La comunità di Trionfale-Primavalle è in lutto per la tragica scomparsa di Rossella Nappini, 52 anni, vittima di un altro crudele femminicidio. Una donna nota per la sua forza, il suo impegno nel lavoro e la sua instancabile lotta per la tutela dei diritti dei più vulnerabili.
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Dopo una separazione, Rossella era tornata a vivere con sua madre, una donna di circa 80 anni, in via Giuseppe Allievo. La sua passione e dedizione al lavoro erano palpabili, in particolare per quanto riguardava l’ospedale San Filippo Neri, per il quale si era battuta con ardore. Come ha riferito l’amministratore del palazzo, chiamato da un condomino: «Da qualche mese, viveva qui con la mamma, che stava male». I residenti del civico 61, radunati per ricordarla, l’hanno definita una “persona perbene”.
La sua sensibilità si rifletteva anche nelle scelte personali. Per il suo compleanno di qualche anno fa, anziché ricevere regali, Rossella aveva chiesto di fare una donazione alla Casa delle Donne per combattere la violenza di genere. «Per il mio compleanno quest’anno, sto chiedendo donazioni per Casa delle donne per non subire violenza onlus», aveva scritto, sottolineando l’importanza di questa causa nella sua vita.
Ma la sua voce non era limitata ai problemi di genere. Era un baluardo nel campo sindacale, difendendo con passione l’ospedale San Filippo Neri dalle minacce di chiusura e opponendosi alle privatizzazioni nel settore sanitario. In una lettera al giornale nel 2012, aveva scritto: «La periferia che si appoggia al San Filippo rimarrà a guardare il declino di una assistenza pubblica», esprimendo anche l’urgenza di un intervento da parte del ministro dell’epoca.
I vicini la descrivono come una persona riservata, profondamente dedicata al suo lavoro e alla sua famiglia. Nel mondo digitale, sul suo profilo social, Rossella condivideva riflessioni personali e partecipava a quiz sulla personalità, come quello in cui, alla domanda “chi è il tuo angelo custode”, aveva risposto pensando a suo padre, che aveva tristemente perso.
La sua scomparsa è una perdita profonda per la comunità e un monito sulla persistente piaga del femminicidio nella nostra società.