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25 aprile, le forze armate attaccano il presidente Anpi e lasciano la cerimonia

A Viterbo, durante le celebrazioni del 25 aprile, è successo che il presidente dell’Anpi, Enrico Mezzetti, è stato duramente contestato durante il suo discorso sulla Liberazione dal nazifascismo. L’attacco è arrivato direttamente dalle file delle forze armate, dal gazebo dove si trovavano i militari e poco prima anche tutte le autorità. Il presidente dell’associazione partigiani stava tenendo il suo discorso con diversi passaggi in merito al comportamento del ministro dell’interno Matteo Salvini, giudicato da Mezzetti né più né meno che un comportamento “eversivo”.

Dalla zona dei militari, è partito un “Che c’entra!”. Poi, prima che il presidente dell’Anpi finisse il suo intervento, un uomo sulla sessantina si è staccato dal gruppo di soldati e associazioni combattentistiche e è andato dritto verso Mezzetti. Insomma, il discorso del presidente dell’Anpi avrebbe offeso le forze armate. Questo il motivo che avrebbe spinto il generale di brigata Paolo Riccò ad abbandonare la cerimonia del 25 aprile a Viterbo, seguito poi dagli altri militari e dalle associazioni combattentistiche e d’arma.

A celebrazioni finite, il presidente Mezzetti ha chiesto: “Mi spieghino in cosa, con quali parole e in che circostanza io avrei offeso l’esercito. Se non me lo spiegano sono dei mascalzoni che ingannano la gente e alimentano l’odio gratuitamente”. E a raccontare cosa ha spinto l’esercito ad andarsene (cosa mai successa prima) è Roberto Bordo, brigadiere generale in pensione dell’Aeronautica militare. Lui il 25 aprile ha apertamente e pubblicamente contestato il discorso di Mezzetti. Al punto che è intervenuta anche la Digos a riportare la calma. “Riccò ci ha detto: ‘Mi sento offeso, non sono disposto ad ascoltare ulteriori parole di dileggio all’esercito italiano e alle forze armate e lascio la cerimonia’”, racconta il generale Bordo al quotidiano locale Tusciaweb.

“Dopo l’uscita del generale Riccò – afferma Bordo – io stesso mi sono sentito moralmente offeso e ho lasciato la postazione dove ero posizionato”. Il discorso di Mezzetti sarebbe stato ritenuto dai militari un vero e proprio intervento politico. Soprattutto per i passaggi riguardanti il ministro dell’Interno Salvini e l’ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe stato il passaggio del discorso di Mezzetti sulla presenza delle forze armate in Afghanistan. Anche “Bella ciao”, cantata durante la deposizione delle corone in omaggio ai caduti, sarebbe stata mal digerita dai militari. “Mentre venivano depositate le corone e suonato il silenzio sono stati fatti canti partigiani. Bella ciao. Per due volte. Ma il problema maggiore, secondo me, è il fatto che in una celebrazione che vedeva la partecipazione di tutto il popolo viterbese, dai militari ai civili, dalle associazioni d’arma e alla stessa Anpi, di fatto si è trasformata in un discorso che ha preso da subito una piega politica. Il che mi è sembrato fuori luogo”.

“Il problema non sono stati i passaggi riguardanti il ministro dell’Interno. No, quello non è stato un problema. Io sono intervenuto nel momento in cui il generale Riccò ha lasciato l’inquadramento. Perché sono stati più volte, in qualche modo, dileggiate le forze armate, nel passaggio in cui ci ha detto che le forze armate in Afghanistan, di tutti i contingenti, tra cui quello italiano, che hanno affiancato le forze americane, hanno fatto più morti civili che talebani. Mi sembra un’affermazione molto forte”.

Ma il presidente dell’Anpi riporta i contenuti di un rapporto dell’Onu… “Fosse anche verità, non doveva comunque entrare a far parte di un discorso in un momento di celebrazione e di festa per tutti quanti”. Secondo Mezzetti, però, la Meloni si sarebbe sentita offesa perché nel suo discorso c’è tutto un passaggio di condanna contro i crimini commessi in Etiopia dal maresciallo Graziani e dall’esercito italiano.

Secondo lei, è ancora importante la memoria della Resistenza? “Assolutamente. Come un qualsiasi evento storico. Per mantenere la memoria. E la memoria della resistenza può essere un punto di riferimento per i giovani. Perché chi ha combattuto la Resistenza ha creato nuovi valori”. Su Facebook il contrattacco di Mezzetti.

 

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