
Al termine di una settimana segnata da tensioni crescenti con il Quirinale sul decreto Sport, è stata la premier Giorgia Meloni a chiudere la partita, rientrando da Ancona nel pomeriggio e fissando una linea chiara: evitare uno scontro istituzionale con il Colle. A comunicarlo è stato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, durante l’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva. Dopo un rapido confronto, la decisione ha portato all’azzeramento delle parti più controverse del provvedimento. La tensione tra Palazzo Chigi e il Quirinale ha determinato un passo indietro per evitare complicazioni in un periodo già delicato per l’agenda politica del governo.
L’irritazione di Meloni verso il ministro Abodi
Secondo diverse fonti di governo, alla base della frenata c’è anche l’irritazione di Meloni nei confronti del ministro dello Sport Andrea Abodi. Non è tanto la difesa del decreto a scatenare il malumore, quanto la risposta data in Senato, definita fuori luogo: un “rispettosamente no” a chi chiedeva se temesse il rinvio del dl da parte del Quirinale. Questa dichiarazione avrebbe compromesso una trattativa delicata finalizzata a limare il testo in Senato, eliminando due passaggi critici segnalati dal presidente della Repubblica, ma mantenendo la norma più significativa per il governo.

Le criticità del decreto e la postura politica
Tra le norme più contestate c’è quella che autorizzava Sport e Salute, società interamente controllata dal Ministero dell’Economia, a partecipare ai comitati organizzatori di eventi sportivi che ricevono oltre 5 milioni di euro di contributi pubblici. Questa disposizione era stata voluta dalla Lega e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con il sostegno di Fratelli d’Italia, che ha nominato alla guida della società Marco Mezzaroma, ritenuto vicino alla premier.
Tuttavia, nel corso della giornata, la linea è cambiata radicalmente. Contatti serrati tra Palazzo Chigi e il Quirinale, accompagnati da una pressione politica esercitata dal presidente del Senato Ignazio La Russa, hanno portato all’ordine di rimuovere ogni elemento potenzialmente irritante per il Colle, in un momento già complesso segnato dal caso Almasri.
Il preavviso del Quirinale e le regole sui decreti
Nei giorni precedenti, il Quirinale aveva evidenziato criticità nel testo, tra cui l’assenza di una reale urgenza per la trasformazione in decreto della stabilizzazione dei precari della Commissione di controllo sui conti delle società sportive e le forzature relative al ruolo di Sport e Salute come organizzatore di grandi eventi.
La volontà di evitare uno scontro istituzionale era netta: forzare la mano avrebbe potuto comportare il rinvio del decreto e la possibile riapertura delle Camere durante il periodo di Ferragosto. Nel corso degli anni della presidenza Mattarella, i decreti devono essere omogenei per materia e rispondere a una reale necessità d’urgenza. La prassi del governo di utilizzare la decretazione d’urgenza ha più volte sfiorato lo strappo con il Quirinale. Il caso del decreto Sport rappresenta l’ultimo capitolo di questa tensione.