utilizzare solo prodotti per la pulizia eco-compatibili nel tuo business di pulizia potrebbe dare un vantaggio competitivo.
Un altro business remunerativo in questo settore potrebbe essere quello dei sistemi di lavaggio ecologici. I ricercatori dell’Università di Leeds hanno sviluppato un nuovo modo di pulire gli indumenti utilizzando meno del 2% dell’acqua e dell’energia di una lavatrice convenzionale.

Consulenza ecologica

Mentre il prezzo dell’energia aumenta e il verde diventa sempre più popolare, più individui e aziende vogliono diventare più “ecologici”, ma non sanno quale sia la migliore linea d’azione. Quindi la consulenza ecologica è un’idea imprenditoriale al passo con i tempi. I consulenti green mettono insieme un piano d’azione per i loro clienti esaminando l’ambiente dei loro clienti e analizzando i loro punti di forza e di debolezza ambientale. Ad esempio, una casa o un’azienda potrebbe utilizzare molta più energia del necessario per il riscaldamento o il raffreddamento a causa della mancanza di sistemi di disarmo meteorologico, isolamento o sistemi HVAC (riscaldamento, ventilazione e climatizzazione) non correttamente installati.
Alcune aziende di consulenza ecologica offrono anche la gestione “green” degli eventi. L’idea di business è che la società di consulenza farà in modo che ogni aspetto dell’evento, dalla pubblicità alla gestione dei rifiuti, sia gestito nel modo più rispettoso dell’ambiente.

Scooter e moto green

Il trasporto è un altro luogo di cambiamento per molte persone, la cui necessità di diventare “green” è rafforzata dai prezzi sempre più alti dei carburanti tradizionali. Biciclette e scooter elettrici sono una soluzione all-in-one molto allettante. Sia con uno scooter che con una bicicletta elettrica puoi risparmiare denaro, essere ecologico e… migliorare anche la tua salute! Diventare un rivenditore di potrebbe essere l’idea imprenditoriale che stavi cercando: tutti i tipi di scooter elettrici e le bici elettriche aumenteranno di popolarità nei prossimi anni. Fai  qualche ricerca su Google, te ne renderai conto. Se vivi in ​​un’area urbana, noleggiare biciclette e scooter potrebbe essere un business redditizio.
Leggi anche: Nuove idee di business in tempi di crisi

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Sostenibilità ambientale: Adidas scarpe con rifiuti dell’Oceano https://www.business.it/sostenibilita-ambientale-adidas-scarpe-rifiuti-delloceano/ Mon, 16 Apr 2018 09:55:02 +0000 https://www.business.it/?p=23054 Adidas è da sempre all’avanguardia nella realizzazione di prodotti in grado di soddisfare le esigenze crescenti dei consumatori. Il brand tedesco ha deciso ora di adottare delle strategie per ridurre il proprio impatto ambientale entro il 2020. Per risolvere questo problema sono state realizzate le scarpe eco sostenibili. Il Gruppo Adidas, uno dei marchi di riferimento nel… Leggi tutto »Sostenibilità ambientale: Adidas scarpe con rifiuti dell’Oceano

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Adidas è da sempre all’avanguardia nella realizzazione di prodotti in grado di soddisfare le esigenze crescenti dei consumatori. Il brand tedesco ha deciso ora di adottare delle strategie per ridurre il proprio impatto ambientale entro il 2020. Per risolvere questo problema sono state realizzate le scarpe eco sostenibili.

Il Gruppo Adidas, uno dei marchi di riferimento nel settore degli articoli sportivi,  negli ultimi anni si è resa protagonista di numerose iniziative volte a ridurre il proprio impatto ambientale. Adidas si impegna ad essere una compagnia sempre più sostenibile, infatti considerano l’impatto ambientale dei materiali, e utilizzano e supportano l’uso di materiali riciclati o sostenibili.

Sulla base di un approccio basato sul ciclo di vita, Adidas prende in considerazione diversi fattori quando valuta la sostenibilità dei materiali, come l’uso del suolo, l’eliminazione di sostanze pericolose, il benessere degli animali, il consumo di energia e il consumo di acqua.

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Adidas e il successo delle scarpe riciclate

Adidas, insieme all’organizzazione ambientalista Parley with the Oceans, mira a far crescere la consapevolezza della fragilità degli oceani e a contrastare il fenomeno dei rifiuti plastici nei mari. Per ridurre il proprio impatto ambientale, le grandi aziende puntano alla sostenibilità e il riciclo. Un esempio è Adidas che nel 2015 ha lanciato le Ocean Plastic Trainer un modello di scarpe da ginnastica realizzate con un filamento derivato dalle plastiche riciclate dai rifiuti presenti negli oceani, per contrastare l’allarmante fenomeno dei rifiuti plastici nei mari di tutto il mondo.

La scarpa da corsa, realizzata dal designer britannico Alexander Taylor in collaborazione con Parley e Adidas, è composta da due tipi di plastica riciclata, il polietilene tereftalato, impiegato comunemente per le bottiglie d’acqua, e il nylon delle reti da pesca. Dopo la presentazione del prototipo nel 2015 sono stati realizzati tre modelli, UltraBoost Parley, UltraBoost X Parley e UltraBoost Uncaged Parley.

Lo scorso anno Adidas ha venduto oltre un milione di queste calzature, lo ha rivelato Kasper Rorsted, ceo dell’azienda tedesca. L’obiettivo di Adidas è quello di evitare l’uso di plastica vergine, raccogliere i rifiuti di plastica presenti nell’ambiente e realizzare calzature e prodotti in modo che siano sia sostenibili che performanti. “Ci impegniamo ad eliminare gradualmente l’uso della plastica vergine nei nostri prodotti” – ha dichiarato Rorsted – “ma questa è solo una parte della nostra collaborazione con Parley”. Adidas supporta Parley nelle sue attività di ricerca e sviluppo e educazione e comunicazione.

Un milione di paia di scarpe non è gran che, a confronto con i milioni e milioni di paia venduti su base annua dall’azienda, considerando anche che i modelli prodotti in collaborazione con Parley sono in vendita da quasi due anni. Comunque, un milione non è neanche poco, e la cifra indica che la domanda è concreta.

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Quante bottiglie di plastica vengono utilizzate per un paio di scarpe?

Per ogni paio di scarpe vengono utilizzate circa undici bottiglie di plastica, materiale che viene usato per realizzare sia la tessitura esterna che la fodera e le stringhe. La plastica riciclata utilizzata è stata raccolta, fa sapere Adidas, nei pressi delle Maldive.

Nonostante sia evidente che non basti riciclare alcuni rifiuti e realizzarne scarpe per risolvere il tragico problema della plastica che affligge i mari di tutto il pianeta, le calzature di Adidas lanciano un segnale importante. “Questa nuova scarpa non è soltanto un accessorio – ha dichiarato Cyrill Gutsch, fondatore di Pearly for the Oceans, in occasione del lancio della nuova linea Adidas. – “È un simbolo, un nuovo modo di stabilire un nesso tra i prodotti e la causa dell’inquinamento dell’oceano”.

Per non essere da meno, anche il più grande produttore al mondo di scarpe sportive, Nike, ha iniziato a riconsiderare la scelta dei materiali per la produzione delle sue calzature. Molte delle sue collezioni sono in pelle o in tessuti derivati dal petrolio, ma un nuovo materiale già sviluppato ricicla le fibre del cuoio.

Chiamato Flyleather, è un materiale ottenuto combinando tra loro i cascami di pelle. In questo modo Nike riduce gli sprechi nei suoi processi produttivi, rendendo sostenibili i suoi tradizionali modelli in pelle. Nike afferma che “è il materiale in pelle con la più bassa impronta di carbonio di sempre,” continuando però perfettamente a sembrare cuoio della miglior qualità. Le calzature sostenibili hanno molti vantaggi, tra cui la riduzione degli sprechi. Una scommessa su come le aziende continueranno a produrre calzature guardando a un futuro più sostenibile è realizzare scarpe sportive non più in serie limitata.

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Energia pulita: la strada che ricarica le auto https://www.business.it/energia-pulita-strada-ricarica-auto/ Fri, 13 Apr 2018 11:37:57 +0000 https://www.business.it/?p=22916 Anche la Cina ha la sua strada solare. È stato appena inaugurato un tratto dell’autostrada fotovoltaica sviluppata dal Qilu Transportation Development Group. Si trova vicino a Jinan, la capitale della provincia cinese dello Shandong ed è parte della circonvallazione che circonda la città. L’idea di realizzare strade coperte da moduli fotovoltaici continua ad attirare più… Leggi tutto »Energia pulita: la strada che ricarica le auto

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Anche la Cina ha la sua strada solare. È stato appena inaugurato un tratto dell’autostrada fotovoltaica sviluppata dal Qilu Transportation Development Group. Si trova vicino a Jinan, la capitale della provincia cinese dello Shandong ed è parte della circonvallazione che circonda la città.

L’idea di realizzare strade coperte da moduli fotovoltaici continua ad attirare più critici che sostenitori. Ma ciò non ha minimamente dissuaso la Cina dal voler entrare nella ristretta cerchia di sperimentatori delle solar road al pari di Paesi come la Francia o l’Olanda. E lo ha fatto inaugurando in questi giorni la sua prima autostrada solare. Qui, il Qilu Transportation Development Group ha ripavimentato e solarizzato un primo chilometro della superstrada che circonda la città (a regime saranno 2 i km di autostrada solare).

Il nuovo manto è costituito da tre differenti strati funzionali sovrapposti: sul fondo uno strato isolante in grado di assorbire le sollecitazioni meccaniche, in mezzo i moduli fotovoltaici veri e propri mentre sulla superficie è steso del cemento trasparente che consente la trasmissione della luce pur mantenendo le necessarie caratteristiche di resistenza meccanica. L’area coperta misura in tutto 5.875 metri quadrati e, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa statale Xinhua, dovrebbe generare circa 1 milione di kWh l’anno. Una quantità sufficiente a soddisfare i bisogni elettrici di circa 800 famiglie cinesi.

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La solar road della Cina

La Cina ha aperto il suo primo tratto di strada solare: si trova nella città di Jinan, capoluogo della provincia nord-orientale di Shandong, lungo 2 km della Jinan Expressway, che con la sua lunghezza di oltre 2.000 km collega Jinan con Guangzhou, capoluogo della provincia meridionale del Guangdong.

Questo tratto di strada solare è operativo dalla fine del 2017. L’asfalto è composto dalla sovrapposizione di tre differenti strati. Le celle fotovoltaiche, al centro, sono collegate a inverter prodotti dalla compagnia cinese Growatt di Shenzhen e sono doppiamente protette: inferiormente da una base che permette l’appoggio sulla fondazione stradale e superiormente da uno strato di cemento trasparente che dovrebbe dare durevolezza alla pavimentazione, carrabile, consentendo contemporaneamente alla luce solare di raggiungere il silicio delle celle.

Il progetto appena completato a Jinan ha avuto una sua fase preliminare nella realizzazione in città di un prototipo di 660 mq che è stato operativo dall’inizio del 2017. Questa pavimentazione di prova, oltre a testare il funzionamento del sistema e i suoi materiali, ha permesso anche di fare delle verifiche sull’efficacia del suo sistema integrato di sbrinamento, che sfrutta la presenza dell’energia elettrica (e del calore da questa prodotto) per prevenire la formazione del ghiaccio e sciogliere la neve durante i mesi invernali.

“La strada di prova è troppo breve per fornire la ricarica wireless al momento”, ha detto Zhou. “Dal punto di vista della tecnologia stessa, la ricarica non è un problema. I veicoli che possono essere caricati in modalità wireless non sono ancora utilizzati sulle strade.” Qilu Transportation non ha fornito un periodo di tempo per l’installazione dei sensori per trasmettere dati e alimentazione alle batterie EV. La strada ha una durata stimata di 15 anni, corrispondente a quella delle tradizionali autostrade asfaltate.

Non si tratta della prima strada fotovoltaica del mondo. Esistono già vari progetti di questo tipo. La Francia circa un anno fa ha inaugurato la propria strada solare, il progetto WattWay di Colas che soddisferà il fabbisogno energetico di 3400 persone, nel centro di Tourouvre-au-Perche. Anche negli Stati Uniti un tratto della celebre Route66 è diventato fotovoltaico. Anche le piste ciclabili sfruttano il sole, soprattutto in Olanda dove la Solar Road è ormai una realtà.

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I potenziali benefici di strade e autostrade solari 

La nuova autostrada solare permetterà ora di compiere un passo in più, come spiega Xu Chunfu, presidente del consiglio di amministrazione della Qilu “Il progetto consentirà di risparmiare spazio nella costruzione di fattorie solari e abbreviare le distanze di trasmissione”.

L’energia elettrica generata dalla sezione di prova sarà utilizzata per alimentare le luci stradali, le insegne e le telecamere di sorveglianza. Il surplus sarà fornito alla rete statale. Ma  se i risultati dovessero soddisfare il gruppo, in futuro il progetto verrebbe ulteriormente ampliato, integrandovi sistemi per la ricarica dei veicoli elettrici e la connessione a Internet. L’energia generata sarà utilizzata anche come un sistema elettrico in grado di sciogliere la neve sulla strada.

Un’ulteriore conferma della volontà della Cina di puntare sul solare. Nonostante sia uno dei paesi al mondo a produrre la maggiore quantità di emissioni inquinanti, il colosso asiatico è anche il principale produttore mondiale di energia solare. Nel 2016 la sua capacità fotovoltaica era di circa 78 gigawatt, e entro il 2020 dovrebbe raggiungere i 105 gigawatt. La pecca? Il costo: per ogni metro quadrato di strada solare occorrono 3mila renminbi (458 dollari). Molto di più rispetto alle strade “normali”.

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Green Fashion: realizzare capi di abbigliamento sostenibili, senza rinunciare allo stile https://www.business.it/green-fashion-realizzare-capi-abbigliamento-sostenibili-senza-rinunciare-stile/ Fri, 13 Apr 2018 07:00:13 +0000 https://www.business.it/?p=22813 Ogni anno tra 5 e 13 milioni di tonnellate di bottiglie di plastica non smaltite in maniera corretta finiscono in mare. Per risolvere il problema si moltiplicano progetti e iniziative, che riguardano anche la moda. Grazie all’utilizzo di tecnologie innovative, infatti, la plastica delle bottiglie usate può essere riutilizzata per realizzare tessuti leggeri, traspiranti e resistenti con… Leggi tutto »Green Fashion: realizzare capi di abbigliamento sostenibili, senza rinunciare allo stile

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Ogni anno tra 5 e 13 milioni di tonnellate di bottiglie di plastica non smaltite in maniera corretta finiscono in mare. Per risolvere il problema si moltiplicano progetti e iniziative, che riguardano anche la moda. Grazie all’utilizzo di tecnologie innovative, infatti, la plastica delle bottiglie usate può essere riutilizzata per realizzare tessuti leggeri, traspiranti e resistenti con cui confezionare t-shirt, giacche e felpe.

Sono ormai tantissime le persone sensibili al tema e sono spesso alla ricerca di un modo per poter aiutare l’ambiente. “Con iniziative di questo tipo, il crowdfunding ha l’opportunità di coinvolgere il pubblico rendendolo parte attiva nella costruzione di una moda responsabile e rispettosa”, spiega Fabio Simonelli, General Manager di Ulule.

“Si tratta di idee coraggiose che hanno bisogno del contributo di tutti per essere realizzate. Siamo fieri di poter sostenere realtà che, tramite i loro progetti, contribuiscono a sensibilizzare tutto il web verso tematiche così importanti. Senza dimenticare l’aspetto economico e sociale: in entrambi i casi infatti lo scopo è quello di creare nuove opportunità di lavoro coinvolgendo industrie, stabilimenti  e piccole imprese locali, limitando il consumo di carburante e assicurando la qualità e l’eticità del processo produttivo stesso”.

Due esempi: Rifò e Quagga due realtà Made in Italy che hanno lanciato le loro idee sulla piattaforma di crowdfounding Ulule con l’obiettivo di realizzare capi d’abbigliamento etici ed ecologici. Stile, comodità e versatilità: queste le parole chiave dei loro progetti di moda green.

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Sostenibilità, ma senza rinunciare allo stile

Partiamo dalla prima, Rifò. Cotone rigenerato e bottigliette di plastica sottratte all’ambiente è la ricetta di Rifò che per realizzare t-shirt ha pensato di riutilizzare la fibra rigenerata di cotone, ottenuta dagli scarti di produzione, rafforzata con un’altra fibra, cioè il poliestere rigenerato dalle bottigliette di plastica.

“Il cotone è la fibra naturale più comune per confezionare i capi di abbigliamento, rappresentando il 33% circa di tutte le fibre presenti nei tessuti, ma è anche una fibra molto assetata: Per produrre una t-shirt si utilizzano in media 2.700 litri di acqua”, spiegano Niccolò e Clarissa, i giovani progettisti pratesi di Rifò. Mentre il processo pensato da Rifò ne richiede solo 30 litri, riduce il consumo di pesticidi e di prodotti chimici e permette di ottenere un filato 100% rigenerato per produrre nuove magliette. Tutti i prodotti vengono realizzati nel distretto tessile di Prato, dopo aver comprato il filato in Spagna.

Inoltre, tramite l’iniziativa #2lovePrato, Rifò donerà 2 euro per ogni maglietta acquistata a una fondazione operante sul territorio pratese (Fondazione Ami, Fondazione Opera S. Rita o Legambiente Prato). Con 90 magliette realizzate da Rifò verranno risparmiati 240.300 litri di acqua e verranno riutilizzate circa 500 bottigliette di plastica.

Una filiera completamente italiana, riciclando materie plastiche presenti sul territorio: con il sostegno del web, Quagga intende confezionare la nuova collezione autunno/inverno 2108-2019 che comprende la linea Ecosoft realizzata in tessuto 100% da fibra di poliestere riciclata, “Si tratta di nuovo tessuto creato grazie al supporto di Tessiture Taborelli” spiega Stefano Bonaventura, co-fondatore di Quagga, che utilizza il filato Newlife, un originale brevetto Sinterama, creato da bottiglie di Pet riciclate provenienti dal nord Italia e ha permesso a Quagga di aumentare la qualità delle giacche, pensando ancora di più alla sostenibilità ambientale.

Quagga ha ottenuto la certificazione Animal Free (rating VVV+) che attesta che le giacche sono prive di componenti di origine animali. “Per Quagga una filiera etica è anche una filiera equa e Made in Italy, aggiungono i progettisti. “Le nostre giacche continueranno a privilegiare una produzione italiana controllata in cui tutte le maestranze sartoriali e i soggetti coinvolti ricevano il giusto compenso, godano di sicurezza, non siano discriminate e sfruttate sul luogo di lavoro”.

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Chi è Ulule

Ulule è la principale piattaforma di reward-based crowdfunding d’Europa. Nata in Francia nell’ottobre 2010, ha permesso di finanziare più di 22.000 progetti con una raccolta di oltre 104 milioni di euro, diventando, con il 65% di tasso di successo, il portale di crowdfunding con la maggiore percentuale di raggiungimento del goal al mondo.
La piattaforma, presente con le sue operation in Italia da marzo 2017, ha già conquistato la leadership sul mercato domestico in termini di visibilità e di raccolta fondi, mantenendo il success rate ai livelli internazionali delle consorelle.

Opportunità di business per la moda green

Con il lancio di linee sostenibili, moda etica non significa buonismo, vuol dire anche opportunità di business. L’innovazione responsabile è uno dei 10 mega trends del settore moda per i prossimi dieci anni.  Non solo: una ricerca svela che “oltre il 65% dei consumatori nei mercati emergenti, Cina e India in primis, e il 32% dei consumatori in Europa e Stati Uniti, fanno ricerca attiva prima dei loro acquisti e sono interessati alla moda sostenibile”. Sempre secondo lo studio, circa il 20% di loro, potrebbe tradurre questo interesse in decisione di acquisto, facendo della sostenibilità uno dei criteri usati per scegliere cosa comprare e quanto sono disposti a pagare.

Può darsi siano proiezioni ottimiste. Ma pur volendo dimezzare le cifre e considerare che solo il 10% dei consumatori userà in futuro la sostenibilità come criterio d’acquisto di capi e accessori di moda o beauty, stiamo comunque parlando di un gruppo di potenziali acquirenti di circa sette milioni di persone che sono già, o entreranno sul mercato nei prossimi anni. Sette milioni di potenziali clienti che le case di moda potrebbero attrarre introducendo prodotti etici o sostenibili nelle loro collezioni.

Nonostante pero questi segnali positivi, i prodotti sostenibili attualmente sul mercato sono soltanto una piccola percentuale dell’offerta globale, e la strada da fare per una moda sostenibile per tutte le parti coinvolte, dal pianeta alle persone e agli animali che assieme a noi lo abitano, è ancora molto lunga. Lo sottolinea anche il rapporto 2017 Pulse of the Fashion Industry Reportpubblicato da The Global Fashion Agenda, in collaborazione con The Boston Consulting Group: il polso sostenibile della moda, dice il rapporto, è ancora molto debole. Ma non importa quanto lunga sia la strada, importante averla iniziata.

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Innovazioni Tecnologiche: sfida XPrize per trasformare il carbonio in prodotti di valore https://www.business.it/innovazioni-tecnologiche-sfida-xprize-trasformare-carbonio-prodotti-valore/ Wed, 11 Apr 2018 09:27:27 +0000 https://www.business.it/?p=22690 XPrize, leader mondiale nella progettazione e gestione di concorsi di incentivazione per risolvere le grandi sfide dell’umanità, ha annunciato 10 squadre che avanzano alla fase finale nel $ 20 M NRG Cosia Carbon. Questa competizione globale di quattro anni e mezzo sfida le squadre a trasformare il modo in cui il mondo affronta le emissioni di… Leggi tutto »Innovazioni Tecnologiche: sfida XPrize per trasformare il carbonio in prodotti di valore

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XPrize, leader mondiale nella progettazione e gestione di concorsi di incentivazione per risolvere le grandi sfide dell’umanità, ha annunciato 10 squadre che avanzano alla fase finale nel $ 20 M NRG Cosia Carbon. Questa competizione globale di quattro anni e mezzo sfida le squadre a trasformare il modo in cui il mondo affronta le emissioni di biossido di carbonio (CO2) attraverso tecnologie circolari rivoluzionarie del carbonio che convertono le emissioni di biossido di carbonio dalle centrali elettriche in prodotti di valore.

I 10 finalisti, ognuno portando a casa una quota pari a un premio da 5 milioni di dollari, sono stati rivelati al Future of Energy Summit di Bloomberg New Energy Finance a New York City.

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I finalisti

Dai finalisti della cattura del carbonio alle start-up, alle istituzioni accademiche e alle aziende che affrontano la sfida da oltre un decennio, i finalisti provengono da cinque paesi e hanno già dimostrato la conversione della CO2 in un’ampia varietà di prodotti, come il cemento armato , combustibili liquidi, plastica e fibra di carbonio.

 L’universo di potenziali prodotti a base di CO2 attraversa una varietà di settori energetici, processi industriali e prodotti di consumo. Ogni team finalista ha approvato una valutazione del primo round basata sulla quantità di CO2 convertita in prodotti, oltre al valore economico, alle dimensioni del mercato e al potenziale di assorbimento di CO2 di tali prodotti.

Con la valutazione di queste tecnologie innovative, la divisione Energy & Environment (E & E) di Southern Research ha svolto un ruolo fondamentale dietro le quinte nel concorso Carbon XPRIZE, a partire dalla fine del 2016.

È stato un lavoro impegnativo. Tra ottobre e dicembre 2017, i membri del team Southern Research hanno percorso oltre 95.000 miglia verso 28 diverse località in sei paesi per monitorare le tecnologie, che erano necessarie per utilizzare un flusso di gas di scarico simulato della centrale elettrica.

Il team Southern Research ha trascorso cinque giorni in ciascuno di questi siti, osservando la stabilità e la coerenza dei sistemi e la quantità di CO 2  utilizzata come prodotto. Ha inoltre esaminato la qualità dei prodotti risultanti dalle tecnologie e la quantità di CO 2  sequestrata nei prodotti.

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Potenziale commerciale

Le squadre in gara Carbon XPrize, che provengono da università, start-up e aziende di tutto il mondo, utilizzato una grande varietà di approcci per la conversione di CO 2  in prodotti che vanno dai nanotubi di carbonio, materiali da costruzione e combustibili alternativi al cibo per pesci.

Il potenziale commerciale di queste tecnologie è vasto, con la Global Co 2. Iniziativa che stima un’opportunità di mercato di 400 miliardi di dollari per i prodotti di utilizzo di CO 2 nel solo settore del calcestruzzo, oltre a significativi benefici ambientali.

“È stato davvero impressionante vedere quali potrebbero essere alcuni di questi approcci”, ha affermato Hansen, PE, direttore di E & E e misurazione e verifica guidare per il progetto. “Sarà interessante vedere come alcuni di essi possono avere un impatto sui cambiamenti climatici attraverso l’ utilizzo di CO 2 . Alcuni di questi team hanno una capacità piuttosto significativa di utilizzare la CO 2e di produrre prodotti che avranno alcune gambe nel mercato “.

Il round operativo del Round 3 termina nel febbraio 2020, con i vincitori e il gran premio annunciato il mese successivo, secondo gli organizzatori del concorso. Nel 2020 verranno assegnati due premi di $ 7,5 milioni, uno per il vincitore presso l’impianto di produzione del gas e l’altro per il vincitore presso il sito del carbone.

xprice-carboneCrescita del mercato

Hansen ha detto che il coinvolgimento di Southern Research nella competizione NRG COSIA Carbon XPRIZE di alto profilo potrebbe dare una spinta agli sforzi di valutazione tecnologica dell’organizzazione senza sede a Birmingham.

“Penso che ci sia un mercato in crescita per investimenti e dispiegamento della tecnologia pulita”, ha affermato. “Man mano che vengono sviluppate e implementate più tecnologie, le persone che guardano agli investimenti in queste tecnologie vorranno sapere come si comportano e quale può essere il loro impatto, per ridurre i loro rischi e aumentare i loro benefici. Stiamo assistendo a un crescente interesse ora, e speriamo che ciò stimoli di più “.

Crede anche che le tecnologie presentate nella competizione siano sulla buona strada per trasformare la CO in prodotti commerciali di valore e influenzare il nostro clima.

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Energia ecosostenibile: Dynamo Verde21: una sola macchina, tutta l'energia di cui hai bisogno https://www.business.it/energia-ecosostenibile-progetto-dynamo-verde21/ Thu, 05 Apr 2018 10:25:37 +0000 https://www.business.it/?p=22138 Soddisfare le esigenze termiche ed elettriche degli edifici privati e commerciali attraverso l’uso di energia rinnovabile, gratuita e pulita. Questo è il proposito per il quale è stato concepito il progetto-Dynamo da parte dell’azienda toscana Verde21, una start up innovativa fondata nel 2013 dai tre soci Amerigo Della Pina, Simone Olivetti e Marco Simonetti sui… Leggi tutto »Energia ecosostenibile: Dynamo Verde21: una sola macchina, tutta l'energia di cui hai bisogno

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Soddisfare le esigenze termiche ed elettriche degli edifici privati e commerciali attraverso l’uso di energia rinnovabile, gratuita e pulita.
Questo è il proposito per il quale è stato concepito il progetto-Dynamo da parte dell’azienda toscana Verde21, una start up innovativa fondata nel 2013 dai tre soci Amerigo Della Pina, Simone Olivetti e Marco Simonetti sui valori dell’innovazione, del rispetto per l’ambiente e della sostenibilità economica.
Dopo due anni di ricerche e sviluppo Verde 21 ha infatti messo sul mercato un prodotto, Dynamo, in grado di rivoluzionare il concetto di produzione e accumulo di energia, basato su una tecnologia che combina intelligentemente i flussi energetici del sole, del terreno, dell’acqua e dell’aria per raggiungere la massima efficienza e la piena indipendenza.
Grazie al suo sistema multi sorgente a impatto zero, la macchina rappresenta una soluzione funzionale per ottenere le migliori performance, annullando però, allo stesso tempo, i costi di approvvigionamento e abbattendo l’impatto ambientale.
«Presto – spiega Amerigo Della Pina, Ceo di Verde 21 – apriremo uno showroom a Salisburgo, per il mercato austriaco e tedesco. Poi andremo in Cina, grazie ad una collaborazione con l’università di Pisa, ed anche nell’Africa australe, specificatamente in Botswana, per il mercato delle strutture turistiche. Lì non ci sono né rete elettrica né metano e con uno dei nostri modelli potremo risolvere il problema».

Ma c’è anche un altro aspetto che mostra come questo totem completamente integrato e modulare sia una invenzione concepita per essere un mix fra filosofia, design e fonti rinnovabili. La parola “Dynamo”, infatti, viene dal greco antico (da dynamai che vuol dire “poter fare”) e la sua stessa forma trae origine dallo studio dei solidi platonici, ovvero i cinque poliedri rappresentanti ciascuno un elemento naturale.
«Siamo in Italia, la patria del design industriale, ma per quanto riguarda le fonti rinnovabili, nessuno ha mai pensato di dare un’estetica accattivante ad una sorgente di energia – sottolinea Amerigo Della Pina –. Dynamo comunica sensibilità green, è totalmente progettata e realizzata in Italia, inoltre può essere utilizzata come unità off-grid oppure inserita in un sistema grid-connected. L’impianto stesso è un espressivo e originale mezzo di comunicazione che può integrarsi in ogni contesto di pregio “rappresentando” modernità e attenzione per l’ambiente».
Verde 21 ha intenzione di creare ben sedici versioni di Dynamo, a seconda delle esigenze e per tutte le tasche. Il prezzo? Dai 28 ai 250 mila euro. Nell’attesa i modelli disponibili sul mercato sono al momento il D12 e il D6. Il primo, definito anche Il Quinto Elemento, è un solido dodecaedrico che utilizza i quattro elementi naturali per fornire energia elettrica e termica alle utenze. Mentre l’altra versione è chiamata anche Il Cubo ed è un solido cubico che riesce a produrre e accumulare energia termica ed elettrica attraverso il solo utilizzo di fonti rinnovabili.
E grazie ad un equity crowdfunding col portale Starsup, vigilato dalla Consob, sono stati già raccolti altri 230 mila euro, frutto dell’ingresso di cinquanta nuovi soci. Tra questi anche la Banca Popolare Etica di Padova e l’azienda livornese Lu.Mar, specializzata in impiantistica e braccio operativo di Dynamo. Queste ultime si sono aggiunte alla Bcc di Castagneto Carducci, prima realtà ad ospitare nella propria sede direzionale un Roof Cube.
«Siamo orgogliosi – conclude l’amministratore delegato di Verde 21, Amerigo Della Pina – di aver potuto rappresentare per ben due volte nelle ultime settimane, sia in Toscana che in Emilia, le aziende che fanno innovazione in tema di energia sul Treno Verde con Legambiente e Ferrovie dello Stato. Ma non vogliamo porci dei limiti, siamo determinati a portare Dynamo in tutti e cinque i continenti”.

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Carpooling Italia, Jojob si espande con il progetto Bici e Piedi https://www.business.it/carpooling-italia-progetto-jojob-bici-e-piedi/ Thu, 29 Mar 2018 10:29:47 +0000 https://www.business.it/?p=21735 Rispettare l’ambiente è un atteggiamento che si può tenere partendo dalle piccole azioni quotidiane. Fra queste la scelta di recarsi al lavoro camminando o andando in bicicletta è una sfida già vinta in partenza. Il carpooling di Jojob Il servizio Jojob di Bringme è un innovativo servizio di car pooling aziendale, nato con l’obiettivo di… Leggi tutto »Carpooling Italia, Jojob si espande con il progetto Bici e Piedi

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Rispettare l’ambiente è un atteggiamento che si può tenere partendo dalle piccole azioni quotidiane. Fra queste la scelta di recarsi al lavoro camminando o andando in bicicletta è una sfida già vinta in partenza.

Il carpooling di Jojob

Il servizio Jojob di Bringme è un innovativo servizio di car pooling aziendale, nato con l’obiettivo di agevolare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di aziende limitrofe.

Costituito da una piattaforma web, collegata ad un’applicazione mobile, ogni utente (dopo essersi registrato su www.jojob.it), potrà visualizzare su una mappa la posizione di partenza dei propri colleghi e dei dipendenti di aziende limitrofe alla propria, mettersi in contatto e condividere l’auto nel tragitto casa-lavoro.

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lavoroProgetto Bici e Piedi

Il nuovo progetto di Jojob è altrettanto innovativo: “Bici e Piedi” mira proprio ad incentivare i dipendenti aziendali a lasciare a casa l’auto grazie ad una nuova funzione integrativa dedicata alla mobilità 100% sostenibile.

Inoltre con l’applicazione mobile, l’unica in grado di quantificare la reale CO2 risparmiata dopo ogni tragitto percorso sia in car pooling, sia in bicicletta o a piedi, ogni passeggero potrà certificare il tragitto effettuato ottenendo punti trasformabili in sconti da utilizzare in locali, ristoranti, bar e palestre convenzionate, sia a livello nazionale che locale.

Cos’è JoJob

Se non lo conoscete il servizio JOJOB di Bringme è un innovativo servizio di car pooling aziendale, nato con lo scopo di agevolare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di aziende limitrofe.

Si tratta di una piattaforma web, che può essere gestita tramite un’applicazione mobile. Registrarsi e facile ed intuitivo. Ogni utente, dopo aver inserito i propri dati sul sito, sarà in grado di visualizzare su una mappa la posizione di partenza dei propri colleghi e dei dipendenti di aziende limitrofe alla propria, in questo modo potrà facilmente mettersi in contatto e condividere l’auto nel tragitto casa-lavoro.

L’applicazione mobile di Jojob è inoltra l’unica in grado di quantificare la reale CO2 risparmiata dopo ogni tragitto percorso in car pooling. Ciascun passeggero potrà certificare il tragitto effettuato, ottenendo punti trasformabili in sconti da utilizzare nei locali, ristoranti, bar e palestre convenzionate, sia a livello nazionale che locale.

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e-bikeRidurre costi economici e impatto ambientale

Il carpooling è una pratica in uso sopratutto negli Stati Uniti ma ancora poca conosciuta in Italia.

Si tratta dell’utilizzo condiviso di automobili private tra persone che hanno lo stesso tragitto da compiere, al fine di ridurre i costi di spostamento e ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Il progetto di Jojob non è solo utile, ma anche funzionale ed ecosostenibile. Infatti ogni viaggio percorso in bicicletta o a piedi sarà in grado di generare un risparmio in termini di CO2 pari a 130 g/km e un risparmio economico di 0,20€/km.

Inoltre, grazie ai punti accumulabili attraverso le “Foglie Oro” da utilizzare per avere sconti e promozioni da parte della propria azienda, l’incentivo è doppio.

Con questo progetto Jojob si afferma come il maggior player italiano di carpooling aziendale, lar essendo il primo a fornire un’applicazione per smartphone che permetterà di certificare sia le tratte casa-lavoro percorse in carpooling, sia quelle fatte a piedi e in bici e il relativo risparmio in termini ambientali ed economici.

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lanieriUna nuova sfida

“Dalla Francia all’Olanda, dal Belgio alla Nuova Zelanda: in Europa e nel resto del mondo sono sempre di più le realtà aziendali che si attivano per incentivare i propri dipendenti a muoversi senza l’utilizzo dell’auto privata, per ridurre traffico ed emissioni di CO2 e allo stesso tempo per promuovere il Welfare Aziendale dal punto di vista della mobilità” afferma Gerard Albertengo, founder e CEO di Jojob. “Per questo motivo, dopo aver promosso l’utilizzo del carpooling aziendale in tutta Italia e aver coinvolto oltre 140.000 utenti e più di 1.700 aziende italiane, abbiamo scelto di fare un passo ulteriore e dare la possibilità alle aziende di promuovere modalità di trasporto sempre più ecologiche, orientate anche al miglioramento della salute e del benessere dei dipendenti. La promozione di strumenti come Jojob Bici e Piedi ci auguriamo spinga le stesse aziende a dotarsi di strutture e servizi, come parcheggi per biciclette e spogliatoi, elementi  di welfare aziendale già messi in campo in altri paesi e che aiutano ad incrementare esponenzialmente il ‘bike to work’ e la qualità della vita dei dipendenti”.

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Biotecnologie innovative: adesso la pelle si crea in laboratorio https://www.business.it/biotecnologie-innovative-pelle-laboratorio/ Wed, 28 Mar 2018 10:21:01 +0000 https://www.business.it/?p=21645 Si può ideare una pelle evitando che a farne le spese siano gli animali? Da qualche tempo il mondo del fashion sta adottando nuove discipline per andare incontro all’ecosostenibilità e a tessuti sempre più ecologici. Di fatto, la pelle costituisce ancora un grande business, ed è difficile trovare un sostituto che possa fare lo stesso effetto… Leggi tutto »Biotecnologie innovative: adesso la pelle si crea in laboratorio

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Si può ideare una pelle evitando che a farne le spese siano gli animali? Da qualche tempo il mondo del fashion sta adottando nuove discipline per andare incontro all’ecosostenibilità e a tessuti sempre più ecologici.

Di fatto, la pelle costituisce ancora un grande business, ed è difficile trovare un sostituto che possa fare lo stesso effetto e dare quel senso di solidità ed eleganza.

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La pelle senza animali

Ma l’innovazione fa parte della contemporaneità e un’azienda americana è riuscita nell’intento. Si chiama Modern Meadow, è un’impresa biotecnologica ed è stata fondata nel 2011 da Andreas Forgacs, dal padre Gabor, noto biofisico impegnato nella ricerca all’Università del Missouri, e da altri due biofisici. Forgacs aveva appena lasciato il ruolo di dirigente presso Organov, una startup che ha saputo stampare il tessuto cutaneo 3-D per uso medico. Mettendo tutte le sue competenze al servizio del team di ricerca dell’Università, Forgacs ha brevettato uno speciale tipo di pelle creato attraverso processi di ingegnerizzazione genetica, molto complessi. L’obiettivo era infatti quello di creare una pelle il più possibile simile a quella animale… ma senza l’animale come materia prima!

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pelle-no-animaleStartup biotech

Modern Meadow si presenta dunque come una startup biotech, molto moderna e innovativa, capace di creare pellami in laboratorio senza utilizzare animali. É finalmente arrivata dove molte industrie avevano tentato, senza però raggiungere l’obiettivo finale.

La scommessa di Modern Meadow è stata vinta grazie a 53,5 milioni di capitale a rischio.  Il nuovo prodotto viene è stato denominato Zoa: alla vista e al tatto si presenta come la pelle a tutti gli effetti, ma viene creato nel laboratorio dell’azienda attraverso un processo di editing del DNA che fa crescere il collagene (la proteina nella pelle) dal lievito.

Come funziona? I processi di bio-ingegnerizzaizone sono molto delicati: la modifica è fatta sul dna delle cellule, in grado di autoassemblarsi, senza l’intervento di fibroblasti, le cellule che di fatto producono il collagene formato nella pelle degli animali.

Perché il collagene è così importante? Perché si tratta della principale struttura proteica dell’animale, capace di offrire quella caratteristica di elasticità, resistenza e morbidezza che caratterizza il materiale “pelle”. Zoa, l’innovativo prodotto di Modern Meadow, è costituito da una catena di amminoacidi avvolti in triple eliche, spinte a crescere formandosi come catene fibrose. In questo modo si ottiene un tessuto quasi uguale a quello della pelle animale, con caratteristiche uguali, ma del tutto “finta”, cioè creata in laboratorio senza il minimo apporto animale. Zoa viene poi conciata, rifinita e confezionata come fosse vera, ma attraverso procedimenti del tutto rispettosi dell’ambiente.

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pelle-ecologicaBasso impatto ambientale

Tempi e costi risultano infatti molto più bassi. Se solo si pensa che per la crescita, la macellazione, la concia richiedono tempi lunghi e molto costosi, oltre a costituire un grave danno all’ambiente se si considera che il bestiame è responsabile di un quinto dei gas serra del mondo, quando circa un terzo delle pelli prodotte finisce poi nelle discariche, senza recupero.

Zoa ottiene non solo il plauso degli animalisti, ma anche degli ambientalisti, visti i costi minori e il basso impatto ambientale del processo produttivo.

Modern Meadow è inoltre in grado di personalizzare le proprietà strutturali ed estetiche della pelle a seconda delle richieste del cliente: rigida o elastica, spessa o sottile, ruvida o lucida, può essere realizzata e confezionata in modi differenti. All’inizio della lavorazione si presenta addirittura come un liquido: ”Il nostro obiettivo è creare materiali che siano chiaramente simili alla pelle ma anche diversi da qualsiasi cosa voi abbiate mai visto“, afferma entusiasta il co-founder Forgacs.

Da quando è stata diffusa la notizia della produzione di Zoa, Modern Meadow è stata contattata da oltre 150 aziende in svariati settori che vanno dalla moda all‘arredamento, al settore automobilistico.

Il prodotto innovativo è ormai pronto per la fase industriale, visti soprattutto gli ingenti investimenti fatti al fine di potenziare gli impianti già esistenti.

Forgacs conclude affermando che: “Quella della pelle è un’industria da 100 miliardi di dollari, ma non si è mai veramente evoluta. Il nostro prodotto, a livello biologico, è sicuramente pelle, ma la nostra sfida è quella di esplorare nuovi design, nuove prestazioni e nuove funzionalità“.

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Aziende italiane ecosostenibili, Carvico e Jersey Lomellina all'avanguardia nel settore https://www.business.it/aziende-italiane-ecosostenibili-costumi-da-bagno-riciclati/ Wed, 28 Mar 2018 07:30:27 +0000 https://www.business.it/?p=21583 La circular economy definisce un sistema economico basato sulla autorigenerazione. In questo ambito tutto ciò di cui disponiamo, dal cibo, ai vestiti all’ambiente che ci circonda può essere visto come composto di materiali biologici, ovvero che si reintegrano da soli nella biosfera e, tecnici, quelli che possono essere riutilizzati e rivalorizzati. Così c’è un intero… Leggi tutto »Aziende italiane ecosostenibili, Carvico e Jersey Lomellina all'avanguardia nel settore

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La circular economy definisce un sistema economico basato sulla autorigenerazione.

In questo ambito tutto ciò di cui disponiamo, dal cibo, ai vestiti all’ambiente che ci circonda può essere visto come composto di materiali biologici, ovvero che si reintegrano da soli nella biosfera e, tecnici, quelli che possono essere riutilizzati e rivalorizzati.

Così c’è un intero filone di prodotti ecosotenibili, che offrono attraverso la loro filiera produttiva il minor impatto ambientale.

Anche la moda prova a seguire questa tendenza, grazie a progetti che propongono tessuti, materiali e perfino modelli di business ecosostenibili al 100%.

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Carvico e Jersey Lomellina

In questo contesto si includono numerose aziende italiane, attente a ridurre l’impatto ambientale promuovendo prodotti che si inseriscono perfettamente nella circular economy.

Tra questi troviamo Carvico SpA e Jersey Lomellina SpA, due aziende italiane che hanno deciso di seguire l’ecosostenibilità con un progetto molto interessante: confezionare costumi da bagno utilizzando reti da pesca, dando vita a tessuti denominati Vita e Revolutional Eco di Carvico, JL Renew e Style Peach di Jersey Lomellina.

L’inquinamento affligge la terra così come il mare, devastando la vita dell’ecosistema marino.

Grazie all’iniziativa di queste due aziende italiane, l’approccio verso l’ecosistema acquatico potrebbe cambiare radicalmente. Le due aziende ricevono da anni richieste continue di tessuti ecosostenibili. Negli ultimi due anni le vendite hanno registrato circa 7.500.000 metri di tessuto.

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Tessuti riciclati da reti abbandonate

Sia Carvico che Jersey Lomellina sostengono dal 2016 Healty Seas, a Journey from waste to wear. Si tratta di un’associazione non governativa che recupera dal fondo dei mari le reti da pesca intrappolate o abbandonate, che inoltre possono costituire un rischio mortale per la fauna. Così, non solo si liberano gli oceani da qualcosa che inquina e provoca danni, ma si recupera facendolo diventare prodotto repertato e riciclato. In questo modo il filo ottenuto, Econyl, è praticamente infinito perché per sempre riciclabile e perfettamente adatto a creare costumi da bagno con una marcia in più.

Carvico e Jersey Lomellina hanno il primato italiano nel settore, divenendo esempio di aziende all’avanguardia in fatto di ecosostenibilità.

La primavera è appena iniziata, eppure cresce il desiderio di temperature estive e abiti leggeri dopo un inverno grigio, caratterizzato da freddo e gelo. Quest’anno, oltre ai classici costumi, possiamo anche noi dare una mano concreta all’ambiente provando i costumi da bagno ecosostenibili di Carvico e Jersey Lomellina, con la garanzia di un prodotto 100% Made in Italy.

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Città del futuro: la Norvegia e il suo progetto di città perfetta https://www.business.it/citta-futuro-norvegia-suo-progetto-citta-perfetta/ Thu, 22 Mar 2018 13:51:25 +0000 https://www.business.it/?p=21224 Oslo, la capitale della Norvegia, potrebbe presto diventare la città più sostenibile e orientata al futuro del mondo. Haptic Architects e il Nordic Office of Architecture hanno appena pubblicato i piani per creare una città vicino all’aeroporto di Oslo, noto come Oslo Airport City (OAC), che sarà la “prima città positiva per l’aeroporto”. OAC utilizzerà solo l’energia creata… Leggi tutto »Città del futuro: la Norvegia e il suo progetto di città perfetta

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Oslo, la capitale della Norvegia, potrebbe presto diventare la città più sostenibile e orientata al futuro del mondo. Haptic Architects e il Nordic Office of Architecture hanno appena pubblicato i piani per creare una città vicino all’aeroporto di Oslo, noto come Oslo Airport City (OAC), che sarà la “prima città positiva per l’aeroporto”.

OAC utilizzerà solo l’energia creata all’interno della città stessa, e veicoli elettrici senza conducente gireranno per le sue strade. “Questa è un’opportunità unica per progettare una nuova città da zero”, ha dichiarato Tomas Stokke, direttore di Haptic Architects, a Denzeen

Ma cosa rende esattamente questa città così sostenibile? 

La città sarà estremamente percorribile. Chi vive lì o semplicemente non dovrà prendere alcuna forma di trasporto, sarà facile per loro raggiungere a piedi la maggior parte dei luoghi. Il centro della città sarà interamente privo di auto. OAC prevede di utilizzare una serie di tecnologie verdi che spingono al limite. Sebbene non sia stata ancora specificata tutta la tecnologia, la città utilizzerà auto senza conducente, auto-illuminazione, tecnologia dei rifiuti “intelligente” e tecnologia di sicurezza. 
La città utilizzerà solo l’energia rinnovabile che produce. Ciò ridurrà l’uso di combustibili fossili e l’energia usata per trasportare carburante ed energia. L’OAC venderà energia in eccesso che produce e utilizzerà anche l’energia in eccesso per gli aerei del ghiaccio, riducendo il consumo di carburante dell’aeroporto. Verranno utilizzate solo auto elettriche all’interno della città. I trasporti pubblici saranno estremamente vicini, una pista ciclabile e una serie di attività all’aperto che non richiedono elettricità.

Questa posizione potrebbe sembrare casuale, ma potrebbe essere l’ideale per la pianificazione della città utopica. L’aeroporto di Oslo prevede che i suoi dipendenti raddoppieranno entro il 2050. Questa città potrebbe essere il luogo ideale in cui le loro famiglie possono risiedere insieme ai visitatori in transito.

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Una realtà quasi troppo bella per essere vera?

Con l’ambizione di diventare la “prima città aeroporto positiva per l’energia”, lo sviluppo di 4 milioni di metri quadrati (988 acri), costruito adiacente all’aeroporto, sarà interamente alimentato da energia rinnovabile e dotato della capacità di vendere energia in eccesso a edifici circostanti, comunità e città. 

La costruzione è prevista per il 2019 e la città dovrebbe essere completata entro il 2022. Questo sembra ambizioso e la linea temporale potrebbe cambiare, ma con la definizione del paese alla sostenibilità, non è così inverosimile che questa città del futuro presto diventerà realtà.

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Lego news 2018: svolta eco friendly e possibilità di creare noi stessi https://www.business.it/lego-news-2018-eco-friendly-brick-yourself/ Wed, 07 Mar 2018 09:28:59 +0000 https://www.business.it/?p=20043 La Lego, fabbrica di giocatoli danese famosa nel mondo, continua a rivelare gradite sorprese. In primo luogo ha definitivamente intrapreso la strada dell’innovazione green in quanto ha ufficializzato la commercializzazione dei primi mattoncini in eco-plastica entro l’anno. La svolta eco friendly di Lego “Siamo orgogliosi che i primi elementi Lego realizzati in bioplastica di origine… Leggi tutto »Lego news 2018: svolta eco friendly e possibilità di creare noi stessi

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La Lego, fabbrica di giocatoli danese famosa nel mondo, continua a rivelare gradite sorprese. In primo luogo ha definitivamente intrapreso la strada dell’innovazione green in quanto ha ufficializzato la commercializzazione dei primi mattoncini in eco-plastica entro l’anno.

La svolta eco friendly di Lego

“Siamo orgogliosi che i primi elementi Lego realizzati in bioplastica di origine sostenibile siano già in produzione. E che già quest’anno saranno in vendita nelle scatole Lego. Questo è un primo grande passo nel nostro ambizioso impegno di arrivare a produrre tutti i mattoncini Lego con materiali sostenibili», ha dichiarato Tim Brooks, vicepresidente Lego Group. Gli studi sul progetto sono iniziati circa due anni fa e l’investimento è stato cospicuo perché, solo inizialmente, sono stati spesi circa 155 milioni di euro.

La svolta verso l’ecoplastica nasce dalla considerazione che i mattoncini Lego risultano effettivamente indistruttibili.

Un passo importante per la società danese, che dà finalmente risposta ai quesiti etici fatti da milioni di appassionati, sempre attenti ai problemi ambientali e alla salute dei propri figli.

La svolta verde non è l’unica novità in casa Lego.

La sopresa divertente, appena rilasciata dall’azienda, parla della possibilità di creare un mini-lego di se stessi!

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Brick Youself

Chi, durante l’infanzia, giocando ai mattoncini colorati, non ha desiderato almeno una volta di possedere un personaggio lego rassomigliante a se stesso?

Adesso si può!

Brick Yourself è in grado di creare una replica per chiunque attraverso Firebox, un rivenditore online con sede a Londra e noto per i suoi articoli stravaganti ma esilaranti. A quanto pare è possibile avere una versione giocattolo reale e tangibile per chiunque lo desideri, proprio come si fa virtualmente con avatar.

Nella descrizione è necessario fornire alcune informazioni come hobby, lavoro, ciò che si indossa quotidianamente (o lo stile personale, gli accessori come occhiali, borsetta, pelliccia) oppure ispirarsi ad un personaggio de Il Trono di spade. Bisogna infatti caricare una tua foto, aggiungere un nome o una descrizione divertente e aspettare semplicemente che mini-me arrivi per posta.

Brick Yourself non è solo uno strumento per giocare o per scherzare su noi stessi, ma può essere un ottimo regalo per un amico nerd. Inoltre il costo è variabile dalle 42 alle 28 sterline, dipende se si desidera incorniciato, come portachiavi o altro.

Insomma, Lego non finisce di stupire i suoi clienti con lo sguardo rivolto al futuro, ma soprattutto con la possibilità di divertire e far divertire attraverso giocattoli che sono diventati una vera ossessione di generazione in generazione.

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Ikea Space 10, un laboratorio per il futuro https://www.business.it/ikea-space-10-laboratorio-futuro/ Tue, 06 Mar 2018 15:39:22 +0000 https://www.business.it/?p=20018 Per chi sogna una città più “green”,in cui ciascuno coltiva direttamente verdure, ortaggi e piante aromatiche nel proprio orto urbano, c’è già una soluzione pronta all’uso. Parliamo di Growroom, padiglione a forma di sfera progettato per essere montato con pochi gesti e studiato per assicurare luce e acqua adeguati alla produzione autonoma dei vegetali per la nostra… Leggi tutto »Ikea Space 10, un laboratorio per il futuro

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Per chi sogna una città più “green”,in cui ciascuno coltiva direttamente verdure, ortaggi e piante aromatiche nel proprio orto urbano, c’è già una soluzione pronta all’uso. Parliamo di Growroom, padiglione a forma di sfera progettato per essere montato con pochi gesti e studiato per assicurare luce e acqua adeguati alla produzione autonoma dei vegetali per la nostra tavola, frutto della collaborazione tra Ikea e il laboratorio di idee e hub creativo di Copenhagen Space 10.

Il laboratorio di innovazione Space 10 di IKEA ha creato una fattoria pop-up durante il London Design Festival, coltivando minuscole verdure utilizzate per preparare 2000 insalate nutrizionali. Lo spazio è stato creato per mostrare  il progetto Lokal di Space 10, che mira a fornire un modo sostenibile e salva-spazio per le persone a coltivare il proprio cibo. 

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 Il progetto Growroom

Ideata dai giovani architetti Mads-Ulrik Husum e Sine Lindholm, la struttura, fatta di semplici fogli di compensato e viti, nasce con l’obiettivo di incentivare una nuova agricoltura local e sostenibile, superando con questo piccolo orto a sviluppo verticale il problema dello spazio tipico dell’ambiente urbano.

Grazie alla sua forma sferica e alle dimensioni compatte (solo 2,5 x 2,8 metri), the Growroom è un orto domestico che può essere collocato nel giardino di casa, in un cortile o anche in uno spazio pubblico facilmente accessibile, diventando una micro isola ecologica che produce cibo gratis a chilometro zero.

Le bio-sfere possono essere realizzate proprio da tutti perché i disegni di progetto, l’elenco dei materiali e le istruzioni di assemblaggio, tipiche della filosofia Ikea, sono liberamente scaricabili dal sito di Space 10 (www.space10.io): un modo per diffondere nel mondo e presso chiunque voglia diventare un coltivatore in proprio questi intelligenti mini orti urbani. Sperano i progettisti che la semplicità del progetto e la sua libera fruizione porteranno alla moltiplicazione di Growroom, portando nelle nostre città salute, benessere e un rinnovato rapporto con la natura.

Queste colture sono state coltivate in maniera idroponica, il che significa che sono state immerse in acqua piena di sostanze nutritive, piuttosto che di terreno, con le luci artificiali sopra la testa. Davanti alla fattoria è stato allestito un salad bar, in modo che il cibo potesse essere servito immediatamente. Simon Perez, chef-in-residence dello Space10, ha prodotto un totale di 2000 insalate durante il London Design Festival di sei giorni.

Non solo mobili low-cost

L’Ikea svedese ha fatto il suo nome in mobili low-cost flat-pack – quasi un brillante esempio di sostenibilità. Ora, però, il gigante globale (che guadagna 35 miliardi di euro ogni anno) sta promuovendo una nuova visione verde pionieristica attraverso il suo laboratorio di innovazione Space 10 con sede a Copenaghen.

IKEA ha lanciato il laboratorio di innovazione Space10 alla fine del 2015, per testare i prototipi di prodotto e trovare modi per aumentare il benessere dei consumatori. Da allora il laboratorio ha lavorato su diversi progetti riguardanti il cibo. Più recentemente, il laboratorio ha creato una cupola per la coltivazione di microalghe, come parte di un’esplorazione in fonti di cibo insolite. Lokal costituisce la continuazione di questo progetto, guardando i microgreens – piccole colture simili a germogli con una breve durata di conservazione.

I microgreens vengono generalmente raccolti entro 14 giorni dalla germinazione e utilizzati come “confetti di verdure” per guarnire il cibo. Ma Space10 ha scoperto che la radice, il seme e il germoglio di queste piante minuscole sono pieni di nutrimento, abbastanza da diventare una delle principali fonti di cibo. Ma per essere efficaci, devono essere serviti poco dopo essere stati raccolti.

“I microgreens hanno una durata di conservazione piuttosto breve, mentre il nostro intero sistema di produzione alimentare è orientato alla crescita su larga scala e per resistere realmente al viaggio”, ha detto a Dezeen Simon Caspersen di Space10. “La parte più bella dei microgreens è che il germoglio contiene in realtà la stessa quantità di sostanze nutritive della sostanza cresciuta, quindi ciò significa che ottieni pieno valore dei prodotti”.

Space 10 sta introducendo la tecnologia intelligente per rendere la coltivazione delle piante facile, in modo che il concetto di fattoria e insalate possa essere facilmente esteso ai consumatori. Le piante sono collegate al dispositivo home controllato da Google, in modo che gli agricoltori possano parlare con le piante e conoscere i livelli di nutrizione.

Progettare un futuro migliore

Carla Camilla Hyort ha fondato Space10 nel 2015, dopo che il CEO di Ikea, Torbjon Loof, le ha detto che voleva progettare un futuro migliore. Ora la sua squadra (composta da oltre 20 dipendenti permanenti) realizza una vasta gamma di idee, interamente finanziate da Ikea.

Molti progetti hanno al centro la sostenibilità, ma assicurano anche che la tecnologia sia per tutti, “C’è troppa attenzione in questo momento sul potenziale commerciale degli strumenti digitali piuttosto che su come migliorare il mondo”, dice Hyort.

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Incredibili progetti verdi

Uno dei progetti preferiti di Hyort è la Growroom, una sfera rotonda in legno progettata per la coltivazione urbana. Sappiamo che mangiare le verdure fa bene, gli scienziati raccomandano almeno dieci porzioni al giorno. Per rendere tutto più semplice è possibile coltivarla da casa con un delizioso pacchetto  “Growroom”.

Per chi ha sempre desiderato un giardino, ma vive in una città, lo Space 10 con sede in Danimarca può aiutare. L’azienda, supportata da IKEA, ha progettato un giardino pop-up DIY che sarà possibile costruire a casa. Dopo aver costruito la struttura che le istruzioni forniscono, non sembra solo bella dall’esterno, ma si può ammirare la propria spesa dall’interno. Consente alle persone di coltivare il proprio cibo da casa in un modo bello e sostenibile” afferma il team di Space 10.

Infatti Growroom di Ikea non è solo una bella stravaganza. Coltivare i gustosi verdi di cui abbiamo bisogno in modo tradizionale sta diventando sempre più problematico. L’agricoltura convenzionale è un processo costoso che richiede molto spazio; qualcosa che ci manca mentre la nostra popolazione cresce. Inoltre, le nostre fattorie semplicemente non sono dove abbiamo bisogno che siano (oggi il 50% della popolazione mondiale vive nelle città, e questo salirà all’80% entro il 2050).

L’agricoltura nei campi non è sempre pratica o rispettosa dell’ambiente: chi vuole versare sostanze chimiche e pesticidi nel terreno, generare solo pochi raccolti all’anno, sapendo bene che il 30% di esso si rovinerà prima di raggiungere il piatto.

Crescere a casa

In futuro le nostre fattorie diventeranno ancora più personali, poiché innovazioni come la NASA Smart Herb Garden rendono la coltivazione domestica facile. “Alla fine si avrà il proprio mini-frigo da giardino in cucina” il futurologo del cibo Dr Morgaine Gaye ha dichiarato a De Memo.

“Pensa alla possibilità di un sistema integrato – un po’ come un frigorifero – dove crescono diverse erbe e verdure e le estrai dal distributore – dice. – È un design straordinario, e sarebbe meglio per la tua salute, il tuo budget e la terra su cui vivi”

L’ascesa della fattoria personale è appena agli inizi. Oggi Ikea non sta solo aiutando miliardi di persone a costruire mobili per imballaggi piatti : sta costruendo un mondo migliore.

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Giovanni Anceschi: lo startupper di Energy Way tra i migliori 30 Under 30 dell’Industria secondo Forbes https://www.business.it/giovanni-anceschi-lo-startupper-energy-way-migliori-30-under-30-dellindustria-secondo-forbes/ Thu, 01 Mar 2018 18:00:52 +0000 https://www.business.it/?p=19756 L’innovatore di cui parliamo oggi è Giovanni Anceschi, giovanissimo ingegnere a capo del team di ricerca e sviluppo della startup innovativa modenese Energy Way. Anceschi è stato recentemente inserito da Forbes nella celebre classifica 30 Under 30 Europe: come tradizione, il magazine seleziona annualmente 300 giovani innovatori, imprenditori e leader, 30 per ogni categoria (dall’arte… Leggi tutto »Giovanni Anceschi: lo startupper di Energy Way tra i migliori 30 Under 30 dell’Industria secondo Forbes

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L’innovatore di cui parliamo oggi è Giovanni Anceschi, giovanissimo ingegnere a capo del team di ricerca e sviluppo della startup innovativa modenese Energy Way. Anceschi è stato recentemente inserito da Forbes nella celebre classifica 30 Under 30 Europe: come tradizione, il magazine seleziona annualmente 300 giovani innovatori, imprenditori e leader, 30 per ogni categoria (dall’arte sino all’industria, come in questo caso). Ma chi è Giovanni Anceschi?

Giovanni Anceschi: un innovatore dell’Industria 4.0

Come anticipato, Giovanni Anceschi ha solamente 28 anni ma ha alle spalle già grandi successi. COO nonché a capo del team di ricerca e sviluppo di Energy Way, nel 2017 ha partecipato alla presentazione del “manifesto della sostenibilità”, redatto in vista del G7 Ambiente tenutosi lo scorso anno.
In quell’occasione, l’ingegnere modenese – parlando del progetto #alloraspengo – ha affermato “Per fare un mondo sostenibile ci vogliono piccoli maestri di sostenibilità. #alloraspengo è un percorso che abbiamo tracciato per le scuole. Forniamo loro gli strumenti open source per il monitoraggio dei consumi e le competenze necessarie all’analisi dei dati. Grazie a tutto questo e a piccoli gesti quotidiani, i ragazzi assieme agli insegnanti e tutto il personale scolastico possono raggiungere facilmente il traguardo del risparmio energetico”. Ma cos’è #alloraspengo? Il progetto, pensato da Energy Way, consta in un è un ciclo di lezioni per i ragazzi delle scuole medie. Grazie allo sviluppo di competenze tecniche e alla condivisione di buone pratiche di risparmio, l’iniziativa punta ad insegnare ai giovani studenti a crescere nell’efficienza energetica.

Energy Way: il risparmio energetico passa dall’analisi dei dati

Energy Way nasce nel 2013 come ESCo, prima di venire riconosciuta nel 2014 come startup innovativa italiana. La giovane azienda lavora nell’ambito del data management industriale, proponendo originali ed efficaci soluzioni di risparmio energetico, sviluppate da un team altamente qualificato composto da ingegneri, matematici ed esperti di neuroscienze che hanno in comune una spiccata passione per l’analisi dei dati.
Tanti i riconoscimenti ottenuti negli anni: tra questi, Energy Way ha vinto il Bando “Start up innovative” e ha avuto modo di partecipare a progettiUE. Non solo: l’efficacia delle soluzioni proposte ha fatto sì che si avvicinassero alla startup modenese anche grandi aziende, da BPER Banca a Hera Spa. In particolare, Energy Way ha sviluppato per BPER Banca un progetto di efficientamento che ha coinvolto 70 filiali: queste sedi, che risultavano fra le più energivore, sono state sottoposte a sistemi di Energy Data Management (attraverso il cosiddetto BEMS , Building Energy Management System ), i quali hanno permesso una gestione automatizzata dei comportamenti energetici degli edifici. Il risultato è stato un risparmio del 17% di energia in un solo anno.
giovanni-anceschi-energy-wayHERA Spa, invece, ha visto nella startup Energy Way un mezzo per diventare sempre più smart nonché un esempio dell’Industria 4.0. In occasione dell’annuncio dell’accordo, infatti, il Direttore Centrale Innovazione di Hera, Salvatore Molé, ha affermato “La rivoluzione digitale richiede competenze sempre più specialistiche, da coltivare sia attraverso la formazione continua, sia con l’individuazione di partner d’eccellenza. Da questo punto di vista le startup sono un fenomenale acceleratore del processo di crescita e siamo molto felici di poter rafforzare e consolidare la collaborazione con Energy Way, società all’avanguardia nello sviluppo di algoritmi innovativi per l’ottimizzazione dei nostri processi industriali”. Nella stessa occasione, Fabio Ferrari, Amministratore Delegato di Energy Way, ha commentato “Il Gruppo Hera è come noi convinto che la vera rivoluzione non è più nelle macchine che elaborano i dati, ma nei dati stessi e soprattutto nella capacità di analizzarli e usarli per attuare un cambiamento”.
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Marco Antonio Attisani: Watly e l’impegno per risolvere il problema idrico nel mondo https://www.business.it/marco-antonio-attisani-watly/ Wed, 28 Feb 2018 16:25:08 +0000 https://www.business.it/?p=19640 Come spesso affermato, non può esistere progresso senza sostenibilità. Lo sa bene Marco Antonio Attisani, imprenditore visionario che ha fondato Watly ovvero una startup impegnata nella realizzazione di un sistema che permette di purificare l’acqua e, nel contempo, generare energia. Quello di Watly è un progetto molto ambizioso che, però, dalla sua fondazione sino ad… Leggi tutto »Marco Antonio Attisani: Watly e l’impegno per risolvere il problema idrico nel mondo

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Come spesso affermato, non può esistere progresso senza sostenibilità. Lo sa bene Marco Antonio Attisani, imprenditore visionario che ha fondato Watly ovvero una startup impegnata nella realizzazione di un sistema che permette di purificare l’acqua e, nel contempo, generare energia. Quello di Watly è un progetto molto ambizioso che, però, dalla sua fondazione sino ad oggi ha ottenuto numerosi riconoscimenti.

Marco Antonio Attisani: chi c’è alla base di Watly

Marco Antonio Attisani è l’imprenditore seriale che c’è dietro l’idea di Watly. Attisani incarna perfettamente l’idea di innovatore, un uomo capace di sfruttare al meglio la tecnologia al fine di rendere molto più semplice la vita quotidiana, soprattutto dei meno abbienti. In una chiacchierata telefonica avuta con lui nel 2016, tra le tante cose, Marco Antonio Attisani mi raccontò la sua idea di progresso riassumendola in questa frase: “Solo quando viene utilizzato per migliorare le sorti mondo, internet raggiunge il massimo del potenziale”.

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Marco Antonio Attisani e il team di Watly

Marco Antonio Attisani si descrive come un uomo la cui missione, nonché il suo sogno, è quello di salvare potenzialmente milioni di persone dalla povertà, dalla sofferenza e dalla mancanza di speranza futura per loro e per i loro figli. La soluzione, per Attisani, è Watly ovvero la startup da lui fondata che propone una macchina capace di purificare l’acqua e, nello stesso tempo, produrre energia e connettività.

Watly: dall’idea al primo prototipo

“L’idea è nata tre anni fa, in questo periodo circa, quando vivevo a Barcellona e alle spalle avevo già diversi anni di esperienza nel campo delle energie rinnovabili: nel 2013, sebbene c’era già qualche segnale di decadenza, Italia e Spagna erano pionieri in questo settore. Un giorno, guardando il mare, mi sono chiesto ‘Ma come può, in un pianeta coperto al 70% d’acqua, essere quest’ultima un problema per 1 miliardo di persone?’: il vero problema, in verità, non è la scarsità ma la contaminazione” – mi ha raccontato Marco Antonio Attisani nel 2016, contestualmente all’apertura della campagna su indiegogo per la messa in produzione di Watly 3.0.
Watly è una macchina capace di purificare acqua contaminata di qualunque tipo (marina, inquinata o addirittura radioattiva) senza utilizzare filtri o membrane. La risposta alla scarsità di acqua nel mondo potrà dunque arrivare anche da una macchina capace di funzionare in completa autonomia sfruttando l’energia solare che le consente nel contempo di generare elettricità – sfruttabile tramite prese elettriche – e di connettersi in rete con gli altri dispositivi simili creando una rete di scambio informativo. L’ambizioso progetto di Watly, ovviamente, non è passato inosservato: la startup è stata tra quelle selezionate per il programma di accelerazione dell’ESA – Agenzia Spaziale Europea ma ha anche potuto beneficiare per ben due volto del premio SME Instrument Champions, nell’ambito del programma Horizon 2020.

marco-antonio-attisani-watlyIl concetto di Energy-Net

Watly, per quanto ambizioso, è solo il primo step di una vera e propria rivoluzione. Alla base del progetto, infatti, c’è anche il concetto di Energy-Net. Si tratta di un concetto del XXI Secolo che mette in relazione l’Internet con l’acqua e l’energia, in particolare quella elettrica. L’Energy Net, invece che essere costituita solo da computer, è una rete formata da macchine che si comportano come computer ma che gestiscono flussi di acqua e generano elettricità. Da questo concetto nasce l’idea di unire insieme più Watly, connessi tra di loro e a pochi metri/kilometri a formare una vera e propria Smart Grid, una delle più grandi opportunità economiche del nostro secolo.
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Casa ecosostenibile: caratteristiche, tipologia, costi https://www.business.it/casa-ecosostenibile-caratteristiche-tipologia-costi/ Mon, 26 Feb 2018 08:00:46 +0000 https://www.business.it/?p=19228 Per costruire intorno a noi il mondo ecosostenibile che tanto desideriamo dobbiamo comportarci di conseguenza. Le nostre azioni quotidiane sono il primo passo per intraprendere un percorso al fine di tutelare l’ambiente, risparmiare energia e condurre uno stile di vita responsabile. Uno dei passi fondamentali per dichiararsi fautori concreti di un’economia green è vivere in una… Leggi tutto »Casa ecosostenibile: caratteristiche, tipologia, costi

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Per costruire intorno a noi il mondo ecosostenibile che tanto desideriamo dobbiamo comportarci di conseguenza. Le nostre azioni quotidiane sono il primo passo per intraprendere un percorso al fine di tutelare l’ambiente, risparmiare energia e condurre uno stile di vita responsabile.

Uno dei passi fondamentali per dichiararsi fautori concreti di un’economia green è vivere in una casa sostenibile.

Quali sono i criteri per dichiarare una casa 100% ecosostenibile? Come si può costruire, ma soprattutto quanto costa?

Le caratteristiche sono numerose e tutte improntata alla massima efficienza e al minimo impatto sia economico che ambientale.

Certo, non è possibile edificarla dovunque, ma conoscendo le linee guide possiamo capire come costruirla e dove collocarla al meglio.

Fondamenta e materiali di costruzione

La costruzione di una casa parte dal materiale con il quale viene edificata. Dalle fondamenta, ai muri fino ai servizi e ai consumi, tutto deve essere concepito in ottica green. Quindi, quando si parla di costruire una casa sostenibile si parla prima di tutto di bioedilizia, ovvero un tipo di tecniche costruttive che integra materiali a basso impatto energetico e punta ad una ottimizzazione dei consumi, dal risparmio energetico a quello dell’acqua.

Se i costi di realizzazione risultavano molto dispendiosi solo fino a pochi anni fa, oggi costruire con l’edilizia è diventato molto più accessibile. Infatti per quanto riguarda le fondazioni, queste vengono sempre realizzate in cemento armato come per case in muratura. Sono infatti in grado di garantire stabilità su cui montare le pareti in legno, che al contrario di quelle in muro, hanno un peso più sostenuto.

Di solito si parla dei cosiddetti “prefabbricati”, come pareti esterne, pareti interne, solai, tetti, pilastri tutti componibili a seconda del progetto. I materiali sono sottoposti a numerosi controlli da parte della Comunità Europea, per cui le materie prime sono sicure e di qualità. Manto di finitura del tetto, cappotto termico, infissi: tutto viene realizzato al fine di rendere la casa a prova di spreco.

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Casa portatileLe rinnovabili, risorsa irrinunciabile

Pannelli solari posizionati sul tetto sono la garanzia per produrre acqua calda in modo da soddisfare il fabbisogno energetico e sfruttare i raggi solari. La tecnologia solar cooling è inoltre capace di raffreddare la casa quando è troppo calda.

La coibentazione

Una casa ben coibentata non presenta dispersioni termiche. É quindi in grado di ridurre i consumi energetici, per questo è importante ottenere sia dalla costruzione che dai materiali stessi un buon isolamento.

L’esposizione

Vì siete mai chiesti cos’è che rende una casa più luminosa, capace di trattenere meglio il calore? Semplice, si stratta dell’esposizione. Se infatti almeno la metà dei metri quadri è esposta verso Sud, la costruzione sarà sicuramente più ecologica. Tenderà a massimizzare le radiazioni solari d’inverno e a evitarle d’estate. Inoltre sempre meglio scegliere la collocazione su un terreno già adibito ad uso abitativo piuttosto che occupare nuovo terreno. Si evita così di strappare altra terra all’ambiente circostante

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Spazio verde

Non sempre è possibile, ma una casa ecosostenibile è progettata per avere uno spazio verde, che sia un giardino adiacente, oppure un orto sul terrazzo. Nella città quest’ultima soluzione è diventata ottimale, insieme alla moda del giardino verticale. Sono occasioni che permettono di coltivare a km zero, regalando aria pulita al perimetro dell’abitazione.

Illuminazione ed elettrodomestici

Il consiglio per una casa ecosotenibile è quello di utilizzare un’illuminazione  ecosostenibile, che si traduce nel comprare lampadine a Led. Sicuramente più costose di quelle normali, hanno però il vantaggio di durare di più, ma soprattutto di consumare molto meno. Inoltre è molto importante dotarsi di dispositivi di domotica, che riescono a gestire apparecchi elettronici e regolare le luci a seconda della necessità. Infine, scegliere apparecchi a basso consumo ed elettrodomestici smart favorisce il risparmio e inquina in modo minimo.

Costi

Non sono così proibitivi. In media, senza aggiunte particolari, una casa ecosostenibile costa 1800 euro a metro, ma tutto varia in base alla tipologia di costruzione e a quanto si è disposti ad investire. Non si tratta solo di un guadagno per noi stessi, ma per l’ambiente e la salute di chi vive con noi. 

Leggi anche: La green economy favorisce la crescita economica, ma occorre fare sistema
Casa trasportabile

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Green fashion: gli innovatori italiani dell'industria tessile https://www.business.it/green-fashion-gli-innovatori-italiani-dellindustria-tessile/ Sat, 24 Feb 2018 13:32:57 +0000 https://www.business.it/?p=19282 Green fashion, filati innovativi e moda ecosostenibile: anche il mondo del tessile sta cambiando sulla scia di un’Industria 4.0 sempre più innovativa e attenta all’ambiente. Conosciuta in tutto il mondo per la qualità del suo artigianato, anche l’Italia si sta muovendo nella direzione dell’eco-friendly. Da Orange Fiber sino a Vegea, sono numerose le imprese italiane… Leggi tutto »Green fashion: gli innovatori italiani dell'industria tessile

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Green fashion, filati innovativi e moda ecosostenibile: anche il mondo del tessile sta cambiando sulla scia di un’Industria 4.0 sempre più innovativa e attenta all’ambiente. Conosciuta in tutto il mondo per la qualità del suo artigianato, anche l’Italia si sta muovendo nella direzione dell’eco-friendly. Da Orange Fiber sino a Vegea, sono numerose le imprese italiane che propongono un nuovo modello di business capace di produrre filati altamente innovativi, di altissima qualità ma soprattutto ecocompatibili.

Le startupper italiane che creano un filato dagli agrumi

Tra i casi di successo più celebri nel panorama innovativo italiano c’è sicuramente Orange Fiber, startup nata nel febbraio 2014 dall’idea di Adriana Santanocito e Enrica Arena. La prima immagina, all’interno della sua tesi di laurea, un tessuto altamente innovativo e sostenibile creato dagli agrumi. La proposta viene accolta con entusiasmo da Enrica e, insieme al Politecnico di Milano, sviluppano il brevetto che viene poi depositato in Italia ed esteso a PCT internazionale. Da quel momento il progetto decolla a dismisura: finanziate da un business angel e da Trentino Sviluppo, le due startupper nel settembre 2014 riescono a presentare il prototipo del primo tessuto al mondo filato a partire dagli agrumi.
L’idea alla base è quella di trasformare il sottoprodotto dell’industria di trasformazione agrumicola in un elegante tessuto per la moda. Il richiamo della green fashion ma anche della qualità del Made in Italy viene colto da Salvatore Ferragamo che, insieme ad Orange Fiber, lancia sul mercato la Ferragamo Orange Fiber Collection.

Re-Bello: il “Made in Italy” bello, di qualità e sostenibile

L’idea alla base del brand Re-Bello, invece, è quella di una green fashion italiana che riesca comunque a distinguersi sia per qualità sia per bellezza ed eleganza dei prodotti proposti. “Volevamo fare – e vogliamo farla tuttora – una rivoluzione bella, senza necessariamente andare in piazza a protestare ma mettendo in campo azioni concrete, positive, per il pianeta e per la comunità” spiegava sull’Huffington Post Daniel Tocca, co-fondatore della startup.
L’idea dell’azienda è stata subito apprezzata, in quanto sin dagli albori ha rappresentato il tema della green fashion in ogni sua parte. Le lavorazioni dei materiali proposti sono tutte eco-friendly e i filati altamente innovativi: Re-Bello – che ha chiuso il 2016 con 1,3 milioni di euro di fatturato – propone ora tessuti da legno di faggio, nylon rigenerato, bambù, eucalipto ma anche dal riutilizzo del PET, da lana riciclata, da cotone organico e una pelle conciata con foglie d’ulivo.

Gli imprenditori che utilizzano le vinacce per produrre pelle e filati

Tra le eccellenze italiane che strizzano l’occhio alla green fashion anche Vegea, azienda nata nel 2016 a Milano da Gianpiero Tessitore, architetto e Francesco Merlino, chimico industriale. L’idea di business alla base è quella di trovare alternative ecosostenibili all’utilizzo di prodotti e materiali comunemente impiegati nel settore moda, intraprendono un percorso di ricerca ed investono nello sviluppo di una tecnologia innovativa per la produzione di tessuti tecnici biobased.
green-fashion-italiaE’ nato così Wineleather, un materiale simile alla pelle ma 100% vegetale. “Abbiamo creato e brevettato un innovativo processo produttivo che trasforma le fibre e gli olii vegetali presenti nella vinaccia, in un materiale ecologico con le stesse caratteristiche meccaniche, estetiche e sensoriali di una pelle. Il risultato è una pelle di grandissima qualità con bassi costi di produzione, adattabile e facilmente lavorabile, tutti plus per chi lavora la pelle” ha spiegato Tessitore in occasione della presentazione dell’azienda durante Vinitaly. A dicembre 2017, l’azienda ha presentato al Parlamento Europeo un nuovo progetto per un “filato dal vino”, che verrà utilizzato per la produzione di tessuti innovativi.
Leggi anche: Economia circolare, la startup Wastly

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Economia circolare, la startup Wastly: l’idea di tre innovatori sardi https://www.business.it/economia-circolare-startup-wastly-idea-giovani-innovatori-sardi/ Fri, 23 Feb 2018 08:00:04 +0000 https://www.business.it/?p=19175 Si parla spesso dell’innovazione come un processo di mero progresso tecnologico, tendendo altresì a tralasciare l’importante ruolo che gioca in tema di sostenibilità ambientale. Il fine ultimo di molte startup e PMI, così come di una buona fetta del panorama innovativo nazionale ed internazionale, è infatti quello di creare soluzioni smart che permettano di vivere… Leggi tutto »Economia circolare, la startup Wastly: l’idea di tre innovatori sardi

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Si parla spesso dell’innovazione come un processo di mero progresso tecnologico, tendendo altresì a tralasciare l’importante ruolo che gioca in tema di sostenibilità ambientale. Il fine ultimo di molte startup e PMI, così come di una buona fetta del panorama innovativo nazionale ed internazionale, è infatti quello di creare soluzioni smart che permettano di vivere meglio, ma con un occhio di riguardo verso il nostro pianeta. Ne è la prova la startup fondata da Paola Obino, Davide Melca e Davide Puddu che, con Wastly, hanno creato il primo marketplace per l’economia circolare.

Cos’è l’economia circolare?

Con il termine economia circolare si intende un sistema economico capace di rigenerarsi da solo. A differenza di quello tradizionale, questo modello economico prevede il reintegro in natura dei materiali biologici nonché il riutilizzo, anche in forme differenti da quelle originarie, delle materie tecniche utilizzate nella produzione industriale. Il modello, delineato e meglio definito nel 2010 dalla Ellen MacArthur Foundation, si ispira quindi ai meccanismi degli organismi viventi, capaci di regolarsi da sé: è proprio da qui che deriva il concetto di “circolare”. In questo modello economico si inserisce Wastly, startup innovativa nata nel 2015 grazie al supporto di investitori privati che nel 2016 si è aggiudicata il voucher startup da 50mila euro messo a disposizione da Sardegna Ricerche.

Wastly: la startup dedicata ai protagonisti della circular economy

Nonostante nel territorio sardo vi siano solamente 165 startup innovative, Wastly è la prova che puntare sull’innovazione possa regalare enormi soddisfazioni. La startup – fondata da Paola Obino, Davide Melca e Davide Puddu – propone una piattaforma tecnologica pensata per tutti gli operatori dell’economia circolare, dalle aziende produttrici ai raccoglitori, ai trasportatori e agli intermediari fino agli impianti di recupero e smaltimento, gli impianti di riciclo, le municipalità e i cittadini.
startup-wastly-economia-circolare Wastly consente di trovare non solo i contatti di tutti i soggetti coinvolti ma anche di verificare le autorizzazioni degli impianti di recupero e/o di smaltimento e l’iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. “In Italia abbiamo da una parte le aziende che lavorano con il mondo dei rifiuti e che intendono ridurne l’entità per lo smaltimento, aumentarne il recupero e agevolare la produzione di MPS (Materie Prime Secondarie, ndr); dall’altra abbiamo le aziende manifatturiere artigianali e industriali che, investite da questa rivoluzione, mirano a ridurre gli scarti interni e ad accogliere l’ingresso di materie prime e MPS nella linea produttiva” – ha commentato Paola Obino, in occasione della premiazione del Civic Hackathon, ospitato all’interno della settima edizione del Premio “Bologna Città Civile e Bella”. La giovane impresa ha quindi come obiettivo quello di instaurare un dialogo tra questi due mondi complementari, che solitamente non riescono ad entrare in relazione.

Paola Obino, Davide Melca e Davide Puddu: i tre innovatori italiani che guardano ad Europa 2020

L’impresa creata dai tre imprenditori sardi si rivolge quindi a quelle 500mila le aziende che ruotano attorno al mercato dei rifiuti e della manifattura che, a oggi, non riescono a fare alcun tipo di comunicazione tracciabile. Questo limite, a differenza di quanto auspicabile, comporta un notevole dispendio di tempo e di denaro. La startup italiana Wastly si propone dunque di diventare il primo network europeo certificato per la commercializzazione delle MPS grazie alla comunicazione e alla tracciabilità digitale di tutti gli operatori coinvolti. “Con l’utilizzo della nostra piattaforma è possibile arrivare fino a 7.5 miliardi di euro di risparmio in acquisto di materie prime grazie a una maggiore conoscenza degli attori presenti sul territorio, sia nazionale che locale” – ha spiegato Paola Obino.
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Paola Obino e Davide Melca, fondatori di Wastly (a destra) insieme ai fondatori di Sfreedo, altra startup premiata al Civic Hackathon di Bologna (a sinistra)

Il business plan aziendale si inserisce quindi perfettamente in Europa 2020, strategia decennale proposta dalla commissione europea nel 2010 che prevede l’adozione di sistemi che puntino ad una crescita economica intelligente, che non perda di vista sostenibilità e inclusività. Non a caso, Obino ha concluso spiegando “Grazie al nostro motore di ricerca, all’integrazione con i database nazionali e con l’Albo Nazionale Gestori Ambientali, è possibile infatti trovare e contattare direttamente gli operatori più vicini e risparmiare tempo nella verifica delle certificazioni, dal momento che ogni azienda viene verificata dal nostro team, scongiurando così sorprese al termine di trattative commerciali. Tutte azioni che convergono verso gli obiettivi dettati dalla strategia Europa 2020”.
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Ecosostenibilità in Italia: IdeeGreen, la società più innovativa https://www.business.it/ecosostenibilta-italia-ideegreen-societa-innovativa/ Thu, 22 Feb 2018 07:30:44 +0000 https://www.business.it/?p=19058 IdeeGreenSrl è una società che opera a tutti i livelli seguendo criteri di management etico. L’azienda ha lo scopo di tutelare l’ambiente, attivarsi nell’ambito del risparmio energetico, della creazione di un’economia sostenibile e di offrire consigli per condurre uno stile di vita sano, attento all’alimentazione, ma soprattutto al benessere psicofisico. Gestisce anche il sito omonimo,… Leggi tutto »Ecosostenibilità in Italia: IdeeGreen, la società più innovativa

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IdeeGreenSrl è una società che opera a tutti i livelli seguendo criteri di management etico. L’azienda ha lo scopo di tutelare l’ambiente, attivarsi nell’ambito del risparmio energetico, della creazione di un’economia sostenibile e di offrire consigli per condurre uno stile di vita sano, attento all’alimentazione, ma soprattutto al benessere psicofisico.

Gestisce anche il sito omonimo, intento a fornire agli utenti contenuti specifici in varie aree tra cui Ecoturismo, Energie Alternative, Mobilità sostenibile, Bioedilizia, Giardinaggio e Risparmio.

É nata nel 2014, a Milano, ma in pochi anni ha ricevuto grande credibilità grazie alla sua struttura flessibile, Si stratta infatti di una modernissima digital company, dove i dipendenti possono lavorare da remoto, quindi da casa o ufficio provato se lo desiderano. L’importante è essere connessi ad un rete e gestire questo lavoro con impegno e passione.

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Il sito connesso all’azienda è uno dei portali più importanti d’Italia e più autorevole nel settore green. Ovviamente la conoscenza di questo ambito non è rivolta solo agli appassionati e agli esperti del settore, ma anche a tutti coloro che desiderano saperne di più per quanto riguarda a tutela dell’ambiente, il risparmio energetico, la creazione di un’economia sostenibile e uno stile di vita sano, attento all’alimentazione e al benessere psicofisico.

IdeeGreen offre inoltre consulenze specializzate per chi vuole migliorare la propria visibilità nel web fornendo strumenti specifici ed efficaci.

Per riunire una grande platea, IdeeGreen possiede anche una versione inglese. Negli ultimi tempi  l’azienda ha sviluppato efficacemente i suoi asset editoriali, ampliando l’organico con nuove figure più professionali.

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IdeeGreen è anche la prima società italiana ad aver ricevuto l’esclusiva Certificazione B corporation. In Italia possono vantare questa certificazione solo una cinquantina di aziende. Di cosa si tratta? Di un documento, assegnato da una terzo, che attesta quanto l’azienda opera in tutti i possibili livelli ecosostenibili e con attività di valenza sociale e a tutela dell’ambiente. Di fatto IdeeGreen rispetta i più alti standard del settore attraverso un fine ecosostenibile, responsabilità sociale e trasparenza. Le aziende che ricevono questo titolo come IdeeGreen sono chiamate BCorp in quanto non è solo il profitto ciò a cui mirano, ma anche l’innovazione. Quest’ultima serve infatti per massimizzare il lavoro e l’impatto con l’ambiente. Il valore aggiunto è quello di trasformarsi in un vero e proprio motore che rigeneri la società e sia positivo per il nostro pianeta.

Le macroareee nelle quali bisogna eccellere per ottenere l’ambito riconoscimento sono Environment, Workers, Customers, Community e Governance, ritenute oggi le più importanti.

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New economy: i Big data sostituiranno il petrolio https://www.business.it/new-economy-big-data-sostituiranno-petrolio/ Mon, 19 Feb 2018 07:30:25 +0000 https://www.business.it/?p=18848 Che i dati siano fondamentali nell’era delle nuove tecnologie è cosa nota. Ma come si porranno nei confronti delle risorse che finora hanno detenuto il monopolio della ricchezza mondiale come gas e petrolio? Mosse politiche e strategie aziendali concorrono alla pianificazione di una nuova economia che prova a mettere da parte quella finora conosciuta e utilizzata… Leggi tutto »New economy: i Big data sostituiranno il petrolio

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Che i dati siano fondamentali nell’era delle nuove tecnologie è cosa nota.

Ma come si porranno nei confronti delle risorse che finora hanno detenuto il monopolio della ricchezza mondiale come gas e petrolio?

Mosse politiche e strategie aziendali concorrono alla pianificazione di una nuova economia che prova a mettere da parte quella finora conosciuta e utilizzata grazie a sfruttamento e produzione di materie prime.

Una delle imprese che si prefigge come obiettivo quello di Software Technology Innovation Center Schlumberger è proprio quello di aumentare la produzione, provando allo stesso tempo a dimezzare i costi di quella che appunto è l’attività di produzione di petrolio e gas.

pompa di benzina
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Il Centro tecnologico sta infatti apportando dei cambiamenti importanti nel settore: l’informatica è entrato a pieno diritto come l’analisi avanzata dei dati. Questi ultimi infatti a detta di molti sono diventati “il nuovo petrolio”.

Numerose aziende del mondo hanno infatti puntato sulle nuove tecnologie e lo sviluppo informatico, cambiando completamente i loro processi produttivi. E fioriscono le collaborazioni tra le industrie implicate nel greggio e nel gas e quelle specializzate in informatica. Alcuni esempi? Microsoft e Halliburton, Nvidia e con Software Technology Innovation Center Schlumberger.

Le nuove tecnologie servono inoltre per fare affari. E chi gestisce il business delle risorse lo sa bene. Dai cerca infatti di rendere tutto più informatizzato, dalla mappature delle rocce tramite misurazioni elettriche ad un  nuovo innovativo sistema che rende possibile il coordinamento della progettazione, trivellazione e messa in produzione di pozzi. Il fine? Sempre economico, ovvero aumentare il valore della produzione di un intero bacino petrolifero.

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Il responsabile della comunicazione di Chevron, Bill Braun, ha fatto sapere che si raccolgono moltissimi dati durante i processi produttivi, ma molti di essi restano isolati. Dello stesso avviso è Binu Mathew, capo del product management per il digitale presso Baker Hughes. Si tratta del gruppo di servizi petroliferi che la General Electric possiede in maggioranza. «Soltanto un’esigua percentuale di essi è analizzata sul serio».

Ciò cosa significa?

Che esiste un enorme potenziale informatico, ancora poco sfruttato, ma che davvero potrebbe rappresentare una risorsa di guadagni e diventare il sostituto a tutti gli effetti dell’oro nero.

 

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Ethereum smart contracts: il legame tra la moneta e il mondo green https://www.business.it/ethereum-smart-contracts-legame-moneta-mondo-green/ Sat, 03 Feb 2018 12:00:23 +0000 https://www.business.it/?p=18040 Ethereum e We Power sono impegnate in un progetto dal chiaro sapore ecologista, grazie al quale tante piccole realtà operanti nel settore delle energie rinnovabili sono in grado di finanziare la loro attività

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Ethereum è una delle Altcoin più famose, tanto da essere indicata come un potenziale avversario per il Bitcoin nel corso dei prossimi anni. In effetti le sue peculiarità hanno spinto un grande numero di utenti e investitori a puntare in maniera risoluta sulla moneta digitale nata da una ICO risalente al 2014, consolidando le basi del progetto.
Il motivo principale che ha radunato intorno alla criptovaluta una community così larga, è la possibilità di dare vita a smart contracts, contratti intelligenti dei più svariati tipi, come ad esempio possono essere le operazioni varate in settori come quello della finanza, elettorale o in tema di proprietà intellettuale. Ma non solo.
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Ethereum moneta virtuale

La nuova divisa digitale è in grado di garantire una serie di caratteristiche che ne fanno lo strumento ideale per le transazioni che avvengono online. In particolare, quello che spicca nel sistema proposto è la possibilità di garantire totale privacy agli utenti, senza che ciò vada a discapito della necessaria sicurezza di ogni operazione.
Altra peculiarità di Ethereum è poi la scalabilità, ovvero la capacità di dare vita ad operazioni veloci, il vero punto debole di Bitcoin, le quali vanno ad unirsi all’impiego della crittografia, in modo da garantire sicurezza e anonimato a chi decida di utilizzare la piattaforma per le proprie contrattazioni sul web o per operazioni di altro genere come ad esempio le procedure sanitarie, i certificati o comunque qualsiasi cosa che possa essere trasformata in istruzioni di programma.

Ethereum green

Proprio le caratteristiche ricordate, hanno spinto ad una inusitata alleanza tra Ethereum e mondo green, in particolare quello delle imprese impegnate nel varo di prodotti dal chiaro sapore ecologista. Come è accaduto nel caso di We Power, una piattaforma impegnata nel settore delle fonti energetiche rinnovabili.
L’alleanza in questione è stata resa possibile dal fatto che i progetti sponsorizzati da We Power sono molto spesso troppo limitati per poter trovare finanziamenti in grado di alimentarli. Gli smart contracts, sono quindi stati individuati come il mezzo ideale per permettere alle aziende che li propongono di trovare finanziatori.
In pratica, ogni token di We Power è l’equivalente di una determinata quantità di energia. I produttori vendono il token prima che essa sia stata prodotta, utilizzando proprio le risorse ottenute tramite tale via per farlo. Il vantaggio è per entrambi i contraenti: da una parte il finanziatore compra energia ad un prezzo inferiore a quello di mercato, mentre il produttore non ha bisogno di anticipare fondi per la sua attività.

Il potenziale di Ethereum 

Proprio il caso di We Power e l’uso accorto di uno strumento come i contratti intelligenti, serve a dare un’idea delle grandi potenzialità di questa criptovaluta, le quali potrebbero sospingerla sempre più in alto sino a minacciare il Bitcoin, visto da più parti come un semplice mezzo per fare speculazione e sempre più sotto attacco, in particolare dopo le accuse di essere in pratica un’invenzione della CIA tesa a finanziarne le attività di spionaggio su territorio estero.
Ethereum, dal canto suo, rappresenta invece quella parte delle divise digitali che traggono il loro motivo di essere dal collegamento con specifiche necessità del sistema produttivo. Proprio per questo molti analisti si spingono a vaticinare un successo crescente per questo tipo di criptovalute, ai danni di quelle che invece fondano le loro fortune sull’appoggio dei mercati.
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Professioni sostenibili, il lavoro green aumenta: 2.3 milioni di posti presenti in Italia https://www.business.it/professioni-sostenibili-il-lavoro-green-aumenta-2-3-milioni-di-posti-presenti-in-italia/ Mon, 29 Jan 2018 08:49:16 +0000 https://www.business.it/?p=17652 Le professioni sostenibili stanno avendo un enorme successo nel nostro paese: il 13% dei posti di lavoro in Italia riguarda dei settori green. Ben 355.00 aziende italiane puntano su tecnologie ecosostenibili

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Professioni sostenibili, la nuova tendenza in Italia

Un aumento di tendenza, un nuovo tipo di occupazione. A quanto pare i green jobs, conosciuti anche come professioni sostenibili, hanno avuto un aumento incredibile in Italia. Attualmente sono ben due milioni e 279 mila nel nostro paese: una nuova frontiera dell’occupazione che potrebbe rappresentare l’andamento futuro.
Non solo un ottimo modo per risolvere la disoccupazione, ma anche un modo per poter aumentare in maniera sostanziale un capitale non indifferente, di circa 195,8 miliardi di euro. Gli investimenti nelle nuove tecnologie stanno aumentando anche grazie alle diverse normative, dunque i nuovi impieghi green possono essere il futuro. Attualmente il 13.1 % dei posti di lavoro riguardano appunto dei green jobs.
Questa nuova tendenza sembra essere dovuta ad una vera e propria esigenza. Lo sviluppo di nuove tecnologie ha portato alla creazione di posti di lavoro differenti a quelli tradizionali e la richiesta aumenta con il passare degli anni. Ma non è una questione legata al futuro: il dato è in forte crescita sin dal 2011.
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profeessioni-sostenibili-green-economyUn aumento fin dal 2011

Come abbiamo già visto, questa nuova tendenza inizia nel 2011. Proprio da questo momento in poi c’è un cambiamento sostanziale nelle scelte delle nuove aziende. La maggior parte delle start up italiane ha iniziato la sua attività grazie anche ai nuovi metodi ecologici e il problema delle emissioni di CO2 è sempre stato uno dei problemi da dover risolvere con le nuove frontiere dell’imprenditoria.
La Green economy ha colpito moltissime aziende italiane: parliamo di ben 355.000 unità che hanno investito in nuove tecnologie finalizzate al risparmio, ma soprattutto pensate per poter evitare l’impatto di anidride carbonica nell’ambiente circostante. Un andamento positivo anche per quanto riguarda l’industria manifatturiera: chi vuole essere competitivo con il resto delle aziende, deve necessariamente investire in questo settore.
Per quanto riguarda il 2017 sono ben 209.000 le aziende che hanno iniziato ad investire in questo settore. Ovviamente le problematiche legate all’ambiente hanno sensibilizzato tutti i processi economici, ma è indubbio che la questa nuova tendenza abbia portato delle migliorie in diversi settori.
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I green jobs sono gli impieghi del futuro?

A quanto pare i green jobs saranno i lavori del futuro. Il settore è in forte crescita, anche perché l’opinione pubblica è molto sensibile al tema delle assunzioni e della green economy. L’obiettivo fondamentale per i prossimi anni è quello di diminuire tutte le emissioni di CO2, che a lungo termine possono portare ad un impatto ambientale maggiore e deleterio per il nostro pianeta.
Tra le tante professioni sostenibili richieste troviamo i meccatronici, delle figure professionali in grado di saper abbinare al meglio le competenze informatiche o meccaniche per poter costruire motori dedicati alla sostenibilità. Molte aziende manifatturiere hanno bisogno di nuove tecnologie per poter far funzionare tutta la filiera di produzione e una soluzione ecosostenibile può essere una delle soluzioni più dirette per poter diminuire le emissioni.
Non solo meccanici o ingegneri: i green jobs strizzano l’occhio anche a chi progetta e pianifica. Infatti i dirigenti specializzati sono molto richiesti nel settore, per poter creare un piano di investimento che riesca a creare il connubio tra crescita economica e allo stesso tempo in grado di poter diminuire i problemi di inquinamento.
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Gli allevamenti di animali da pelliccia sono vietati in Norvegia https://www.business.it/gli-allevamenti-di-animali-da-pelliccia-sono-vietati-in-norvegia/ Sat, 20 Jan 2018 06:30:59 +0000 http://www.business.it/?p=17038 Sembra impossibile, eppure nel 2018 sono numerose le associazioni che ancora si battono per fermare la strage di animali, uccisi per le loro pelli che diverranno accessori e abiti più o meno di lusso. Eppure esistono veri e propri allevamenti di “animali da pelliccia” per un giro d’affari ancora molto fruttuoso, che la vale la bellezza… Leggi tutto »Gli allevamenti di animali da pelliccia sono vietati in Norvegia

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Sembra impossibile, eppure nel 2018 sono numerose le associazioni che ancora si battono per fermare la strage di animali, uccisi per le loro pelli che diverranno accessori e abiti più o meno di lusso.

Eppure esistono veri e propri allevamenti di “animali da pelliccia” per un giro d’affari ancora molto fruttuoso, che la vale la bellezza di 46 milioni di dollari l’anno.

Ma gli ecologisti qualche battaglia l’hanno vinta e sono giustamente orgogliosi dei risultati raggiunti. L’ultima vittoria è arrivata direttamente dal Nord, nel cuore della Norvegia. La premier Erna Solberg ha ufficialmente vietato gli allevamenti di animali da pelliccia.

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Numerose associazioni animaliste hanno accolto con entusiasmo la decisione, in quanto proprio il paese scandinavo era noto alle cronache per essere il primo produttore mondiale di pellicce di volpi. Il triste primato ha interessa circa 200 allevamenti di animali da pelliccia tra cui volpi e visioni, per un giro d’affari che sfiorava i 46 milioni di euro e dava lavoro a circa 400 persone.

Secondo la premier norvegese i meri interessi economici devono sottostare alla inutile e vergognosa strage di animali oltre che danni enormi all’ambiente. Tanto più che gli economisti del settore hanno dichiarato che questa legge non dovrebbe comportare danni così importanti all’economia del paese. La Norvegia segue infatti il trend di nazioni che già da tempo hanno messo al bando questa pratica illegale, diventando il 14esimo al mondo.

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La proposta che riferisce la chiusura definitiva degli allevamenti entro il 2025 è stata presa con il plauso degli ecologisti e di tutte le associazioni animaliste. La leader del gruppo ecologista Noah Siri Martinsen si dice lieta perché finalmente è arrivato il momento di fermare un business “crudele e fuori dal tempo”. Soprattutto oggi, nel mondo global e social in cui viviamo, nel quale la sensibilità e la consapevolezza riguardo a temi ambientali e di ecosostenibilità cresce ogni giorno di più.

Per quanto rappresenti una bella notizia, non tutti però si sono dimostrati così entusiasti. Guri Wormdahl, responsabile dell’associazione degli allevamenti, ha esplicitato tutta la sua frustrazione e il suo disaccordo alla decisione presa dalla Solberg affermando: “Siamo sotto shock, per noi è un colpo al cuore”. 

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Mobilità sostenibile, Toyota fa un importante passo avanti: in Italia solo ibride e benzina https://www.business.it/mobilita-sostenibile-toyota-fa-un-importante-passo-avanti-in-italia-solo-ibride-e-benzina/ Fri, 19 Jan 2018 06:30:14 +0000 http://www.business.it/?p=16842 Mobilità sostenibile: dallo scorso 1° gennaio in Italia la gamma Toyota vede in vendita solo vetture ibride o alimentate a benzina. L'alimentazione diesel resta solo per fuoristrada, furgoni e pick-up

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La casa giapponese Toyota ha scelto il “Diesel free”

Il listino italiano della Toyota dallo scorso 1 gennaio ha visto uscite le versioni diesel della Yaris, della Auris e della Rav 4. La scelta era stata annunciata dalla casa nipponica che ha tra i suoi “must” la mobilità sostenibile e nel cui listino, ad eccezione dei furgoni dei pick-up e dei fuoristrada, rimangono solo auto alimentate a benzina o ibride.
Una scelta che da parte di Toyota è stata effettuata con molto coraggio, se si pensa che nello scorso anno il diesel ha rappresentato il 56,7% delle auto nuove immatricolate nel nostro paese. In numeri assoluti infatti circa 1,13 milioni di vetture nuove erano alimentate a gasolio.
Come si legge in una nota che la stessa casa automobilistica ha fatto pervenire alla stampa, l’obiettivo che si prefigge Toyota è quello di ridurre in un modo “importante” l’impatto di NOx e polveri sottili nell’atmosfera, che caratterizzano in particolar modo i motori diesel. Questo porterà vantaggi sia per la salute dei cittadini che per l’intero ecosistema del nostro paese.
In dettaglio dal listino italiano della casa nipponica sono state eliminate la versione diesel della piccola Aygo, della media Auris e della compatta Yaris, oltre che quella della C-Hr la “urban-crossover” della casa. Per queste solo versioni a benzina oppure ibride, cioè con un motore endotermico associato ad un motore elettrico.
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I propositi ecologici della Toyota

Il sostegno alla mobilità sostenibile da parte della casa nipponica si sposa ai propositi ecologici, annunciati circa due settimane fa. La Toyota pensa di vendere, a livello mondiale, entro il 2030, circa 5,5 milioni di autovetture ogni anno tra ibride ed elettriche, comprendendo tra queste 1 milione di autovetture con emissioni zero.
Raggiungere questi numeri non sarà facile, ma intanto il mercato italiano, nel 2017 ha fatto registrare un importante balzo in avanti di vendite delle ibride, con un aumento del 71% rispetto all’anno precedente. Considerando che il totale del mercato è salito del 7,9% dal 2016 al 2017 il risultato è veramente importante.
Il numero totale delle auto ibride vendute nel 2017 è stato di 66mila con una incidenza del 3,4% sul venduto totale ed un aumento dell’1,3%. Da notare che fino al 31 dicembre 2017 Toyota ha venduto in Italia circa 180mila vetture comprese quelle con marchio Lexus, il cui listino è composto solo da vetture ibride. Sul totale delle vendite di vetture di questo tipo il dato rappresenta il 60%.

Il diesel resta su alcune vetture

Nonostante la scelta effettuata da Toyota, che risente anche del fatto di un maggior costo per lo sviluppo futuro delle motorizzazioni diesel, alcuni tipi di vetture restano disponibili con motori alimentati a gasolio; si tratta dei fuoristrada e dei furgoni, con Land Cruiser, Hilux, Proace e Proace Verso.
La mobilità sostenibile del resto viene scelta anche da molte amministrazioni comunali, che stanno precludendo l’ingresso nei centri storici delle città per le vetture diesel, anche quando si tratta di “Euro 6”. Un annuncio del genere è arrivato da parte di Parigi, che intende eliminarle entro il 2024.
La svolta della casa giapponese verso le vetture “pulite” vedrà anche un cambio di rotta per quanto riguarda la comunicazione pubblicitaria, che proprio in questi giorni ha visto partire quella dedicata alla gamma dei SUV.
Questa scelta, che era stata effettuata in precedenza anche in altri paesi, con risultati in linea con le previsioni, conferma che Toyota rimane tra le aziende più “interessate” alla mobilità sostenibile, argomento del quale si discute molto nelle varie tavole rotonde sull’ambiente, non solo con le dichiarazioni, ma anche con i fatti.
Guarda il video: Toyota concept-i l’auto che capisce come stai
Toyota_concept-i

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Il recupero dei vecchi elettrodomestici: il riciclo che fa la differenza https://www.business.it/il-recupero-dei-vecchi-elettrodomestici-il-riciclo-che-fa-la-differenza/ Thu, 18 Jan 2018 06:30:11 +0000 http://www.business.it/?p=16800 Vi siete mai chiesti che fine fanno i nostri vecchi elettrodomestici una volta finiti in discarica? Grazie a nuovi modelli e tecnologie sempre più sofisticate, cambiare una lavastoviglie che non funziona bene o acquistare l’ultimo modello di forno a microonde non è più un problema. Bisogna però disfarsi dell’elettrodomestico che non funziona più, e se… Leggi tutto »Il recupero dei vecchi elettrodomestici: il riciclo che fa la differenza

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Vi siete mai chiesti che fine fanno i nostri vecchi elettrodomestici una volta finiti in discarica?

Grazie a nuovi modelli e tecnologie sempre più sofisticate, cambiare una lavastoviglie che non funziona bene o acquistare l’ultimo modello di forno a microonde non è più un problema.
Bisogna però disfarsi dell’elettrodomestico che non funziona più, e se il mercato si alimenta, la discarica si riempie.

Per fortuna ci pensa il Raee, Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che Ecodom si incarica di raccogliere, essendo il principale consorzio di gestione del settore.

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Secondo i dati registrati proprio dal consorzio, nel 2017 sono state raccolte circa 104.614 tonnellate. Questa cifra segna un traguardo importante perché mai, finora, si era raggiunto un numero così alto. Gli italiani quindi hanno deciso di disfarsi di lavatrici e lavastoviglie, cappe, forni e stufe elettriche, boiler e fornetti microonde per una percentuale pari al 61,7%.

Se poi prendiamo in considerazione frigoriferi, freezer e maxi congelatori, la parte buttata via corrispondo a circa il 37,4 % dei rifiuti. Solo il restante 1,9% riguarda la tecnologia: si tratta infatti di computer, schermi, tv, oltre a piccoli elettrodomestici, apparecchi che illuminano e sorgenti luminose.

Gli italiani stanno diventando virtuosi, merito forse di una buona campagna di informazione. Ovviamente risultano differenze a seconda delle varie regioni prese in considerazione, e come possiamo immaginare esiste un divario significativo tra le regioni del Nord e quelle del Sud.

La Lombardia è infatti la regione che ha smaltito di più. Ha registrato circa 20mila tonnellate di rifiuti elettronici complessivi. Tra le regioni più virtuose segnaliamo la Toscana, l’Emilia Romagna e il Lazio. Fanalino di coda è il Sud Italia, che trascina la media italiana al di sotto della richiesta dell’Unione europea per materiale raccolto per abitante.

 
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La nota positiva è che dalle 104.614 mila tonnellate di rifiuti elettronici raccolti si sono potute recuperare circa 64mila tonnellate di ferro, 2mila tonnellate di alluminio, 10 mila tonnellate di plastica e 2mila tonnellate di rame, un terzo dei quali viene tracciato e riciclato. Molta strade c’è ancora da fare per poter utilizzare efficacemente tutti i rifiuti raccolti, ma il percorso sembra quello giusto.

Infine, il riciclo dei materiali elettronici ha influito positivamente sul risparmio di energia, con la conseguente diminuzione di anidride carbonica nell’atmosfera.

raee rifiuti elettronici

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Grazie alla manovra 2018 debutta il "bonus verde" https://www.business.it/grazie-alla-manovra-2018-debutta-bonus-verde/ Fri, 12 Jan 2018 06:30:22 +0000 http://www.business.it/?p=16572 La manovra 2018 prevede una detrazione chiamata bonus verde. Di cosa si tratta? É una detrazione Irpef del 36% sulle spese effettuate per interventi definiti a “sistemazione verde”. Interessa cioè ogni esborso utilizzato per intervenire in aree vuote, in singole unità immobiliari, in recinzioni e in pertinenze. Il bonus verde vale solo per il 2018.… Leggi tutto »Grazie alla manovra 2018 debutta il "bonus verde"

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La manovra 2018 prevede una detrazione chiamata bonus verde. Di cosa si tratta? É una detrazione Irpef del 36% sulle spese effettuate per interventi definiti a “sistemazione verde”. Interessa cioè ogni esborso utilizzato per intervenire in aree vuote, in singole unità immobiliari, in recinzioni e in pertinenze. Il bonus verde vale solo per il 2018. L’anno in corso sarà infatti una prova anche per ipotizzare eventuali proroghe negli anni a venire.

Una buona soluzione e un indubbio vantaggio per chi necessita di attività di aggiustamento o ristrutturazione da effettuare, ad esempio, nella propria casa.

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bonus-verdeCosa rientra nella detrazione bonus verde?

Sono previsti sconti per l’acquisto di piante, impianti di irrigazione, strutture di copertura, comprese spese di nuove progettazioni e manutenzione del materiale esistente. Oltre ad essere inclusi ristrutturazione di cortili privati, giardini, balconi e terrazzi che potranno sottostare la categoria incentivo pubblico su verde privato.

A quanto ammonta il limite di spesa?

La richiesta del bonus casa per il verde privato ammonta a un massimo di 5mila euro per unità immobiliare. Nel caso in cui si desidera intervenire su un bene condominiale, la cifra può essere rapportate al numero delle unità presenti del condominio.

I pagamenti inerenti l’intervento dovranno poi essere effettuati rispettando i termini del pagamento ed entro la data di scadenza della dichiarazione dei redditi.

La detrazione del 36% Irpef spetta ovviamente a coloro che sono possessori della unità immobiliare dove verranno effettuati gli interventi, siano essi inquilini affittuari o proprietari in pieno titolo.

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bonus-verdeLa manovra 2018 prevede anche una precisazione in più: «i pagamenti siano effettuati con strumenti idonei a consentire la tracciabilità delle operazioni». Ciò significa che dovranno essere utilizzati bonifici e fatture al fine di evidenziare nero su bianco l’effettivo pagamento all’Agenzia delle Entrate. Lo strumento della detrazione serve infatti anche per incentivare il cittadino a dichiarare i lavori, che così non potranno essere pagati in nero, e a risparmiare notevolmente.

I nuovi dettagli sulla manovra saranno definiti nelle prossime settimane. Un’occasione in più per pensare a ridare nuovo aspetto al verde della nostra casa.

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Rifiuti hi-tech destinati ad aumentare del 17% entro il 2021 https://www.business.it/rifiuti-hi-tech-destinati-ad-aumentare-del-17-entro-il-2021/ Tue, 02 Jan 2018 06:30:58 +0000 http://www.business.it/?p=16206 I rifiuti hi-tech stanno diventando un'emergenza. Uno studio dell'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni ha stimato che nel 2021 saremo sommersi da 52 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, ma una soluzione c'è

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Boom di rifiuti hi-tech

Nell’odierno mondo dipendente dal digitale, la gestione dei rifiuti hi-tech è diventata un’emergenza. I dispositivi elettronici sono sempre più economici e i redditi globali aumentano. Sembrerebbe una buona notizia se non fosse per i 44,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, equivalenti, in peso, ad una montagna composta da 4.500 Torri Eiffel, che questi fattori hanno contribuito a creare solo nel 2016.
L’istantanea è stata scattata dal rapporto “Global E-waste Monitor 2017” dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), che fornisce una panoramica sulle statistiche riguardanti i rifiuti con un circuito elettrico o elettronico. L’e-waste, che comprende di tutto, dai frigoriferi ai pannelli solari fino ai computer, è il settore dei rifiuti domestici in più rapida crescita. Le prospettive future non sono incoraggianti: si stima che entro il 2021 potrebbero aumentare fino a raggiungere 52,2 milioni di tonnellate.
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rifiuti-hi-techQuanto costa all’ambiente la nostra vita hi-tech

Il rapporto Global E-Waste Monitor 2017, supervisionato dall’Università delle Nazioni Unite e da diverse altre organizzazioni, tra cui l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), agenzia specializzata dell’ONU, e l’International Solid Waste Assosiation (ISWA), ha rilevato un aumento del 5% nei rifiuti elettronici pro capite tra il 2014 e il 2016, con un incremento globale dell’8%.
Attualmente solo il 20% dei rifiuti hi-tech viene riciclato a livello globale; il resto viene scaricato in discariche o conservato nelle abitazioni. È un peccato se si pensa che gli e-waste contengono oro, argento, rame, platino, palladio e altri materiali riutilizzabili di alto valore. Secondo una stima, il valore dei materiali presenti nel pattume elettronico ammonterebbe a 55 miliardi di dollari, di cui il 16% proviene dagli smartphone.

rifiuti-hi-tech-2La classifica dei Paesi produttori di e-waste

La Cina è il Paese che nel 2016 ha generato la maggior quantità di rifiuti hi-tech nel mondo (7,2 milioni di tonnellate), seguita dagli Stati Uniti (6,3 mt). Tuttavia, nessuno dei due Paesi si distingue negativamente se si considera la produzione di rifiuti pro-capite di altri Paesi con standard di vita simili. Il continente più sprecone da questo punto di vista è l’Oceania (17,3 kg), seguita da Europa (16,6 kg), America (11,6 kg), Asia (4,2 kg) e Africa (1,9 kg).
La continua discesa dei prezzi della tecnologia provocherà un ulteriore incremento dell’e-waste. Sebbene oggi si contino 7,7 miliardi di schede telefoniche distribuite su una popolazione di 7,4 miliardi, il rapporto dell’ITU prevede che saranno i rifiuti di dispositivi per lo scambio di calore come frigoriferi, pompe di calore e condizionatori, a subire il maggior incremento (6% contro il 4% di radio e rasoi e il 2% dell’elettronica di consumo, favorita dalla miniaturizzazione dei componenti).
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La soluzione

Il rapporto rappresenta un passo importante nell’individuazione di soluzioni per i rifiuti hi-tech. I dati raccolti aiuteranno a valutare gli sviluppi nel tempo, stabilire e valutare gli obiettivi futuri e stimolare l’adozione di politiche nazionali. Queste contribuiranno a ridurre al minimo la produzione di rifiuti elettrici e a prevenire il trattamento improprio degli stessi, oltre a promuovere il riciclo.
Fortunatamente qualche nota lieta c’é: la popolazione mondiale guidata da leggi ad hoc sui rifiuti hi-tech è aumentata, passando dal 44% del 2014 al 66%. Inoltre, invertire il trend non sembra poi così difficile se si pensa che un milione di rifiuti elettronici è costituito da vecchi caricabatterie. Da anni l’ITU si batte per l’adozione di un alimentatore universale che contribuirebbe a ridurre la mole spropositata di e-waste.
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Tech-food: ecco come far fronte all’invasione di rifiuti hi-tech in costante crescita https://www.business.it/tech-food-ecco-come-far-fronte-allinvasione-di-rifiuti-hi-tech-in-costante-crescita/ Sat, 30 Dec 2017 06:30:14 +0000 http://www.business.it/?p=16155 Il tech-food è solo una delle cause della produzione di rifiuti hi-tech con la quale siano costretti a fare i conti e che ci obbliga a creare un nuovo modo di produrre oltre che a individuare una soluzione per smaltirli

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Stando ai dati, quello dei rifiuti elettronici è un problema con il quale ben presto saremo costretti a fare i conti. Per il momento, il cumulo di questi rifiuti ammonta a circa 9 volte la piramide di Giza e a ben 4.500 torri Eiffel. Lavatrici, telefoni cellulari, elettrodomestici, computer: sono questi solo alcuni degli oggetti che quotidianamente utilizziamo e che ben presto si trasformeranno in rifiuti difficili da smaltire.
Ma come fare a risolvere questo problema che potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang per questa nostra società iper-tecnologizzata ma non ancora pronta a smaltire quanto prodotto?

Come riutilizzare le risorse

Le ultime ricerche in fatto di hi-tech parlano chiaro e raccontano un futuro fatto di rifiuti difficili da smaltire. Il dato ancora più preoccupante riguarda il fatto che nei prossimi anni tali numeri sono destinati a crescere.
Una cosa è certa: l’unica cosa per salvare il pianeta da una vera e propria invasione di rifiuti hi-tech è rappresentato dal riciclo che, però, ha un costo non indifferente e che prevede una fase di educazione e sensibilizzazione importante. A produrre più di tutti rifiuti hi-tech sono gli australiani. A seguire troviamo Europa, Russia e America.
Considerando che i dati sono in crescita, è necessario intervenire in tempi rapidi in modo tale da evitare che una simile deriva possa travolgere le future generazioni. Anche il tech-food è uno dei protagonisti di questa deriva iper-tecnologica che, però, potrebbe riuscire ad essere arginata non solo ragionando in ottica di recupero dei rifiuti ma anche di ottimizzazione della produzione.
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ecosostenibilità la cina blocca l'importazione di rifiuti problema per il mondo interoI caricabatterie unici

Un’idea decisamente molto interessante potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di un solo caricabatterie per più di un dispositivo. Se teniamo conto del fatto che proprio i caricabatterie rappresentano una tra le tipologie di rifiuti più importante, affrontare l’argomento della diminuzione dell’utilizzo di tali accessori potrebbe rappresentare un primo ed importante passo per fare in modo che i rifiuti tech da smaltire siano sempre meno.
Ovviamente, si tratta solo di una goccia nel mare che, seppur degna di nota, non è altro che uno spunto di riflessione per cercare di ridurre in maniera sensibile la produzione di questa tipologia di rifiuti. In buona sostanza, l’idea è quella di ottimizzare la produzione di tali tipi di prodotti, partendo dal presupposto che molti di essi possono bene adattarsi a più di un dispositivo.
In questa ottica, la crescita potrebbe riuscire ad andare di pari passo con le effettive necessità del nostro pianeta e, soprattutto, con le politiche di sostenibilità ambientale necessarie per poter guardare al futuro e alle generazioni che verranno con il giusto ottimismo.
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rifiuti-tecnologiciTech-food: il futuro del cibo

Ad essere più che chiaro è il fatto che, guardando al futuro, sono in crescita i settori che si stanno tecnologizzando e tra questi c’è proprio quello del food and beverage. Il cosiddetto tech-food, dunque, non può che tradursi in una ennesima produzione di rifiuti tecnologici difficilmente smaltibili.
Un circolo vizioso, pertanto, che pare non avere fine, a meno che non si abbia intenzione di creare un sistema attraverso il quale avere la possibilità di recuperare elementi tecnologici riutilizzabili o, possibilmente, compatibili con altri strumenti. Solo in questo modo, si avrà la possibilità di far andare di pari passo lo sviluppo tecnologico con il futuro del nostro pianeta ormai alle prese con una vera e propria invasione di rifiuti hi-tech.
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La green economy favorisce la crescita economica, ma occorre fare sistema https://www.business.it/la-green-economy-favorisce-la-crescita-economica-occorre-sistema/ Sun, 17 Dec 2017 06:30:20 +0000 http://www.business.it/?p=15816 La green economy può aiutare a contrastare i problemi che affliggono il pianeta, viste le previsioni sempre peggiori per i prossimi venti anni?  L’energia verde è infatti ritenuta importantissima per lo sviluppo consapevole ed ecosotenibile del nostro futuro. Di questo e altro si è discusso a Milano, al workshop organizzato dalla Fondazione Istud dal titolo… Leggi tutto »La green economy favorisce la crescita economica, ma occorre fare sistema

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La green economy può aiutare a contrastare i problemi che affliggono il pianeta, viste le previsioni sempre peggiori per i prossimi venti anni? 

green-economyL’energia verde è infatti ritenuta importantissima per lo sviluppo consapevole ed ecosotenibile del nostro futuro. Di questo e altro si è discusso a Milano, al workshop organizzato dalla Fondazione Istud dal titolo “Furure Energy. Future Green”. “Siamo in una fase in cui anche l’Unione europea si è mossa con leggi, norme e direttive sulla sostenibilità che ci invitano a ripensare l’intero ciclo del prodotto e dunque tutte le imprese naturalmente devono o dovrebbero muoversi in questa direzione. Questo è un nuovo driver di cambiamento e di innovazione che certamente può generare molta ricchezza e posti di lavoro nelle nostre imprese. In Italia abbiamo delle grandissime eccellenze e credo sia necessario anche sviluppare le competenze perché i manager, cioè chi decide le politiche industriali e di investimento all’interno delle aziende, possano essere effettivamente capaci di cogliere queste grandissime opportunità”, ha affermato il direttore generale fondazione Istud Marella Caramazza.

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Secondo le statistiche la popolazione aumenterà di 1,5 miliardi, il Pil aumenterà di circa il 50% e la popolazione aggregata nelle aree urbane rappresenterà il 66 % della comunità mondiale.

E l’inquinamento che ne deriva raggiunge dati preoccupanti, se si considera che il 70% delle emissioni di gas legate all’energia sono generate dalle città.

Per questo la green economy può e deve fare la differenza. Adesso siamo in un fase in cui sia l’Europa che l’Italia hanno la possibilità di investire in risorse e le imprese sono invitate a cogliere questa opportunità con uno sguardo innovativo verso il futuro. Chi parla di una vera e propria rivoluzione è il presidente di Infinity Hub Massimiliano Braghi: “Rivoluzione è un termine che indica il cambiamento sia del modello, sia delle risorse”, ricordando che Infinity Hub “ha strutturato, con l’esperienza dei soci fondatori e degli altri soci che sono arrivati in crowfunding, un vero e proprio paradigma che utilizza, anche dal punto di vista finanziario, un approccio nuovo che è quello dell’equity crowfunding”.

green-economyInsomma puntare sull’energia verde è utile soprattutto se le imprese riescono a fare sistema.

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Fonte: adnokronos

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Carburante green e bioraffinerie per il colosso Eni https://www.business.it/carburante-green-e-bioraffinerie-per-il-colosso-eni/ Fri, 15 Dec 2017 06:30:58 +0000 http://www.business.it/?p=15780 Nell’era della tecnologia e dell’innovazione, lo scopo è quello di trasformare fonti preziose come le materie prime in biocarburanti. Sono anni, infatti, che si cercano energie alternative da fonti rinnovabili. Un esempio è quello di utilizzare rifiuti, grassi animali, perfino l’olio fritto come benzina nel motore di un veicolo. Ci ha pensato Eni a creare… Leggi tutto »Carburante green e bioraffinerie per il colosso Eni

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Nell’era della tecnologia e dell’innovazione, lo scopo è quello di trasformare fonti preziose come le materie prime in biocarburanti. Sono anni, infatti, che si cercano energie alternative da fonti rinnovabili. Un esempio è quello di utilizzare rifiuti, grassi animali, perfino l’olio fritto come benzina nel motore di un veicolo.

Ci ha pensato Eni a creare un metodo alternativo che funziona. La Eni di Venezia infatti costituisce il primo esempio al mondo di riconversione biologica di una raffineria già esistente. La tecnologia utilizzata è la cosiddetta Ecofining, collaudata a San Donato Milanese.

Eni-Raffineria-VeneziaPer realizzare questo obiettivo, Eni ha collaborato con la nota azienda Honeywell-Uop, principale fornitore internazionale della tecnologia per la raffinazione del petrolio, la lavorazione del gas, la produzione petrolchimica e le principali industrie manifatturiere. Leader del settore, ha aiutato Eni nel processo innovativo che l’ha portata a produrre Green Diesel. Quest’ultimo, con l’aggiunta di gasolio, dà vita ad Eni Diesel +, un vero e proprio biocarburante.

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Perché questo biocarburante è cosi tanto innovativo? Eni Diesel + vanta una componente rinnovabile che si aggira intorno al 15%, quota che già supera l’obiettivo prefissato dall’Europa (10%) da raggiungere entro il 2020.

La Bioraffineria di Venezia utilizza la tecnologia Ecofining per trasformare l’olio di palma certificato in Green Diesel. Presto sarà anche in grado di utilizzare l’olio ricavato dalle microalghe, i rifiuti, i grassi animali e perfino l’olio fritto residuo dalle attività di ristorazione.

Raffineria-gelaQuesta attività ha coinvolto anche il Conoe, il Consorzio che organizza, controlla e di monitora la filiera degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti a fini ambientali. Il Conoe ha infatti lo scopo di tutelare la salute pubblica e di ridurre la dispersione del rifiuto per non trasformarlo in un costo ambientale ed economico, ma sfruttarlo visto che si tratta di una risorsa rinnovabile.

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La sottoscrizione del protocollo tra Eni e Conoe invita quindi tutte le aziende che sono coinvolte nella rigenerazione a fornire oli esausti per la bioraffineria di Venezia.

Coinvolta nel progetto anche la raffineria di Gela, che entrerà in funzione nel 2018 con le stesse caratteristiche di quella di Venezia. Entrambe le bioraffinerie garantiranno la lavorazione di circa un milione di tonnellate all’anno.

RaffineriaTutto questo come influirà sull’ambiente? Il risparmio sarà immediato: – 3.130 kg di CO2, -1,9 metricubi  di acqua per tonnellata di biodiesel prodotta proprio grazie alla lavorazione di oli esausti. Si stima che la riduzione di emissioni di CO2 supera il 5% proprio grazie ad una filiera produttiva realizzata in modo tale da essere sempre più ecostenibile.

Fonte: adnkronos

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Bioplastiche a smaltimento rapido per diminuire il marine litter https://www.business.it/bioplastiche-smaltimento-rapido-diminuire-marine-litter/ Fri, 15 Dec 2017 06:30:07 +0000 http://www.business.it/?p=15787 L’inquinamento marino è un fenomeno che interessa l’intero pianeta. Le conseguenze di questo grave danno causato dall’uomo nei confronti dell’ambiente sono enormi: impoverimento delle risorse ittiche, riduzione della biodiversità, insomma una vera e propria devastante degradazione delle acque. Ciò comporta notevoli rischi per la salute dell’uomo, che pesca nei mari e si nutre di pesci… Leggi tutto »Bioplastiche a smaltimento rapido per diminuire il marine litter

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L’inquinamento marino è un fenomeno che interessa l’intero pianeta.
Le conseguenze di questo grave danno causato dall’uomo nei confronti dell’ambiente sono enormi: impoverimento delle risorse ittiche, riduzione della biodiversità, insomma una vera e propria devastante degradazione delle acque.
Ciò comporta notevoli rischi per la salute dell’uomo, che pesca nei mari e si nutre di pesci intossicati, in quanto contaminati da tossine.

Inoltre, gli stessi organismi marini sono malati e debilitati da un’ecosistema che ha subito notevoli danni e continua costantemente a cambiare.

In tutto questo esiste un problema specifico denominato marine litter. Si tratta dell’alterazione degli equilibri dell’ecosistema mare su scala globale. Una delle cause è appunto l’inquinamento causato dalla plastica che finisce nelle acque.

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Una delle possibili soluzioni al problema sarebbe in parte risolta dalle bioplastiche. Queste ultime sono composte da una particolare tipologia di plastica che deriva da materie prime vegetali, rinnovabili annualmente. Il tempo di decomposizione è di qualche mese in compostaggio, mentre per le materie plastiche sintetiche (come quelle provenienti da petrolio) ci vogliono in media 1000 anni.

Questa è la strada percorsa negli ultimi anni e che sembra la più efficace.
Infatti sono stati condotti test sul Mater-Bi, le bioplastiche di Novamont di ultima generazione, compostabili e biodegradabili. Pochi giorni fa si è tenuto l’incontro ‘Together against marine litter and micro-plastics‘, presso l’Assemblea della Nazioni Unite per l’Ambiente, nella città di Nairobi. Oltre al nostro ministro dell’Ambiente Giovanni Brunelli, vi hanno partecipato anche il ministro dell’ambiente di Svezia e quello dell’Ecologia francese.

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Il compito di illustrare i dati sulle bioplastiche di Novamont è stato affidato a Christophe De Boissoudy, responsabile di Novamont France. Ebbene, si è spiegato come alcuni campioni di Mater-Bi siano stati esposti al clima marino, realizzando così un monitoraggio per scoprire  quali sono i batteri che digeriscono la bioplastica. L’esperimento ha dato risultati molto confortanti: la biodegradazione per alcuni prodotti è stata effettuata in meno di un anno. Quindi anche se questi prodotti vengono rilasciati in mare, si può avere la certezza che il tempo di biodegradazione sarà veloce e il suo smaltimento rapido e non duraturo.

bioplasticheChristophe De Boissoudy ha infine dichiarato che “la misura fondamentale per combattere l’inquinamento marino da plastica rimane la raccolta differenziata e la corretta gestione dei rifiuti a terra e che l’idea di risolvere il problema della dispersione incontrollata delle plastiche con la sostituzione con plastiche biodegradabili è infondata”. Quindi aiuterà certo l’ambiente con uno smaltimento più rapido della plastica, ma non è una soluzione ai rifiuti che devastano il  mare.

Fonte: adnkronos

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I numeri della raccolta differenziata e l'importanza dei rifiuti organici https://www.business.it/i-numeri-della-raccolta-differenziata-e-limportanza-dei-rifiuti-organici/ Tue, 12 Dec 2017 06:30:07 +0000 http://www.business.it/?p=15705 Pochi giorni fa si è svolto il convegno: “Dalla terra alla Terra. Il suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita”, tenutosi ad Assisi per celebrare la Giornata Mondiale del Suolo e i 25 anni del Cic (Consorzio Italiano Compostatori ). I dati sono confortanti: nel 2016 sono state raccolte ben 7,1 milioni di… Leggi tutto »I numeri della raccolta differenziata e l'importanza dei rifiuti organici

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Pochi giorni fa si è svolto il convegno: “Dalla terra alla Terra. Il suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita”, tenutosi ad Assisi per celebrare la Giornata Mondiale del Suolo e i 25 anni del Cic (Consorzio Italiano Compostatori ). I dati sono confortanti: nel 2016 sono state raccolte ben 7,1 milioni di tonnellate di rifiuti organici. Rispetto all’anno precedente si è registrato un aumento di oltre una tonnellata. La raccolta di umido è in aumento del 15%, un risultato soddisfacente visto che ha permesso la realizzazione di 18 nuovi impianti di trattamento. Il tutto fa parte di una filiera che creerà 13mila posti di lavoro.

compost-fertilizzanteIl Consorzio Italiano Compostatori fa sapere che l’aumento del settore è positivo perché la promozione della raccolta di rifiuti organici passa anche dalla difesa del suolo. Non tutti sanno che il compost ottenuto dal riciclaggio dell’organico è un ottimo fertilizzante. Essendo naturale, restituisce sostanze organiche al sottosuolo ed è fondamentale per il contenimento delle emissioni.

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Il suolo è importante per la vita sulla Terra, ed è una risorsa da cui possiamo attingere senza dimenticare di proteggerlo, perché dal suolo dipendono la nostra sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici.

Secondo le ricerche del Rapporto Rifiuti Ispra, i dati sono positivi: più 15% rispetto al 2015 riguardo la raccolta di organico, ovvero 528mila tonnellate in più.

compost-fertilizzanteQual è la situazione a livello nazionale? Sono registrati circa 107,6 kg procapite per rifiuto organico all’anno. La cifra non è costante ma aumenta di anno in anno. Ad esempio, rispetto all’anno precedente c’è stato un aumento di 7 kg nel 2016.  Per quanto riguarda la raccolta di organico, tra tutte le regioni italiane è il Nord a spuntarla con la Lombardia, che registra 1,3 milioni di tonnellate all’anno. Milano registra infatti una percentuale di raccolta differenziata che supera le altre città, il Veneto è secondo mentre alla terza posizione si piazza l’Emilia Romagna.

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La crescita del numero di impianti è ovviamente positiva, tuttavia è doveroso constatare come da questo punto di vista si continui ad avere un divario tra il Nord e il Centro-Sud. Continuiamo a chiedere alla politica, soprattutto adesso che si avvicinano le elezioni, di lavorare a un piano infrastrutturale del settore del recupero e riciclo del rifiuto organico, puntando ad obiettivi eccellenti per l’economia circolare”. Questo il commento di Alessandro Canovai, presidente del Cic.

Da ricordare inoltre che il settore del riciclaggio e biowaste è importante soprattutto perché è in grado di creare posti di lavoro. Infatti lo scorso anno, sempre nel 2016, l’occupazione generata ha interessato circa 9800 posti, registrando 1,9 % in più rispetto al 2015.

Fonte: adnkronos

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Green Economy, Gentiloni: un pilastro della competitività e una fonte di nuovo lavoro https://www.business.it/green-economy-gentiloni-un-pilastro-della-competitivita-e-una-fonte-di-nuovo-lavoro/ Tue, 05 Dec 2017 06:30:50 +0000 http://www.business.it/?p=15443 Green Economy: questo il tema del discorso di Paolo Gentiloni in occasione del commento del dossier "Green Italy 2017". Per il nostro Premier, investire nell'economia green è necessario e proficuo

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Il Premier Gentiloni fa il punto sulla green economy

“Mai come adesso la green economy è uno dei pilastri della competitività italiana, oltre che della sostenibilità del nostro sistema”: con queste parole il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è intervenuto durante l’evento di presentazione, tenutosi presso Palazzo Chigi, dell’ottavo rapporto compilato sul tema da Fondazione Symbola e UnionCamere. Il dossier, chiamato programmaticamente “Green Italy 2017”, come ogni anno si propone di fare il punto sullo stato dell’economia verde nel Paese.
Nel rapporto vengono suggerite prospettive di sviluppo non solo sul terreno dell’innovazione e della ricerca, ma anche delle energie rinnovabili e della possibilità di creare o riqualificare nuovi posti di lavoro a partire dai comparti tradizionali. E l’intervento del Premier, presente assieme a Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, è stato volto a mettere in risalto i numeri di un comparto “sempre più strategico per le nostre imprese”.
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Coniugare ambiente e lavoro

La green economy coniuga le buone pratiche volte a rendere più sostenibile l’economia italiana e il tentativo di dare una scossa a livello occupazionale, rendendo il Paese più competitivo sui mercati internazionali. Paolo Gentiloni ha sottolineato quest’aspetto e ha spiegato come, se prima ambiente e lavoro sembravano due valori contrapposti, “oggi abbiamo chiaro che l’economia verde è uno dei pilastri della competitività e questa è la migliore risposta alla crisi economica”.
Il Presidente del Consiglio ha anche sottolineato che le sfide ambientali sono oramai rilevanti, in positivo come in negativo, ma ricordando che dalle minacce spesso nascondono grandi opportunità: secondo il Premier, grazie alla Strategia Economica Nazionale (SEN) intrapresa dal Governo, si è cercato di incoraggiare delle tendenze naturali già in atto, stimolando dunque le imprese a investire maggiormente.
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Investire sull’economia verde

Parlando del decisivo impulso che può dare la green economy, Paolo Gentiloni ha citato a margine della presentazione del rapporto di Fondazione Symbola e UnionCamere tutti gli interventi compiuti dall’esecutivo per dare un nuovo quadro normativo nel settore ambientale. Oltre ai provvedimenti relativi alla cosiddetta Industria 4.0, il premier ha speso parole di elogio per gli ecobonus contenuti nell’ultima Legge di Bilancio.
Gli ha fatto eco Ermete Realacci: “Le imprese verdi sono quelle più efficienti” ha ricordato il Presidente della Commissione Ambiente, aggiungendo anche che l’innovazione green rappresenta un’opportunità da non perdere: a suo dire, è innegabile la convenienza a investire in questo settore, ma anche la tendenza a creare posti di lavoro e a ridefinire “l’estetica delle città” grazie ai suddetti bonus fiscali riproposti nel 2018.

green-ecoonomy-la-posizione-di-Gentilonigreen-ecoonomy-la-posizione-di-GentiloniAlcuni dati dal rapporto “Green Italy 2017”

Ma quali sono i numeri della green economy in Italia? Dal rapporto presentato lo scorso 22 novembre nella sede del Governo si apprende che, negli ultimi sei anni, sono circa 355 mila le imprese operanti nel settore dei servizi (il 27,1% del totale) che hanno deciso di investire nelle “tecnologie verdi”, contribuendo ad abbattere le emissioni di CO2 e a risparmiare un notevole quantitativo di energia. Non solo: il comparto manifatturiero fa registrare dati se possibile più incoraggianti (33,8%) ma, in generale, sono interessanti le prospettive di sviluppo.
Infatti, complice la parziale ripresa economica, sono 209 mila le aziende che hanno investito, o intendono farlo entro dicembre 2017, sulla sostenibilità e sull’innovazione ambientale. Infine, il rapporto stilato dalla Fondazione Symbola fa luce anche sulla situazione dei green jobs (tra cui, gli installatori di impianti termici a basso impatto, gli ingegneri energetici e gli agricoltori biologici): in questo caso si parla di ben 3 milioni di occupati, pari al 13,1% del dato nazionale, ai quali andranno poi aggiunti i nuovi 320mila lavoratori stimati per quest’anno.

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Resistenza green, la California contro le politiche ambientali di Trump https://www.business.it/resistenza-green-la-california-contro-le-politiche-ambientali-di-trump/ Tue, 05 Dec 2017 06:30:12 +0000 http://www.business.it/?p=15535 Resistenza green nella culla dell'ecologismo. Il governatore della California Jerry Brown ha dichiarato: "La posizione anti-scienza ed anti-realtà" di Trump è intollerabile. A che punto è la battaglia degli ecologisti californiani

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La California sta vivendo un’importante fase di resistenza green contro le politiche ambientali attuate dal presidente Donald Trump. Le nuove nomine e soprattutto la nuova Epa (Environmental Protection Agency) scontentano gli attivisti di una delle patrie dell’ecologismo.

La patria dell’ecologismo

La California può essere considerata la vera e propria culla dell’ecologismo moderno. Più di un secolo fa, già l’ingegnere e naturalista John Muir si batteva per la conservazione del primo parco nazionale dello Yosemite, istituito dal presidente Abraham Lincoln.
Da queste lontane battaglie derivano i moderni Greenpeace, Earth First e gli altri movimenti che si battono per la difesa dell’ambiente.
Per questo parlare di politiche ambientali in California rappresenta un tasto molto delicato da toccare.
In questo Stato, già negli anni Sessanta, il governatore Ronald Ronald decise di istituire il California Air Resources Board, l’organo che, in grande autonomia, si occupa di monitorare le condizioni dell’aria. Basti pensare che il suo scopo principale, entro il 2030, è ridurre l’inquinamento fino al 40% sotto i livelli del 1990.
Leggi anche: 100 giorni di Trump, Stati Uniti meno green

trump-resistenza-green-della-CaliforniaEcologia e mercato delle auto

La resistenza green in California va però a toccare sfere molto importanti dell’economia statale. Il riferimento principale è all’industria automobilistica.
Tra i vari provvedimenti a tutela delle condizioni ambientali, l’Air Resources Board ha anche imposto l’obbligo di vendere una percentuale di veicoli ad emissione zero. In questo modo si tende ad incrementare il mercato delle auto elettriche e a ridurre le emissioni (mossa non gradita a molti industriali del settore, oltre che al presidente Trump).

L’ascesa di Trump

L’ecologismo californiano sembrava andare a braccetto con le politiche ambientali di Obama, come dimostrano anche gli accordi di Parigi firmati dall’ex presidente. Con l’insediamento di Trump a Washington le cose sono cambiate aumentando così l’acredine di una resistenza green molto forte in tutto lo stato. Il presidente repubblicano ha più volte detto di reputare il cambiamento climatico una grossa “bufala” e lo sta dimostrando anche nei fatti con decisioni che non piacciono agli ecologisti di tutto il pianeta.
Trump ha dato seguito alle sue idee sul cambiamento climatico anche attraverso le nomine. A partire da Scott Pruitt, ex avvocato di un’industria petrolifera, ora capo dell’Epa (Environmental protection agency), l’agenzia per la protezione dell’ambiente creata da Nixon nel 1970. In linea col pensiero di Trump, la nuova Epa ha annunciato la fine dei limiti di emissioni industriali che erano stati varati da Obama negli accordi di Parigi.
Inoltre, da quando Trump è alla Casa Bianca ci sono stati cambiamenti importanti all’interno dell’organico dell’Epa. A partire dal trasferimento all’ufficio contabilità dello scienziato Joel Clement, esperto degli effetti del cambiamento climatico sulle comunità indigene dell’Alaska.

Leggi anche: Trump cancella le misure green di Obama

Il governatore Brown contro Trump

Il governatore Jerry Brown si sta opponendo alle nuove politiche ambientali di Trump restando coerente con la sua formazione politica ed ambientalista: “La California farà tutto ciò che è in suo potere per mantenere la rotta e incrementare il progresso ambientale in ogni stato, provincia e paese”, ha dichiarato Brown. Il governatore ha inoltre dichiarato di trovare intollerabile la “posizione anti-scienza e anti-realtà” di Trump.
Ma il presidente Usa minaccia di revocare al suo Stato il waiver, ovvero il permesso di stabilire le norme sulla qualità atmosferica in autonomia.
Intanto, anche Arnold Schwarzenegger ha detto la sua sulla questione precisando che “non si può tornare indietro, dobbiamo andare avanti e possiamo farcela. La California è la sesta economia mondiale pur essendo del 40% più efficiente nei consumi del resto degli Usa”.
Si tratta di una partita molto importante che, dai confini californiani, si sposta in tutto il resto del mondo.

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Paolo Lugiato: la grande sfida delle batterie alternative https://www.business.it/paolo-lugiato-la-grande-sfida-delle-batterie-alternative/ Mon, 04 Dec 2017 06:31:56 +0000 http://www.business.it/?p=15522 Che tipo di batterie utilizzeremo nel 2030? Quali tecnologie emergeranno e quali sono destinate a sparire? Sebbene Tesla stia realizzando le famose Gigafactory, è Panasonic il gigante che produce le celle. Il mercato dell’auto elettrica sta iniziando ad espandersi. Eppure il collo di bottiglia rimane costi e tempi di produzione degli storage all’interno delle auto.… Leggi tutto »Paolo Lugiato: la grande sfida delle batterie alternative

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Che tipo di batterie utilizzeremo nel 2030? Quali tecnologie emergeranno e quali sono destinate a sparire? Sebbene Tesla stia realizzando le famose Gigafactory, è Panasonic il gigante che produce le celle. Il mercato dell’auto elettrica sta iniziando ad espandersi. Eppure il collo di bottiglia rimane costi e tempi di produzione degli storage all’interno delle auto.

Paolo Lugiato, uno degli insider del mercato energetico, ci racconta l’evoluzione del settore attraverso l’ottica di un addetto ai lavori.

Oggi parliamo di VR stampa 3D, cellulari OLED. Ma dentro molti devices c’è una tecnologia che non si è evoluta negli ultimi trent’anni: quella delle batterie alternative. I nostri iPhone si scaricano entro le 18-20 ore, così la gran parte delle e-car ha un autonomia di 100-120 km” spiega Paolo Lugiato. “Viviamo una fase pre-moderna delle batterie”.

Oggi però ci sono chiari segnali dell’inizio di una rivoluzione nel settore dell’energy storage.

I mecati azionari hanno preso nota.

Varta, LG Chem, Panasonic, Samsung, Lithium Energy Japan: sono tutti colossi asiatici su cui investire in questo momento. Le azioni di LG Chem sono ai massimi di sempre: è facile prevedere che diventerà una delle cinque più grandi aziende chimiche mondiali, grazie al settore delle batterie alternative. In Cina la CATL ha l’obiettivo di produrre 50 GWh di batterie entro il 2021. La Gigafactory di Tesla non arriverà nemmeno a 35 GWh entro il 2020. L’ingresso della Cina è un ottimo segnale per i prezzi che inizieranno a ridursi.

Paolo-lugiato-batterie-alternativeÈ fondamentale fare ricerca.

Le società del settore automotive e hi-tech stanno iniettando sempre più risorse nella ricerca avanzata e in progetti come la Formula-E, la corsa delle e-car, per sollecitare l’innovazione. In Europa Alistore raccoglie ben diciannove centri di ricerca su batterie alternative e nuovi materiali, in Cina è lo stato centrale che finanzia la ricerca, in Usa, invece, dopo il taglio di Arpa-E, sono tornati ad investire sulla cattura e stoccaggio del carbone. Saranno tagliati fuori dalla storia.

Quando riusciremo a sostituire il litio, oggi omnipresente?

Le batterie “Li” sono così limitate, nella loro forma classica, per questo si sta lavorando su elementi alternativi, come le batterie al magnesio (Mg-ion), al sodio (Na-ion), quelle litio-zolfo (Li-S) che hanno un funzionamento simile al litio ma hanno un prezzo decisamente inferiore. Il magnesio è un elemento comune sul pianeta, rappresenta il 2% della massa della crosta terrestre. Costa meno di 3 euro al kg, circa quindici volte meno del litio.

Le batterie al magnesio sono dunque la soluzione ideale?

Le ricerche sulle batterie al magnesio sono scarse, a causa delle difficoltà d’impiego in un accumulatore, dovute alla scarsa mobilità dei suoi ioni. Qualora si trovi una soluzione elettromagnetica per conferire maggiore dinamicità, il magnesio sarebbe il materiale ideale, poiché abbondantissimo, leggero, stabile, atossico. Trasporta, inoltre,  due cariche di elettroni, invece di una singola come il litio, quindi può accumulare il doppio di energia nello stesso volume. Recentemente Toyota ha rivelato la scoperta di  un sistema quasi stabile di batteria al magnesio, annunciando che “tra vent’anni il magnesio sarà il nuovo litio”. Certo non un tempo così breve, ma si tratta di segnali promettenti.

Quali tecnologie raggiungeranno rapidamente il mercato?

Per il momento sono le innovazioni a base litio ad essere pronte per la mass-production. L’Istituto Nazionale del Giappone per la Scienza dei Materiali (NIMS) ha dichiarato di aver sviluppato un modello di batterie al litio con una densità superiore a qualsiasi modello disponibile sul mercato, le batterie ‘Li-Air. Queste ‘pile’ hanno una resa quindici volte superiore a quella normale grazie a dei nanotubi di carbonio.

Il futuro è emozionante. L’augurio è che l’Italia investa maggiormente in queste tecnologie, magari realizzando un polo di ricerca apposito: la chimica verde è sempre stata un vanto di questo paese. Non ha senso sprecare questo know-how.

Leggi anche: Paolo Lugiato, il fotovoltaico in Italia e nel mondo: un futuro… solare
 

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Paolo Lugiato, il fotovoltaico in Italia e nel mondo: un futuro… solare https://www.business.it/paolo-lugiato-il-fotovoltaico-in-italia-e-nel-mondo-un-futuro-solare/ Tue, 28 Nov 2017 09:56:08 +0000 http://www.business.it/?p=15334 Paolo Lugiato, consulente del settore clean tech, analizza il panorama del fotovoltaico in Italia Enel torna ad investire con decisione sulle energie rinnovabili: dalla conferenza sul clima, il Ministro Galletti riconferma lo stop all’utilizzo del carbone in Italia, entro il 2025. A guidare la transizione saranno le risorse gassose e soprattutto il fotovoltaico. Ma come si… Leggi tutto »Paolo Lugiato, il fotovoltaico in Italia e nel mondo: un futuro… solare

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Paolo Lugiato, consulente del settore clean tech, analizza il panorama del fotovoltaico in Italia

Enel torna ad investire con decisione sulle energie rinnovabili: dalla conferenza sul clima, il Ministro Galletti riconferma lo stop all’utilizzo del carbone in Italia, entro il 2025. A guidare la transizione saranno le risorse gassose e soprattutto il fotovoltaico. Ma come si trasformerà il mercato nei prossimi 12 anni? Lo abbiamo chiesto a Paolo Lugiato, sicuramente una delle menti più visionare del settore, già amministratore delegato di RTR, azienda leader nel panorama italiano.

Paolo-Lugiato-il-fotovoltaico-in-italiaÉ un momento fondamentale per quanto riguarda il fotovoltaico, che sta tornando a crescere. Qual è lo scenario futuro del settore?

Il primo boom si è scatenato grazie a Conto Energia, che agevolava la realizzazione di nuovi impianti, con la cessazione degli incentivi, il mercato ha visto rallentare la diffusione del fotovoltaico in Italia. Ma, in realtà, non ha mai smesso di svilupparsi e migliorarsi tecnologicamente, approdando ad una fase di maggiore maturità, basata sulla professionalità degli operatori. Abbiamo assistito ad ottimi risultati, per ciò che riguarda gli impianti residenziali, sostenuti dagli sgravi fiscali, con una grande crescita di domanda per l’autoconsumo, corroborata dal crollo dei prezzi dello storage. Molte aziende hanno investito in microgrid, diventando così indipendenti dalla rete. Infine, con la grid parity, le fonti rinnovabili hanno oggi lo stesso prezzo dell’energia tradizionale prodotta tramite fonti di energia tradizionali.

Dal punto di vista della tecnologia, quali cambiamenti hanno orientato il mercato del fotovoltaico in Italia e nel mondo e come lo influenzeranno?

Prima di tutto il costo delle installazioni è sceso di oltre l’80%. Se nel 2011 un impianto costava 5 milioni di euro a megawatt, oggi costa meno di 700mila euro. La situazione andrà sempre migliorando, grazie ai produttori industriali del Far East, in futuro crescerà quella che si chiama capacity addition, la velocità di espansione della produzione elettrica, per garantire il soddisfacimento della domanda. I pannelli si possono installare ovunque, in qualsiasi angolo del mondo, per questo vedremo una produzione sempre più decentrata e off-grid. Con questa tecnologia porteremo, entro il 2030, l’elettricità a 1,4 miliardi di persone che ancora non hanno accesso. Oggi in un villaggio del deserto del Sahara si può installare un impianto da 600 kWp, scollegato dalla rete, che fornisce energia all’intero villaggio e gli abitanti possono pagare tramite una carta telefonica prepagata.

Secondo lei, dottor Lugiato, l’inversione di rotta degli Stati Uniti sul taglio alle emissioni, voluto da Donald Trump, decisamente poco interessato al settore energie rinnovabili, costituisce un ostacolo al settore fotovoltaico?

Gli Stati Uniti sono diventati la vera e propria (passatemi il termine forte) ‘barzelletta sull’energia’. A Bonn, ad esempio, si è svolta una conferenza sul carbone e non si è parlato di energie rinnovabili. Detto questo, però, anche oltreoceano, nonostante l’ostracismo di Donald Trump, il mercato cresce, raggiungendo i 14.6 GWp. Oggi 2,4 milioni di famiglie in più sono alimentate dal sole. Trump ama il carbone ed il gas ma nel 2016 il fotovoltaico è il settore che più di tutti è cresciuta in USA. D’altronde chi vorrebbe gestire il decommissioning di grosse centrali a carbone?

La mobilità elettrica sarà un alleato delle energie rinnovabili?

Nel 2030 avremo auto elettriche, condivise ed a guida automatica. Chi vorrà mai avere un’auto di proprietà con tutti i costi che questo comporta? Chi amerà un motore diesel che inquina? Chi vorrà ancora perdere tempo a parcheggiare il proprio veicolo? L’auto del futuro si ricaricherà da sola, grazie a pensiline alimentate da pannelli solari e sistemi fast charge, legati allo storage. Mentre noi prenderemo un caffè, l’auto si farà trovare pronta sotto casa, raccogliendo altri passeggeri durante il tragitto, senza neppure dover fare deviazioni. Anzi, potremo addirittura bere il caffè direttamente all’interno di questi veicoli futuristici, che pagheremo a consumo, esattamente come si fa oggi con il car sharing. Dunque assolutamente sì, il futuro della mobilità sarà decisivo per ulteriori sviluppo e diffusione del fotovoltaico in Italia e nel mondo

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L’oro blu vale sempre di più: dai prodotti ecosostenibili all’energia verde https://www.business.it/loro-blu-vale-sempre-di-piu-dai-prodotti-ecosostenibili-allenergia-verde/ Mon, 20 Nov 2017 06:30:36 +0000 http://www.business.it/?p=14342 L’acqua acquista sempre più valore. C’è chi preannuncia che sarà la causa della terza mondiale. E c’è chi crede, al contrario, che l’oro blu risolverà tutti i problemi dell’uomo, grazie a processi ecosostenibili e innovativi. Il Gruppo Cab (gestore pubblico del servizio idrico integrato) sposa la linea dell’acqua come risorsa e, attraverso lo slogan #waterevolution,… Leggi tutto »L’oro blu vale sempre di più: dai prodotti ecosostenibili all’energia verde

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L’acqua acquista sempre più valore. C’è chi preannuncia che sarà la causa della terza mondiale.

E c’è chi crede, al contrario, che l’oro blu risolverà tutti i problemi dell’uomo, grazie a processi ecosostenibili e innovativi. Il Gruppo Cab (gestore pubblico del servizio idrico integrato) sposa la linea dell’acqua come risorsa e, attraverso lo slogan #waterevolution, prova a spiegare quali vantaggi potrebbe trarne l’intera comunità mondiale. Dai prodotti ecologici ai beni di uso quotidiano, passando per l’energia, arrivando fino alla produzione di bioplastiche: l’acqua è un valore, una ricchezza che può generare innumerevoli benefici.

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acqua del Rubinetto CAPIl biometano dall’acqua delle fogne

L’innovazione riguardo l’acqua come risorsa sta soprattutto nell’utilizzarla come carburante. Già adesso l’acqua delle fogne viene estratta  per catturarne il biometano al fine di alimentare automobili e veicoli a combustibili.

Il futuro sarà quello della bioraffineria come nuovo metodo per utilizzare e convertire nuovi depuratori. Un esempio? La Fiat Panda Bi-Fuel, ultimo arrivo in casa General Motors è la prima auto alimentata a biometano, estratto dall’acqua di fogna. É stata presentata per la prima volta qualche giorno fu durate la 22esima edizione di Ecomondo a Rimini, riscuotendo molta curiosità tra i presenti. Si tratta infatti del primo esperimento al mondo che trasforma il biogas in biometano grazie a reflui fognari.

Matteo Colle, Responsabile delle relazioni esterne del Gruppo Cap, si dimostra orgoglioso dichiarando: “Al solo depuratore di Bresso si possono estrarre a regime 342mila kg di biometano. Per dare un’idea, questo significa consentire alle automobili di fare 8 milioni di km, circa 200 volte la circonferenza della Terra”. Colle crede fermante nel progetto e afferma che l’acqua rappresenta una fonte incredibile tra le risorse rinnovabili. Accenna infatti alla produzione di bioplastiche per la realizzazione di sacchetti compostabili e alla produzione di energia verde, tutto attraverso l’estrazione di acqua sotterranea.
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acquaWater Safety Plan

Ci sono altre novità in merito all’utilizzo dell’acqua. In primo luogo sono in atto sperimentazioni sull’acqua del rubinetto per capire come si siamo evoluti finora attraverso la risorsa più importante della nostra vita. Inoltre, esistono analisi sugli scarti del depuratore: questi ultimi, anziché buttati, possono essere riciclati e trasformati diventando fertilizzanti, chemicals, bioplastica e terricci.

L’acqua dunque non è solo un bene primario per noi, ma può essere una fonte inestimabile di prodotti ed energia che miglioreranno la qualità del nostro futuro.

Infine, per essere più sicuri di ciò che passa dai nostri rubinetti, l’Italia aderisce al progetto Water Safety Plan, insieme al Gruppo Cap e all’Istituto Superiore di Sanità. Il progetto prevede che tutti gli Stati europei voi aderiscano completamente durante i prossimi anni. Prevede un piano di rischi per l’intero sistema acquedottistico, studiando le caratteristiche dell’acqua in ogni singolo territorio per garantire controlli specifici, scongiurando eventuali rischi di contaminazione.

Fonte: adkronos

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Ridurre lo smog, ecco le nuove tecnologie per ridurre l'inquinamento https://www.business.it/ridurre-lo-smog-ecco-le-nuove-tecnologie-per-ridurre-linquinamento/ Sat, 18 Nov 2017 06:30:32 +0000 http://www.business.it/?p=14567 Ridurre lo smog, le novità sorprendono tutti. Dalla pittura che assorbe lo smog fino al combustibile ricavato dall'inquinamento, ecco i modi per poter abbattere le emissioni di CO2

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4. Airlite, la nuova vernice green

Una vernice che può ridurre l’inquinamento di circa l’80%. L’invenzione è tutta italiana e permette di risolvere il problema dell’inquinamento. L’obiettivo di ridurre lo smog è uno degli obiettivi principali delle nuove start up italiane e Airlite è una tecnologia che facilita l’assorbimento dell’inquinamento in una percentuale davvero elevata. L’idea nasce dalla necessità di limitare al meglio le impurità nell’aria, ma l’intento richiama anche il basso impatto energetico. Infatti Airlite ha un alto potere riflettente, in grado di poter riflettere le radiazioni infrarosse. In questo modo si avrà una stanza meno calda durante il periodo estivo. Il progetto è stato anche utilizzato dalla ditta svedese Ikea nella progetto Ikea Loves Earth: 21 artisti hanno utilizzato la vernice per poter realizzare le proprie opere.
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3. Ridurre lo smog grazie ad una pubblicità

The Breat è una nuova tecnologia che permette di ridurre lo smog. L’Università Politecnica delle Marche ha partecipato allo sviluppo di questo tessuto in grado di poter assorbire e distruggere le molecole inquinanti. Questa tecnologia viene appunto utilizzata per poter creare delle pubblicità ecologiche. I teloni su cui viene stampato il motto pubblicitario scelto vengono apposti su cantieri, ponteggi e in luoghi in cui l’inquinamento rischia di aumentare vertiginosamente. L’assorbimento è davvero incredibile: 12.700 metri quadrati di tessuto, in una città come Milano, possono assorbire il biossido d’azoto di 1.8 milioni di vetture. The Breath, utilizzato nel modo giusto, può risolvere la questione inquinamento in maniera davvero efficace.

2. Un giardino verticale per poter ridurre lo smog

Purificare l’aria e ridurre lo smog direttamente con un bosco artificiale in città. Il verde, si sa, aiuta a ridurre notevolmente l’impatto delle emissioni di CO2. L’obiettivo è quello di installare dei pannelli verticali che permettono di avere un impatto positivo sull’aria. La tecnologia si chiama CityTree e contiene muschi e licheni in grado di assorbire al meglio le particelle inquinanti. All’interno ci sono delle bocchette d’aria che facilitano la purificazione dell’aria. L’alimentazione avviene tramite l’utilizzo di pannelli solari, i quali permettono di velocizzare il processo di filtrazione. Anche i materiali di costruzione sono stati scelti appositamente per rispettare l’ambiente: ogni elemento viene creato grazie a materiale riciclato e potrebbe davvero rivoluzionare il verde presente all’interno delle grandi metropoli.
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1. L’inquinamento in combustibile, il nuovo modo per ridurre lo smog

La tecnologia ha fatto passi da gigante, soprattutto per quanto riguarda l’obiettivo di ridurre lo smog. Una start up canadese ha deciso di sperimentare una tecnologia che trasforma la CO2: il progetto si chiama Carbon Engineering ed è attualmente in prova in una fabbrica situata a Squamish, uno Stato situato ad ovest negli Stati Uniti d’America. Tutta l’aria che viene filtrata viene confluita in una soluzione liquida che presenta un’alta percentuale di anidride carbonica. Questo processo permette di avere uan CO2 più purificata che può essere trasformata in combustibile. Un modo davvero unico per poter avere una soluzione davvero innovativa. Un progetto che anche lo stesso Bill Gates ha deciso di finanziare e portare avanti, per poter risolvere le incombenze legate all’ambiente.
Leggi anche: Le città galleggianti: un’utopia che può trasformarsi in realtà

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Le città galleggianti: un’utopia che può trasformarsi in realtà https://www.business.it/le-citta-galleggianti-unutopia-che-puo-trasformarsi-in-realta/ Thu, 16 Nov 2017 13:43:57 +0000 http://www.business.it/?p=14548 Vivere senza vincoli né costrizioni, all’insegna della pace sociale dell’innovazione tecnologica. Un sogno di molti, che per alcuni potrebbe avverarsi grazie a Peter Thiel. Il multimilionario fondatore di PayPal è anche un visionario, uno di quelli che ai sogni crede veramente e fa di tutto pur di trasformarli in realtà. Thiel ha immaginato un’isola, lontana… Leggi tutto »Le città galleggianti: un’utopia che può trasformarsi in realtà

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Vivere senza vincoli né costrizioni, all’insegna della pace sociale dell’innovazione tecnologica.
Un sogno di molti, che per alcuni potrebbe avverarsi grazie a Peter Thiel.

Il multimilionario fondatore di PayPal è anche un visionario, uno di quelli che ai sogni crede veramente e fa di tutto pur di trasformarli in realtà. Thiel ha immaginato un’isola, lontana dalla terra ferma e da ogni forma di assoggettamento politico, sociale e istituzionale, che sia capace di autoregolamentarsi attraverso leggi proprie. Il progetto è passato dalla sua mente lungimirante alla carta, per vedere finalmente la luce nel 2020. Si tratta della costruzione di una vera e propria isola galleggiante nel centro dell’Oceano Pacifico, nelle acque internazionali del dominio di Tahiti. Il costo? Circa 60 milioni di euro. Cifra ragguardevole, ma Peter Thiel è disposto a tutto pur di realizzare il suo sogno, che a quanto pare è un sogno condiviso da tutti coloro che sono stanchi e delusi dai governanti contemporanei e dalle loro politiche arretrate, che non contribuiscono né al benessere dell’uomo, né alla tutela dell’ambiente. Come fare dunque per sfuggire ad un monopolio che sembra l’unica possibilità di vita? La soluzione è fuggire verso una città galleggiante come quella sognata dal fondatore di PayPal e condurre un’esistenza improntata sull’ecologia e la sostenibilità ambientale.

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Il progetto affidato allo Seasteading Institute di San Francisco

La realizzazione del progetto della città galleggiante di Peter Thiel è stato affidato allo Seasteading Institute di San Francisco, che ha sposato l’idea condividendo la volontà di voler liberare l’umanità dai politici. Joe Quirk e Patri Friedman, co-fondatori delI’Istituto, sono già in trattativa con la Polinesia francese per avere accesso alle loro acque, calme e poco profonde, ideali quindi per costruire una città galleggiante totalmente indipendente. Sono inoltre in corso negoziazioni al fine di stabilire specifiche regolamentazioni commerciali.

La città galleggiante rappresenta il sogno concreto di una vita lontano da ciò che ha sempre corrotto le nazioni, la società e l’ambiente. Un luogo fisico, metafora di un luogo spirituale, dove la mente è libera di fare, esplorare e sperimentare ciò che prima le veniva legato.

Quirk e Friedman ribadiscono che il disegno completo non è mosso da nessuna ideologia specifica. Il proponimento è quello di un luogo dove poter raggiungere la felicità, pura e semplice, libera da costrizioni e statuti obsoleti. Viene proposta una convivenza pacifica tra l’uomo e i suoi simili, con un ambiente volto a proteggere e garantire armonia, non certo per essere sfruttato e debilitato come invece succede oggi nel mondo.

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Migliaia di città galleggianti

Il piano di lavoro prevede una città modulare: undici tra piattaforme quadrate o pentagonali, di dimensioni ridotte, costruite da cemento armato, e tutte connesse fra loro.

Gli edifici su di esse costruite non supereranno i tre piani di altezza e saranno garantiti per almeno 100 anni. Infatti la struttura sarà fortemente mossa da un’idea generale che tiene conto di ecosostenibilità e minor impatto ambientale possibile. Sfruttamento massimo di energie rinnovabili come quella solare e quella eolica. Prevista anche la costruzione di impianti di desalinizzazione di acqua marina.

Con queste premesse e l’insoddisfazione dichiarata da moltissime persone, le città galleggianti avranno un’affluenza che aumenterà notevolmente con il passare del tempo. La previsione fatta dallo Seasteading Institute di San Francisco preannuncia la costruzione di migliaia di città galleggianti nell’oceano aperte a chiunque crede che il sogno di Peter Thiel non sia solo un’utopia.

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città galleggianti Peter Thiel

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Piaggio lancia la Vespa Elettrica, orgoglio tecnologico del made in Italy https://www.business.it/piaggio-lancia-la-vespa-elettrica-orgoglio-tecnologico-del-made-in-italy/ Mon, 13 Nov 2017 06:30:14 +0000 http://www.business.it/?p=14201 La novità dell’anno su due ruote è firmata Piaggio: si tratta della Vespa Elettrica e, come dichiara il Presidente e Ad di Piaggio Roberto Colannino: ”in questo oggetto è racchiuso il futuro del nostro pianeta, il nostro futuro”. Il business dei veicoli ad alimentazione elettrica non accenna a diminuire, per questo anche l’azienda di motocicli… Leggi tutto »Piaggio lancia la Vespa Elettrica, orgoglio tecnologico del made in Italy

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La novità dell’anno su due ruote è firmata Piaggio: si tratta della Vespa Elettrica e, come dichiara il Presidente e Ad di Piaggio Roberto Colannino: ”in questo oggetto è racchiuso il futuro del nostro pianeta, il nostro futuro”.
Il business dei veicoli ad alimentazione elettrica non accenna a diminuire, per questo anche l’azienda di motocicli famosa in tutto il mondo ha deciso di puntare sulle nuove tecnologie, producendo un modello innovativo e allo stesso tempo funzionale.
E’ un gioiello della tecnica tutto italiano, tutto fatto in casa, per quello è bello, funziona bene ed è innovativo. C’è tutto il genio italiano e non è poco”, afferma orgoglioso Colannino.

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piaggio

Batteria elettrica supportata da motore termico

Le due versioni della Vespa Elettrica sono stata presentate insieme ad altre novità del gruppo Piaggio a Milano durante l’Eicma, il salone internazionale delle due ruote. Il nuovissimo modello mostra una natura ecologica  e silenziosa mai vista prima d’ora. Secondo i drive test, il motore elettrico garantisce prestazioni ottimali superando la performance di un tradizionale cinquantino.  La Vespa elettrica è dotata infatti di batterie che garantiscono un’autonomia di 100 km a ricarica completa. É inoltre dotata di piccolo motore termico, provvisto di un serbatoio di circa 3 litri. Ciò serve nel momento in cui la batteria si scarica completamente, garantendo automaticamente un’autonomia di altri 80-90 km per la versione normale e 150 km per quella X.

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Come la Vespa del ‘46

La Vespa elettrica sarà ultimata a Pontedera, suo luogo d’origine, entro la fine dell’anno e sarà messa sul mercato internazionale nella primavera del 2018.
La Vespa è connessa ad uno smartphone e potrà essere acquistata anche con canone mensile che terrà conto di batterie, assicurazione e manutenzione.
“Un oggetto tecnico straordinariamente avanzato che apre le porte a soluzioni che passeranno alla storia come è passata alla storia la Vespa nel ’46” afferma l’Ad Colaninno. Ma anche un oggetto così innovativo mostra dei limiti: per quanto riguarda autonomia e infrastrutture, non tutto è già adeguato al veicolo. In Piaggio hanno infatti proposto un motore termico capace di ricaricare quello elettrico, permettendo di superare i problemi legati alle infrastrutture. Per questo la Piaggio ha già intrapreso un percorso innovativo per trovare soluzioni adeguate. “Pensiamo al futuro per girare con un veicolo elettrico anche se non ci sono le infrastrutture»” ha infatti sottolineato Colaninno, concludendo: “Questo e’ un prodotto che lanceremo nello spazio“.

Fonte: adnkronos

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Herambiente a Ecomondo: la gestione dei rifiuti grazie al nuovo sistema Global Waste Management https://www.business.it/herambiente-a-ecomondo-la-gestione-dei-rifiuti-grazie-al-nuovo-sistema-global-waste-management/ Sun, 12 Nov 2017 06:30:32 +0000 http://www.business.it/?p=14160 La 21esima edizione di Ecomondo, la Fiera sulle tecnologie verdi in svolgimento a Rimini dal 7 al 10 novembre, vede come protagonista Herambiente. Presente allo stand 120 del padiglione C1, Herambiente è considerata una eccellenza nel servizio del trattamento dei rifiuti. Ciò si vede anche dalla stessa struttura dello stand, realizzata 100% con materiale di… Leggi tutto »Herambiente a Ecomondo: la gestione dei rifiuti grazie al nuovo sistema Global Waste Management

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La 21esima edizione di Ecomondo, la Fiera sulle tecnologie verdi in svolgimento a Rimini dal 7 al 10 novembre, vede come protagonista Herambiente. Presente allo stand 120 del padiglione C1, Herambiente è considerata una eccellenza nel servizio del trattamento dei rifiuti. Ciò si vede anche dalla stessa struttura dello stand, realizzata 100% con materiale di recupero. Lo spazio è anche nato per essere toccato con mano dai visitatori, che in questo modo possono sperimentare il concetto del riuso e delle nuove tecnologie verdi.
L’azienda è presente con le varie società del Gruppo Hera, da Herambiente e Servizi industriali, la parte commerciale che si occupa della gestione dei rifiuti industriali e dei servizi ambientali collegati, a Waste Recycling e Airplast, che esprime la parte d’eccellenza grazie al riciclo della plastica. La Fiera di Ecomondo si propone quindi come una mostra di settore nella quale il Gruppo Hera ha la possibilità di presentare sia i propri servizi integrati, sia le nuove soluzioni in termini di innovazione ambientale ed efficienza energetica.

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hera

Il Global Waste Management

Il gruppo Hera si espande ed Ecomondo rappresenta una vetrina esclusiva.
All’interno dell’azienda Hera sono infatti molte le novità da presentare: recentemente la società ha effettuato manovre di allargamento e inglobamento di altre società, come il ramo impianti di Teseco, l’azienda toscana  leader in Italia nel trattamento dei rifiuti speciali e nel settore delle bonifiche dei siti contaminati. Il Gruppo Hera ha inoltre sviluppato un progetto che riguarda il biometano grazie alla acquisizione dell’impianto di Sant’Agata Bolognese.
L’impianto sarà attivo il prossimo anno e seguirà il filone ambientale degli indirizzi contenuti in “Clean Energy for all”, piano sottoscritto dalla Commissione europea per incentivare l’energia verde e lo smaltimento pulito. Durante la Fiera, Herambiente presenta il Global Waste Management, un sistema che propone ai clienti soluzioni personalizzate basandosi sull’analisi dei fabbisogni aziendali.
Il Global Waste Management si propone quindi di risolvere soluzioni in merito a gestione dei rifiuti, energia ed efficienza energetica, riuscendo a ottimizzare i processi di gestione integrata dei rifiuti. 

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Il commento di Tommasi di Vignano, Presidente Esecutivo di Hera

Alla Fiera di Rimini presenta orgoglioso i progetti in corso il presidente esecutivo di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, che afferma: “La presenza e il ruolo da protagonista del Gruppo Hera a Ecomondo sono nel contempo motivo di orgoglio e di grande responsabilità per noi.
Siamo la più grande azienda in Italia nel trattamento dei rifiuti industriali, sia per volumi sia per numero di clienti, e questo richiede da parte nostra la capacità di evolvere in uno scenario in continua trasformazione proponendo servizi e soluzioni sempre nuovi e all’avanguardia.
Abbiamo lavorato e stiamo lavorando in questa direzione anche attraverso l’integrazione di know how, lo sviluppo di relazioni commerciali e la crescita continua dei nostri asset, per continuare a giocare un ruolo di primo piano, al servizio dei nostri clienti e dell’ambiente”.

Fonte: adnkronos

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Agricoltura innovativa: Bosch presenta i robot e le App per l'agricoltura di domani https://www.business.it/agricoltura-innovativa-bosch-presenta-i-robot-e-le-app-per-lagricoltura-di-domani/ Thu, 02 Nov 2017 06:30:26 +0000 http://www.business.it/?p=13909 L'agricoltura innovativa si dà appuntamento a Bari con Agrilevante 2017, una manifestazione di importanza internazionale nel settore agricolo, in cui conoscere le ultime novità introdotte dagli oltre 300 espositori, compreso Bosch

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Il gruppo Bosch ad Agrilevante 2017

Agrilevante è una delle manifestazioni più importanti a livello internazionale, grazie a cui appassionati e addetti ai lavori nel settore agricolo si danno ogni anno appuntamento a Bari per confrontarsi, aggiornarsi, testare e presentare le ultime novità e i progetti in materia di agricoltura innovativa. Quest’anno tra gli oltre 300 espositori invitati a prendere parte all’evento c’è anche il gruppo Bosch, presente al padiglione 19 Stand C/1.
La multinazionale tedesca è una realtà ormai affermata e sinonimo di qualità nella produzione di componenti per veicoli, elettrodomestici e altri macchinari. Negli ultimi anni ha deciso di occuparsi anche del settore primario, mettendo le proprie competenze e gli staff tecnici a disposizione dell’agricoltura innovativa. Nel 2014 è stata avviata ufficialmente la start-up Bosch Deepfield Robotics per portare avanti l’ambizioso progetto di digitalizzare il mondo dell’agricoltura ed elaborare pratiche e strumentazioni per diffondere le cosiddette coltivazioni intelligenti. I passi avanti già registrati sono numerosi e Bosch non ha certamente intenzione di fermarsi, visti i piani già annunciati per il futuro.
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agrilevante 2017 agricoltura innovativa

Il contributo di Bosch all’agricoltura innovativa

La prima conquista importante di Bosch Deepfield Robotics è arrivata nel 2016 con il lancio del prototipo Bonirob, un robot agricolo che si può manovrare con grande precisione nei campi e nelle posizioni desiderate, attraverso l’elaborazione automatica delle immagini fornite e sistemi di controllo satellitare all’avanguardia. Il robot è una novità nell’ambito dell’agricoltura innovativa, perché è il primo strumento che riesce a ad estirpare meccanicamente le erbacce ed eliminare l’uso di pesticidi.
Sul piano dello smart farming Bosch ha lanciato Deepfield Connect, che offre possibilità di applicazioni in ambito ortofrutticolo economiche e semplici da utilizzare. Queste tecnologie sono usate già nel continente europeo per la coltivazione delle fragole, degli asparagi ed altri ortaggi. I sensori sono in grado di valutare la temperatura e l’umidità sia del terreno che dell’aria, trasmettendo i dati prima al Bosch IoT Cloud e poi agli agricoltori. Tale progresso nell’agricoltura innovativa consente di agire tempestivamente alla minima variazione delle condizioni atmosferiche e migliorare la coltivazione dei campi.
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agrilevante_2017_bari agricoltura innovativa

Il rapporto tra Bosch e il Centro di Ricerca e Sviluppo di Bari

Le soluzioni proposte negli ultimi anni in materia di agricoltura innovativa hanno permesso a Bosch di aggiudicarsi numerosi riconoscimenti e medaglie a concorsi di rilevanza internazionale. In Italia la città di Bari è il principale punto di riferimento per la multinazionale tedesca e nel suo centro di Ricerca e Sviluppo è stato sviluppato il sistema Common Rail. Il centro è riconosciuto da Bosch come un istituto di ricerca capace di generare idee e produrre soluzioni originali che tengono insieme competenze diversificate e strumenti avanzati di simulazione, progettazione e testing.
Il centro di Ricerca e Sviluppo vuole affermarsi nel mercato del Sud Italia proponendo i prodotti smart farming di Bosch, favorendo un loro utilizzo su larga scala e perfezionando lo sviluppo e la ricerca. Il direttore del Cvit Spa di Bosch Antonio Arvizzigno ha affermato che l’agricoltura ha bisogno di guardare al futuro e, nei prossimi anni, sarà fondamentale assicurare una qualità elevata e l’ecosostenibilità dei prodotti. Anticipando le tendenze il Sud Italia potrà trarre notevoli guadagni dal processo di sviluppo avviato.
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Politica italiana e green economy: i nostri esponenti non la considerano quanto dovrebbero https://www.business.it/politica-italiana-e-green-economy-i-nostri-esponenti-non-la-considerano-quanto-dovrebbero/ Tue, 31 Oct 2017 06:29:10 +0000 http://www.business.it/?p=13921 Si sente spesso parlare di green economy: che cos’è? Su quali principi si basa? Ma soprattutto come funziona? La green economy è un modello di economia che ha lo scopo di ridurre l’impatto ambientale attraverso provvedimenti in favore dello sviluppo sostenibile. C’è però differenza tra la green economy e lo sviluppo sostenibile, perché mentre la… Leggi tutto »Politica italiana e green economy: i nostri esponenti non la considerano quanto dovrebbero

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Si sente spesso parlare di green economy: che cos’è? Su quali principi si basa? Ma soprattutto come funziona?
La green economy è un modello di economia che ha lo scopo di ridurre l’impatto ambientale attraverso provvedimenti in favore dello sviluppo sostenibile. C’è però differenza tra la green economy e lo sviluppo sostenibile, perché mentre la prima ha comunque lo scopo di fare business in modo sostenibile e consapevole, il secondo è un principio di economia che si basa sul rispetto dell’ambiente dell’intero processo industriale.

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Cosa pensano gli italiani

La green economy può essere anche una scelta non legata all’etica, ma solo al fatturato. Molte aziende al giorno d’oggi preferiscono rimodernare il proprio marchio effettuando scelte green poiché conoscono il forte impatto mediatico. Sono infatti numerose le banche e i colossi finanziari che scelgono di fare soldi investendo in questo settore. In cosa si traduce concretamente la scelta della green economy? L’uso di energie rinnovabili ed efficienza energetica, riduzione dei consumi, riciclaggio dei rifiuti. Secondo le statistiche ufficiali, il 58% degli italiani è bene informato sulla green economy ed il 64% sarebbe disposto a pagare di più  se questo comportasse  consumare energia 100% rinnovabile o prodotti bio certificati.
Chi non va incontro ai cittadini e a cosa pesano dell’economia verde è il governo del nostro paese.

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La politica italiana e la green economy

Tutti gli schieramenti e tutti i leader sembrano lontani dal prendere in considerazione tale argomento nei programmi elettorali. L’unico è il Ministro Gentiloni, che nei suoi discorsi ha affrontato l’argomento, ma spesso in maniera poco approfondita. Se infatti consideriamo i dibattiti politici in tv, la politica interna fa la parte del leone prendendo quasi tutto il tempo a disposizione, circa il 35%. Il resto viene diviso tra immigrazione ed economia nazionale.
I dati provengono da due indagini realizzate in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile dell’Osa – Osservatorio Sviluppo Sostenibile e Ambiente nei Media (“Le parole dei leader nei Tg prime time e i temi di green economy” e “La green economy nelle città”).

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L’esempio della Francia

La green economy sta quindi a cuore solo per questioni meramente economiche. Pare infatti che la nostra politica non ne abbia colto il potenziale, soprattutto a livello comunicativo. Ma se Renzi, Berlusconi & Co non ritengono rilevante l’argomento, negli altri paesi il tema è largamente affrontato dai politicanti. Il Presidente Francese Macron ha parlato a lungo durante e dopo la sua elezione della cosiddetta Transition Ecologique, che prevede una riduzione delle emissioni di gas serra e l’attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima. Gli ecologisti francesi lo hanno votato, credendo ai suoi propositi e contribuendo alla sua vittoria. Resta da vedere se sarà un esempio anche per l’Italia, attuando una politica Green che risponda alle esigenze dei cittadini francesi.

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L'allarme acqua fa paura all'Europa: nel 2050 mancherà al 30% dei cittadini, futuro in mano a startup e tecnologia https://www.business.it/lallarme-acqua-fa-paura-alleuropa-nel-2050-manchera-al-30-dei-cittadini-futuro-in-mano-a-startup-e-tecnologia/ Fri, 27 Oct 2017 05:30:12 +0000 http://www.business.it/?p=13747 L'allarme acqua domina il report dell'Elo, nel 2050 non vi accederà 1 cittadino europeo su 3

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Crisi idrica, il mondo trema dopo il report dell’Elo

L’allarme acqua non dà tregua al pianeta. Adesso spaventa ancora di più dopo l’ultimo report presentato di recente dall’Elo, “Organizzazione Europea dei Proprietari Terrieri”. Secondo le stime dell’ente, nel 2050 non avrà accesso all’acqua 1 cittadino europeo su 3, circa il 30% contro l’11% di oggi. Un dato inquietante visto che finora il Vecchio Continente è stato tra i meglio serviti quanto ad approvvigionamento.
Rischia molto anche l’Italia, abituata fin troppo bene e attualmente prima per consumo in Europa di questo bene primario. Stando agli ultimi dati forniti dall’Istat, un italiano consuma in media quotidianamente ben 245 litri di acqua potabile. La sua inefficiente gestione provoca inoltre una perdita di 50 mc/km al giorno, un volume che soddisferebbe le necessità idriche di 10 milioni di persone.
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Tutta colpa dei cambiamenti climatici e degli sprechi

L’allarme acqua non è causato solo dai cambiamenti climatici, di cui i potenti della Terra si preoccupano ancora poco, ma anche dai continui sprechi in ambito domestico e agricolo che potrebbero essere facilmente evitati. Queste 2 cause produrranno nel medio-lungo periodo conseguenze nefaste se non verranno prese adeguate contromisure.
Da una parte, il livello dei mari continuerà ad aumentare, e di conseguenza la salinità dei fiumi, con diminuzione dell’acqua potabile; dall’altra, gli sprechi peseranno di più con la progressiva riduzione di quella potabile. A ciò si aggiungerà la crescita della domanda globale, legata agli aumenti di popolazione, consumi e aree urbanizzate. Secondo l’Ocse l’incremento si aggirerà intorno al 55% nel 2050. Nello stesso anno, la Fao prevede che i 2/3 della popolazione globale non avranno accesso all’acqua e vivranno in zone a rischio siccità.
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allarme acqua numeri preoccupanti per l'Europa

Nuove tecnologie per contrastare la crisi idrica

Contro l’allarme acqua, le nuove tecnologie potrebbero fare molto in futuro. Big data, AI e startup non riusciranno certo a impedire i cambiamenti climatici, ma potranno offrire un grande aiuto per diminuire gli sprechi. Nel 2014-2017 l’UE ha sostenuto economicamente una piattaforma informatica che, in collaborazione con il “Politecnico” di Milano, ha lavorato su programmi come “SmartH2O” per diminuire l’impiego e gli sprechi di acqua potabile.
Persino i colossi del web e della tecnologia lavorano da tempo in questa direzione. Tra essi figura il noto incubatore statunitense “Y Combinator”, presieduto da Sam Altman, che ha incalzato le startup a fare qualcosa per la crisi idrica promettendo significativi investimenti. Altman ha sottolineato come prioritaria la creazione di impianti tecnologici per desalinizzare e purificare l’acqua, nonché quella di sistemi di irrigazione smart per diminuirne l’impiego a livello agricolo.
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Tante innovazioni grazie a università e startup

Per contrastare l’allarme acqua l’Università dell’Arizona si è già messa in moto realizzando “Hexocover”, un tettuccio intelligente costituito da pannelli di plastica e sfere collegate che impedisce l’evaporazione. Invece il “Food Pilot Lab” della “Libera Università” di Bolzano ha ideato una membrana hi-tech realizzata in nylon 6 che filtra dall’acqua residui e batteri limitandone drasticamente gli sprechi.
Anche le startup hanno dichiarato guerra alla crisi idrica. SmarTap ha messo a punto nel 2013 un sistema intelligente per ridurre gli sprechi domestici di acqua. Consente di regolarne la temperatura e di chiudere a distanza i rubinetti dimenticati aperti tramite un semplice pannello di controllo collegato al wi-fi. Grazie alla tecnologia di “Warka Water” è possibile arrivare a produrne 100 litri ogni giorno sfruttando l’aria, che genera acqua in modo naturale a causa dell’escursione termica.

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allarme acqua

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Ricarica auto elettrica: ecco il nuovo progetto Eva+ di Enel per le aree extraubane https://www.business.it/ricarica-auto-elettrica-ecco-il-nuovo-progetto-eva-di-enel-per-le-aree-extraubane/ Thu, 26 Oct 2017 05:30:37 +0000 http://www.business.it/?p=13787 Ricarica auto elettrica: 180 colonnine veloci in Italia e 20 in Austria, lungo le tratte extraurbane: questo è il progetto di mobilità elettrica co-finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito di ‘Connecting Europe Facility’, con la collaborazione di Enel, come coordinatore, e l’utility austriaca Verbund insieme con l’ausilio dei grandi marchi costruttori (Renault, Nissan, Bmw, Volkswagen e… Leggi tutto »Ricarica auto elettrica: ecco il nuovo progetto Eva+ di Enel per le aree extraubane

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Ricarica auto elettrica: 180 colonnine veloci in Italia e 20 in Austria, lungo le tratte extraurbane: questo è il progetto di mobilità elettrica co-finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito di ‘Connecting Europe Facility’, con la collaborazione di Enel, come coordinatore, e l’utility austriaca Verbund insieme con l’ausilio dei grandi marchi costruttori (Renault, Nissan, Bmw, Volkswagen e Audi).

Le nuove stazioni di ricarica veloce Fast Recharge Eva+ permetteranno di fare un pieno alle auto elettriche in soli 20 minuti. Già stati attivati i primi 30 punti di ricarica, precisamente nella tratta Milano-Roma che è stata dotata di infrastrutture di ricarica ogni 60km. L’ubicazione delle colonnine è principalmente presso le aree di accesso autostradali, in questo modo possono usufruire del servizio anche coloro che si muovono nelle aree extraurbane.

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ricarica auto elettricaLe aree permettono diversivi per la durata della sosta, si trovano infatti nei pressi di centri commerciali. Esempio tipico sono le stazioni toscane inaugurate il 19 ottobre a Barberino del Mugello, con una carovana elettrica all’uscita del casello autostradale ed a Firenze in viale Guidoni ed a Foiano in corrispondenza del parcheggio dell’Outlet Valdichiana. Si tratta di colonnine ricarica auto elettrica della tipologia ‘Enel Fast Recharge Plus’, tecnologia sviluppata dagli ingegneri Enel, in grado di garantire un pieno di energia elettrica in soli 20 minuti ed è compatibile con tutti i veicoli elettrici presenti sul mercato.

Altre località e città della Toscana prenderanno parte al progetto, una regione molto attenta alla tematica delle colonnine ricarica auto elettrica. Federico Caleno, responsabile Solution development e-mobility di Enel, ha affermato: “Eva+ è un progetto importante, che consente di creare una rete di infrastrutture a ricarica veloce lungo le strade ad alta percorrenza italiane. L’obiettivo è quello di arrivare al numero di 180 postazioni in Italia e 20 in Austria, per collegare l’Italia dal Brennero alla Sicilia e da Torino a Trieste. Questa era la prima pietra da porre, per completare la prima tratta da Roma a Milano. Ha interessato principalmente la Toscana, la Regione da sempre più proattiva nella mobilità elettrica nazionale. Quella di Barberino del Mugello è stata la prima colonnina installata a fine luglio.”

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A Firenze le nuove installazioni si aggiungono alle postazioni riservate ad i taxi elettrici ed alle 180 colonnine ricarica auto elettrica presenti su tutto il territorio cittadino. Grazie agli accordi con centri commerciali, alberghi, ristoranti e stazioni di servizio, è stato possibile implementare l’assistenza di rifornimento, distribuendo omogeneamente i punti ricarica su tutta l’area urbana. “La mobilità elettrica è una grande trasformazione in corso che l’evoluzione della tecnologia sta spingendo. In questo contesto l’Italia, che è uno dei pochi Paesi al mondo ad avere completamente digitalizzato la rete di distribuzione elettrica, ha una grande possibilità. Siamo partiti con un programma che doterà il Paese di un’infrastruttura moderna e capillare.” Spiega Francesco Venturini, direttore della Divisione Globale e-Solutions di Enel, dopo l’inaugurazione della stazione di ricarica veloce installata da Enel nel distributore Ip, del Gruppo Api, a Cormano, alle porte di Milano.

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ricarica auto elettrica 2

Fonte: adnkronos

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Papa sulla situazione climatica: trovare quanto prima un accordo per contrastare i cambiamenti degli ultimi anni https://www.business.it/papa-sulla-situazione-climatica-trovare-quanto-prima-un-accordo-per-contrastare-i-cambiamenti-degli-ultimi-anni/ Tue, 24 Oct 2017 05:30:40 +0000 http://www.business.it/?p=13668 Il Papa sulla situazione climatica si appella alla coscienza di tutti, per una collaborazione consapevole e responsabile.

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La frecciata di Papa Francesco a Trump

Nella recente Giornata Internazionale dell’Alimentazione il Papa, di fronte alla Fao, ha pronunciato un discorso deciso e molto diretto, in cui auspica una maggiore collaborazione per quanto riguarda i problemi delle migrazioni e dei cambiamenti climatici. Il Pontefice ha parlato senza peli sulla lingua, non risparmiando nemmeno i potenti del mondo. Il Papa sulla situazione climatica ha condannato apertamente la condotta di Trump, facendo appello al senso di responsabilità di chi è chiamato a prendere decisioni importanti.
Non è una novità che il presidente americano non sia troppo sensibile alle condizioni climatiche attuali. Nonostante calamità naturali e disastri in tutto il mondo, spesso proprio in America, il Tycoon ha sempre sminuito il problema o deviato il discorso, parlando di complotti internazionali, falsi allarmismi e persino interessi politici di alcuni Paesi da sempre in contrasto con gli USA. Nel suo discorso il Papa ha definito una “disgrazia” la rottura del patto mondiale sul clima da parte di un qualsiasi Paese, pensando evidentemente alla condotta del presidente statunitense negli ultimi tempi.
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L’appello alla condivisione e ad una distribuzione più equa

Il Papa sulla condizione climatica ha preso una posizione forte, ma anche le parole sulle migrazioni e sulla condivisione dei beni non sono state tenere. Il Pontefice ha tenuto a precisare che lavorare per diminuire le bocche da sfamare può essere un bene, ma a lungo andare può rivelarsi una falsa soluzione, perché non ha senso aiutare finché non si diminuiscono i consumi e gli sprechi di cibo.
Prima di intraprendere una qualsiasi campagna di sostegno è necessario farsi un esame di coscienza e capire che prima della riduzione del disagio serve la condivisione. Condividere è il vero imperativo e la via per un mondo più equo. C’è bisogno di una conversione totale, che permetta una collaborazione sincera e la garanzia del diritto ad alimentarsi secondo le proprie necessità.
Riferendosi alla speculazione sulle risorse alimentari e agli attuali dibattiti sul rapporto tra sicurezza alimentare e migrazioni, Francesco ha sottolineato che la credibilità dell’intero sistema internazionale dipende sostanzialmente dalla capacità di produrre tutto ciò che è indispensabile alla sopravvivenza in ogni parte del mondo. I beni prodotti vanno razionati saggiamente e responsabilmente, per tutelare un’equa distribuzione di frutti della terra.
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papa sulla situazione climatica mondiale

La necessità di uno stile di vita più responsabile

Per il Papa bisogna andare oltre le emergenze particolari dei conflitti interculturali e dei cambiamenti climatici, per arrivare alla radice del problema. Si deve adottare uno stile di vita che cambi l’uso di ogni risorsa, la produzione e il consumo dei beni. Tutti hanno il dovere di limitare qualsiasi tipo di spreco, senza pensare che qualcun’altro può fare il lavoro al proprio posto. Il consenso deve essere pratico, concreto e condiviso, per evitare i fatti tragici che affliggono i più poveri e indifesi.
Il Papa sulla situazione climatica critica la negligenza di chi ha potere e lo sfrutta solo per i propri interessi, manipolando con presunzione gli equilibri delicati degli ecosistemi. Il Pontefice ha richiamato l’attenzione della Fao sui risultati delle attuali ricerche scientifiche, che giorno dopo giorno registrano nuove conseguenze nei cambiamenti climatici.
Grazie al progresso disponiamo delle conoscenze scientifiche e degli strumenti giuridici per affrontare i problemi e risolverli, ma è inammissibile che proprio ora alcuni Paesi facciano un passo indietro. C’è bisogno di un consenso fattivo e totale volto ad evitare effetti più tragici, prima che la situazione peggiori ancora.
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Il ritorno delle auto elettriche per un Europa green: incontro al vertice per abbattere le emissioni di CO2 https://www.business.it/il-ritorno-delle-auto-elettriche-per-un-europa-green-incontro-al-vertice-per-abbattere-le-emissioni-di-co2/ Sun, 22 Oct 2017 05:30:18 +0000 https://www.business.it/?p=13551 Europa green: le industrie che ruotano intorno alle auto elettriche

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Auto elettriche: un nuovo investimento per l’Europa

Il mercato delle auto elettriche e a consumo zero di CO2 è in crescita e tuttavia l’Europa sembra essere rimasta indietro in questo settore. Sempre più spesso di parla di Europa green e di come gli investimenti nel settore delle energie alternative siano in crescita, grazie anche ai continui incentivi offerti dagli Stati europei. Cosa è successo nel settore automobilistico? La risposta probabilmente si avrà a breve. Nei prossimi giorni, infatti, è previsto un incontro al vertice tra i più grossi nomi dell’industria elettrica e automobilistica e il Commissario europeo per l’Unione Energetica, Maroš Šefčovič.
Il motivo è che la Commissione ha intenzione di puntare maggiormente sulla produzione di auto elettriche per diventare nuovamente concorrenziali sul mercato. Al momento, infatti, l’Europa non è in grado di competere con le produzioni extra-comunitarie, sempre più all’avanguardia non solo nella progettazione, ma anche nella produzione di auto a emissioni zero di CO2. Sicuramente questa notizia è di grande importanza non solo dal punto di vista ambientale, ma anche perché si pone come nuova fonte di occupazione per un gran numero di operai, tecnici e professionisti europei.
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auto elettriche per europa green

Rincorrere la concorrenza o trovare alternative?

Sicuramente, uno dei principali problemi in cui si verrà a trovare questo progetto di veicoli per un’Europa green è quello legato alla concorrenza americana, cinese e coreana. Tuttavia, la particolarità della situazione è data dal fatto che è stata proprio l’Europa a suggerire i primi modelli di tecnologie e auto per la riduzione dell’anidride carbonica. Ci si chiede allora come sia possibile che, nonostante il brillante inizio, i progetti e le competenze, l’Europa green si trovi ora a dover rincorrere la concorrenza nel campo delle auto elettriche. In realtà le motivazioni vanno ben oltre la ricerca e le applicazioni tecnologiche e derivano da una più complessa interazione tra politica e mercati.
Le auto elettriche permettono infatti di ridurre le emissioni di CO2, mostrandosi come probabile mezzo di trasporto del futuro. Tuttavia la principale problematica che si crea nella realizzazione dei veicoli green è che la fabbricazione delle batterie è molto meno ecologica di quello che ci si aspetta. La necessità di particolari materiali di importazione, lo stoccaggio e lo smaltimento rappresentano importanti punti su cui lavorare per dare vita a un processo completamente ecologico e a basso impatto ambientale. Naturalmente, questo non significa che le auto a zero emissione di CO2 non siano ecologiche. Vuol dire che bisogna valutare la produzione nel complesso, non fermandosi solo al prodotto finito.
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Non solo auto elettriche: l’Europa e le tecnologie verdi

Parlare di Europa green rivolgendosi esclusivamente alle produzioni di auto elettriche è comunque molto limitativo. Se infatti, questo tipo di industria non è ancora pronta per essere considerata realmente ecologica, va comunque detto che la Comunità Europea può vantare un gran numero di progetti e invenzioni altamente tecnologici e innovativi e, soprattutto, a basso impatto ambientale. Da questo punto di vista, quindi, si può dire senza dubbio che i progetti che prevedono l’utilizzo di energia alternativa e rinnovabile sono veramente molti, e soprattutto che un gran numero di essi è in grado di competere a livello mondiale.
Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la Commissione Europea vuole puntare nuovamente anche sulle auto elettriche, cercando di trovare nuove soluzioni non alla progettazione delle stesse, quanto piuttosto alla loro realizzazione, per avere una catena di produzione che rispetti gli standard green dell’Europa.
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europa green la soluzione sono le auto elettriche

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Fattoria verticale Ikea: coltivare l'insalata direttamente a casa propria è finalmente possibile https://www.business.it/fattoria-verticale-ikea-coltivare-linsalata-direttamente-a-casa-propria-e-finalmente-possibile/ Thu, 19 Oct 2017 05:30:58 +0000 https://www.business.it/?p=13528 Fattoria verticale Ikea, la nuova trovata all'insegna dell'innovazione e del consumo responsabile

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La sperimentazione

Ikea è da sempre sinonimo di innovazione e con Space10 e la fattoria verticale Ikea ne ha dato un’ennesima dimostrazione. Per chi non lo sapesse, Space10 è un laboratorio targato Ikea in cui nascono tutte le innovazioni a cui l’azienda svedese ci ha abituati.
In questo ultimo periodo è in fase di sperimentazione un progetto decisamente ambizioso di cui l’innovazione è l’assoluta protagonista. L’idea è di creare un piccolo orto domestico in cui far crescere erbe aromatiche di vario genere ma anche l’insalata e gli ortaggi.
Ciò molto velocemente e riducendo al minimo ogni genere di spreco. Il progetto della fattoria verticale Ikea stione si chiama Lokal e muove i suoi passi dalla tecnica cosiddetta delle coltivazioni idroponiche.
In buona sostanza, si tratta di una tecnica in cui si ha la possibilità di coltivare senza dover sfruttare il suolo ma ricorrendo ad alcuni nutrienti che devono essere disciolti rigorosamente in acqua.
Il meccanismo è semplice: grazie a tali nutrienti, i vegetali possono crescere in maniera sana e genuina. Il sistema è ben congegnato e consente di ottimizzare gli spazi.
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Fattoria verticale ikea 2Come funziona

Con la fattoria verticale Ikea la crescita avviene su carrelli che possono essere impilati in verticale. Inoltre, vengono fornite in dotazione anche delle lampadine a Led e, quindi, a basso consumo e all’insegna dell’innovazione, che agevolano la fase di crescita addirittura di tre volte rispetto alle coltivazioni tradizionali.
Un dato da non trascurare riguarda, poi, il fatto che una simile tipologia di coltivazione ha bisogno del 90% in meno di acqua.
Come è facile intuire, l’obiettivo principale è quello di riuscire a ricreare un orto in ogni casa, facendo i conti con il poco spazio a disposizione e beneficiando di quanto teorizzato dagli inventori delle cosiddette fattorie verticali.
Un aspetto da non trascurare riguarda, poi, la tecnologia. L’equipe che sta lavorando nel laboratorio Space10, infatti, sta cercando di individuare un’eventuale possibilità di utilizzare anche dei sensori da inserire nei vassoi utilizzati per la coltivazione.
In questo modo, tutti gli aspiranti agricoltori avranno la possibilità di tenere costantemente sotto controllo la crescita di tutte le piante grazie ad una semplicissima applicazione.
Inoltre, non è da trascurare anche l’ipotesi di utilizzare il machine learining, un comodissimo strumento grazie al quale si ha la possibilità di analizzare tutti i dati che vengono forniti dai singoli acquirenti al fine di perfezionare tutti gli strumenti.
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Le prospettive

Nel prossimo periodo, stando alle dichiarazioni di Michael La Cour, amministratore delegato del settore di riferimento di Ikea, avremo a che fare con non poche novità. Il progetto, infatti, almeno per il momento risulta essere in una fase a dir poco iniziale.
Pare, comunque, che molto presto verrà predisposta la vendita al dettaglio di questo prodotto che ha tutte le carte in regola per riuscire a entrare nella lista dei desideri di tutti i clienti.
Le ipotesi, dunque, sono moltissime e, quindi, non resta altro da fare che attendere e capire quali saranno le decisioni dell’azienda svedese. Di sicuro, anche solo il fatto di aver preso in considerazione un simile progetto lascia pensare che Ikea ha deciso di intraprendere con forza e decisione la strada della produzione e del consumo a impatto zero, rendendo tale argomento sempre meno di nicchia.
Resta da capire quale sarà la risposta del mercato ad una simile sollecitazione. Di sicuro, l’eventuale risparmio alletterà i più e li indurrà ad acquistare un prodotto che, oltre a rendere a dir poco chic ogni genere di ambiente, offrirà la possibilità di risparmiare notevolmente a fine mese e di mangiare cibi sani, genuini e, soprattutto, prodotti direttamente in casa propria senza l’utilizzo di sostanze chimiche.
Fattoria verticale ikea 1

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Il riciclo e gli imballaggi compostabili: un aiuto concreto per l'ambiente, una fonte di guadagno per gli investitori https://www.business.it/il-riciclo-e-gli-imballaggi-compostabili-un-aiuto-concreto-per-lambiente-una-fonte-di-guadagno-per-gli-investitori/ Wed, 18 Oct 2017 05:30:55 +0000 https://www.business.it/?p=13491 Perché i rifiuti sono,oggi, così importanti? La filiera del compostaggio è cresciuta negli ultimi anni grazie alle politiche di ecosostenibilità e riciclo. Ecco perché aumentano gli imballaggi in plastica compostabili, utilissimi a diventare dei veri e propri fertilizzanti. Secondo lo Studio Plastic Consult sono state prodotte 47800 tonnellate di imballaggi in plastica compostabile solo nel… Leggi tutto »Il riciclo e gli imballaggi compostabili: un aiuto concreto per l'ambiente, una fonte di guadagno per gli investitori

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Perché i rifiuti sono,oggi, così importanti? La filiera del compostaggio è cresciuta negli ultimi anni grazie alle politiche di ecosostenibilità e riciclo. Ecco perché aumentano gli imballaggi in plastica compostabili, utilissimi a diventare dei veri e propri fertilizzanti.
Secondo lo Studio Plastic Consult sono state prodotte 47800 tonnellate di imballaggi in plastica compostabile solo nel 2016, con un aumento 59% rispetto a tre anni prima. Un  altro studio, quello del Cic, ha permesso di capire quanta plastica e bioplastica è presente nel settore del compostaggio: stando ai dati sono circa 31mila le tonnellate di bioplastica e 73500 quelle di plastica, che ovviamente necessitano di essere separate dal resto per produrre compost di qualità. Purtroppo, per fare questa operazione, ci vogliono tecnologie complesse e bisogna investire su di esse.

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compostaggio

Riciclare: ne vale la pena?

Sì, in quanto il compost è di per sé un fertilizzante che si ricava, per l’appunto, dai materiali biodegradabili. Serve, nel settore agricolo, per migliorare la fertilità del suolo e di conseguenza la qualità della vita di moltissime persone. Come? In quanto i compost costituiscono grandi benefici, anche economici, per l’agricoltura biologica. Quindi, visti i guadagni che si possono ricavare, l’attività di compostaggio attira sempre più investimenti e si ingrandisce. Sempre secondo Plastic Consult solo nel 2016 sono 352 i milioni di fatturato, per un settore che conta quasi 4mila addetti e 152 aziende sul territorio.

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compostaggio

La comunità diventa consapevole

Il presidente di Assobioplastiche, Marco Versari, afferma che il settore potrebbe crescere ancora “semplicemente togliendo la parte di prodotti che dicono di essere biodegradabili e non lo sono. Così si avvicinerebbe già al miliardo di euro di fatturato, aumentando i posti di lavoro, dal momento che ogni tonnellata di bioplastica significa 60 posti di lavoro nella filiera”. L’ambiente migliora, il lavoro aumenta, l’economia cresce. L’unico problema è cercare di far capire ai cittadini quanto è importante fare la raccolta differenziata e usare materiali ecosostenibili. La consapevolezza di aiutare l’ambiente e la qualità della vita passa anche per un approccio responsabile dell’intera comunità verso la materia.
In generale i dati sul riciclo sono molti positivi, ma non uguali per tutte le regioni. Il Veneto, ad esempio, rappresenta una regione virtuosa con circa 25 chili ad abitante, mentre la Sicilia ne porta 4 per abitante. La situazione può anzi deve necessariamente migliorare anche attraverso le istituzioni e le amministrazioni, che devono essere in grado di fornire servizi appositi per la propria comunità.
La raccolta differenziata non è un fine, è un mezzo. Il fine ultimo è il riciclo, quindi la raccolta differenziata deve essere fatta bene e deve essere di qualità”, afferma sull’argomento il presidente di Conai Giorgio Quagliuolo.

Fonte: Adnkronos

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Circular Economy: una nuova, difficile sfida che attende non solo l'Italia, ma tutti i paesi del mondo https://www.business.it/circular-economy-una-nuova-difficile-sfida-che-attende-non-solo-litalia-ma-tutti-i-paesi-del-mondo/ Thu, 05 Oct 2017 05:30:02 +0000 https://www.business.it/?p=13164 Con la Circular Economy per risolvere i problemi legati alla disponibilità delle materie prime

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Circular economy, una necessità assoluta per tutti gli stati

Il modello economico dell’Europa sta cambiando orientandosi sempre di più verso la “Circular Economy”, con la quale si cerca di ridurre al minimo l’utilizzo delle risorse naturali disponibili, ed anche la produzione di rifiuti.
Partendo dai dati sulla popolazione mondiale, che durante il secolo scorso ha visto il suo numero aumentare di 4 volte, e da quelli sul consumo di materie prime, che negli stessi anni è aumentato di 10 volte, alla luce anche delle previsioni per i prossimi anni, con la stima di un ulteriore raddoppio entro il 2030, è chiaro che sono necessarie delle modifiche.
La domanda mondiale di materie prime è in aumento a fronte di una disponibilità limitata e, inoltre, si stanno registrando impatti ambientali e costi in crescita per lo smaltimento rifiuti per cui le azioni da intraprendere, ed in parte già intraprese, sono volte alla realizzazione di prodotti di maggiore durata, e maggiormente riciclabili.
Un segnale di cambiamento importante è dato dalla prossima approvazione, che dovrebbe avvenire entro la fine del 2017, della “Direttiva europea sui rifiuti e la circular economy”.
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Circular Economy

Le riforme in Italia

Il nostro paese ha già realizzato cambiamenti abbastanza radicali riguardo alla gestione dei rifiuti, dopo la riforma contenuta nel D.L. 22 del 1997, che aveva recepito le indicazioni delle direttive europee. Prima dell’entrata in vigore di quelle norme andavano dritti in discarica l’80% dei rifiuti prodotti e quello che veniva riciclato, oppure portato alla raccolta differenziata, era una percentuale minima.
Oggi invece, la percentuale di raccolta differenziata è salita al 47,6% e quella degli imballaggi ad un valore ancora maggiore, il 67%, con un conferimento di rifiuti in discarica drasticamente ridotto al 26%, e con un riciclo che interessa 14 milioni di tonnellate, con circa 5mila aziende interessate da questa attività, che danno lavoro a 120mila persone. Una attività che crea un fatturato ormai superiore a decine di miliardi di euro.
Sulla base di questi dati si può quindi affermare che il nostro Paese, che è uno tra i maggiori importatori di materie prime, può attuare al meglio la nuova Direttiva in arrivo, in modo da dare ancora maggiore slancio alla “green economy”.
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Circular Economy

Circular Economy, le prossime mosse

A poca distanza dalla entrata in vigore della nuova direttiva, anche l’Italia deve superare la fase dei dibattiti generici ed iniziare la preparazione sia delle “politiche” che delle misure necessarie per combattere questa sfida, basandosi proprio sugli obiettivi che vengono definiti a livello UE.
La Circular Economy non è soltanto una normativa che riguarda i rifiuti, ma questo aspetto rimane comunque centrale, e quindi è necessario attuare delle attività preventive come, ad esempio, non incentivare l’uso dei prodotti “usa e getta” ma puntare sulla produzione di prodotti più duraturi.
Per far questo è necessario passare attraverso il riutilizzo, in particolare dei rifiuti degli imballaggi, L’obiettivo è quello di portare la percentuale del riciclo dei rifiuti fino a un minimo del 65%, con la raccolta differenziata che deve salire al 70% del totale.
Per quanto riguarda il riciclo dei materiali di imballaggio si punta a raggiungere il 75% e ad aumentare in particolare nel settore della plastica, che è tra quelli che ancora non raggiungono la sufficienza.
Un altro settore che deve aumentare la sua percentuale è quello delle apparecchiature Raee, (elettriche ed elettroniche) che dal 34%, dato del 2014, deve arrivare al 65%. Per quanto riguarda i rifiuti organici devono essere destinati alla “chimica verde”, oltre che alla produzione del biometano.
Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della fiscalità; infatti, chi produce o chi vende prodotti che non possono essere riciclati oppure limitatamente riciclati, dovrà pagare maggiori oneri per lo smaltimento dei rifiuti che ne derivano.
Un principio che si chiama “responsabilità estesa del produttore” e che dovrà fare coppia con la destinazione degli incentivi ecologici alle aziende che dimostrano di adeguarsi completamente alla nuova direttiva.

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La Casa eco-nomica del futuro: costi bassi e impatto ambientale zero https://www.business.it/la-casa-eco-nomica-del-futuro-costi-bassi-e-impatto-ambientale-zero/ Fri, 29 Sep 2017 05:30:08 +0000 https://www.business.it/?p=13023 Con la casa eco-nomica diventa facile dare una seconda vita ai materiali di riciclo

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Abitare in modo sicuro ed ecologico

Le tecniche e i materiali messi in campo per costruire una casa eco-nomica, al giorno d’oggi, si arricchiscono di nuovi spunti: tutti i rifiuti che stanno creando dei serissimi danni ambientali per l’intero pianeta, possono essere sfruttati come una vera e propria risorsa, utile e ricca, in ambito costruttivo.
Pensate che ci vogliono ben 500 anni perché l’ecosistema smaltisca per degradazione un pezzo di plastica; e se a questo si aggiunge che nel frattempo, lo stesso pezzo di plastica, rischia di costituire un pericolo per la vita della fauna della terra, si comprende perché costruire casa con materiale da riciclo è la vera grande innovazione dei nostri giorni.
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Costruire facilmente e in modo sicuro con i mattoni in plastica

Uno studio fondato in Colombia (Conceptos Plasticos), dall’architetto Oscar Andrés Méndez ha ideato dei mattoni che contengono plastica derivante dal riciclo.
La tecnica parte da una lavorazione industriale, che prende il nome di estrusione della plastica, che viene, cioè, fusa prima di essere facilmente iniettata in uno stampo: una volta raffreddata la plastica assumerà la forma dello stampo stesso.
Provate ad immaginare che lo stampo possa avere la forma di un mattone ad incastro, simile a quelli utilizzati dai bambini nelle loro costruzioni, ed ecco l’idea dello studio colombiano per una casa eco-nomica.
Così facendo, è possibile costruire una casa in modo facile e ultrarapido, senza eccedere nei costi, con l’indubbio vantaggio di poterla smontare e rimontare altrove sempre con la stessa tecnica.
I materiali (in particolare le pareti e le travi di plastica) vengono additivati di sostanze che rendono l’abitazione anche ignifuga.
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Casa creata in maniera ecologica

Il progettista della spazzatura

Essere definito “il progettista della spazzatura” in teoria non sarebbe un gran vanto, se non fosse che l’americano Micheal Reynold ne va piuttosto fiero.
Chi non lo sarebbe nell’essere capace di costruire, oggi, una casa eco-nomica sostenibile ad impatto ambientale zero!
E lo è ancora di più Reynold, la cui prima casa ottenuta con materiale di riciclo, risale a più di 40 anni fa quando, già nel 1972, questi riuscì a costruire una casa utilizzando quasi esclusivamente involucri di birra e scatole.
La sua fama e le sue abilità nel progettare una casa eco-nomica è tale che i suoi lavori sono stati utilizzati in Indonesia, dopo la distruzione conseguente allo tsunami del 2004.
Utilizzando tutti gli scarti derivanti dalla demolizione delle precedenti abitazioni, infatti, ne sono state costruite di nuove per tutti i senza tetto.
La vera grandiosità non è stata, poi, semplicemente, progettare e costruire la cd. “casa Phoenix”, con cemento, terra, bottiglie di vetro, plastica, bambù. Ma farlo in modo consapevolmente resistente, affinché potesse, cioè, restare in piedi nonostante le onde di un nuovo tsunami o le scosse di un terremoto, fino al nono grado Richter.
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Casa creata in maniera ecologica

Una casa eco-nomica per una scelta abitativa conveniente

Parlare di case costruite con materiale di riciclo potrebbe portare a pensare a scelte abitative che finiscono con il sacrificare altri aspetti come la sicurezza, la resistenza o addirittura il risparmio energetico.
Invece non c’è niente di più sbagliato in questo parallelismo. Già raccontando del progetto colombiano, abbiamo visto come i materiali siano studiati per resistere al fuoco. Così come la ricostruzione in Indonesia è avvenuta tenendo presente il pericolo tsunami e il pericolo terremoti.
E un altro esempio lo ritroviamo nel New Mexico, dove è stata costruita una casa, studiando attentamente la risposta dei singoli materiali al clima circostante.
Pertanto gli pneumatici, che hanno la capacità di trattenere il calore, sono stati utilizzati per ricoprire la parete della casa esposta al Nord, mentre sul lato Sud, si è scelto di installare delle vetrate.
In questo modo si potrà avere una casa che, accanto al risparmio derivante dal basso costo dei materiali, consente un abbattimento dei costi relativi alla sua gestione.

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In arrivo Eyewear di Crafting Plastics, una collezione 100% sostenibile https://www.business.it/in-arrivo-eyewear-di-crafting-plastics-una-collezione-100-sostenibile/ Tue, 26 Sep 2017 05:30:59 +0000 https://www.business.it/?p=12933 Si chiama Eyewear di Crafting Plastics cp! la nuova collezione di occhiali riutilizzabili, che promette di rivoluzionare il mondo del riciclo. Sono, infatti, occhiali da sole realizzati esclusivamente con materiali riciclabili e prodotti interamente da una start up slovacca, la Crafting plastics studio cp!. L’azienda, che si occupa di moda sostenibile e fa ricerca sulla bioplastica, ha… Leggi tutto »In arrivo Eyewear di Crafting Plastics, una collezione 100% sostenibile

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Si chiama Eyewear di Crafting Plastics cp! la nuova collezione di occhiali riutilizzabili, che promette di rivoluzionare il mondo del riciclo. Sono, infatti, occhiali da sole realizzati esclusivamente con materiali riciclabili e prodotti interamente da una start up slovacca, la Crafting plastics studio cp!.
L’azienda, che si occupa di moda sostenibile e fa ricerca sulla bioplastica, ha voluto sviluppare un progetto finalizzato ad un prodotto che fosse 100% sostenibile, e fatto da un materiale che si possa riutilizzare nel momento in cui il prodotto non serve più. L’innovazione  sta nella materia scelta per l’operazione: per l’appunto, la bioplastica.
Nel mese di ottobre verrà lanciata una campagna di crowdfunding per raccogliere i fondi necessari a produrre la collezione Eyewear e conoscere la risposta del pubblico: l’idea degli occhiali riciclabili può piacere oppure no?

Eyewear di Crafting plastic, gli occhiali in bioplastica

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Ricerca scientifica e innovazione

La Crafting pastics studio cp! è una start up leader nel settore della moda ecosostenibile.
Fin dalla sua creazione è stata attenta a progetti innovativi e a basso impatto ambientale. La creatività che la contraddistingue sposa la ricerca scientifica. Infatti, lo studio e la combinazione di nuovi materiali vengono creati al fianco di un team dell’Università di Tecnologia a Bratislava (Slovak University of Technology di Bratislava). La Crafting Plastics si è chiesta come poter cambiare la concezione secondo cui la plastica da imballaggio viene usata per un solo scopo e poi gettata via. La moda, e tutto il suo intero sistema, ci sono dentro significativamente in quanto utilizzano la plastica in questione praticamente per ogni tessuto o accessorio utilizzato. Come trasformare il pensiero secondo cui oggetti di uso quotidiano e modaiolo, come un paio di occhiali, possono essere prodotti attraverso un materiale riciclabile al 100%? Proprio perché è moda, dopo un po’ di tempo saranno messi via per acquistarne altri. Cos verrà data almeno una possibilità in più al ciclo di vita del prodotto.

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Eyewear di Crafting plastic, gli occhiali in bioplastica

Un nuovo mondo: gli occhiali fatti di bioplastica

Per sensibilizzare l’opinione pubblica, la Crafting Plastics Studio cp! (fondata dai designers Vlasta Kubušová e Miroslav Král) presenzierà festival ed eventi in tutte le città europee: far conoscere il crowdfunding per la nuova collezione di Eyewear in bioplastica è fondamentale per dimostrare che è stata creata da campioni di prova di plastica biodegradabile affinché ogni coppia di occhiali sia sola ed unica!
L’industria fashion deve gestire una grande competitività sul mercato, per cui anche il design e l’estetica sono importanti quanto il materiale utilizzato.
Quello che vuole garantire la Crafting Plastics è un nuovo approccio verso ciò che indossiamo come vezzo estetico: ciò che mettiamo per apparire più belli, vale anche come qualcosa che ci fa sentire a posto con la società, senza sprechi né inquinamento. Questa la missione della collezione Eyewear in bioplastica, pronta a lanciare un nuovo modo di indossare gli occhiali.

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Baby Life: un asilo verde a misura di bambino https://www.business.it/baby-life-unoasi-verde-a-misura-di-bambino/ Wed, 20 Sep 2017 05:30:53 +0000 https://www.business.it/?p=12761 Da qualche giorno è ricominciata la scuola. Zaino in spalle dunque per la maggior parte degli studenti italiani che, dopo la pausa estiva, tornano sui banchi di scuola. È dura mettersi di nuovo a studiare, sopratutto per i più piccoli, che dovranno affrontare l’ingresso nella scuola materna. Non tutti i rientri devono per forza essere… Leggi tutto »Baby Life: un asilo verde a misura di bambino

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Da qualche giorno è ricominciata la scuola. Zaino in spalle dunque per la maggior parte degli studenti italiani che, dopo la pausa estiva, tornano sui banchi di scuola.
È dura mettersi di nuovo a studiare, sopratutto per i più piccoli, che dovranno affrontare l’ingresso nella scuola materna. Non tutti i rientri devono per forza essere traumatici. E per rendere più felice l’inizio del nuovo anno scolastico ci ha pensato una esperimento che riguarda proprio un asilo di Milano. La città italiana per eccellenza, contraddistinta da nebbia e smog, ha inaugurato lo scorso luglio l’inizio dei lavori di un posto idilliaco, pensato appositamente per i più piccoli: si chiamerà Baby Life e promette di rivoluzionare la scuola delle prima infanzia.

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baby life a Milano

Cos’è Babylife?

Il progetto iniziale prevede l’ingresso di 72 bambini. L’idea di Baby Life nasce, infatti, dall’esigenza di costruire qualcosa che possa essere innovativo e, allo stesso tempo, tradizionale. Come? Creando una struttura completamente sostenibile nel cuore del quartiere CityLife.
L’idea è nata dai vincitori di un concorso svoltosi tre anni fa e rivolto a giovani architetti. Promosso dallo stesso CityLife, vanta la collaborazione di Federabitazione Lombardia – Confcooperative e e AAA architetticercasi. Il progetto vede la realizzazione di 1000 mq di asilo, inserito in circa 3000 mq di giardino protetto e 173mila di parco verde, con 1900 piante. Interamente costruito in legno, l’asilo sarà composto da numerose casette perfettamente integrate nella natura e collegate ad un patio centrale.

Baby Life, il primo asilo tutto green a Milano

I materiali

La struttura centrale e quelle circostanti saranno realizzate da materiali 100% green: i pannelli di legno saranno di tipo tipo x-lam, perfetti per la regolazione termica e la coibentazione. L’esterno sarà rivestito da pannelli in alluminio mentre l’ecolegno verrà utilizzato per le pareti interne. Ogni scelta di organizzazione strutturale, compresa la scelta dei materiali, è stata fatta per garantire ai piccoli ospiti una stimolazione sensoriale a tutto tondo: sono state infatti prese in considerazione aziende leader negli arredi di prima infanzia, che trattano materiali ignifughi, rivestiti con tessuti ecologici e prodotto a zero inquinamento.

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Il progetto green

Tutto la progettazione dell’asilo Baby Life segue uno standard elevato per diventare il primo progetto a vincere il LEED di platino! Per raggiungere questo obiettivo deve seguire scrupolosamente tutte le regole del protocollo LEED, ovvero garantire l’ecosostenibilità in tutte le fasi di produzione e realizzazione.
Baby Life punta poi a diventare un luogo completamente “a misura” di bambino: legno, spazi ampi, giochi nella natura, minima emissione di luce artificiale, volta sia al risparmio energetico che ad una qualità sempre maggiore sul clima percepito e respirato dai piccoli. Esiste anche un sistema che recupera l’acqua piovana e la riutilizza, e uno che ottimizza gli impianti di produzione del calore. Non resta che seguire tutte le fasi di realizzazione dell’asilo più bello e sostenibile mai costruito a Milano.

Baby life, asilo ecosostenibile   

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Gela: al via il progetto Green Refinery, la raffineria che utilizza materie prime riciclate https://www.business.it/gela-al-via-progetto-green-refinery-la-raffineria-utilizza-materie-prime-riciclate/ Mon, 18 Sep 2017 14:47:27 +0000 https://www.business.it/?p=12800 Gela, provincia di Caltanissetta, una cittadina industriale siciliana celebre per la presenza di una grande raffineria Eni, si prepara ad un progetto che potrebbe cambiare il suo futuro. ‘Green Refinery’, ecco che cosa sta per accadere a Gela, un cambiamento epocale, il cui progetto è stato presentato nella nella sala conferenze del centro di formazione… Leggi tutto »Gela: al via il progetto Green Refinery, la raffineria che utilizza materie prime riciclate

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Gela, provincia di Caltanissetta, una cittadina industriale siciliana celebre per la presenza di una grande raffineria Eni, si prepara ad un progetto che potrebbe cambiare il suo futuro. ‘Green Refinery’, ecco che cosa sta per accadere a Gela, un cambiamento epocale, il cui progetto è stato presentato nella nella sala conferenze del centro di formazione aziendale dal  Chief Refining & Marketing Officer Giuseppe Ricci e Luigi Ciarrocchi, responsabile del ‘progetto Gela Green Refinery’. Il nuovo metodo di lavorazione dell’impianto di produzione prevede l’utilizzo, da parte dell’intera bioraffineria, di materie prime di seconda generazione al 100%, provenienti dagli scarti dell’industria alimentare. La produzione di idrogeno ‘Steam Reforming’ del nuovo impianto sarà perciò incentrata sul riutilizzo di materie gettate ed altrimenti non smaltite ed accumulate. Questi scarti saranno usati come combustibili fossili, verranno rilavorati gli oli vegetali per la produzione di biocarburanti e l’impianto disporrà anche di un polo per la spedizione dei materiali di produzione locale. Si calcola una mole di investimento di 220 milioni di euro con un termine dei lavori fissato per giugno 2018.

raffineria green refinery di gela

“In Italia si raccoglie meno di un terzo di olio vegetale esausto; bisogna far crescere il sistema di raccolta”, a parlare è Giuseppe Ricci che si esprime sulla decisione di virare verso il nuovo corso ‘green’. “Questa è una delle tante raffinerie che in seguito alla crisi energetica avrebbe dovuto chiudere definitivamente, quello che abbiamo voluto fare è un cambio di produzione che vada più nella direzione del percorso di trasformazione energetica che stiamo vivendo, la Green Refinery permetterà la sopravvivenza del sito”. Parla così, invece, Luigi Ciarrocchi, a proposito dei grandi investimenti degli ultimi anni sul territorio: “Gela diventerà uno dei poli green più importanti di Italia ed assisteremo ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica di circa 60mila tonnellate annue”. Entusiasta anche il sindaco Domenico Messinese: “Abbiamo  l’obbligo di dare un futuro a questo sito, occupazione, benessere economico ed ambientale ci faranno vivere in un mondo più pulito.”

Fonte: www.adnkronos.com

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Auto biodegradabile: l'idea è di un team di studenti olandesi https://www.business.it/auto-biodegradabile-lidea-e-di-un-team-di-studenti-olandesi/ Sun, 17 Sep 2017 05:30:37 +0000 https://www.business.it/?p=12675 Auto biodegradabile fatta di fogli di lino e zucchero in arrivo dall'Olanda

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Auto biodegradabile: la nuova frontiera dei motori eco-friendly

La prima auto biodegradabile della storia si chiama Lina ed è stata realizzata da un gruppo di studenti della University of Technology di Eindhoven, che si fa chiamare “TU/Ecomotive“, o TU/e. Il prototipo è fatto con zucchero e fogli di lino ed è dotato di un motore elettrico. Secondo i suoi creatori, potrebbe portare ad una svolta nella mobilità sostenibile. Peccato che non abbia ottenuto le necessarie certificazioni dei crush test.
La piccola 4 posti, che è stata presentata lo scorso 17 maggio alla Dutch Technology Week, ha soltanto le ruote e le sospensioni realizzate con i sistemi tradizionali, mentre tutto il resto è completamente biodegradabile. Gli inventori non hanno ancora rivelato tutte le specifiche del prototipo, ma si sono limitati a dire che è ultraleggero e che può raggiungere gli 80 km orari. L’obiettivo è quello di portare Lina su strada: ci riusciranno?

lina auto biodegradabile olandaCaratteristiche di Lina

Yanic Van Riel, uno dei progettisti del veicolo, ha svelato che il prototipo è per la maggior parte realizzato con una resina di barbabietola da zucchero, rivestita con biocomposito a base di fibre di lino proveniente dai Paesi Bassi. Una scocca ultraleggera che fa si che il veicolo pesi solo 310 kg e possa essere completamente riciclato, pur vantando un rapporto forza-peso simile a quello delle auto costruite in vetroresina.
L’auto biodegradabile richiede meno energia per essere prodotta rispetto alle automobili costruite con l’impiego di alluminio e fibra di carbonio, e, grazie alla propulsione elettrica, ha anche il vantaggio della sostenibilità ambientale. Inoltre, per aprirla e chiuderla, non servono le chiavi in quanto le portiere hanno una tecnologia wireless integrata capace di riconoscere il guidatore, caratteristica che la rende virtualmente idonea al car sharing.

Sostenibilità ambientale e tecnologie avanzate

Efficiente e pratica, la prima auto biodegradabile offre un’alternativa sostenibile alle automobili convenzionali, dalla culla alla tomba. Gli inventori chiamano l’approccio caratterizzato dalla propensione a consumare il minimo possibile durante la produzione attraverso l’utilizzo di materiali sostenibili, “riduzione durante la produzione“. Una batteria ridisegnata da Nova renderà la sostituzione delle batterie facile e conveniente, aprendo la strada a nuove tecnologie.
Inoltre, in risposta alla recente tendenza al car sharing, Lina è stata integrata con l’ultima tecnologia “NFC” che fornisce una connettività wireless bidirezionale grazie alla quale gli utenti potranno accedere all’auto usando uno smartphone o una scheda con un chip NFC. La vettura riconoscerà l’utente dal codice univoco NFC e attiverà le sue impostazioni personali, come, ad esempio, le playlist, le destinazioni più frequenti o i contatti telefonici.

auto biodegradabile dall'olandaLe verifiche della motorizzazione

La composizione della carrozzeria, del telaio e degli interni dell’auto biodegradabile non le ha finora permesso di superare i crash test, poiché, in caso di impatto, il materiale, anziché deformarsi, si spezzerebbe. Ma poiché il team olandese TU/e sta lavorando instancabilmente al progetto con l’obiettivo di vedere un giorno l’auto circolare su strada, entro la fine dell’anno Lina verrà sottoposta ad un’ispezione da parte della “RDW” Netherlands Vehicle Authority.
Il progetto ha attirato l’attenzione della stampa e non solo. La divisione “Traffic Solutions” di Tom Tom sta supportando l’iniziativa. Il presidente Carlo van de Weijer ha dichiarato: “L’idea assurda di ieri è la svolta di domani”. Tuttavia, van de Weijer ritiene anche che, a causa della reticenza dei costruttori nei confronti di questo genere di esperimenti “casalinghi”, sarà improbabile che si esca dal prototipo in un futuro vicino. Ma l’operato degli studenti resta encomiabile e sarà tenuto sotto osservazione.

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Gianluigi Parrotto: storia di un successo che ha dell’incredibile https://www.business.it/gianluigi-parrotto-storia-un-successo-dellincredibile/ Wed, 13 Sep 2017 05:30:53 +0000 https://www.business.it/?p=12594 Gianluigi Parrotto non è solo un giovanissimo startupper che è riuscito a vendere la sua azienda per 5 milioni e mezzo di euro. É anche un imprenditore già condannato dal Tribunale di Lecce, a risarcire un impianto minieolico che non funzionava. Ma procediamo con ordine, raccontando sin dall’inizio gli alti e i bassi di questa… Leggi tutto »Gianluigi Parrotto: storia di un successo che ha dell’incredibile

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Gianluigi Parrotto non è solo un giovanissimo startupper che è riuscito a vendere la sua azienda per 5 milioni e mezzo di euro. É anche un imprenditore già condannato dal Tribunale di Lecce, a risarcire un impianto minieolico che non funzionava. Ma procediamo con ordine, raccontando sin dall’inizio gli alti e i bassi di questa storia eccezionale, tutta italiana, che ha fatto il giro del mondo.

Leggi anche: Storie di successo: Gianluigi Parrotto, un 22enne milionario

gianluigi perrotto è l'inventore del mini eolico

Gianluigi Parrotto e la sua intuizione

Questo ragazzo pugliese è, a prima vista, un giovane del Sud come tanti. Se lo si guarda attentamente ha forse l’aria del nerd, ma la sua ironia e la sua preparazione cancellano all’istante il pregiudizio del secchione. Ma forse un po’ secchione lo è davvero, visto lo straordinario risultato raggiunto dalla concretizzazione di un’idea a dir poco lungimirante: creare un mini impianto eolico destinato al domestico. Non ci saranno più enormi pali eolici a disturbare i nostri paesaggi, ma un piccolo impianto, alto 3 metri, che si estende per 7 metri quadri, posizionabile sul tetto. Come Parrotto stesso lo definisce, “è un impianto poco impattante, che può quindi diventare un elettrodomestico come la lavatrice”.  A cosa serve? A sfruttare l’energia del vento per produrla nel proprio appartamento e, come per il fotovoltaico, se ne possono ammortizzare i costi attraverso gli incentivi statali, e poi guadagnarci con la vendita e l’immissione dell’energia in rete. Il tutto è prodotto nel profondo Sud Di Parrotto, tra Casarano, Brindisi e Lecce. Solo a Brescia si producono le turbine. La sua intuizione ha letteralmente dato una svolta al settore della Green Economy salentina, che solo nel 2015 (primo anno di attività) ha guadagnato la cifra di 1,5 milioni di euro. La Start up si chiama Gp Renewable e promette di farci risparmiare fino al 35% di energia elettrica in bolletta.

Leggi anche: Green economy, l’Italia si pone con decisione nel gruppo di testa dei Paesi europei

gianluigi perrotto e la sua invenzione eolica

Una start up da 5,5 milioni di euro

Gp Renewable è partita grazie alla garanzia per un fido di 1500 euro, che il papà di Gianluigi ha ottenuto sulla una busta paga, dove nel concreto mancava lo stipendio. Parte tutto come una storia letta in libro di favole. Gianluigi dice di aver chiesto quel fido per pagare il notaio e fondare la sua società, poi un cospicuo sostegno è arrivato da un anonimo finanziatore bresciano che ha creduto fortemente nel progetto. È nato l’eroe, colui che riscatta il Sud Italia e crea un’impresa che dà lavoro a 37 collaboratori tra neolaureati, elettricisti, ingegneri e muratori. E pensare che Gianluigi laureato non è, ma quel genio che basta per attirare su di sé l’attenzione degli americani. Infatti la green economy di oltre oceano si è accorta, eccome, di lui. Tutte le previsioni sui guadagni stabiliti si sono avverati. La start up vende nel Sud Italia come nel Nord e all’estero. Ecco perché, viste le potenzialità e l’eccellenza Made in Italy, la Air Group Italy S.p.a. ha inglobato Gp Renewable. A sua volta fa parte della Air Group statunitense, che ha rilevato la Gp per 5,5 milioni di euro. Una cifra rispettabilissima e del tutto in linea con la storia di successo vissuta da Gianluigi Parrotto. Se non fosse per un piccolo incidente, che ha fatto strillare alla “bufala” giornali e tv.

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mini impianto eolico

La condanna dal tribunale di Lecce: il caso Ugento

Cos’è successo? Poco prima Perrotto occupava set televisivi e intere pagine di carta stampata per la sua prodezza, e un minuto dopo lo definiscono “condannato” dal tribunale di Lecce.
Questo è il fatto: un cittadino di Ugento, in provincia di Lecce, ha ordinato e fatto installare  un impianto mini-eolico a casa propria. Poco dopo però, si è accorto che il congegno non funzionava, ovvero non produceva energia elettrica. Così, si è rivalso sul tribunale chiedendo i danni, e ha ottenuto non solo lo scioglimento del contratto, ma anche la condanna della società e la restituzione della somma pagata. Un tecnico di parte ha infatti decretato che il mini impianto, in effetti, non funzionava. Da lì è partita una campagna mediatica contro Parrotto e la sua azienda, insinuando anche il dubbio che la vendita della società, da parte degli americani, non sia mai avvenuta. Gianluigi Parrotto non è rimasto con le mani in mano. Sconfortato e deluso da tanto clamore, ha scritto una bella lettera al sito motherboard.vice.com dove dichiara la propria estraneità ai fatti.

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turbina eolica per casa

Grande maestria o ennesima bufala? Parrotto si difende

Parrotto sotto attacco. La bellissima storia di un successo si è tramutata in una presa in giro. O forse no. “Una delle mie società Italiane, con sentenza di primo grado dunque non passata in giudicato, è stata condannata a risarcire un utente di Ugento, perché si è occupata esclusivamente di offrire «fornitura di sostegno» per una turbina che non funzionerebbe e che, come si evince pure dall’etichetta, non è stata prodotta da me, ma da una società con sede nel nord Italia”. Scrive così Parrotto nella lettera pubblicata lo scorso maggio e non sembra temere alcuna conseguenza. “La mia società quindi -continua – ha fatto da intermediaria fra la casa madre ed il cliente, lasciando addirittura a terzi ed esperti del settore l’installazione e il collaudo della turbina, come nel caso di Ugento. Eventuali responsabilità, anche nel caso della condanna di primo grado di qualche giorno fa, saranno valutate ulteriormente dalla magistratura”.
Questa è la verità secondo il talentoso startupper. Quindi, il problema riguardo il mini eolico da lui ideato che non può funzionare veramente perché in Italia non c’è vento a sufficienza, e dove i valori non sono adatti ad un impianto del genere, esiste. Il dubbio è proprio quello che non ci si possa produrre un terzo dell’energia necessaria a casa propria. E ciò causa una situazione pessima sulla visibilità e l’appetibilità del prodotto in questione.
“Essendo per me prioritaria la soddisfazione del cliente e l’efficienza del prodotto, da anni il mio team ha ideato dei modelli più prestanti, ponendo maggior attenzione nella selezione della società installatrice e del luogo in cui viene installata la turbina: perché pur impiantando un mega impianto eolico, se non ci sarà vento l’energia non si potrà mai produrre”. Con queste parole Parrotto si difende senza mezzi termini, come se per lui il discorso fosse chiuso da un pezzo.
Cosa resta? La figuraccia mediatica, compresa l’ultima battuta del giovane imprenditore pugliese: “Mi auguro (…) che la stampa possa sempre approfondire le notizie prima di screditare l’immagine delle persone, specie oggi a cui il web non risparmia nulla”.

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Sfera: la serra agricola 4.0 avvia un'isola di pura innovazione nella Maremma toscana https://www.business.it/sfera-la-serra-agricola-4-0-avvia-unisola-di-pura-innovazione-nella-maremma-toscana/ Mon, 11 Sep 2017 08:05:59 +0000 https://www.business.it/?p=12542 Il nostro editoriale si occupa principalmente di tecnologia ed innovazione, cerchiamo di scovare notizie dal pianeta di scoperte che accelerano il progresso, che conducono l’uomo in un’era nuova, dove automazione e domotica regnano sovrani, il tempo dei droni, il mondo dei robot. Giusto pochi giorni fa abbiamo parlato della preparazione alimentare per il grande viaggio… Leggi tutto »Sfera: la serra agricola 4.0 avvia un'isola di pura innovazione nella Maremma toscana

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Il nostro editoriale si occupa principalmente di tecnologia ed innovazione, cerchiamo di scovare notizie dal pianeta di scoperte che accelerano il progresso, che conducono l’uomo in un’era nuova, dove automazione e domotica regnano sovrani, il tempo dei droni, il mondo dei robot.

Giusto pochi giorni fa abbiamo parlato della preparazione alimentare per il grande viaggio dell’uomo su Marte, oppure dell’imminente uscita di un’auto che raggiunge i 1600km/h di velocità: le invenzioni degli esseri umani plasmano la superficie terrestre e la modellano secondo criteri sempre più proiettati in un futuro che sta arrivando.

Esiste però una grande contraddizione, un’enorme, mastodontica contraddizione.

Proiettiamoci nella vita reale: siamo al supermercato, stiamo facendo la spesa, nella nostra tasca, giace uno smartphone onnipotente, appena acquistato per circa 1000 euro, dobbiamo comperare dell’olio per uso domestico, per cucinare, per noi stessi, per la nostra famiglia.

Dopo qualche minuto di studio conveniamo che l’olio proveniente dai confusi raccolti industriali spagnoli, che costa 3 euro meno di quello ad agricoltura biologica prodotto in Italia, ci farà risparmiare sul conto finale ed optiamo per quello.

Dove vogliamo arrivare?

Esattamente qui: l’uomo sperpera denaro ed energie per creare auto volanti, robot in grado pensare autonomamente, frigoriferi parlanti, ordigni in grado di distruggere l’intero pianeta ma… coltiva ancora la terra con l’aratro.

L’agricoltura resta il settore primario, indispensabile per la sopravvivenza del genere umano, ma rimane confinata al di fuori della muraglia dell’innovazione, circondata da quell’aura medievale che ci fa scordare che, nel frattempo, stiamo correndo alla velocità della luce.

L’esempio del risparmio per la spesa quotidiana, quando gettiamo via denaro per marchingegni tecnologici, spesso, tutt’altro che indispensabili, rappresenta il nostro atteggiamento nei confronti di un ambito che ha bisogno di essere letteralmente “svecchiato”.

Ecco perché business.it ha voluto dedicare uno speciale ad un progetto che è diventato realtà, una realtà che deve diventare monito ed esempio, ecco perché abbiamo deciso di parlare di Luigi Galimberti ed il suo sogno: Sfera.

SVECCHIARE L’AGRICOLTURA

La situazione italiana è l’esempio palese di un settore trascurato, potenzialmente esplosivo, in quanto il nostro territorio presenta prodotti eccellenti ed impareggiabili.

Zero digitalizzazione(o pochissima), poca tracciabilità, poca presenza di marchi e brand, nessuna innovazione nei modelli di business e innovazione di processo completamente assente. Ci sono risorse come il vino, su cui si sono applicati in molti,  in troppi, forse, da diventare una moda inflazionata, ma ci sono, nel contempo, migliaia di altri frutti della terra che e sembrano destinati all’oblio.

L’ortofrutta sembra essere abbandonata, ogni giorno si legge di prodotti buttati, non raccolti, spesso neanche avviati al macero, ma semplicemente abbandonati in campo. Vertiginoso è l’aumento dell’import, non di prodotti esotici, bensì di pomodori, peperoni e arance, proprio quelle abbondanze di cui il nostro paese è l’eccellenza suprema: un paradosso senza giustificazioni.

Le problematiche affondano le radici in tempi lontani, il settore sconta tutte le criticità di un sistema troppo vecchio e trascurato.

A sentire il parere degli esperti, intervistando gli operatori, gettando un occhio sulla situazione generale, potrebbe sembrare un settore in continua decadenza, e senza speranza.

Ma sappiamo bene come siamo noi italiani, tanto tragici nella descrizione del dramma, quanto ingegnosi nella ricerca di una via d’uscita e…

Qualcosa sembra muoversi, sembra che l’innovazione si stia facendo largo piano piano, al fianco delle micro start up: l’introduzione sempre più corposa di droni, i  grandi colossi che creano trattori a guida autonoma, spiragli, ma ancora fessure troppo piccole per intravedere un necessario cambiamento epocale.

Si nota la mancanza di un piano più complesso, in grado di trainare una rivoluzione e procedere con un indispensabile cambio di passo.

progetto sfera la serra agricola 4.0

IL PROGETTO SFERA

La speranza di una guida verso il cambiamento sta in una start up della Maremma toscana, nata nel luglio 2016, da una idea di Luigi Galimberti, imprenditore locale con il pallino dell’innovazione.

Luigi ha messo insieme una squadra di giovani e lavorato all’idea di realizzare una serra tecnologica per la produzione di ortaggi. L’intento non è solo quello di produrre, ma quello di innovare, rivoluzionare il modello di business, i processi, alzando l’asticella della qualità.

Ecco le parole di Galimberti: “Tutti consideravano ‘Sfera’ un progetto impossibile: se nessuno l’aveva mai realizzato prima, un motivo ci sarà stato. Ed è proprio questo modo di ragionare che scava la tomba all’innovazione. Mentre questo scetticismo ci isolava da tutti e, a tratti, ci deprimeva, ci accorgevamo di percorrere la via giusta, dura ma giusta, da soli, però con la consapevolezza di lavorare ad una costruzione di un futuro migliore.

Gennaio 2016, Luigi Galimberti incontra Lorenzo Allevi, amministratore delegato di Oltre Venture, fondo d’investimento di Milano con una vision molto innovativa, che investe in progetti ad alto impatto sociale: è la svolta.

“Durante questo scambio d’idee succede qualcosa di magico.” Prosegue Galimberti. “Non eravamo più soli, oltre a degli incoraggianti e sinceri complimenti, capimmo che ci sarebbe stata la disponibilità del fondo ad investire soldi al buio, con la consapevolezza che le risorse messe a disposizione potevano anche andare bruciate,  senza la certezza di un successo né addirittura di un risultato”.

Oltre Venture è un fondo di venture capital che investe in early stage, ovvero su idee nella prima fase iniziale, correndo dei rischi enormi di insuccesso.

Così nel luglio 2016 nasce Sfera, società agricola srl tra Luigi Galimberti e Oltre  Venture che mette a disposizione del progetto i primi €150.000.

Ciò che ha determinato la scelta del fondo, insieme ad i valori economici in ballo, è stata l’idea d’innovare il modello di business, Galimberti si proponeva di affrontare  la sfida agricola con competenze manageriali tipiche di altri settori, un’organizzazione più simile ad un’industria automobilistica che ad un’azienda agricola.

“Il fondo mi ha dato la possibilità di trasformare delle suggestioni, delle impressioni in valori, tutto ciò che confidavo solo ad i miei amici, ora sono i nostri valori. Avevo ben chiara l’idea di dare vita ad un’azienda caratterizzata da una responsabilità sociale spiccata, che si prendesse cura del territorio, dei propri lavoratori, esattamente a braccetto con quello che fa Oltre Venture, basti pensare al Centro medico Sant’Agostino e Permicro, due realtà supportate dallo stesso che costituiscono casi reali di successo.

Dopo meno di un anno dalla costituzione, Sfera ha chiuso un aumento di capitale di 7 milioni di euro, allargando la compagine sociale a 3 grandi investitori”.

Un mese e mezzo dopo aver concluso il primo step con Oltre Venture, lead investor, Sfera ottinene un finanziamento da Iccrea BancaImpresa, in pool con 2 Banche di Credito Cooperativo. Iccrea infatti si è resa capofila di un finanziamento per un importo complessivo di 11,4 milioni di euro.

La serra, verrà ultimata entro il 2017, sarà la più grande serra idroponica d’Italia: 13 ettari di impianto su un lotto di 22 ettari. Tale tipologia di coltivazione, detta idroponica, presenta diversi vantaggi rispetto a quelli tradizionali su terra: il risparmio di spazio, il minor utilizzo di acqua (ben il 90% in meno rispetto all’agricoltura tradizionale), rischi inferiori di malattie e problematiche legate alla coltivazione, una maggior tutela dell’ambiente ed una migliore qualità della produzione ottenuta.

“Accanto alla serra sorgeranno anche sistemi agroforestali per la conservazione delle biodiversità. Un progetto ecosostenibile a 360 gradi, che punta sull’innovazione tecnologica e non sulla chimica di pesticidi e fertilizzanti. Produrrà pomodori, insalate ed erbe aromatiche molto più che ‘biologiche’. I parassiti del pomodoro saranno quindi combattuti con un vero e proprio esercito di coccinelle ‘mercenarie’, assoldate nel progetto. Sfera porterà alla Maremma circa 19 milioni di euro in capitali ed oltre di 100 posti di lavoro”. Continua il fondatore ed amministratore delegato Luigi Galimberti.

progetto sfera innovazione nell'agricolturaAGRICOLTURA 4.0

Sfera è un progetto innovativo e unico nel suo genere, rappresenta un esempio tangibile di sostegno ad iniziative di agricoltura 4.0, in grado di coniugare al meglio i vincoli dei cicli biologici con le richieste crescenti di prodotti alimentari sostenibili, tracciabili e di elevata qualità.

Si tratta, dunque, di una serra innovativa, che utilizza la tecnologia per produrre di più e meglio, perché questi sistemi non lasciano residui all’interno dei prodotti. La tecnologia buona è a servizio del consumatore, dell’ambiente e del lavoratore.

La serra produrrà 15 volte di più che il campo aperto, consumando solo il 10% dell’acqua. Secondo le previsioni dell’ONU, nel 2050 saremo il doppio degli abitanti su questo pianeta ed avremo bisogno del doppio delle risorse come acqua e suolo, produrre di più consumando e sprecando meno sarà un’assoluta priorità.

Processi, managerialità, tecnologia, digitalizzazione e condivisione è quello su cui Sfera sta lavorando per innovare.

Innovare, osare, anche in agricoltura si può, ne abbiamo un grande, immenso bisogno.


Il business nell’agricoltura

Oscar Green 2017 per l’agricoltura innovativa

Siccità. Coldiretti: danni per un milione di euro

Dal politecnico di Torino arriva un drone per eliminare insetti e zanzare

Green economy, l’Italia si pone con decisione nel gruppo di testa dei Paesi europei

Guida al Management del Food e Wine 1a parte

Guida al Management del Food e Wine 2a parte

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Ripulire gli oceani dalla plastica? Si può, parola di Boyan Slat https://www.business.it/ripulire-gli-oceani-dalla-plastica-si-puo-parola-boyan-slat/ Mon, 11 Sep 2017 05:30:31 +0000 https://www.business.it/?p=12516 L’emergenza plastica, che inquina la natura che ci circonda , aumenta ogni anno tragicamente. Il mare, in particolare, è devastato dalla quantità di rifiuti che abbandoniamo sulle spiagge, oppure di quelli scaricati alla deriva. La sensazione è di essere circondati dalla spazzatura, ed è quella giusta. Secondo l’indagine Beach Litter condotta, quest’anno, da Legambiente “risultano… Leggi tutto »Ripulire gli oceani dalla plastica? Si può, parola di Boyan Slat

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L’emergenza plastica, che inquina la natura che ci circonda , aumenta ogni anno tragicamente.
Il mare, in particolare, è devastato dalla quantità di rifiuti che abbandoniamo sulle spiagge, oppure di quelli scaricati alla deriva. La sensazione è di essere circondati dalla spazzatura, ed è quella giusta. Secondo l’indagine Beach Litter condotta, quest’anno, da Legambiente “risultano 670 rifiuti ogni 100 metri di costa:vetro e ceramica, ma sopratutto plastica, stopper e buste”. É fortemente necessario ripulire gli oceani. 

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L’idea geniale di un giovane olandese

Se tutti, almeno una volta guardando questo scempio, abbiamo pensato di trovare una soluzione, il giovane olandese Boyan Slat ci è riuscito! A soli 16 anni è rimasto letteralmente sconvolto dalla quantità di plastica nei mari paradisiaci della Grecia, dove si trovava in vacanza con i sui genitori.
Da allora la volontà di trovare una soluzione al problema è diventato un chiodo fisso, tanto da non permettergli di finire gli studi universitari e di concentrarsi, invece, sulla progettazione di una macchinario in grado di semplificare la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

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Ocean Cleanup recupera la plastica dall'oceano

Il braccio meccanico raccogli-plastica

La plastica non è solo un problema per l’ecosistema marino: è un danno all’economia, al turismo e alla salute dell’uomo.
Per affrontare la questione concretamente, Boyan Slat che oggi di anni ne ha 23, ha fondato una non profit, la Ocean Cleanup. Gli è venuto in mente che per ripulire l’Oceano poteva essere l’oceano stesso a darsi una mano. Se infatti pensiamo di poter ripulire il tutto con navi e reti, non ne basterebbero migliaia al lavoro per anni. Invece, secondo il progetto di Slat, basterà che l’enorme braccio meccanico posizionato nella Great Pacific Garbage (al largo di San Francisco) sfrutti le correnti marine spingendo la plastica, e tutta la spazzatura, direttamente nel raccoglitore predisposto, in maniera tale che prenderla e portarla via sarà più facile ed economico.
Il prototipo ha compiuto vari esprimenti nel Mare del Nord per poi approdare nel Pacifico dove i primi interventi di pulizia inizieranno già nel 2018.
A quanto pare, in appena 5 anni, si potrà rimuovere il 50 % della spazzatura presente nel sito. E se il progetto funziona, verrà applicato in altre 4 isole di plastica presenti negli oceani.

Leggi anche:Anche il governo cinese verso l’ecosostenibilità, niente più spazzatura dall’estero

Boyan Slat ha inventato un braccio meccanico che ripulisce i mari dalla plastica

Pulire il mare per riciclare

Seconde le statistiche del settore, la stragrande percentuale della plastica prodotta ogni anno, viene utilizzata una sola volta e poi gettata via. Inquinando attraverso ciò che consumiamo, deturpiamo non solo la natura che ci circonda, ma ci intossichiamo indirettamente in quanto, più spesso di quanto crediamo, mangiamo pesci avvelenati (cioè che a loro volta hanno ingerito plastica). Così i costi necessari per le bonifiche lievitano ed è sempre più difficile fare pulizia.
Inoltre, la velocità con cui ripuliamo i mari deve essere maggiore poiché, se è vero che la plastica non si scioglie, è altrettanto vero che si trasforma in microplastiche. Sono proprio queste ultime che vengono ingerite dai pesci, trovandole molto appetibili.
La buona notizia data da Ocean Cleanup non è solo quella di ripulire i mari, ma anche di recuperare la plastica per riciclarla. Se ne possono ricavare ingenti guadagni, tanto è vero che alcune aziende hanno già espresso la volontà di acquistarli. E molti di noi useranno oggetti che un tempo sono stati in mare. 

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Top 5: città ecosostenibili, Sustainable Cities Index, ecco la regina assoluta. https://www.business.it/top-5-citta-ecosostenibili-sustainable-cities-index-ecco-la-regina-assoluta/ Mon, 04 Sep 2017 05:30:41 +0000 https://www.business.it/?p=12268 Londra: penalizzata dallo smog 5. Londra, pur rientrando nel novero delle metropoli più gettonate tra i turisti, dal punto di vista ambientale resta ancora molto indietro. Nonostante sia considerata tra le più ricche al mondo, con un tenore di vita pro capite altissimo e con infrastrutture all’avanguardia, essa non raggiunge gli standard ambientali ottimali richiesti dal… Leggi tutto »Top 5: città ecosostenibili, Sustainable Cities Index, ecco la regina assoluta.

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Londra: penalizzata dallo smog

5. Londra, pur rientrando nel novero delle metropoli più gettonate tra i turisti, dal punto di vista ambientale resta ancora molto indietro. Nonostante sia considerata tra le più ricche al mondo, con un tenore di vita pro capite altissimo e con infrastrutture all’avanguardia, essa non raggiunge gli standard ambientali ottimali richiesti dal Sustainable Cities Index. I livelli di smog e dell’inquinamento sono tra i più alti mai registrati, complici anche la nebbia e il clima rigido, ancorché senza vento. Quanto agli altri aspetti presi in considerazione, Londra è premiata per la prospettiva di vita e per gli investimenti nel campo lavorativo, con incentivi per donne e giovani.

londra

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Vienna: la regina dell’ambiente

4. Vienna, considerata la capitale con la migliore qualità della vita, è premiata per l’eccellente rapporto del cittadino con l’ambiente e per i servizi di cui è dotata. Secondo il Quality of Living 2017, infatti, Vienna è la città ideale in cui vivere, grazie agli immensi spazi verdi, alle infrastrutture all’avanguardia, alla solidità economica e al basso numero di disoccupati. Da non trascurare, poi, l’offerta formativa, artistica e culturale che rendono la capitale austriaca tra i luoghi di vacanza più gettonati tra i giovani universitari. Pur essendo una capitale blasonata, Vienna resta una città a misura d’uomo in cui tutto è studiato nei minimi dettagli per rendere più agevole la vita di lavoratori e studenti.

vienna top 5 città innovative

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Stoccolma e la magia svedese

3. Stoccolma, la rigogliosa e pacifica capitale della Svezia, ha molto da offrire sia ai propri cittadini sia ai turisti che vi giungono in visita. Incastonata in uno scenario da favola, in cui la natura e i panorami selvaggi restano ancora puri e incontaminati perché non aggrediti dall’uomo, Stoccolma può vantare un’eccellente qualità dell’aria, tra le migliori del Nord Europa, completamente priva di dannose emissioni di anidride carbonica, giacché gli svedesi amano spostarsi a piedi, in bicicletta e grazie all’ausilio di mezzi di trasporto a energia rinnovabile. Il tasso di disoccupazione è tra i più bassi del Continente e lo Stato incentiva i lavoratori con sussidi e borse di studio per i più giovani.

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Singapore: la patria dell’efficienza

2. Singapore rappresenta una vera scoperta in tema di città ecosostenibili. Questa incredibile e spettacolare città-stato, nota per i suoi parchi verdi e rigogliosi, per le isole incontaminate e per le attrazioni di stampo quasi avveniristico, è annoverata tra le città più vivibili del mondo grazie all’efficienza delle sue infrastrutture. Premiata dal Sustainable Cities Index per la cura dell’ambiente e per l’impiego di fonti di energia alternativa, Singapore eccelle anche nel campo dei trasporti pubblici e per l’ottima pianificazione urbana, attuata sfruttando ogni spazio disponibile per non incorrere in sprechi. Di notevole importanza il settore sanitario, tra i più moderni ed efficienti del continente asiatico.

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Zurigo: la perla dell’efficienza

1. Zurigo è la migliore e più efficiente città ecosostenibile al mondo. Guardando alla sua qualità della vita, agli spazi verdi da cui è circondata e al livello dei servizi offerti, non è difficile immaginare i motivi per cui il Sustainable Cities Index e il Center for Economic and Business Research l’abbiano innalzata sugli altari della gloria. I due istituti di ricerca, infatti, rilevano in modo preponderante, rispetto alle altre città prese in considerazione, non solo gli altissimi livelli di occupazione e di alfabetizzazione raggiunti ma anche l’impiego di fonti di energia rinnovabili, le basse immissioni di anidride carbonica nell’ambiente, la florida economia e il bassissimo tasso di criminalità.
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Green economy, l'Italia si pone con decisione nel gruppo di testa dei Paesi europei https://www.business.it/green-economy-litalia-si-pone-decisione-nel-gruppo-testa-dei-paesi-europei/ Fri, 01 Sep 2017 05:30:38 +0000 https://www.business.it/?p=12312 Gli italiani sembrano avere un grande feeling con la Green Economy, almeno stando alle statistiche ufficiali che vedono in tutti i settori in cui si diparte l’economia ecosostenibile il nostro Paese veleggiare agevolmente nei primi posti delle classifiche europee.  Ad attestare questo sorprendente risultato è stato Ecomondo, l’evento che si svolge ogni anno a Rimini,… Leggi tutto »Green economy, l'Italia si pone con decisione nel gruppo di testa dei Paesi europei

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Gli italiani sembrano avere un grande feeling con la Green Economy, almeno stando alle statistiche ufficiali che vedono in tutti i settori in cui si diparte l’economia ecosostenibile il nostro Paese veleggiare agevolmente nei primi posti delle classifiche europee.  Ad attestare questo sorprendente risultato è stato Ecomondo, l’evento che si svolge ogni anno a Rimini, che nella sua ultima edizione ha visto la partecipazione di ben 64 organizzazioni operanti ormai da tempo in quello che promette di diventare un comparto chiave dell’economia mondiale.

Una vera eccellenza per l’Italia

L’Italia è un Paese definito da molti in grave crisi. Un dato di fatto che del resto sta spingendo molti nostri giovani compatrioti ad emigrare per trovare possibilità di affermazione che il nostro Paese sembra precludergli. Una crisi non solo economica, ma anche morale che è il prodotto di una lunga serie di scelte sbagliate da parte di un mondo politico che non sembra ancora aver compreso la gravità della situazione. Eppure c’è un settore in cui l’Italia sembra non temere confronti, ovvero la Green Economy, in fase di grande affermazione lungo lo stivale nonostante il problema dei rifiuti che continua ad angosciare i sindaci di molte città, un trasporto urbano non proprio all’altezza delle esigenze e la mancata gestione di un territorio che viene spesso utilizzato come discarica dalle ecomafie.

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Un cuore sempre più ecologico

Nel nostro Paese sembra battere un cuore sempre più attento alle necessità dell’ecologia. E’ stato il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, a ricordare come proprio l’Italia sia protagonista d’eccezione nelle classifiche stilate nei vari settori dell’economia verde. Comparti come l’utilizzo delle energie rinnovabili, la mobilità, lo smaltimento dei rifiuti o l’edilizia sostenibile vedono il nostro Paese primeggiare, spesso a sorpresa. Tanto da poter affermare senza timore di smentite che nonostante un sistema Paese non proprio favorevole, le nostre eccellenze nella Green Economy sono riuscite a superare le difficoltà ed affermarsi in maniera sempre più rilevante.

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I numeri della Green Economy tricolore

I numeri dell’economia ecologica tricolore sono del tutto eloquenti. In particolare va messo in rilievo come:

1) per quanto concerne le emissioni di gas serra nell’arco temporale tra il 1990 ed il 2014 il nostro Paese è riuscito a ridurre le sostanze nocive del 20%. Una percentuale che ha permesso all’Italia di piazzarsi sul podio, al terzo posto, della graduatoria continentale, posizionandosi dietro il Regno Unito, capace di ridurle del 34% e la Germania, a sua volta attestata a meno 28%.

2) Nel settore dell’efficienza energetica l’Italia si piazza addirittura al secondo posto, alle spalle del Regno Unito, In particolare, il nostro Paese ha dato vita nel periodo tra il 2005 e il 2014 ad una crescita del 16%, a fronte di una media europea del 18%.

3) Il trattamento dei rifiuti è forse la sorpresa più grossa fornita dalle classifiche, se si pensa come nonostante le tante polemiche sulle città invase dalla sporcizia e sulla Terra dei Fuochi, l’Italia riesca alla fine ad occupare la terza posizione della graduatoria continentale. Una particolare menzione spetta però al riciclo dei rifiuti speciali, ove il nostro Paese riesce addirittura a conquistare il primato, con un eloquente 76%.

4) Anche le fonti di energia rinnovabili hanno visto l’Italia protagonista, soprattutto nel periodo in cui nel nostro Paese è stato in vigore il Conto Energia, ovvero il regime di incentivazione diretta. Neanche la frenata degli ultimi anni ha impedito al Belpaese di strappare il <b>primato, grazie ad una quota di consumo finale lordo tale da attestarsi al 17,1%, a fronte di una media continentale che tocca il 16%.

5) Infine la mobilità, che ha visto un vero e proprio balzo in avanti della vendita di auto ibride lungo il territorio peninsulare. Nonostante il comparto abbia influito appena per lo 0,1% sul mercato tricolore degli autoveicoli, le macchine ibride hanno messo a segno un’avanzata del 47%

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Per salvare la terra? Smettiamola di concepire nuovi umani https://www.business.it/salvare-la-terra-smettiamola-concepire-nuovi-umani/ Tue, 29 Aug 2017 05:30:35 +0000 https://www.business.it/?p=12224 L’uomo modifica il clima, lo dice la scienza Per salvare la Terra non è necessario essere super eroi e nemmeno disporre di grandi disponibilità finanziarie né tecnologiche. Almeno questo è il pensiero di due ricercatori dell’università svedese di Lund che in un articolo recentemente pubblicato cercano di tracciare una via per la salvaguardia del nostro pianeta.… Leggi tutto »Per salvare la terra? Smettiamola di concepire nuovi umani

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L’uomo modifica il clima, lo dice la scienza

Per salvare la Terra non è necessario essere super eroi e nemmeno disporre di grandi disponibilità finanziarie né tecnologiche. Almeno questo è il pensiero di due ricercatori dell’università svedese di Lund che in un articolo recentemente pubblicato cercano di tracciare una via per la salvaguardia del nostro pianeta.

Lo studio si basa sulla convinzione che il clima sia in mutamento ad opera dell’uomo, responsabile dell’immissione di quantità sempre maggiori di gas serra nell’atmosfera e quindi artefice in prima persona del surriscaldamento globale.

La soluzione proposta dai due scienziati (Seth Wynes e Kimberly Nicholas) non riguarda le politiche che vari stati industrializzati (i dati elaborati per lo studio riguardando USA, Europa e Giappone) potrebbero attuare per diminuire la produzione di CO2 nell’ambiente, ma si concentra sulle attività quotidiane che ogni persona dovrebbe modificare per diventare più eco-friendly.

Risparmio energetico, riciclaggio e attenzione a diminuire l’inquinamento sono fattori fondamentali sui quali non si può prescindere ma la richiesta contenuta nell’articolo scientifico rivolta ad ognuno di noi è molto più intima e radicale.

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Meno esseri umani, uguale meno gas serra

Secondo i due ricercatori, infatti, sono quattro i comportamenti individuali che pesano di più nella produzione di gas serra, verso i quali dovremmo porre più attenzione per salvare la Terra.

Diminuire l’utilizzo delle automobili, mangiare vegetariano, evitare voli in aereo, ma a sorprendere maggiormente è la raccomandazione di non mettere al mondo più di un figlio.

Se i primi tre dettami sembrano non solo ragionevoli ma anche logici e andrebbero ad impattare sulla vita privata di ogni individuo, seppur in maniera importante, senza creare grosse rinunce, l’ultimo riguardante la procreazione è sicuramente l’aspetto più controverso.

Eppure è opinione dei due studiosi che mantenendo l’attuale tasso di crescita della popolazione umana, la Terra non riuscirebbe a sostenere il numero di individui che la abiteranno da qui ai prossimi 2 o 3 decenni.

Un consiglio, quello di mettere al mondo un solo figlio a famiglia, che andrebbe ad invadere pesantemente l’intimità personale di ognuno di noi e che gli stessi Wynes e Nicholas precisano essere un dato scientifico emerso dalla ricerca e non un consiglio sociologico.

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L’insegnamento è rivolto ai giovani

Lo studio dei due ricercatori mette anche in mostra come le strategie da loro evidenziate come più efficaci per l’abbassamento di produzione di gas serra non vengano minimamente trattate dai libri scolastici dei paesi presi in esame.

Uno sforzo, quello dell’educazione degli adolescenti, che invece dovrebbe incanalare tutte le energie per la creazione di generazioni più consapevoli non solo dei rischi che potranno correre se si continuasse a maltrattare il clima e la natura, ma soprattutto che possano dotarsi dei mezzi necessari per combattere il riscaldamento globale e salvare la Terra, e i suoi abitanti, da catastrofici cataclismi.

Lo studio mette anche a confronto le pratiche comunemente consigliate per la salvaguardia del pianeta come il riciclaggio dei materiali, l’uso di lampadine a risparmio energetico, la moderazione dell’utilizzo di acqua, con le pratiche verificate nello studio.

Una dieta vegetariana ridurrebbe le immissioni annue pro capite di CO2 fino a un massimo di 1,6 tonnellate, senza voli di linea ogni individuo potrebbe risparmiare fino 2,8 di gas serra immesso in atmosfera e lasciare l’auto in garage farebbe risparmiare fino a 5,3 tonnellate di CO2.

Il numero più alto e impressionante riguarda quello della decisione di non avere più di un figlio che, sempre secondo lo studio, costano all’ambiente dalle 23 alle 117 tonnellate di CO2 annue per ogni nascituro.

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salvare la Terra inquinamemnto terrestre

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Top 5: e-bike del futuro, tra motori ibridi, app che funzionano da antifurto ed estrema trasportabilità. https://www.business.it/top-5-e-bike-del-futuro-tra-motori-ibridi-app-che-funzionano-da-antifurto-ed-estrema-trasportabilita/ Mon, 28 Aug 2017 05:30:25 +0000 https://www.business.it/?p=12245 Solarbike: e-bike danese 5. Dalla Danimarca viene una delle e-bike più in linea con il valore del rispetto dell’ambiente. Già utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto è di per sè un modo perfettamente ecologico per spostarsi. Ma pensare di mettere insieme la tecnologia delle biciclette a pedalata assistita con lo sfruttamento di un’energia naturale,… Leggi tutto »Top 5: e-bike del futuro, tra motori ibridi, app che funzionano da antifurto ed estrema trasportabilità.

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Solarbike: e-bike danese

5. Dalla Danimarca viene una delle e-bike più in linea con il valore del rispetto dell’ambiente. Già utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto è di per sè un modo perfettamente ecologico per spostarsi. Ma pensare di mettere insieme la tecnologia delle biciclette a pedalata assistita con lo sfruttamento di un’energia naturale, quale quella solare, è davvero una bella rivoluzione. L’idea non è nuovissima. Anzi, a dirla tutta, già qualcuno in Italia ci aveva pensato. E allora cosa c’è di particolare e unico nella Solarbike, cioè in questo prototipo ideato in penisola scandinava? L’idea è quella di montare i pannelli solari direttamente sulle ruote. Così facendo anche esteticamente la bicicletta non ha niente di diverso rispetto ad una bicicletta normale.

le 5 e-bike più sorprendenti 1

Ciclisti al sicuro con Safebike

4. Sono notizie quasi quotidiane, per coloro che sono soliti stare in sella di una e-bike o di una bicicletta in generale, gli incidenti e le brutte esperienze alla guida di una due ruote. I ciclisti spesso e volentieri subiscono infortuni e brutte vicende guidando sulle strade che non sono esclusivamente piste ciclabili, ma sono interessate anche dal normale traffico veicolare automobilistico. Avere una visione completa di quello che avviene intorno al ciclista può essere sicuramente utile per evitare esperienze negative. È quello che ha pensato un produttore di Reggio Emilia che ha pensato di montare una telecamera che possa aiutare a controllare le strade, senza essere costretti a girarsi dietro. Infatti l’idea è stata di montare sulla Safebike una telecamera sotto il sellino.

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Connected Cycle

3. Uno dei problemi più grandi per tutti i possessori di e-bike, ma anche di biciclette in generale, è la facilità con cui si subiscono furti. Il fatto che si tratti di mezzi di trasporto senza targa o assicurazione, rende la vita più facile ai ladri. Si è anche provato ad istituire un registro dei possessori di biciclette, ma, in verità, non si è risolto molto. E allora un illuminato produttore francese che ha ideato un sistema per il quale, quando la bicicletta viene spostata, il proprietario viene avvertito grazie ad un’app sul suo smartphone. L’app di Connected Cycle consente non solo di essere avvisati nel caso in cui la bici venga semplicemente spostata, ma è in grado di monitorare con precisione il luogo in cui si trova il veicolo.

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Bici super pieghevole

2. Quando si possiede una bicicletta, ancora di più una pedelec, una delle necessità di cui si sente maggiormente il bisogno è la facile trasportabilità, che sia in ascensore o per le scale a casa. Per questo i produttori di biciclette da sempre si industriano alla ricerca di modelli particolarmente leggeri e pieghevoli. Lo stesso lo ha fatto un italiano, Gianluca Sada, che ha ideato questo prototipo funzionale e assolutamente bello a vedersi. È una bicicletta le cui ruote sono prive di raggi, che si chiude fino a diventare delle dimensioni di un ombrello. È una bicicletta che pesa solo 10 chili e una volta aperta non è da meno di una qualsiasi altra bici media, con le ruote di un diametro di 26 pollici.

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Zehus, e-bike ibrida

1. L’idea di una e-bike ibrida è forse la grande vera novità del settore. Tanto che il primo modello di questo tipo, la Zehus, ha collezionato premi in giro per il mondo già da qualche anno. Si tratta di una bicicletta elettrica, con un normale motore, che però non ha bisogno di essere ricaricato con una batteria. Si ricarica solo ed esclusivamente con l’energia “umana”, nel senso che quando si pedala in piano o in frenata o anche quando si pedala all’indietro, il motore accumula un certo quantitativo di energia e di forza, che poi viene rilasciata quando ve n’è bisogno. Chiaramente questo accade particolarmente in salita, quando la fatica si fa sentire.

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Tesla Model 3: l’auto elettrica per tutti? Forse no! Ecco quanto costerà veramente https://www.business.it/tesla-model-3-lauto-elettrica-tutti-forse-no-quanto-costera-veramente/ Thu, 24 Aug 2017 05:05:08 +0000 https://www.business.it/?p=12173 *La presentazione della nuova Model 3 di Tesla ha portato con sé la convinzione di poterla acquistare con circa 30.000 euro. Un mito che siamo tenuti a sfatare. Anche il nostro editoriale, nei giorni scorsi, si è lanciato in affermazioni riguardanti il prezzo accessibile della nuova Tesla Model 3, ci sembra doveroso rettificare, analizzando con… Leggi tutto »Tesla Model 3: l’auto elettrica per tutti? Forse no! Ecco quanto costerà veramente

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*La presentazione della nuova Model 3 di Tesla ha portato con sé la convinzione di poterla acquistare con circa 30.000 euro. Un mito che siamo tenuti a sfatare.

Anche il nostro editoriale, nei giorni scorsi, si è lanciato in affermazioni riguardanti il prezzo accessibile della nuova Tesla Model 3, ci sembra doveroso rettificare, analizzando con precisione il vero prezzo finale, in Italia, della nuova berlina di Tesla.

Le affermazioni di Elon Musk

Nonostante abbia tenuto il profilo molto basso, per scelta strategica, il vertice di Tesla Motors, Elon Musk, ha parlato della nuova Model 3 come di un’auto elettrica dalle grandi prestazioni, accessibile a molti. A differenza della Model S, che oscillava tra gli 80 ed i 130 mila euro, la nuova arrivata di casa Tesla, si prospetta come un’auto acquistabile anche dal grande pubblico, ed il prezzo di lancio durante la presentazione di Freemont, in California, è stato fissato a 35 mila dollari.

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Tesla Model 3 tutte le notizie necessarie prezzo consegna autonomia

La legislazione USA

35 mila dollari, facendo un semplice calcolo di conversione sono poco più di 31 mila euro, un prezzo che, effettivamente non supera i canonici investimenti di molte famiglie italiane per l’acquisto di un’auto. Però, c’è un grande, immenso ‘però’, spieghiamolo. Innanzitutto il prezzo di lancio statunitense non tiene conto di nessuna percentuale di IVA, applicata poi alla somma di costo finale. Gli Stati Uniti sono una federazione, per cui ogni Stato ha leggi e tassazioni autonome, quando viene presentato un prodotto sul mercato nazionale si parla sempre e comunque di prezzi esentasse. Inoltre dobbiamo valutare il trasporto delle Model 3 dall’America all’Europa, per cui l’ammontare cresce ulteriormente. Infine, non è trascurabile che il prezzo di partenza sia effettivamente un prezzo di partenza, ovvero si tratta del modello-base a cui vanno aggiunti alcuni optional che hanno un costo considerevole.

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Il prezzo finale di Model 3 in Italia

Quindi, detto questo, quanto costerà l’auto elettrica dalle grandi prestazioni accessibile a tutti, nel Belpaese? Sarà davvero accessibile a tutti? Visti i tempi che stiamo attraversando, probabilmente no! Dobbiamo partire dall’applicare il canonico rincaro del 22% che rappresenta l’IVA italiana, un tasso fisso che in molte altre zone del mondo fa scalpore, ma che noi ci portiamo sulle spalle come un fardello a cui, ormai, siamo abituati. Con questa operazione arriviamo a circa 37 mila euro, a cui vanno aggiunti altri 6 mila euro di costi d’importazione e dazi vari (le fabbriche di produzione Tesla si trovano esclusivamente negli Stati Uniti), più la provvigione dell’unica concessionaria presente in Italia. Ecco che arriviamo già, ad essere ottimisti a 45 mila euro, ma non finisce qui. Come detto, il prezzo di lancio di 35 mila dollari riguardava il modello-base, dunque, calcolando che il modello ’S’ dagli 80 mila di base arrivava quasi a 130 mila euro, fingiamo di inserire qualche indispensabile optional, come una batteria più capiente, e raggiungiamo senza esiti la cifra tonda di 50 mila euro.

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La risposta finale

50 mila euro per una berlina elettrica dalle alte prestazioni, rappresenta sicuramente un investimento interessante, nello stesso tempo, non si tratta affatto di un piccolo sforzo per una famiglia media, in questo momento, in Italia. Si tratta quindi di auto proiettate nel futuro, dal rendimento garantito, con un risparmio sul carburante assicurato, ma che, comunque, richiedono un impegno economico importante.

Tesla model 3 quanto costa davvero

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Tesla Model 3: tutto quello che c’è da sapere sull’auto elettrica del momento https://www.business.it/tesla-model-3-quello-ce-sapere-sullauto-elettrica-del-momento/ Wed, 23 Aug 2017 06:00:31 +0000 https://www.business.it/?p=12145 “L’auto elettrica per il pubblico di massa”. Così è stata definita la Tesla Model 3. Non a caso l’evento per la consegna delle chiavi dei primi 30 veicoli, avvenuto lo scorso 28 luglio,  è stato accompagnato da un clamore esagerato. Merito della novità, certo, ma soprattutto dell’enorme aspettativa creata dal Ceo visionario Elon Musk. Tesla:… Leggi tutto »Tesla Model 3: tutto quello che c’è da sapere sull’auto elettrica del momento

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“L’auto elettrica per il pubblico di massa”. Così è stata definita la Tesla Model 3. Non a caso l’evento per la consegna delle chiavi dei primi 30 veicoli, avvenuto lo scorso 28 luglio,  è stato accompagnato da un clamore esagerato. Merito della novità, certo, ma soprattutto dell’enorme aspettativa creata dal Ceo visionario Elon Musk.

Tesla: l’azienda frena gli entusiasmi con una campagna anti-marketing sui generis

La promessa di un’auto elettrica ad alte prestazioni, a basso costo, è diventata realtà.

Ma tutte le promesse, se troppo a lungo montate e infiocchettate, possono sembrare quanto meno sproporzionate. Ecco ciò che è successo alla Tesla Model 3, che dopo Model S e Model X, ha raggiunto il numero massimo di prenotazioni arrivando a contarne 400mila. Dal canto suo l’azienda, forte di un successo tanto insperato, ha iniziato è il caso di dirlo, a  fare marcia indietro. Per la Tesla Model 3 non esiste ancora nessuna campagna pubblicitaria né un test drive, ma tutto si è svolto grazie ad eventi e al passaparola. Perché frenare dunque gli animi entusiati? Sicuramente il modello più accessibile di Tesla partirà da un prezzo “più basso”, ma con annessi e connessi, optional e quando altro, il prezzo lieviterà. Inoltre, si parte da un prototipo che ha comunque bisogno di tempo per sfondare un mercato che già presenziato stabilmente da altri modelli prodotti fin dal principio per il pubblico di massa, come la Nissan Leaf. Non a caso, l’auto elettrica più venduta al mondo. Finora.

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Tesla Model 3 tutto ciò che c'è da sapereQuanto vale Tesla sui mercati finanziari

Elon Musk è quindi più cauto che mai e dice quello che ritiene più opportuno anche sulle quotazioni in borsa del titolo Tesla. Mai sentito un Ceo che prima quieta gli animi sulla  Model 3 e poi dichiara: “327 dollari è un prezzo, ad azione, più alto di quanto ci meritiamo, perché, a volte, le attese vanno fuori controllo”, ha affermato all’Associazione Nazionale dei Governatori Usa.

Prudente oppure astuto? Che razza di strategia finanziaria è questa?

Tesla vale la bellezza di 50 miliardi di dollari. E il titolo cresce ogni giorno sempre di più (da quando è stato quotata in borsa ad inizio anno). Allora perché il patron Elon Musk dichiara che tutto ciò “è troppo”? In effetti il titolo valeva circa 217 dollari, per cui l’andamento in positivo salta subito all’occhio. Pochi mesi fa, Tesla ha superato addirittura i grandi nomi americani delle quattro ruote come General Motors e Ford. Il segreto sta forse nel fatto che i potenziali investitori sono disposti a scommettere sul margine di crescita in maniera maggiore rispetto all’andamento finanziario. Come succede per il colosso Amazon.

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Tesla Model 3 tempi di consegna e di produzioneTesla Model 3: tempi di produzione e consegna

Finora sono stati prodotti pochi veicoli della popolare Tesla Model 3, ma grazie ad investimenti cospicui e un numero di prenotazioni senza pari, la produzione aumenterà esponenzialmente sino a raggiungere un regime continuo e consolidato.

Per il 2017 le consegne con modelli a batteria ad autonomia elevata sono previste per il mese di ottobre, mentre quelli a batteria standard per il mese di novembre.

Finora i veicoli Tesla Model 3 sono stati assemblati a trazione posteriore, ma dal 2018 è in programma la produzione della trazione integrale, per cui le consegne internazionali saranno effettuate entro la primavera. Nel 2019 verrà invece ufficializzata la produzione dei veicoli con guida a destra. Per quanto riguarda la produzione delle batterie, sappiamo già che la Tesla Model 3 beneficia di una carica da 75 kWh, con 345 km di autonomia. Sono dunque più vantaggiose rispetto ad una Nissan Leaf corrente, che si basa ancora su una batteria da 20-30 kWh, per cui l’autonomia si assesta, al massimo, sui 160/200 km. Ma Tesla Model 3 ha investito su queste batterie più efficienti tenendole “fuori casa”, ovvero appaltandole ad aziende coreane, cinesi e giapponesi molto note quali Samsung, LG e Panasonic.

Chiavi in mano? No. Tesla Model 3 si apre con un’App

Una delle novità più interessanti di Tesla Model 3 è senza dubbio l’assenza di una vera e propria chiave fisica a favore di u metodo più che mai postmoderno: l’auto elettrica si apre con una App. E si mette in moto sempre con una App. Utilizzabile sia su iOs che Android, basterà connettere il cellulare con il Bluetooth e l’auto si aprirà. Se il cellulare è scarico? Insieme al veicolo verrà consegnata una card originale e personalizzata, con la quale si potrà sbloccare la portiera e mettere in moto l’auto.

Tesla Model 3 è senza dubbio l’auto del futuro, già da oggi in pronta consegna.

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Tesla Model 3 tutto sull'auto elettrica del momento tempi di consegna prezzo e autonomia

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Nissan Leaf e Tesla Model 3: scontro tra titani https://www.business.it/nissan-leaf-tesla-model-3-scontro-titani-la-presentazione-dei-modelli/ Tue, 22 Aug 2017 06:00:44 +0000 https://www.business.it/?p=12132 Chi crede che le auto elettriche siano i mezzi di trasporto del futuro, sbaglia di grosso. I veicoli di nuova generazione non solo sono già pronti e progettati in massima sicurezza ed efficienza, ma risultano più che mai competitivi con le altre vetture a benzina sul mercato. Le auto elettriche sono le auto di oggi:… Leggi tutto »Nissan Leaf e Tesla Model 3: scontro tra titani

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Chi crede che le auto elettriche siano i mezzi di trasporto del futuro, sbaglia di grosso.

I veicoli di nuova generazione non solo sono già pronti e progettati in massima sicurezza ed efficienza, ma risultano più che mai competitivi con le altre vetture a benzina sul mercato.

Le auto elettriche sono le auto di oggi: pulite, ecologiche, autonome e in tutto e per tutto simili ai modelli di lusso (ma notevolmente inquinanti) che vanno ancora per la maggiore.

Elon Musk ha consegnato, pochi giorni fa, le prime 30 chiavi della Tesla Model 3 e si appresta a soddisfare circa 20mila nuovi proprietari entro la fine dell’anno. La nuova Nissan Leaf sarà invece pronta il 6 settembre. E c’è da scommetterci: sarà una gara all’ultimo giro.

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Tesla model 3: consegnate le prime 30 auto, 20mila entro la fine del 2017

Sull’onda delle cronache rosa per la storia altalenante con l’attrice Amber Head, ex moglie di Johnny Depp, Elon Musk ha spostato l’attenzione sulla vera motivazione della sua fama: essere il fondatore di Tesla gli ha procurato notorietà e ammirazione, gonfiata in questi giorni grazie allo show in onore della consegna dei primi 30 esemplari di Tesla Model 3.

A Freemont, California, dove ha spiegato davanti ad una platea sognante tutti i particolari della nuova vettura elettrica, Musk è apparso emozionato e trepidante. Dietro di lui una Tesla Model 3 rosso fiammante, tanto per esaltare ancora di più l’evento. Il momento, infatti, è stato storico: Tesla ha mantenuto la promessa, ovvero 30 modelli consegnati entro luglio 2017. Il ritmo di produzione deve essere, giocoforza, sostenuto in quanto il prossimo obiettivo è la consegna di 20mila modelli entro dicembre, dei 400 mila prenotati già nel marzo 2016.

Dove risiede il segreto di tanto successo? Il mondo sta cambiando, la cultura dell’ecosostenibilità appassiona sempre più persone tanto da investire su prodotti tecnologici e performanti sì, ma che non danneggino l’ambiente attorno a noi. Oltre a ciò, Tesla ha fatto qualche altro miracolo. Le auto elettriche cercano da tempo di penetrare un mercato spesso inaccessibile, soprattutto per via dei costi di produzione, e quindi di mercato. Tesla ha accettato la sfida di un modello accessibile (soli 35mila dollari), ovviamente più compatto, raggiungendo un’autonomia di 345 km/h e un’accelerazione di 100 km/h da zero a 6 secondi. Con una prestazione tanto valida garantita, la sfida può dirsi vinta su tutta la linea.

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Nuova Nissan Leaf: il debutto ufficiale avverrà il 6 settembre

Tesla non è l’unica ad aver raccolto la sfida di un’auto elettrica ad alte prestazione ma con un prezzo accessibile. Nissan, casa giapponese, ha puntato sull’elettrico ben prima di Tesla, grazie a tanta lungimiranza e cospicui investimenti nel settore tecnologico. Non a caso è la Nissan Leaf è il modello elettrico più venduto al mondo.

La concorrenza non lascia scampo e Nissan ha dovuto velocemente adeguarsi, vista la rapidità con cui sono state prodotte le auto elettriche di ultima generazione. Nissan Leaf gode di un successo inalterato e meritato già da qualche anno: è un auto 100% elettrica, si può ricaricare anche da casa con una ricarica domestica e costa circa 29mila euro. Disponibile in 6 colori, incoraggiata da incentivi e risparmi fiscali, Nissan Leaf è ancora ciò che di meglio si può trovare sul mercato delle auto a motore elettrico. Rispetto al modello Tesla, ha però un’autonomia più ridotta (100-160km con una batteria da 24KWh e 200 con una da 30 KWh). Si tratta infatti di un veicolo proposto soprattutto per la città, dov’è più facile trovare colonnine da ricarica, e trovare  parcheggio, grazie alle dimensioni ridotte.

Per questo occorre un aggiornamento concreto della Nissan Leaf, che non avviene ormai dal 2010. Il debutto del nuovo modello è previsto il prossimo 6 settembre. Le indiscrezioni si rincorrono, ma a quanto pare il nuovo modello sarà più grande, godrà di maggiore autonomia… in poche parole sarà più performante! E, tanto per restare in tema Tesla, si parla già di una nuova batteria da 60 kWh, oltre ad vero e proprio restyling e un ProPilot 01 per la guida autonoma.

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Nissan Leaf contro model 3Acquistare un auto elettrica: vantaggi e svantaggi

Non sappiamo per quanto ancora la benzina e i suoi derivati domineranno il mercato dei mezzi di trasporto. Le auto elettriche, come abbiamo già specificato, non rappresentano il futuro, sono il presente. Un presente nel quale non esistono più costi di manutenzione né cambi dell’olio. Il “pieno” di ricarica ha un impatto ridotto sul portafoglio. Le auto elettriche, poi, producono emissioni di CO₂ minime o nulle. Ed esistono notevoli risparmi fiscali ed una politica globale di incentivi per poterle scegliere in modo del tutto conveniente. Questi nuovi veicoli stanno raggiungendo standard elevati: sono silenziosi, eppure dotati di accessori che li rendono sportivi, risultano sicuri e comunque performanti come le auto a benzina.

Raggiunti questi notevoli obiettivi, è solo il costo l’unico svantaggio più grande: Tesla model 3 costerà, in euro, una cifra pari a 40-50 mila. E non è certo alla portata di tutti. Nissan Leaf dovrebbe invece attestarsi sui 35 mila euro.  A settembre ne sapremo di più.

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Anche il governo cinese verso l'ecosostenibilità, niente più spazzatura dall'estero https://www.business.it/anche-governo-cinese-verso-lecosostenibilita-niente-piu-spazzatura-dallestero/ Mon, 21 Aug 2017 06:00:14 +0000 https://www.business.it/?p=12120 Il tema dell’ecosostenibilità continua ad assumere un’importanza sempre più strategica presso l’opinione pubblica mondiale. Se l’Italia è stata a lungo sotto la lente di ingrandimento a causa della questione di Napoli, con le strade del capoluogo campano invase dai rifiuti, ora anche altri Paesi iniziano ad avere grandi problemi da questo punto di vista. A partire… Leggi tutto »Anche il governo cinese verso l'ecosostenibilità, niente più spazzatura dall'estero

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Il tema dell’ecosostenibilità continua ad assumere un’importanza sempre più strategica presso l’opinione pubblica mondiale. Se l’Italia è stata a lungo sotto la lente di ingrandimento a causa della questione di Napoli, con le strade del capoluogo campano invase dai rifiuti, ora anche altri Paesi iniziano ad avere grandi problemi da questo punto di vista.

A partire dalla Cina, che di recente ha deciso di notificare all’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) la sua decisione di non accettare più eventuali spedizioni di ben 24 tipi di rifiuti. Il tutto in contemporanea con il varo di una vera e propria campagna contro la spazzatura proveniente dall’estero.

I motivi della scelta di Pechino

Il divieto di importare spazzatura proveniente da fuori scatterà entro la fine dell’anno e andrà a colpire anche il commercio di scorie derivanti dalla lavorazione dell’acciaio e provenienti dal settore tessile, come il cotone, i filati o la lana.

Da un punto di vista dell’ecosostenibilità la scelta di Pechino è facilmente comprensibile: insieme alla carta, alla plastica e alle altre materie prime che dovrebbero essere trattate, in Cina arrivano mischiati ad esse rifiuti estremamente pericolosi e tali da impedirne un nuovo utilizzo.

Il risultato è che spetta proprio al gigante asiatico lo smaltimento di spazzatura che contiene sostanze potenzialmente nocive per il proprio ecosistema. Una operazione che un Paese come la Cina, ove il rapido sviluppo industriale ha avuto gravi conseguenze sull’ambiente, non può più permettersi.

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La Cina non vuole più essere la discarica del mondo

L’ecosostenibilità è un termine che comincia ad andare di moda anche dalle parti di Pechino. Con la mossa comunicata all’Organizzazione mondiale del commercio, il governo cinese cerca con tutta evidenza di sganciarsi da un ruolo scomodo, quello che ne ha fatto una sorta di discarica a livello mondiale.

Un business estremamente fiorente, se si pensa come la Cina abbia acquistato oltre frontiera poco meno di 7 milioni e mezzo di tonnellate di materie plastiche, per un controvalore di 3,7 miliardi di dollari. Una mole di rifiuti che le ha consegnato la leadership globale, con il 56% delle importazioni complessive.

I maggiori partner di Pechino sono Stati Uniti, Hong Kong e Giappone, stando ai dati forniti dall’ITC (International Trade Center).

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ecosostenibilità la cina blocca l'importazione di rifiuti problema per il mondo intero

Anche la Germania vuole uscire dal commercio di rifiuti

Oltre alla Cina, c’è però un’altro Paese che sembra essere intenzionato a lasciare un business fiorente, ma non proprio pulito. Si tratta della Germania e in questo caso le maggiori preoccupazioni sono proprio per l’Italia, considerato che Berlino si è sino a questo momento sobbarcata la gestione della spazzatura prodotta dal nostro Paese e tenente amianto. Una decisione molto pericolosa per noi in tema di ecosostenibilità, considerato che il nostro Paese è letteralmente disseminato di rifiuti contenenti asbesto che non si riesce a smaltire.

Un problema di non poco conto

Il vero problema che sta emergendo in tema di ecosostenibilità, è quello derivante dalla qualità dei rifiuti che occorre smaltire. Chi ha saputo dare vita ad una politica tesa ad avere selezioni di buon livello, puntando con grande forza sulla raccolta differenziata, riuscirà comunque a vendere la spazzatura, sia pure a prezzi più bassi che nel passato. Mentre chi non lo ha fatto, come appunto l’Italia, potrebbe ora trovare porte chiuse, senza peraltro avere capacità di smaltimento. Un problema di non poco conto per un Paese che ancora oggi vede le proprie città mandate in crisi dalla mancata o deficitaria raccolta dei rifiuti.

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Tesla Model 3: i primi 30 esemplari consegnati da Elon Musk il 28 luglio https://www.business.it/tesla-model-3-primi-30-esemplari-consegnati-elon-musk-28-luglio/ Sat, 19 Aug 2017 06:00:29 +0000 https://www.business.it/?p=12075 Freemont, California, ore nove della sera del 28 luglio; Elon Musk, “padre padrone” di Tesla, è apparso un po’ emozionato al momento di consegnare, ai primi 30 proprietari, le chiavi delle loro nuove Model 3. Una presentazione che è stata anche uno show C’era attesa per la presentazione del nuovo prodotto Tesla, la Model 3,… Leggi tutto »Tesla Model 3: i primi 30 esemplari consegnati da Elon Musk il 28 luglio

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Freemont, California, ore nove della sera del 28 luglio; Elon Musk, “padre padrone” di Tesla, è apparso un po’ emozionato al momento di consegnare, ai primi 30 proprietari, le chiavi delle loro nuove Model 3.

Una presentazione che è stata anche uno show

C’era attesa per la presentazione del nuovo prodotto Tesla, la Model 3, la prima berlina di medie dimensioni “elettrica”. Elon Musk ha portato tutti a Freemont, in California, nel piazzale antistante alla sua fabbrica, sul quale era stato allestito un palco dove spiccava un modello della nuova vettura, con carrozzeria di colore rosso, sicuramente appariscente e di grande effetto scenografico. Una location nella quale, pur apparendo emozionato, Elon Musk si è confermato un padrone di casa veramente piacevole, ed ha consegnato personalmente le chiavi delle auto ai primi 30 “fortunati” che potranno guidare la Model 3 di Tesla. Dopo questo show ora le attenzioni di tutto il mondo dell’auto si concentrano sul fatto se Tesla riuscirà a rispettare gli impegni di produzione che aveva annunciato dodici mesi fa. Dopo il suo annuncio della produzione della Model 3, sono infatti pervenuti in breve tempo 400mila ordini, e Musk fece sapere di poter produrre, già nel secondo semestre del 2017, 100mila o esemplari.

Nello scorso luglio però, questa affermazione era già stata corretta al ribasso e si parlava di un numero di esemplari ridotto da consegnare entro la fine del 2017, pari a 20mila unità. Una correzione che risulta perfettamente in linea con quelle che sono state le abitudini di Musk negli anni passati.

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Presentata la nuova model 3 da elon muskLa Model 3 dal vivo

Un anno fa ci fu la presentazione del “concept”, e dal punto di vista dell’estetica, il modello consegnato ha solo delle piccole differenze, rispecchiando quanto visto in precedenza sulla Model S, della quale rappresenta una versione più piccola e sicuramente più abbordabile.

Rispetto alla sorella maggiore sulla Model 3 saranno presenti un minor numero di funzioni e sarà inferiore anche la potenza, come ha chiarito lo stesso Musk durante la presentazione. Minore naturalmente anche l’autonomia della vettura. Un’altra differenza rispetto alla Model S è la mancanza delle maniglie a scomparsa automatica, che erano una delle caratteristiche peculiari del modello più grande. La Model 3 inoltre, non potrà adottare la configurazione a “sette sedili” a causa della lunghezza ridotta rispetto alla Model S. Nella sua presentazione, Elon Musk ha inoltre spiegato che lo schermo posizionato al centro della plancia, di formato ridotto, pari a 15 pollici, conterrà sia l’infotainment che il quadro strumenti. Il Ceo di Tesla ha anche spiegato che questo modello, con una maggiore autonomia, ha anche bisogno di un minor numero di informazioni. Oltre a quanto dichiarato da Musk, è filtrata anche la notizia che della Model 3 saranno realizzate in tutto due versioni

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nuova tesla model 3 presentata a FreemontModel 3, prezzi e sicurezza

Come di consueto, Musk non si è fermato a contrastare le perplessità riguardanti la sua produzione di auto elettriche, ed ha invece puntato dritto sulla “sicurezza”, davanti ad una folla dei suoi impiegati. Secondo il Ceo di Tesla, questa nuova vettura ha maggiore sicurezza della Volvo S60, che il costruttore ha dichiarato essere la “seconda vettura più sicura al mondo”. Per quanto riguarda i prezzi di vendita, il modello “standard” ha un prezzo di 35mila dollari, a cui corrisponde una autonomia su strada pari a 354 chilometri, ma con dati di rilievo per quanto riguarda lo spunto e la velocità massima. I dati della Model 3 parlano infatti di 5,6 secondi necessari per passare da 0 a 100 chilometri orari e di 200 chilometri orari di velocità massima. Con il modello a maggiore autonomia, questa raggiungerà circa 500 chilometri, ed anche le altre prestazioni saranno leggermente maggiori, 225 chilometri orari di velocità massima e 5,1 secondi per accelerare da 0 a 100 chilometri orari. Maggiore naturalmente anche il prezzo, che si attesta a quota 44mila dollari. In entrambi i casi la Model 3 avrà trazione posteriore.

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elon musk presenta model 3

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Enel: 180 colonne di ricarica per auto elettriche https://www.business.it/enel-180-colonne-di-ricarica-per-auto-elettriche/ Sun, 06 Aug 2017 06:00:20 +0000 https://www.business.it/?p=11912 Le auto elettriche sono le vetture del futuro. Oltre a risparmiare soldi, rappresentano un importante mezzo di salvaguardia dell’ambiente. Per questi motivi Enel ha annunciato la costruzione di 180 colonnine di ricarica. Con un progetto di realizzazione di 180 impianti di ricariche per il 2018, Enel conferma il suo impegno per le auto elettriche. Ad… Leggi tutto »Enel: 180 colonne di ricarica per auto elettriche

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Le auto elettriche sono le vetture del futuro. Oltre a risparmiare soldi, rappresentano un importante mezzo di salvaguardia dell’ambiente. Per questi motivi Enel ha annunciato la costruzione di 180 colonnine di ricarica.

Con un progetto di realizzazione di 180 impianti di ricariche per il 2018, Enel conferma il suo impegno per le auto elettriche. Ad annunciare questa novità è Francesco Starace, amministratore delegato dell’azienda. Le colonnine saranno collocate in maggioranza  lungo l’A1 MIlano-Roma, sull’A4 Torino-Venezia, tre sul Grande Raccordo Anulare, altre tre sulla Salerno-Reggio Calabria e tre in Sicilia.
Fino ad ora i sistemi ricarica erano solo nei motel o in certi distributori di benzina.
livello

Il progetto di Enel

Già da settembre dovremmo vedere le prime colonne di ricarica che saranno dislocate sulle uscite autostradali da Nord a Sud Italia, nelle stazioni di servizio. Così, come accade per i conducenti di veicoli a benzina, Gpl o Gasolio, anche quelli a bordo di un’auto elettrica potranno fare rifornimento.  “A settembre partirà il piano nazionale dell’infrastruttura per il sistema di ricarica della mobilità elettrica. Abbiamo già definito il piano, lo abbiamo presentato al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e lo lanceremo per la fine dell’estate”, ha detto Starace. L’ad di Enel ha spiegato che per i prossimi tre anni la società ha in mente di costruire fra le 10 e le 12mila colonnine su tutto il territorio italiano. Il costo è di 300 milioni di euro.
parcheggio

Le automobili elettriche

Molti marchi che un tempo fabbricavano solo auto a benzina si sono attrezzate per produrre macchine elettriche. Addirittura la casa automobilistica americana Tesla è nata con l’obiettivo di realizzare auto ecosostenibili per la massa. Esistono paesi che stanno sempre più favorendo la diffusione i auto elettriche: nel 2040 in Francia e in Gran Bretagna viaggeranno solo vetture di quel tipo. In Norvegia una macchina su tre è a consumo elettrico, con una crescita delle vendite nel 2017 del + 24%. Dopo Cina e Usa, l’Europa è terza per investimenti nella mobilità sostenibile. In Italia purtroppo le il settore delle auto elettriche non va bene come altrove. Nonostante l’iniziativa di Enel, le elettriche rappresentano il 3% delle auto totali.
città

Firenze e l’attenzione all’ambiente

Proprio nel capoluogo toscano era stato presentato il progetto infrastrutturale dell’Enel. Quando si arriva a Firenze si rimane estasiati per sue bellezze. Dal Duomo agli Uffizi passando per Ponte Vecchio è impossibile non innamorarsene. Per raggiungere hotel, ristoranti e musei, l’amministrazione comunale ha stipulato un accordo con Nissan per la fornitura di 67 Nissan Leaf Enel Edition. Si tratta di un modello di auto elettrica che, come dice il nome, è stato costruito da Nissan ma con la collaborazione di Enel. Questi veicoli completeranno il servizio di taxi attivo.   
Fonte principale originale: repubblica.it

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Valore Paese-Cammini e Percorsi: 43 immobili gratis del demanio per giovani pronti a lanciare una start up https://www.business.it/43-immobili-gratis-del-demanio-giovani-pronti-lanciare-start/ Fri, 04 Aug 2017 06:03:24 +0000 https://www.business.it/?p=11818 Pronto un bando aperto fino all’11 dicembre per assicurare a giovani under 40, edifici senza alcun canone d’affitto. Valore Paese-Cammini e Percorsi: un’occasione per molti giovani startupper. Il Demanio prova ad aiutare alcuni giovani italiani, con l’intento di riqualificare degli edifici abbandonati. Finalmente una mossa volta a rinforzare il settore turistico, finalmente una proposta in… Leggi tutto »Valore Paese-Cammini e Percorsi: 43 immobili gratis del demanio per giovani pronti a lanciare una start up

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Pronto un bando aperto fino all’11 dicembre per assicurare a giovani under 40, edifici senza alcun canone d’affitto. Valore Paese-Cammini e Percorsi: un’occasione per molti giovani startupper.

Il Demanio prova ad aiutare alcuni giovani italiani, con l’intento di riqualificare degli edifici abbandonati. Finalmente una mossa volta a rinforzare il settore turistico, finalmente una proposta in stile europeo, che supera tutti gli infiniti cavilli burocratici italiani, puntando ad una valorizzazione del territorio e del lavoro giovanile.

Potrebbe essere un primo passo verso un nuovo modo di concepire gli innumerevoli spazi abbandonati del nostro Paese, pieno zeppo di vecchie strutture fatiscenti, che non possono essere ristrutturate ed utilizzate sia per mancanza di fondi, sia per la ‘mission impossible’ di ottenere permessi ed autorizzazioni da parte degli organi governativi.

edifici abbandonati da riqualificareIl bando

Si chiama Valore Paese-Cammini e Percorsi, sarà aperto fino all’11 dicembre ed è un’iniziativa volta a riqualificare edifici abbandonati di proprietà dello Stato e di altri Enti Pubblici, con l’obiettivo di valorizzare il turismo sostenibile, tema caldo per Mibact (Ministero dei beni culturali e del turismo) e Mit (Ministero delle infrastrutture e dei trasporti), che sostengono l’iniziativa in prima linea. Gli edifici coinvolti si trovano lungo cammini storici e religiosi, e la ristrutturazione prevede la possibilità di migliorare i percorsi di pellegrini e ciclisti, costituendo un vero e proprio turismo del settore, molto praticato.

Gli immobili abbandonati

Si tratta di edifici lungo la Via Appia, case cantoniere in Basilicata, vecchi conventi in Campania o nel modenese, ma anche ex caselli ferroviari nel pugliese e molti casolari che furono di proprietà privata e adesso appartengono al Demanio. Le strutture dovranno diventare turistico-ricettive, dovranno essere presentati dei progetti da parte di team, prevalentemente composti da giovani under 40, che avranno tutto il tempo di visitare le case ed elaborare le proposte.Come detto, c’è tempo per presentare un business plan con il lancio di una start up nel settore turistico, fino all’11 dicembre 2017.

ex caselli ferroviari nel pugliese da ristrutturare

L’Ente Nazionale per il Microcredito

È stato sottoscritto anche un accordo con l’Ente Nazionale per il Microcredito che prevede la possibilità di ottenere dei finanziamenti per quegli startupper che, pur avendo una buona idea, non hanno le possibilità finanziarie per avviare il progetto. Sono previsti anche nuovi sviluppi del bando Valore Paese-Cammini e Percorsi, con l’inclusione di diversi nuovi edifici da ristrutturare e valorizzare, con molti immobili di prestigio da affidare in concessione anche per 50 anni, in questi casi però, dietro al pagamento di un affitto concordato.

Innovazione e turismo sostenibile, un riuso moderno dell’edificio, senza snaturare l’identità storica ed il patrimonio tradizionale dell’immobile e del luogo in cui si trova: una bella sfida per molti giovani che potranno ottenere, gratuitamente, queste strutture. Le decisioni finali per l’assegnazione prevedranno la valutazione del progetto in termini di ecosostenibilità, (utilizzo di materiali ed energie rinnovabili), valorizzazione del territorio e sviluppo turistico.

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Dalla paglia e dal legno una casa autosufficiente e antisismica https://www.business.it/dalla-paglia-e-dal-legno-una-casa-autosufficiente-e-antisismica/ Wed, 02 Aug 2017 06:00:47 +0000 https://www.business.it/?p=11623 Sicurezza antincendio e antisismica e niente impianti di condizionamento e riscaldamento per le case di paglia e legno. In Toscana primo esempio in Italia. Canicola estiva che opprime nei lunghi pomeriggi e condizionatori a palla? In Toscana esiste una casa che ne fa tranquillamente a meno. A poco più di un chilometro dal centro di… Leggi tutto »Dalla paglia e dal legno una casa autosufficiente e antisismica

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Sicurezza antincendio e antisismica e niente impianti di condizionamento e riscaldamento per le case di paglia e legno. In Toscana primo esempio in Italia.

Canicola estiva che opprime nei lunghi pomeriggi e condizionatori a palla? In Toscana esiste una casa che ne fa tranquillamente a meno. A poco più di un chilometro dal centro di Arcidosso, sull’Amiata, c’è una casa “passiva” di circa 100 metri quadrati, nel senso che grazie alla performance dell’involucro edilizio, dai muri perimetrali agli infissi, non ha bisogno di impianti di condizionamento estivo o di riscaldamento invernale e è anche autosufficiente da un punto di vista energetico.

Paglia pressata e legno

Si tratta del primo esempio in Italia di edificio in legno costruito con materiali naturali, in particolare moduli ecococon, costituiti per circa il 10% in legno con funzione portante e per il 90 % in paglia pressata con funzione isolante.

paglia, logoIl cantiere è in mano all’architetto Daniele Cecchi e all’ingegnere Alberto Forconi, due professionisti toscani che operano nell’ambito della bioarchitettura e della vera bioedilizia, impegnati nell’attività di divulgazione verso cittadini e amministrazioni, riguardo le tematiche del costruire con materiali naturali. Cecchi e Forconi hanno dato vita a un’attività che si chiama “tuttaunaltracasa”. Ed è la prima volta in Italia anche per un edificio con moduli ecococon.

paglia, ecococonEcococon è l’unica azienda Europea che produce pannelli prefabbricati strutturali in legno e paglia con importanti riconoscimenti e certificazioni che ne garantiscono la qualità. I moduli sono costruiti con una tecnica di assemblaggio che non ha precedenti e la paglia viene pressata all’interno di telai in legno e mantenuta ad un’alta densità.

Una tecnologia di fine ‘800

La realizzazione di edifici In paglia ha una sua storia ed è legata ad una specifica innovazione tecnologica di fine ’800, quella della macchina imballatrice, avvenuta negli Stati Uniti. E negli Usa, in Nebraska, che si iniziarono a costruire case con le presse di paglia.

paglia, antico edificio costruito in pagliaIn Nebraska vi sono i più antichi edifici in balle di paglia autoportanti, risalenti ai primi anni del 1900 tutt’ora esistenti ed abitati. In Europa, invece, il più vecchio edificio in paglia è stato realizzato nel 1921 a Montargis, in Francia, ed è costituito da un’abitazione di due piani anch’essa tutt’ora abitata, a dimostrazione della durevolezza delle murature in paglia intonacate con calce naturale.

Tradizione e scienza edilizia allo stato puro, tengono in piedi case con struttura in legno e tamponamenti in paglia, intonacate a calce naturale, che, tra l’altro, presentano un’ottima resistenza al fuoco – ben 90 minuti, come certificato dall’istituto tedesco Fasba –  e un comportamento ottimale in caso di sisma, grazie alla leggerezza e all’elasticità.

Fonte originale principale: Il Tirreno

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Con Mobike il bike sharing è ancora più semplice https://www.business.it/con-mobike-il-bike-sharing-e-ancora-piu-semplice/ Tue, 01 Aug 2017 06:00:27 +0000 https://www.business.it/?p=11594 Mobike è un servizio di bike sharing a flusso libero che coniuga un design innovativo del mezzo e la tecnologia IoT per rendere ancora più facile spostarsi in città. Noleggiare un bicicletta non è mai stato così facile e sicuro, basta solo scaricare l’app (su App Store o Google Play) e seguire le poche semplici… Leggi tutto »Con Mobike il bike sharing è ancora più semplice

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Mobike è un servizio di bike sharing a flusso libero che coniuga un design innovativo del mezzo e la tecnologia IoT per rendere ancora più facile spostarsi in città. Noleggiare un bicicletta non è mai stato così facile e sicuro, basta solo scaricare l’app (su App Store o Google Play) e seguire le poche semplici istruzioni.  Mobike sarà già attivo a Firenze a partire dal 2 agosto e a Milano da ottobre.

bike sharing - una bici Mobike nel centro urbano
L’obiettivo  che si propongono le amministrazioni delle aree metropolitane italiane è disincentivare l’uso dell’auto privata a favore del mezzo pubblico per ridurre le emissioni inquinanti e promuovere una mobilità sostenibile. Per andare in questa direzione le smart city incentivano la mobilità elettrica, i mezzi pubblici a basso impatto ambientale combinati con l’uso della bicicletta, mezzo di trasporto green per eccellenza e adatto soprattutto agli spostamenti brevi.  In quest’ottica Firenze e Milano hanno scelto di dotarsi del servizio Mobike, un sistema di bike sharing a flusso libero di ultima generazione.
bike sharing - app e Mobike

Come funziona Mobike

Mobike è un sistema completamente automatizzato che funziona tramite un’app gratuita scaricabile sia su App Store che su Google Play.  L’app permette di individuare la bicicletta libera più vicina a noi e di affittarla sbloccando il lucchetto. Ogni bicicletta infatti è dotata di gps e di un lucchetto elettronico intelligente appositamente brevettato contro il furto.  Una volta effettuato lo spostamento è possibile lasciarla dove vogliamo, purché non sia un luogo privato o chiuso (anche se è sempre preferibile parcheggiare il mezzo nelle Mobike Preferred Location indicate dall’app), chiudere il lucchetto e pagare quanto dobbiamo tramite carta di credito o portafoglio elettronico: mezz’ora di affitto costa soltanto 30 centesimi! Tramite app è anche possibile segnalare guasti e malfunzionamenti, caricare il portafoglio per il pagamento e, accedendo all’opzione ‘I miei viaggi’, conoscere la distanza che abbiamo percorso, il tragitto e tutti i dettagli del nostro spostamento.  Mobike incentiva l’uso corretto e responsabile del mezzo e per questo, tramite un sistema di crediti che riceviamo al momento dell’iscrizione, premia con sconti e agevolazioni chi usa la bicicletta seguendo le linee guida. Come altri sistemi di bike sharing Mobike prevede un deposito fisso cauzionale di € 50 al momento dell’iscrizione al servizio.
bike sharing - una bicicletta Mobike

Le biciclette Mobike

Le biciclette Mobike sono realizzate in alluminio con sellino in pelle e dotate di cestino anteriore, hanno un design innovativo e sono immediatamente individuabili. Al fine di contenere i possibili furti ogni bicicletta è dotata di antifurto collegato al gps e tutti i componenti del telaio sono stati progettati per non essere compatibili con altre biciclette. Inoltre ogni bicicletta Mobike è assicurata e segnalando con un messaggio tramite app guasti o malfunzionamenti è possibile ottenere un rimborso che verrà accreditato nella sezione ‘I miei crediti Mobike’.
 
 

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Bolletta salata? Scopri come risparmiare sull’energia elettrica https://www.business.it/bolletta-salata-scopri-come-risparmiare-sullenergia-elettrica-guida/ Fri, 28 Jul 2017 06:10:59 +0000 https://www.business.it/?p=11414 Risparmiare sulla bolletta è possibile cambiando innanzitutto alcuni comportamenti quotidiani e poi ovviamente informandosi sulle migliori offerte presenti sul mercato. Uno noto spot televisivo di qualche anno fa , proponeva per combattere l’insonnia notturna dovuta al caldo di tenere il cuscino in frigo. Non si trattava però di un frigo qualunque, ma fu uno dei primi frigoriferi… Leggi tutto »Bolletta salata? Scopri come risparmiare sull’energia elettrica

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Risparmiare sulla bolletta è possibile cambiando innanzitutto alcuni comportamenti quotidiani e poi ovviamente informandosi sulle migliori offerte presenti sul mercato.

Uno noto spot televisivo di qualche anno fa , proponeva per combattere l’insonnia notturna dovuta al caldo di tenere il cuscino in frigo. Non si trattava però di un frigo qualunque, ma fu uno dei primi frigoriferi capaci di raffreddare bene in modo intelligente risparmiando energia. In questa guida vedremo alcuni pratici consigli per tenere le nostre spese energetiche ad un livello contenuto.
L’ondata di caldo degli ultimi giorni, che tra l’altro dopo una breve tregua sembra debba ripresentarsi anche ad Agosto, ci spinge a cercare refrigerio ricorrendo a condizionatori.  Purtroppo però, a fine mese si rischierà di ritrovarsi con una bolletta salata che sicuramente ci lascerà di ghiaccio…quando ormai con il fresco di settembre e ottobre non ne avremmo neanche più bisogno!
Come risparmiare sulla bolletta della luce

Come è possibile risparmiare trovando un compromesso tra fabbisogno energetico e consumi?

Cominciamo dalle tariffe, bisogna scegliere con accortezza il nostro gestore. Oggi il mercato dell’energia è stato liberalizzato, ciò implica che non essendo più un mercato monopolistico la concorrenza abbia un effetto calmieratore sui prezzi. Esistono numerose aziende multiutility che, essendo nuove, propongono offerte vantaggiose al fine di conquistarsi clienti.
Se è vero che siamo stufi di ricevere telefonate dai call center che ci propongono un cambio di gestore e verso cui, a ragione, nutriamo poca fiducia nulla ci vieta però di informarci per conto nostro e con calma in modo da trovare la tariffa e/o il pacchetto più adatti a noi e alle nostre specifiche esigenze. Nella scelta ci viene in aiuto l’Autorità per l’energia il gas e il sistema idrico che nella sezione Trova Offerte permette di confrontare tutte le varie opzioni disponibili. E’ possibile inoltre servirsi dei comparatori online, ad esempio sostariffe.itfacile.it, supermoney.it e tanti altri.
Se il pacchetto servizi che il gestore ci offre è molto importante è bene comunque limitare i consumi, posto che la vita quotidiana nell’era moderna richiede energia elettrica in grande quantità per tutti gli utilizzi ai quali assolutamente non vogliamo rinunciare.
– Scegliendo gli elettrodomestici giusti di sicuro possiamo ottenere un risparmio.  La classe energetica che ci consente di risparmiare è la classe A. Possiamo trovare elettrodomestici che presentano una classe A+, A++, A+++. All’aumentare delle ”+”  tanto più basso sarà il consumo. Gli elettrodomestici di classe A hanno un costo più alto rispetto agli altri ma viene ammortizzato facilmente dal minor consumo e oggi nuove marchi nati di recente sul mercato offrono prezzi accessibili. Gli optional e le tipologie dei singoli elettrodomestici ovviamente fanno la differenza, e in questi casi c’è da valutare il costo opportunità, ad esempio un frigorifero no frost, che vi evita la seccatura di sbrinare il freezer ogni due per tre, presenta un consumo energetico di gran lunga maggiore rispetto ai frigoriferi a raffreddamento statico.
– Occhio alla dispersione di energia  e alla manutenzione. Sbrinate il freezer con regolarità e pulite i filtri di condizionamento almeno una volta all’anno. Anche se la noia, più che fame vera e propria, e il caldo vi spingono ad aprire il frigo spesso, cercate di trattenervi, ne beneficerà sia il portafogli che la vostra linea!
– Durante il giorno tenete le imposte chiuse, bisogna evitare che il sole filtri attraverso i vetri generando più calore, vi ricordate la leggenda di Archimede e degli specchi ustori con i quali incendiò le navi romane?  Ecco, magari il sole attraverso i vetri delle vostre finestre non vi incendierà il divano ma di sicuro creerà più calore. Aprite le imposte al calare del sole e fate arieggiare la casa alla sera e al mattino
Altre accortezze in pillole per risparmiare circa il 30% di energia
Lasciate respirare gli elettrodomestici, non poggiateli alla parete ma assicuratevi che ne distino almeno 10 cm. Produrranno meno calore e consumeranno meno energia.
Sostituite le lampadine a incandescenza con quelle a basso consumo, il costo è maggiore ma viene ammortizzato nel tempo con i risparmi.
risparmio energetico
Non lasciate gli apparecchi in stand-by, il famoso puntino rosso luminoso del televisore che resta acceso  quando lo spegniamo con il telecomando, anche quello assorbe energia. Così anche quando la lavastoviglie ha terminato il ciclo e non viene spenta e rimane il pulsantino lampeggiante.
Lavatrici e lavastoviglie fatele andare sempre a pieno carico, a temperature non eccessive quando il tipo di carico lo consente. Per i bianchi non sono necessari 90°, ne bastano 60° o 40° più disinfettante apposito. Con la tariffa bioraria, è bene concentrare il maggior numero di utilizzi di elettrodomestici durante  la fascia oraria in cui il costo dell’energia è inferiore per l’utente, ossia dalle 19:00 alle 8:00 del mattino e nei  week end. Godetevi il fine settimana ma ricordatevi anche di fare la lavatrice e di stirare!
– I nostri smartphone hanno la batteria perennemente scarica, consumano molta energia per via delle applicazioni che utilizziamo, in pratica, per qualsiasi cosa! La loro batteria richiede delle cariche frequenti, ricordiamoci però di staccare il carica batteria dalla presa una volta che il ciclo di carica è completo.
– Sembra banale ma...ricordiamoci di spegnare le luci! Se non è necessario non accendiamo la luce per abitudine, se la luce naturale è sufficiente e noi non stiamo facendo nulla per cui sia necessario un’illuminazione maggiore, evitiamo di accenderla. Quando ci spostiamo da una stanza all’altra, prendiamo l’abitudine di spegnere le luci.
– Come detto in precedenza, tutti gli elettrodomestici andrebbero spenti del tutto o ne andrebbe staccata la spina ma se ci rendiamo conto che ci addormentiamo con la TV accesa, meglio programmarne l’autospegnimento e lasciarla con il ”pallino rosso” piuttosto che lasciarla accesa del tutto.
telvisori risparmio standbay
Queste sono piccole accortezze che realmente ci aiutano a risparmiare, diversamente accade per alcuni dispositivi che vengono venduti in rete e che promettono un risparmio energetico. Si tratta di dispositivi, simili a una scatola con qualche led lampeggiante, che se attaccati alla presa elettrica riducono il consumo di corrente, alleggerendo di conseguenza la bolletta. In realtà non sono nient’altro che condensatori che lievemente possono influire sull’intensità di corrente ma non sul consumo della potenza reale sulla quale viene calcolata la bolletta.
L’organizzazione di consumatori Altroconsumo ha testato uno di questi dispositivi, facendo una prova prima e dopo con lo stesso quantitativo di elettrodomestici accesi per lo stesso tempo. Risultato? Nessuna differenza, quindi per risparmiare davvero è bene non acquistare questo dispositivo.

Altre guide al vivere quotidiano

Ristrutturazione edilizia: https://www.business.it/ristrutturazione-edilizia-e-ecobonus-come-usufruire-delle-detrazioni/
Dichiarazione dei redditi: https://www.business.it/dichiarazione-dei-redditi-indicazioni-e-scadenze-per-presentazione-modello-730/
Credito d’imposta: https://www.business.it/il-credito-di-imposta-nella-legge-di-stabilita-2017-come-usufruirne-guida/

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Lo stadio di calcio? Te lo faccio di legno https://www.business.it/lo-stadio-di-calcio-te-lo-faccio-di-legno/ Sun, 23 Jul 2017 06:00:48 +0000 https://www.business.it/?p=11173 Gli stadi di legno rappresentano un ottimo compromesso tra funzionalità, modularità ed ecocompatibilità. Sono adatti per strutture che possono ospitare fino a 20.000 spettatori. Dopo le case ecco gli stadi di legno: l’azienda altoatesina Rubner Holzbau ha presentato all’ultimo Congresso della Fifa un progetto per realizzare innovativi stadi modulari in legno lamellare, in collaborazione con… Leggi tutto »Lo stadio di calcio? Te lo faccio di legno

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Gli stadi di legno rappresentano un ottimo compromesso tra funzionalità, modularità ed ecocompatibilità. Sono adatti per strutture che possono ospitare fino a 20.000 spettatori.

Dopo le case ecco gli stadi di legno: l’azienda altoatesina Rubner Holzbau ha presentato all’ultimo Congresso della Fifa un progetto per realizzare innovativi stadi modulari in legno lamellare, in collaborazione con la società Bear Stadiums.

legno, stadio UngheriaLa stessa Rubner Holzbau che circa 30 anni fa realizzò in legno le tribune dell’Olimpico di Roma. Ora però si fa un passo avanti perché si tratta di stadi interamente in legno che rispondono prima di tutto a un’esigenza di ecosostenibilità che la Fifa richiede.

Ma perché utilizzare il legno lamellare?

Il legno lamellare esalta le capacità strutturali del legno e consente di sviluppare soluzioni dal design innovativo e dall’ingegneria efficiente. Si tratta di un prodotto di tecnologia avanzata e a basso impatto ambientale. Poi, occorre sottolineare il fatto che la produzione e il montaggio di strutture in legno lamellare, grazie ai bassi consumi energetici, contribuiscono a ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Parola d’ordine: modularità

La caratteristica di modularità del progetto consente anche la realizzazione, in tempi rapidi e a costi contenuti, di stadi di media capienza (dai 1.500 ai 20mila posti), che sono poi quelli della serie A italiana escluse le grandi città.  Il mercato più interessante, per Rubner, è la Cina, che ha in programma la realizzazione di centinaia di stadi nei prossimi anni e che ha, come noto, un occhio di riguardo per il calcio italiano.

L’edilizia in legno in Italia, un mercato da quasi 700 milioni

Nel dettaglio, il progetto per i nuovi stadi prevede tempi di costruzione tra i sei e gli otto mesi per un impianto di media capienza, per un costo di circa 1.500 euro a posto (2mila euro a posto nei formati più piccoli, per un totale di 4-5 milioni di euro), contro i 18-24 mesi necessari alla realizzazione degli stadi tradizionali, che richiedono un costo tra i 2.500 e i 3mila euro a posto. La leggerezza della struttura e l’intrinseca caratteristica di flessibilità del legno rendono adatti questi stadi anche per la costruzione in zone sismiche.

legno, visione d'insieme dello stadio in legnoPer il co-fondatore di Bera Stadiums (specializzata in impianti sportivi a basso impatto ambientale), l’architetto Jaime Manca di Villahermosa, il futuro è rappresentato da stadi di media capienza, dai 5mila ai 20mila posti, che già oggi rappresentano ormai l’80% del mercato mondiale per questo tipo di infrastrutture. Tali stadi dovrebbero sostituire strutture esistenti ormai fatiscenti in cemento armato o metallo e che hanno alti costi di manutenzione alti. In questo panorama si fanno sempre più strada nuovi concept di stadi belli, confortevoli, sicuri e facili da montare.

Lo stadio “chiavi in mano”

I nuovi stadi «green» progettati da Rubner e Bear Stadiums, inoltre, offrono ai committenti la formula “chiavi in mano”, grazie ad un accordo di partnership con un pool di aziende italiane specializzate in ogni specifico settore: dalle mini turbine eoliche integrate a pannelli fotovoltaici sul tetto dello stadio alle torri faro e proiettori ad altissima efficienza e basso consumo energetico, dalle sedute ergonomiche di tipo a ribaltina a quelle imbottite super comfort per la tribuna principale, dalle resine naturali per il trattamento delle superfici interne al sottofondo drenante per il terreno di gioco. Il tutto realizzato secondo gli standard richiesti da Fifa e Uefa.

Leggi anche: https://www.business.it/le-case-del-futuro-costruite-e-alimentate-con-alghe-e-batteri/

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Il primo cellulare senza batteria è americano e sfrutta l’energia dell’ambiente https://www.business.it/il-primo-cellulare-senza-batteria-e-americano-e-sfrutta-lenergia-dellambiente/ Wed, 19 Jul 2017 06:05:31 +0000 https://www.business.it/?p=10919 In un futuro non troppo lontano, si potrà dire addio ad alimentatori e cavi: il cellulare senza batteria funzionerà assorbendo energia dai segnali radio e dalla luce solare. Quante volte è capitato di ritrovarsi con il cellulare quasi scarico, fuori casa, magari proprio nel preciso momento in cui si attendeva una telefonata importante. Il problema… Leggi tutto »Il primo cellulare senza batteria è americano e sfrutta l’energia dell’ambiente

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In un futuro non troppo lontano, si potrà dire addio ad alimentatori e cavi: il cellulare senza batteria funzionerà assorbendo energia dai segnali radio e dalla luce solare.

Quante volte è capitato di ritrovarsi con il cellulare quasi scarico, fuori casa, magari proprio nel preciso momento in cui si attendeva una telefonata importante. Il problema affligge un po’ tutti, ma presto potrebbe non interessarci più. Gli ingegneri dell’Università di Washington, infatti, hanno appena creato il primo cellulare senza batteria. Si tratta di un dispositivo che sfrutta l’energia proveniente dall’ambiente circostante, catturando le frequenze radio, i segnali wi-fi o quelli luminosi. Ad oggi, ovviamente, è ancora un prototipo grezzo, costituito da un tastierino, un’antenna, uno speaker ed un microfono. Eppure è in grado di svolgere tutte le funzioni base dei telefonini: inviare, ricevere, effettuare e accettare chiamate, compreso il mettere in attesa. E, da un primo test effettuato con una chiamata Skype, il dispositivo sembra funzionare perfettamente.

Cellulare senza batteria: come funziona?

C’è da dire, anzitutto, che questo telefonino è a consumo quasi nullo. Questo grazie al suo modo di operare, che è stato estremamente semplificato. Infatti, per annullare il legame con la batteria, i ricercatori hanno pensato di trarre l’energia necessaria dal processo con cui la voce viene codificata in un impulso digitale, inviata a un altro telefono e riconvertita in un suono. Il dispositivo, quindi, sfrutta le vibrazioni nel microfono o nell’altoparlante che si generano parlando o ascoltando una telefonata. È perciò sufficiente collegare un’antenna a questi due componenti per riuscire a modificare il segnale radio emesso da una stazione ricevente, che a sua volta lo rimanderà indietro, utilizzando una tecnologia chiamata backscatter (la stessa tecnologia ampiamente sfruttata dalle spie sovietiche ai tempi della Guerra Fredda).
Il cellulare senza batteria risparmia molta energia rispetto al cellulare tradizionaleIn tal modo, il risparmio energetico è davvero considerevole, poiché il cellulare senza batteria ha bisogno di soli 3,5 microwatt per funzionare. Un dispendio di energia migliaia di volte inferiore, se si pensa che nelle normali conversazioni al cellulare – in cui i segnali analogici captati dal microfono dell’apparecchio sono convertiti in segnali digitali che si propagano attraverso la rete cellulare – vengono consumati circa 800 milliwatt a chiamata.

Tecnologia e componenti semplici

I materiali utilizzati per realizzare il cellulare senza batteria sono componenti elettronici estremamente comuni e facili da reperire in qualunque negozio specializzato. Il prototipo è costituito da una tastiera touch per digitare il numero e da un piccolo pannello LED che lampeggia quando viene premuto un tasto. L’idea dei ricercatori è quella di riuscire ad integrarlo, in futuro, con un display e-ink, come quello dei lettori e-book (quindi a basso consumo) per l’invio di messaggi di testo e predisporlo per lo streaming video. A ciò si aggiunge la stazione base ricevente, con la quale il telefonino comunica anche grazie ad una cella solare grande come un chicco di riso, e dalla quale attinge energia. Stazione che, per ora, non può trovarsi ad una distanza superiore ai 15 metri dal dispositivo, per garantirne il funzionamento.

Il cellulare senza batteria è stato sviluppato nei laboratori dell'Università di Washington
Immagine tratta da: washington.edu

A conti fatti, per il momento, questo avveniristico cellulare senza batteria consente comunicazioni solo entro un raggio d’azione limitato. Inoltre, proprio come quando si usa un walkie-talkie, non è in grado di inviare e ricevere segnali allo stesso tempo, per cui è necessario tenere premuto/rilasciare un pulsante per parlare e ascoltare.
Tuttavia, il progetto è sicuramente rivoluzionario e permetterebbe, oltre ad un significativo risparmio in termini energetici, anche una maggiore attenzione alla salvaguardia ambientale.
“Crediamo che questo sia il maggiore progresso per la capacità dei dispositivi battery-free, un passo avanti verso un cellulare completamente senza batterie”, affermano i ricercatori, la cui intenzione è quella di mettere in commercio il cellulare senza batteria nel giro di due-tre anni.
E c’è da ben sperare.
Fonte originale principale: repubblica.it

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Le case del futuro? Costruite e alimentate con alghe e batteri https://www.business.it/le-case-del-futuro-costruite-e-alimentate-con-alghe-e-batteri/ Sun, 16 Jul 2017 06:20:47 +0000 https://www.business.it/?p=10709 Il futuro dell’edilizia è sempre più green anche grazie all’utilizzo delle alghe, che hanno dato prova di avere tantissime qualità. E avremo in casa anche cianobatteri da nutrire e che ci regaleranno ossigeno. Chi l’avrebbe mai detto che le alghe oltre ad essere il potenziale cibo del futuro potessero diventare una preziosa materia prima per… Leggi tutto »Le case del futuro? Costruite e alimentate con alghe e batteri

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Il futuro dell’edilizia è sempre più green anche grazie all’utilizzo delle alghe, che hanno dato prova di avere tantissime qualità. E avremo in casa anche cianobatteri da nutrire e che ci regaleranno ossigeno.

Chi l’avrebbe mai detto che le alghe oltre ad essere il potenziale cibo del futuro potessero diventare una preziosa materia prima per l’edilizia? Eppure è così. Ad Amburgo, con il progetto BIQ (Bio Intelligent Quotient), da un’idea degli architetti italiani Marco Poletto e Claudia Pasquero dello studio londinese ecoLogicStudio, nasce il primo edificio alimentato ad alghe, che servono a produrre ossigeno e carburante a costo zero e in modo ecosostenibile attraverso una facciata intelligente composta da bioreattori.

Un vero e proprio edificio vivente

alghe edificioLa facciata vetrata è composta da una serie di bioreattori contenenti le micro-alghe che innescando il processo di fotosintesi, producono la biomassa e l’energia termica per alimentare la casa. L’esposizione diretta al sole accelera il processo di proliferazione della alghe che, crescendo in numero, aumentano il quantitativo di energia prodotta e creano uno strato isolante naturale tra interno ed esterno trasformandosi in un brise-soleil naturale. Al cambiare delle condizioni climatiche si modificano le prestazioni dell’edificio, trasformando l’architettura in un vero e proprio organismo vivente.

alghe, interni di edificioLeggermente più a nord, precisamente in Danimarca, è stato sperimentato un edificio costruito con le alghe, nato da un’idea della fondazione Realdania Byg e portata a termine dallo studio di architettura Vandkunsten.

Grazie all’elevato potere isolante, le alghe possono ridurre la quantità di emissioni nocive emesse in atmosfera. In virtù del basso quantitativo di carbonio, inoltre, non sono infiammabili, non marciscono e, grazie al loro contenuto salino, non attirano gli insetti.

I cianobatteri da nutrire per generare ossigeno

algheMa le alghe non sono le sole a rappresentare la nuova frontiera dei materiali per la casa. Il già citato ecoLogicStudio ha realizzato Bio.tech HUT, un prototipo di coltivazione delle alghe urbane e abitazione del futuro, un progetto che mostra come addomesticare i micro-organismi e come i batteri nutriti con l’anidride carbonica generino ossigeno e come la biomassa possa essere trasformata in super-food ed elettricità.

Dentro il Bio.tech HUT

Bio.tech HUT è composto da tre ambienti fluidamente interconnessi. La Living Hut è divisa in due sale: la sala Bio.light e un ulteriore camera con H.O.R.T.U.S (Hydro Organisms Responsive to Urban Stimuli). Il primo è uno spazio buio e calmo in cui l’unica luce visibile viene emessa da batteri bioluminescenti. La seconda stanza, inondata di luce naturale, è abitata da colonie fotosintetiche di cianobatteri che i visitatori sono incoraggiati a nutrire con anidride carbonica per generare ossigeno. Infine il Garden Hut, uno spazio per la produzione di super-food e bioenergia. Progettato in collaborazione con biologi e coltivatori di alghe marine Bio.tech HUT possiede una capacità di assorbimento di CO2 pari a quella di 32 alberi di grandi dimensioni.

Fonte originale principale: corriereinnovazione.corriere.it

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Le auto elettriche: un successo inarrestabile https://www.business.it/le-auto-elettriche-un-successo-inarrestabile/ Tue, 11 Jul 2017 10:48:01 +0000 https://www.business.it/?p=10382 In un mondo alla continua ricerca di soluzioni tecnologiche che rispettino l’ambiente e la salute dell’uomo, l’auto elettrica si propone come il modello di trasporto più efficiente e innovativo rispetto alle automobili di quotidiana fruizione, alimentate ancora da benzina e diesel. La storia Non tutti sanno che i primi tentativi di auto elettrica risalgono addirittura… Leggi tutto »Le auto elettriche: un successo inarrestabile

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In un mondo alla continua ricerca di soluzioni tecnologiche che rispettino l’ambiente e la salute dell’uomo, l’auto elettrica si propone come il modello di trasporto più efficiente e innovativo rispetto alle automobili di quotidiana fruizione, alimentate ancora da benzina e diesel.

La storia

Non tutti sanno che i primi tentativi di auto elettrica risalgono addirittura alla metà del 1800, ed erano molto in voga rispetto ai veicoli a combustione. Successivamente, poiché queste auto (prodotte principalmente in Gran Bretagna e America), comportavano alcuni limiti tra cui una velocità molto limitata e problemi riguardo il controllo della carica e della trazione, vennero pian piano sostituite dai modelli a combustione.

Durante il 1900 non sono mancati tentativi concreti di sviluppare auto elettriche, proponendole come alternativa alle auto in circolazione, soprattutto dove aver scoperto i danni causati dall’inquinamento della combustione.

Numerosi progetti hanno portato alla creazione di svariati modelli, ed oggi la diffusione sempre più capillare sembra aver trovare finalmente la propria strada. Restano comunque veicoli molto costosi, per questo l’acquisto è principalmente legato agli incentivi statali.

Guarda anche: tesla 3 l’auto elettrica che conquistera il mondo intero

Tesla Motors inventa Tesla Model 3: la prima berlina “elettrica ed economica”

La Tesla Motors sta per lanciare sul mercato una nuova auto elettrica, la Tesla Model 3. La grande rivoluzione di questa ennesima creazione automobilistica sta in vari dettagli, che la distinguono dalle precedenti: vanta 345 km di autonomia, arriva a 100 kmh in 5,6 secondi ma soprattutto costa “solo” 35 mila dollari. La casa produttrice è fiera, in primo luogo, delle performances sui diversi tipi di strada e poi sul modello, una elegantissima berlina. La Tesla 3 non è ancora sul mercato (arriverà i primi mesi del 2018) eppure ha già ricevuto 400mila prenotazioni da tutto il mondo. Visti i “potenziali” acquirenti, la Tesla 3 segnerà una vera e propria rivoluzione poiché le prestazioni e il prezzo ne decideranno in maniera definitiva le sorti. In Europa la vettura costerà circa 40mila euro, ma abbiamo molto terreno da recuperare. I supercharger (capacità di carico fino a 120 kW) sono i punti di ricarica Tesla della batteria delle auto elettriche, che garantiscono un pieno dell’80%  in soli 30 minuti. Nel vecchio continente scarseggiano, anche se ne è stata prevista un’ampia diffusione. Per ora resta teoria, almeno in Italia, che  possiede 118 punti di ricarica in sole 16 località . Negli Usa, al contrario, la rete è molto fitta e lo scopo è quello di raggiungere un’autonomia mondiale per le auto elettrica con una copertura capillare nel mondo ogni 300 km.


Come Tesla, anche Volvo, Nissan, Ford e BYD

Non è un mistero che il petrolio e i suoi derivati sono una fonte non rinnovabile e altamente  inquinante. Ragion per cui, sopratutto dopo l’ennesimo summit sul cambiamento climatico, stiamo vivendo l’epoca della corsa all’ecosostenibilità. I dati parlano chiaro: se vogliamo salvare il mondo e ciò che di bello ci circonda, è necessario diminuire le emissioni di Co2 e NoX (gli ossidi di azoto incriminati perché tra le possibili cause del riscaldamento globale).

Per questo quasi tutte le maggiori case automobilistiche si stanno attrezzando per presentare nuovi modelli elettrici o comunque ibridi. La casa automobilistica Volvo, storicamente svedese ma da poco tempo di proprietà cinese, ha lanciato qualche giorno fa la sua sfida: dal 2019 produrrà solo auto dotate anche di motore elettrico (ibride) e dal 2025 cesserà la produzione di auto a combustione interna. Le altre case automobilistiche, che stanno gia provvedendo a soddisfare la richiesta di un mercato sempre più attento all’ecologia, appaiono più realistiche ma comunque già pronte perché, in questo preciso momento storico, le auto elettriche rappresentano una reale alternativa rispetto a quelle tradizionali.

Lo dicono i numeri: la Leaf (casa Nissan) resta tra i modelli elettrici più venduti al mondo, superando le oltre 200mila unità. E la Focus Electric continua ad avere un buon successo negli Usa. Ma è la BYD, cinese, ad aggiudicarsi il podio. Sul mercato dal 2008, è riuscita solo nel 2015 a vendere 61.722 veicoli. Un record assoluto, anche se il governo cinese ha dato una mano notevole visti i grossi incentivi dati all’acquisto di auto a basse emissioni.

Un’affare per il mondo intero, tranne che per noi italiani.  Colpa di una politica poco attenta all’innovazione, che non trova il modo per trovare incentivi appropriati, e che la burocrazia peggiora attribuendo erroneamente i capitoli di spesa (20 milioni di euro) al Dipartimento dei trasporti invece che a quello della Direzione generale per lo sviluppo del territorio. Staremo a guardare ciò che gli altri paesi hanno già scelto di guidare.

Fonti: ilsole24ore, ilpost.it, dday.it

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Dall’IKEA ecco la cucina realizzata con le bottiglie di plastica riciclate https://www.business.it/dallikea-ecco-la-cucina-realizzata-con-le-bottiglie-di-plastica-riciclate/ Thu, 06 Jul 2017 06:00:59 +0000 https://www.business.it/?p=10112 La veneta 3B ha sviluppato un materiale, prodotto con bottiglie in PET  e legno riciclati, con il quale è stata realizzata Kungsbacka, la prima cucina sostenibile firmata IKEA Parla italiano la nuova cucina ecosostenibile di IKEA fatta con le bottiglie di plastica riciclate. Segno che qualità e sostenibilità possono essere assolutamente conciliabili. “I materiali, se trattati e… Leggi tutto »Dall’IKEA ecco la cucina realizzata con le bottiglie di plastica riciclate

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La veneta 3B ha sviluppato un materiale, prodotto con bottiglie in PET  e legno riciclati, con il quale è stata realizzata Kungsbacka, la prima cucina sostenibile firmata IKEA

Parla italiano la nuova cucina ecosostenibile di IKEA fatta con le bottiglie di plastica riciclate. Segno che qualità e sostenibilità possono essere assolutamente conciliabili. “I materiali, se trattati e lavorati secondo processi innovativi, possono essere recuperati, rigenerati, riutilizzati per nuovi prodotti che sono esteticamente belli, qualitativamente equivalenti a quelli prodotti con materie IKEA kungsbackaprime vergini e ad un prezzo competitivo”: questo quanto affermato da Marco Bergamo, responsabile sviluppo prodotto della 3B, azienda con sede in Veneto fornitrice di IKEA da 25 anni, che ha sviluppato il materiale con il quale è stata realizzata la prima cucina sostenibile firmata Ikea, disponibile da subito negli store di tutto il mondo dell’azienda svedese. La cucina in questione – che si chiama Kungsbacka, come l’omonimo comune svedese di 74.734 abitanti, situato nella contea di Halland – è fabbricata con una lamina plastica, composta da legno riciclato e bottiglie PET. Basti pensare che per rivestire la superficie di un frontale servono 25 bottiglie da mezzo litro.

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PET, i vantaggi di questa materia prima sostenibile

Marco Bergamo, poi, spiega come questo materiale offra due vantaggi importanti consistenti, il primo, nell’eliminazione del petrolio come materia prima per le lamine plastiche di rivestimento delle ante, risparmiando su una risorsa esauribile nonché inquinante nella sua fase estrattiva e di lavorazione, il secondo nel fatto che si utilizzano bottiglie di PET, intercettate prima di andare ad accumularsi nelle discariche, dove inquinano e impiegano centinaia di anni a decomporsi oppure nella peggiore delle ipotesi vengono disperse senza controllo nell’ambiente, nei fiumi e, infine, negli oceani rappresentando una grave minaccia per la natura e per l’uomo.

IKEA, un tappo di bottiglia in PETE’ stato il colosso svedese a incaricare l’azienda italiana di creare delle ante e pannelli per cucina che rappresentassero un nuovo passo in avanti a livello di sostenibilità ambientale. Questo a dimostrazione che il Made in Italy riveste un ruolo primario nella progettazione di prodotti – quelli di IKEA – apprezzati in tutto il mondo sia per quel che concerne il design che per quel che riguarda le soluzioni tecniche innovative messe in campo per risolvere temi importanti come la salvaguardia dell’ambiente.

Da IKEA maggiore attenzione all’impatto ambientale

particolare delle ante IKEAIl progetto e l’dea di creare un’anta più sostenibile per le cucine è partito due anni fa. Ma è solo un primo tassello: la product developer di IKEA, Anna Granath, ha affermato che si tratta del primo passo verso una produzione più attenta all’impatto ambientale.

Per Anna Granath occorre imparare a usare le risorse del pianeta in modo intelligente, ponendosi l’obiettivo di aumentare la percentuale di materiali riciclati nei nostri prodotti. Ora sono allo studio nuovi modi per riutilizzare materiali come carta, fibre, schiuma e plastica, in modo da dare loro nuova vita all’interno dei prodotti IKEA.

Fonte originale principale: www.huffingtonpost.it

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In Cina sorgerà una Città-Foresta entro il 2020 https://www.business.it/in-cina-sorgera-una-citta-foresta-entro-il-2020/ Sun, 02 Jul 2017 07:09:48 +0000 https://www.business.it/?p=9891 E dopo il Bosco Verticale ecco la Città-Foresta. In Cina, precisamente a Liuzhou, sta per sorgere un insediamento urbano di nuova generazione progettato dal papà del bosco verticale meneghino, la Stefano Boeri Architetti. Mission principale: combattere l’inquinamento atmosferico. Commissionata dal Liuzhou Municipality Urban Planning, la città-foresta, che vedrà la luce entro il 2020, sarà composta da… Leggi tutto »In Cina sorgerà una Città-Foresta entro il 2020

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E dopo il Bosco Verticale ecco la Città-Foresta. In Cina, precisamente a Liuzhou, sta per sorgere un insediamento urbano di nuova generazione progettato dal papà del bosco verticale bosco verticale di Milanomeneghino, la Stefano Boeri Architetti. Mission principale: combattere l’inquinamento atmosferico. Commissionata dal Liuzhou Municipality Urban Planning, la città-foresta, che vedrà la luce entro il 2020, sarà composta da uffici, case, alberghi, ospedali, scuole, interamente ricoperti di alberi e piante. La nuova città, studiata per ospitare 30.000 abitanti, sarà in grado, ogni anno, di assorbire circa 10.000 tonnellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili e di produrre circa 900 tonnellate di ossigeno. Il suo nome sarà Liuzhou Forest City è sarà costruita a nord di Liuzhou, nella provincia meridionale e montuosa dello Guangxi, in un’area di circa 175 ettari lungo il fiume Liujiang. La nuova città verde, che sarà totalmente cablata, sarà collegata alla città di Liuzhou da una linea ferroviaria veloce, utilizzata da automobili a motore elettrico e sarà destinata ad ospitare zone residenziali di diversa natura e spazi commerciali e ricettivi, oltre a due scuole e un ospedale.

Una città autosufficiente dal punto di vista energetico

Liuzhou Forest City disporrà di tutte le caratteristiche di un insediamento urbano pienamente autosufficiente dal punto di vista energetico, a partire dalla geotermia per il condizionamento degli interni e dall’uso diffuso dei pannelli solari sui tetti per la captazione delle energie rinnovabili.

Ma la grande novità del progetto è la presenza di piante e alberi su tutti gli edifici, di qualunque dimensione e destinazione siano.

Nel complesso Liuzhou Forest City ospiterà 40.000 alberi e circa 1 milione di piante di più di 100 specie.

Una Babilonia del XXI secolo

La città-foresta di Liuzhou

La diffusione delle piante non solo lungo i viali, nei parchi e nei giardini, ma anche sulle facciate degli edifici, consentirà ad una città già autosufficiente dal punto di vista energetico di contribuire a migliorare la qualità dell’aria (assorbendo oltre alla CO2 le polveri sottili per un totale di circa 57 tonnellate all’anno), di ridurre la temperatura media, di generare una barriera al rumore  e di aumentare la biodiversità delle specie viventi, creando un sistema di spazi vitali per gli uccelli, gli insetti e i piccoli animali che abitano il territorio di Liuzhou.

Per la prima volta in Cina e nel mondo, un insediamento urbano di nuova generazione unirà alla sfida dell’autosufficienza energetica e dell’uso delle energie rinnovabili la sfida dell’incremento della biodiversità e quella – fondamentale e di vitale importanza per la Cina di oggi – di ridurre sostanzialmente l’inquinamento dell’aria nelle grandi città, grazie alla moltiplicazione delle superfici vegetali e biologiche urbane.

Torre Guinigi di LuccaQuindi si replica e moltiplica il successo del Bosco Verticale di Milano – che, tra l’altro, verrà replicato in molte parti del mondo tra cui, in Cina, a Nanchino, Shanghai e Shenzhen..

Una cosa è certa: il leccio sulla torre Guinigi di Lucca non è più solo.

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