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16enne tenta una rapina a un bancomat, poi si pente e chiama i carabinieri: “Sono stanco di questa vita”

Reggio Emilia: una tranquilla serata di lunedì si è trasformata in un episodio drammatico quando un giovane di 16 anni, di origini brasiliane e residente nella città, ha tentato una rapina presso uno sportello bancomat del centro. Armato di una pistola revolver a salve — che però sembrava autentica per l’assenza del tappo rosso — il ragazzo ha sorpreso una persona intenta a prelevare denaro, minacciandola di rimanere ferma e consegnare i soldi.
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Il rifiuto della vittima, poi l’epifania del giovane ladro

Contrariamente alle aspettative, la vittima ha reagito con fermezza, rifiutando di cedere al panico e al ricatto. Inaspettatamente, questo coraggioso rifiuto ha scatenato una sorta di epifania nel giovane rapinatore, che, sopraffatto dai rimorsi, ha deciso di porre fine alla sua breve carriera criminale. In un gesto di resa, ha chiamato i carabinieri, chiedendo loro di venirlo ad arrestare, dichiarando di essere “stanco di fare questa vita.”

Ha confessato tutto: totale redenzione per il 16enne

Al loro arrivo, i carabinieri hanno trovato il ragazzo con le mani alzate in segno di resa, pronto a confessare ogni sua colpa. Oltre alla pistola, gli è stato sequestrato un coltello a serramanico e sono stati trovati in suo possesso crack, marijuana e benzodiazepine — quest’ultime ammesse dal minore di essere destinate allo spaccio, con recenti transazioni che hanno fruttato 130 euro. L’indagine ha rivelato ulteriori dettagli sulla sua attività illecita, comprese comunicazioni via Telegram per l’acquisto e la vendita di sostanze stupefacenti. Nonostante le gravi accuse, il ragazzo ha dichiarato di non far uso personale di droghe.

Il caso è stato portato davanti al tribunale dei minori di Bologna, dove l’avvocato difensore, Giuseppe Caldarola, e il pm Caterina Salusti si sono confrontati sulla convalida dell’arresto. Il giudice Chiara Alberti ha accolto la richiesta del pm, decidendo per una misura cautelare domiciliare data la minore età e la vulnerabilità del ragazzo, permettendogli di uscire solo per recarsi a scuola o ai servizi sociali, sottolineando che un mancato rispetto delle condizioni potrebbe portarlo in una comunità di recupero.

Questo caso solleva interrogativi profondi sulla criminalità giovanile e le dinamiche sociali che possono spingere un adolescente verso scelte tanto disperate, ma anche sulla possibilità di redenzione e sulla capacità della giustizia di adattarsi alle circostanze personali e alla vulnerabilità dei più giovani.