
Una sentenza attesa da tempo è stata emessa recentemente, riaccendendo l’attenzione su uno dei casi più discussi nella cronaca nera italiana. La Suprema Corte ha dato il suo verdetto definitivo su una richiesta che aveva suscitato dibattiti intensi e divisioni tra accusa e difesa. Sebbene il verdetto non modifichi la condanna, cambia notevolmente le condizioni di vita del detenuto interessato.
La questione è tornata alla ribalta dopo che la Procura Generale ha espresso perplessità riguardo alle concessioni accordate al condannato. Al centro delle polemiche vi era un’intervista televisiva, la cui realizzazione aveva sollevato dubbi sui limiti della libertà concessa. Nonostante le obiezioni sollevate, la Corte ha preso una decisione definitiva.

Confermata la semilibertà per Alberto Stasi
La Cassazione ha confermato la semilibertà per Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007. Questo verdetto, reso noto il primo luglio, conclude l’ultimo ricorso presentato dalla Procura Generale, che si era opposta alle decisioni del Tribunale di Sorveglianza. La sostituta procuratrice generale Valeria Marino aveva contestato la legalità di un’intervista rilasciata da Stasi, sostenendo che fosse stata effettuata durante un permesso premio, infrangendo così le condizioni stabilite.

Il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, ha chiarito che la registrazione avvenne il 22 marzo 2025, durante un permesso correttamente autorizzato. La difesa di Stasi, rappresentata dall’avvocata Giada Bocellari, ha sempre sostenuto che non vi fossero state violazioni delle condizioni imposte. La Cassazione, con la sua sentenza, ha confermato quanto dichiarato dalla difesa e dalle autorità carcerarie.

Con la semilibertà confermata, Alberto Stasi potrà muoversi con meno restrizioni nella vita quotidiana. Come dichiarato dall’avvocata Bocellari, “potrà utilizzare i mezzi pubblici, ma per guidare avrà bisogno di un’autorizzazione speciale”. Rimangono in vigore le restrizioni tipiche di questa condizione, come il divieto di possedere armi o di interagire con persone pregiudicate. Inoltre, Stasi non potrà recarsi a Garlasco, il luogo del delitto, anche se, secondo la legale, “non ha intenzione di farlo”. La vicenda, tuttavia, continua a pesare moralmente e mediaticamente, dividendo ancora l’opinione pubblica a quasi vent’anni dai fatti.