
Nell’ambito del **caso di Garlasco**, una delle vicende più discusse della giustizia italiana, emergono nuovi sviluppi significativi. Il nome di **Alberto Stasi**, condannato per l’omicidio di **Chiara Poggi**, ritorna alla ribalta con la recente decisione della **Procura generale** di impugnare la concessione della sua semilibertà.
La Procura ha deciso di presentare ricorso in Cassazione contro il provvedimento del **Tribunale di Sorveglianza di Milano**, che aveva approvato la semilibertà di Stasi. Questa mossa potrebbe avere implicazioni rilevanti per il futuro del regime detentivo dell’ex studente della Bocconi.

Motivazioni della Procura contro la Semilibertà
La contestazione della **Procura** si basa principalmente su una **intervista** che Stasi ha concesso al programma televisivo Le Iene, avvenuta il 30 marzo. Secondo l’accusa, questa partecipazione non era autorizzata, costituendo una violazione delle condizioni stabilite per la semilibertà, durante un permesso per motivi familiari.

La difesa di Stasi, rappresentata dall’avvocata **Giada Bocellari**, contesta l’accusa di irregolarità. Bocellari ha dichiarato che l’intervista era stata condotta con tutte le autorizzazioni necessarie, in un permesso regolarmente concesso, e che non vi sono state infrazioni alle prescrizioni imposte.


Secondo il **Tribunale di Sorveglianza**, che aveva accolto la richiesta di semilibertà, Stasi poteva lavorare durante il giorno e rientrare in carcere la sera. Tuttavia, con il ricorso in Cassazione, la **Procura** cerca di rivedere questa decisione.
La **Corte Suprema** dovrà ora esprimersi su un caso che continua a suscitare interesse mediatico e giuridico. La sua decisione non solo influenzerà la situazione personale di Stasi, ma avrà anche ripercussioni sul dibattito pubblico riguardante il ruolo dell’informazione e le testimonianze dei detenuti alla stampa.