
Vaticano – In uno spazio ridotto, tre delegazioni rappresentano un mondo diviso. Davanti alla salma di papa Francesco, nella solennità di piazza San Pietro, si sono incontrati Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i rappresentanti della Russia. L’ex presidente degli Stati Uniti e il presidente ucraino hanno reso omaggio al “Papa della pace”, sedendosi poi tra le principali autorità. Le file rosse sul sagrato, ognuna con sessanta posti, sono disposte secondo l’alfabeto franco. Trump e Zelensky, separati non solo dal rigido protocollo vaticano ma anche da visioni opposte su ciò che costituisce una “pace giusta”, si sono ritrovati vicini, alla destra della bara.

La Presenza della Russia sul Sagrato
Poco più indietro, nel settore riservato agli ospiti istituzionali, si trovava Olga Lyubimova, ministra della Cultura russa, a capo della delegazione di Mosca. In sua compagnia anche il metropolita Antonij di Volokolamsk, rappresentante della Chiesa ortodossa russa. Assente, come previsto, il presidente Vladimir Putin. Sotto il cielo di Roma, la cerimonia è accompagnata da canti liturgici diffusi dagli altoparlanti, mentre cinque maxi schermi – due sotto il sagrato, due ai lati del colonnato, uno lungo via della Conciliazione – trasmettono l’evento. La piazza è già affollata.

Un Incontro Dopo la Crisi alla Casa Bianca
La partecipazione di Zelensky è stata incerta fino all’ultimo, ma poco prima delle sette del mattino il leader ucraino, accompagnato dalla first lady Olena Zelenska, è arrivato a Roma, stabilendosi all’Hotel Parco dei Principi. Trump e sua moglie Melania si sono invece sistemati a Villa Taverna, sede dell’ambasciatore americano. Un incontro tra Trump e Zelensky era considerato possibile, dopo il burrascoso incontro di due mesi fa alla Casa Bianca, terminato con un acceso dibattito pubblico. I temi in discussione restano delicati: il piano americano per un cessate il fuoco, proposto dall’inviato di Trump, Steve Witkoff, include il riconoscimento della Crimea come territorio russo e delle conquiste territoriali di Putin, una proposta inaccettabile per Kiev.