
Il dibattito politico a Otto e Mezzo sulla crisi in Medio Oriente
“Bisogna avere una grande forza per non intervenire”, ha sottolineato Floris, criticando l’assenza di un ruolo attivo del governo nelle trattative per la tregua. Secondo il giornalista, la linea politica italiana si è limitata a seguire la posizione di Donald Trump, mantenendo un atteggiamento di sostegno silenzioso verso Israele e cercando di arginare le sanzioni proposte dalla comunità internazionale.
Giovanni Floris ha manifestato un forte scetticismo sull’azione del governo italiano, accusandolo di aver ostacolato le manifestazioni pro-palestinesi e di aver denigrato i manifestanti. Ha inoltre richiamato l’attenzione sull’assenza di interventi dopo l’arresto di deputati ed eurodeputati italiani da parte di Israele durante l’incidente della Flotilla in acque internazionali.
Le accuse di Floris contro il governo Meloni

Durante l’ultima puntata di Otto e Mezzo, il talk show politico condotto da Lilli Gruber su La7, Giovanni Floris ha espresso critiche significative nei confronti dell’operato del governo guidato da Giorgia Meloni. Al centro della discussione vi è stata la posizione assunta dall’esecutivo italiano rispetto alla crisi in Medio Oriente, in particolare riguardo alla disponibilità dell’Italia a partecipare a una missione di pace coordinata con gli Stati Uniti, nell’ambito di un piano di tregua tra Israele e Hamas.
Il ruolo delle mobilitazioni internazionali e le affinità politiche
Floris ha inoltre evidenziato l’importanza delle mobilitazioni mondiali, spesso sottovalutate, nella pressione esercitata sull’opinione pubblica globale. Ha citato in particolare la manifestazione di Amsterdam, definendola “veramente impressionante” e capace di influenzare sia Trump che l’opinione pubblica.
Il giornalista ha poi messo in relazione la vicinanza politica tra Meloni e Trump, notando un’“affinità di linguaggio” caratterizzata da atteggiamenti sprezzanti verso il dissenso. Ha ricordato il trattamento riservato da Trump a Greta Thunberg e quello del governo Meloni nei confronti dei manifestanti, definendoli “manifestanti figli di papà”, e ha concluso che tale legame non ha portato vantaggi all’Italia.
Le considerazioni sulla tregua e sull’accordo di pace
Riguardo all’accordo di pace raggiunto in Medio Oriente, Floris ha espresso scetticismo sulla sua portata storica. Pur riconoscendo che la tregua ha portato a una riduzione delle vittime e alla liberazione degli ostaggi, ha messo in dubbio la definizione stessa di pace, affermando che “qui non c’era una guerra, c’era Israele che sterminava i civili”.
Secondo Floris, la tregua rappresenta più una resa dovuta alla pressione internazionale che il frutto di una vera trattativa bilaterale. Ha spiegato che il premier israeliano Netanyahu si è trovato isolato a livello globale, costretto a fermarsi per la perdita di consenso internazionale.
Il ruolo di Trump e la mobilitazione mondiale
Floris ha inoltre osservato che l’azione di Trump è stata dettata da opportunismo politico, sottolineando che l’ex presidente americano non agisce né per principio né per bontà, ma sempre in base ai propri interessi. Fermare Netanyahu sarebbe stata la mossa più utile in quel contesto.
Infine, il giornalista ha voluto riconoscere il valore delle mobilitazioni mondiali, spesso trascurate o derise, che hanno avuto un ruolo determinante nel modificare la situazione, restituendo loro piena dignità.