Vai al contenuto

Georgia, rivolta filo-europea contro la legge bavaglio

Georgia rivolta filo-europea

In Georgia, a Tbilisi, si sono verificati degli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a causa della legge sugli agenti stranieri. I manifestanti hanno tentato di entrare nel cortile del parlamento, sfondando le barriere di ferro poste all’ingresso. Le forze speciali hanno utilizzato i cannoni ad acqua per disperdere la folla, mentre la presidente della Georgia, Salome Zurabishvili, ha espresso il proprio sostegno ai partecipanti alle proteste contro il disegno di legge sugli “agenti stranieri”.


La legge mira a introdurre nuove norme per il controllo dei cosiddetti “agenti stranieri“, principalmente pensata per i media, ed è stata sostenuta dal partito di governo Sogno Georgiano. Tuttavia, l’opposizione la considera un tentativo di mettere il bavaglio all’informazione e ha visto la protesta come un modo per difendere la libertà di stampa e di espressione.

La presidente con i manifestanti

Secondo la presidente Zurabishvili, la Georgia non ha bisogno di una legge sugli “agenti stranieri” e ha promesso di porre il veto. Tuttavia, il parlamento di Tbilisi ha la possibilità di annullare il veto presidenziale, come ha fatto l’anno scorso sulla cosiddetta legge sulle intercettazioni, che era stata criticata dall’Unione Europea e dagli attivisti per i diritti umani.

La proposta di adottare una legge sugli “agenti stranieri” in Georgia è stata presentata dal partito filorusso Potere del Popolo e ha incontrato le proteste di organizzazioni non governative e media. La legge prevede che società non commerciali che ricevono oltre il 20% dei propri finanziamenti da fonti straniere siano appunto registrate come agenti stranieri, con possibili limitazioni alle loro attività.

La situazione in Georgia è destinata a suscitare preoccupazione tra le organizzazioni internazionali per i diritti umani e per la libertà di stampa. La legge sui “agenti stranieri” in Georgia è vista come un tentativo di limitare la libertà di espressione e di stampa, e di ridurre la pluralità dell’informazione.