
Il 13 agosto 2007 resta una data indelebile per la comunità di Garlasco e per l’Italia intera: nella villetta di famiglia, Chiara Poggi venne trovata senza vita, uccisa in circostanze che, a distanza di quasi due decenni, continuano a suscitare dubbi e polemiche. Per quel delitto fu condannato in via definitiva l’allora fidanzato Alberto Stasi, ma oggi, mentre la ricorrenza riporta alla mente la memoria della vittima, il caso torna sotto una nuova luce.
È infatti in corso un’inchiesta parallela che vede come indagato Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, accusato di omicidio in concorso. Una novità che apre scenari inquietanti: c’è la possibilità che in carcere vi sia un innocente? E la verità dei fatti potrebbe essere diversa da quella stabilita nei tribunali?
Se ne è parlato anche in televisione, nel talk di Canale 5 “Morning News”, che ha dedicato ampio spazio alla vicenda. Tra gli ospiti, l’avvocato matrimonialista ed esperta di diritto di famiglia Annamaria Bernardini De Pace, che non ha nascosto la sua posizione: per lei, i presupposti per riaprire il processo esistono. “Ci sono eccome – afferma – dal momento che ci sono tutti questi dubbi e c’è la prova di tutti questi errori, la sentenza deve essere rivista”.

Secondo Bernardini De Pace, la condanna inflitta a Stasi non sarebbe stata pronunciata “al di là di ogni ragionevole dubbio”, il principio cardine che dovrebbe guidare ogni verdetto penale. “Ci sono tutti questi dubbi”, ribadisce, auspicando che il procedimento venga riaperto e che Stasi possa arrivare a essere dichiarato innocente, fino a ottenere “un risarcimento per gli anni che ingiustamente ha passato in carcere”.

A replicare alle parole dell’avvocato è stato il giornalista Antonio Caprarica, storico volto dell’informazione Rai, che si è detto in totale disaccordo. Ricorda come “gli avvocati di Stasi, a tuttora, una richiesta di revisione non l’hanno presentata”, aggiungendo che soltanto nel momento in cui verrà depositata si potrà valutare se esistano davvero i presupposti.
Fino ad allora, avverte, ogni ipotesi rischia di alimentare una pericolosa sfiducia: “Stiamo disseminando solamente una terrificante sfiducia nei confronti di quello che dovrebbe essere il principale guardiano della nostra convivenza civile, se dopo 18 anni noi mettiamo in discussione una sentenza di colpevolezza”.
“Gli elementi di revisione del processo di #Garlasco ci sono”
L’avvocato @annamariabdp a #MorningNews in diretta su #Canale5 e in streaming su Mediaset Infinity pic.twitter.com/8VmrrTRrG3
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#Garlasco, ci sono abbastanza prove per andare a processo contro Andrea #Sempio?
Ne parliamo con Antonio Caprarica a #MorningNews in diretta su #Canale5 e in streaming su Mediaset Infinity pic.twitter.com/BuDPYpHTnj
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Caprarica, pur difendendo l’esito giudiziario, non nega le criticità del primo procedimento. Ammette infatti che “quell’indagine fu segnata da sciatteria, negligenza, superficialità e che più ne ha più ne metta”. Una critica che non risparmia neppure la nuova inchiesta, dove – sottolinea – “abbiamo già un imputato”.
A suo avviso, si starebbe procedendo con una tecnica investigativa da “pesca a strascico”: si getta la rete nella speranza che qualcosa resti impigliato. Un metodo che, conclude, “non dovrebbe mai essere alla base della ricerca della verità”.

Il caso Poggi, a quasi vent’anni dai fatti, continua a essere un campo di battaglia tra opinioni divergenti, atti processuali contestati e nuove piste investigative. Da un lato c’è chi chiede a gran voce la revisione della condanna di Stasi, dall’altro chi teme che riaprire il fascicolo possa provocare un danno irreparabile alla fiducia nella giustizia. La sensazione condivisa è che la vicenda di quella mattina d’agosto a Garlasco sia ancora lontana dal conoscere il suo epilogo definitivo.