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Bitcoin e gaming, un binomio produttivo

Il rischio paventato da alcuni settori in ordine al possibile utilizzo del gaming per il riciclaggio e il finanziamento a gruppi terroristi, in particolare tramite l’uso delle criptomonete, sembra abbastanza basso. A rassicurare in tal senso è stato di recente un report realizzato da Agipronews in collaborazione con il Politecnico di Milano, dal quale emerge anche come il Bitcoin sia molto utilizzato in questo settore e possa comunque rappresentare una notevole opportunità per il comparto.


I numeri forniti dalla ricerca

I dati indicati dal Politecnico fanno ammontare a oltre 122 miliardi di euro la capitalizzazione del gaming nel nostro Paese, di cui ben 59 riguardanti il Bitcoin. La criptovaluta più nota riesce a movimentare non meno di 250mila transazioni al giorno, dando vita ad un controvalore di 550 milioni di euro. Una serie di transazioni che fanno leva su poco meno di 10mila nodi sparsi in ogni parte del globo, con gli Stati Uniti a tirare il gruppo dall’alto di una percentuale che raggiunge quasi il 28%, staccando nettamente la Germania, ferma sotto il 18%. L’Italia si trova al momento staccatissima, al 23° posto, con poche decine di nodi che sono posizionati soprattutto nella parte superiore dello stivale. 
Proprio il gaming rappresenta un settore estremamente fertile per le criptovalute, tanto che il 2014 ha visto l’esordio sul mercato del primo bookmaker regolarmente accreditato, BetVip, sul quale sono accettate soltanto le scommesse in Bitcoin.
Perché le criptovalute rappresenterebbero una opportunità per il settore? In particolare perché in tal modo verrebbe evitata la corresponsione delle commissioni che sono il logico corollario dell’utilizzo dei tradizionali circuiti di pagamento in ordine a prelievi e depositi sull’account.
Va poi sottolineato come proprio le fluttuazioni sul valore dei Bitcoin abbiano permesso a una miriade di piccoli operatori di ottenere le risorse da poter indirizzare sul marketing, consentendo di far conoscere la propria azienda.
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Il rischio riciclaggio è abbastanza contenuto

Se continuano ad elevarsi i moniti relativi alla possibile utilizzazione dei Bitcoin al fine di riciclare proventi di attività criminali e dare impulso alle attività terroristiche, bypassando le indagini delle centrali investigative, proprio i ricercatori del Politecnico di Milano tendono a minimizzare questo rischio. A sostegno di questo convincimento, portano la tesi ormai sostenuta proprio dai fautori delle criptovalute, secondo la quale esse sarebbero tra le divise più tracciabili in assoluto, tra quelle attualmente esistenti. 
Argomento del resto sposato anche da “HM Treasury” e “Home Office UK”, due organizzazioni governative del Regno Unito che si occupano di queste tematiche. Lo hanno fatto all’interno di uno studio formulato nel corso del 2015, supportato da altri rapporti in cui si afferma chiaramente come l’utilizzo di criptovalute per operazioni di carattere criminale sia molto più rischioso di quello che si corre ricorrendo a normali operazioni bancarie oppure al denaro virtuale che caratterizza ad esempio l’home banking.
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bitcoin

Gaming e criptovalute in Italia

Se entità come l’Isola di Man o Curacao hanno deciso di accettare il binomio tra gaming e Bitcoin, subito imitate dal Regno Unito e Spagna, nel nostro Paese la situazione è invece molto controversa. L’Italia, infatti, ha ormai da tempo deciso di attenersi ad una serie di leggi molto severe in tema di antiriciclaggio. Proprio per questo motivo le autorità che sovrintendono al corretto funzionamento dei mercati valutari hanno evitato di pronunciarsi al riguardo.
Un atteggiamento che ha scoraggiato non poco gli operatori italiani del Gambling, i quali hanno evitato di attivare un canale di pagamento che potrebbe procurare più di un grattacapo di carattere legale. Un orientamento che potrebbe essere mantenuto ancora a lungo, considerato l’allarme sociale destato dai reati connessi con il riciclaggio e il finanziamento delle attività terroristiche.