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Femminicidi, Telefono Rosa: “Meloni si dia una mossa”

A pochi giorni dagli ultimi femminicidi avvenuti in Italia – quello di Martina Scialdone, 34 anni, uccisa a Roma a colpi di pistola fuori da un ristorante dall’ex compagno, e quello di Teresa Di Tondo, 44, di Trani, accoltellata a morte dal marito che poi si è suicidato – Telefono Rosa lancia un appello al presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Mi rivolgo al premier Giorgia Meloni, affinché nella sua agenda la violenza di genere sia una priorità. Non lasci sole le donne a combattere e non lasci sole le associazioni che lavorano, senza alcun aiuto”: scrive Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente dell’associazione che difende le donne maltrattate, in un editoriale che Famiglia Cristiana pubblicherà nel numero da domani in edicola.

“Ho fondato il Telefono Rosa 35 anni fa e oggi ne sono la presidente – scrive -. L’ho fatto con altre donne che si sono messe come me a disposizione di altre donne. Siamo partite da un telefono che è diventato il cuore pulsante dell’associazione. Per farla crescere ho scelto di lasciare il mio lavoro, ero direttrice di banca. Il Telefono Rosa per me è davvero una missione e lo è anche per le 60 volontarie e per tutte le collaboratrici. Come donne abbiamo conquistato diritti fondamentali, ma non sono soddisfatta. La violenza continua a crescere e le donne continuano a morire per mano degli uomini. Il Telefono Rosa con grande fatica va avanti. Forse non tutti lo sanno, ma la nostra associazione non ha alcun finanziamento pubblico, viviamo grazie a donazioni”.

Carnieri Moscatelli chiede alla prima premier donna della storia d’Italia di fare un investimento culturale sulla prevenzione. “Noi partiamo dalle scuole, educando le giovani generazioni al rispetto e alla parità di genere – spiega -. Anche qui ci siamo trovate da sole. Ma questo non ci ha fermate e per l’ennesima volta ci siamo rimboccate le maniche e abbiamo creato un progetto senza il sostegno finanziario delle istituzioni. La violenza è una questione culturale e la formazione può davvero fare la differenza”.

“Nell’agenda della Meloni – conclude – la violenza di genere sia una priorità”.