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“Attenzione a dove mettete i piedi”. Piccoli e neri: litorali italiani invasi

Le coste italiane sono sotto i riflettori a causa di un nuovo tipo di inquinamento. Si tratta di piccoli oggetti di plastica che, sebbene sembrino innocui, stanno causando preoccupazione sia tra gli esperti che tra i cittadini. La principale difficoltà risiede nel rintracciare la loro origine, complicando notevolmente le operazioni di contenimento e risoluzione del problema.

Questo nuovo allarme riporta l’attenzione sull’inquinamento da plastica nei mari, un problema ambientale che spesso si manifesta in forme poco conosciute. Gli oggetti avvistati non sono rifiuti ordinari ma componenti tecnici utilizzati in contesti industriali, suggerendo uno scarico continuo e non ancora identificato sulle nostre spiagge.

Dischetti in plastica sulle spiagge: origine e sorgenti

Negli ultimi mesi, si è registrato un aumento di segnalazioni riguardo a piccoli dischetti neri in plastica sulle spiagge dell’Adriatico. Secondo le analisi, questi dischetti flessibili vengono trasportati dalle correnti marine e fluviali, con una probabile origine da un impianto di depurazione. I materiali principali, polietilene e polipropilene, indicano l’uso in sistemi di reattori a biofilm mobili (MBBR), una tecnologia avanzata nei trattamenti delle acque reflue.

Benché tali strumenti non siano comuni in Italia, le segnalazioni si stanno diffondendo dal nord al sud del litorale. L’ipotesi principale è che provengano da un impianto situato nel nord Italia, oppure da un rilascio accidentale da una nave.

Indagini in corso per risolvere l’enigma

La sfida principale è identificare l’origine del rilascio di questi materiali. Nonostante gli sforzi di analisi e contatti con i produttori, individuare l’impianto responsabile resta complesso. Per questo, sono state avviate segnalazioni formali alle autorità competenti, come il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri.

Il rischio è che il fenomeno non sia isolato. Alcuni attivisti hanno richiesto un elenco degli impianti che utilizzano questa tecnologia in Italia, nel tentativo di confinare il problema e individuare il responsabile. Nel frattempo, continua il monitoraggio delle spiagge per valutare l’impatto sull’ecosistema marino.

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