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“Vergognoso”. Garlasco, attacco durissimo di Massimo Giletti: “Perché non l’hanno fatto?”

Nella puntata di Lo Stato delle Cose trasmessa lunedì 22 settembre, Massimo Giletti ha riaperto una pagina che molti pensavano ormai archiviata, quella del delitto di Garlasco. A distanza di anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il conduttore ha riportato al centro della scena un nome rimasto a lungo in secondo piano: quello di Andrea Sempio. Non si è trattato di un semplice accenno, ma di una ricostruzione dettagliata che ha riacceso dubbi e domande mai del tutto chiarite. La sua scelta è stata chiara: riportare in primo piano le zone d’ombra dell’indagine e le contraddizioni che, secondo lui, meritano di essere riesaminate. Giletti ha aperto il dibattito con un quesito che da anni aleggia attorno al caso e che lui stesso ha definito fondamentale. “Perché Andrea Sempio telefonava a casa Poggi quando sapeva benissimo che Marco (fratello di Chiara, ndr) era in vacanza? La risposta la dà lui al capitano Gennaro Cassese che conduceva le indagini. Guardate che cosa dice, noi abbiamo il documento originale”, ha detto con fermezza. A sostegno delle sue parole, il conduttore ha mostrato un documento ufficiale: il verbale di un colloquio tra Sempio e i carabinieri, nel quale il giovane spiegava la ragione di quelle telefonate.

In quell’occasione, Sempio dichiarava di aver provato a contattare Marco Poggi tramite il telefono fisso perché il cellulare risultava irraggiungibile. Le sue parole erano precise: “Marco mi riferiva che sarebbe andato via con la famiglia senza precisare null’altro. Non mi rispondeva sul cellulare perché irraggiungibile e non conoscendo la data esatta della sua partenza, ho chiamato la sua utenza fissa”. Una versione che, almeno in apparenza, sembrava plausibile, ma che il giornalista ha voluto mettere in discussione sollevando dubbi e incongruenze.

Le incongruenze segnalate da Giletti

Secondo Giletti, infatti, quella spiegazione non regge se confrontata con i dati e i riscontri raccolti in seguito. Per questo motivo la trasmissione ha ricostruito minuziosamente il contesto del 2007, quando Marco Poggi si trovava in vacanza a Falzes, in Trentino-Alto Adige. Per verificare la solidità della versione di Sempio, sono state raccolte testimonianze di residenti e operatori turistici della zona. Tutti hanno confermato che già in quegli anni i cellulari funzionavano senza difficoltà e la copertura di rete era considerata affidabile. La domanda, dunque, sorge spontanea: davvero il telefono di Marco non era raggiungibile oppure si tratta di una ricostruzione poco fedele alla realtà? Lo stesso Giletti, incalzando gli ospiti e il pubblico, ha formulato l’interrogativo chiave: “Ma i tabulati di Marco Poggi sono stati controllati per capire se Andrea Sempio diceva la verità?”. Una domanda che apre scenari ancora più complessi, soprattutto alla luce di alcuni documenti prodotti anni dopo.

Un’informativa dei carabinieri di Milano del 2020, infatti, evidenzia una discrepanza importante. Nel testo, mostrato in trasmissione, si legge: “Sembra strano che il cellulare di Marco Poggi risultasse irraggiungibile tra il 7 e l’8 agosto, in quanto i cellulari dei genitori, in vacanza insieme al figlio e avendo lo stesso gestore telefonico (Tim) e quindi con la stessa copertura di rete, in quei giorni avevano ricevuto ed effettuato diverse chiamate, come testimoniano i tabulati telefonici di allora”. Una contraddizione evidente, che solleva dubbi non solo sulle dichiarazioni di Sempio, ma anche sulle verifiche fatte all’epoca dagli inquirenti.

A complicare ulteriormente il quadro c’è il servizio Lo Sai di Tim, attivo su quelle utenze, che notificava le chiamate perse. Se davvero Marco Poggi non fosse stato raggiungibile, avrebbe comunque ricevuto l’avviso delle telefonate e, con ogni probabilità, avrebbe richiamato Sempio. Ma questo non avvenne, e proprio questo dettaglio ha spinto Giletti a sottolineare quanto fosse necessario un controllo accurato dei tabulati, controllo che però non risulta essere stato svolto.

Le reazioni dei legali

Le anomalie messe in luce hanno trovato eco nelle parole dell’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi. L’avvocato ha ricordato come quella stessa informativa del 2020 fosse stata indirizzata al procuratore aggiunto Venditti, lo stesso che in televisione aveva affermato di aver escluso in pochi secondi qualsiasi responsabilità di Sempio. De Rensis ha rimarcato le incongruenze con una ricostruzione dettagliata: “Voglio precisare che la sera prima della partenza di Marco, i ragazzi erano insieme. Faccio fatica a non pensare che Sempio non sapesse che qualche ora dopo Marco andava in montagna, lo sapeva certamente. Anche perché dopo, al ritorno, era stata programmata una vacanza al mare, in Toscana”.

Le sue parole hanno fatto eco alle critiche dello stesso Giletti, che non ha esitato a definire grave la mancanza di verifiche approfondite: “Il fatto che non siano stati acquisiti i tabulati di Marco Poggi lo trovo vergognoso, vergognoso. Hanno ragione i carabinieri di Milano a dire con questo documento che qualcosa non torna”. Dichiarazioni forti, che hanno contribuito a dare alla puntata i toni di una vera e propria denuncia pubblica.

Dall’altra parte, però, la difesa di Sempio non si è fatta attendere. Il suo legale, Massimo Lovati, ha preso la parola ridimensionando la portata delle accuse e invitando a non dare peso eccessivo a quella circostanza. Secondo l’avvocato, anche qualora la versione di Sempio contenesse delle inesattezze, ciò non avrebbe alcuna rilevanza sull’omicidio, avvenuto una settimana più tardi. “Prima di tutto è una circostanza senza peso. Anche se fosse una bugia, come sostenete voi, non c’entrerebbe niente con l’evento omicidiario, accaduto sette giorni dopo. Secondo luogo: se io telefono a una persona prima sul cellulare e poi sul fisso è perché cerco quella persona”, ha spiegato.

Un caso ancora pieno di ombre

La puntata di Lo Stato delle Cose ha dunque riaperto uno dei capitoli più intricati e controversi del delitto di Garlasco, riportando al centro non solo le possibili incongruenze nelle testimonianze di Andrea Sempio, ma anche le lacune investigative delle fasi iniziali. Con testimonianze, documenti e riflessioni, Giletti ha messo in evidenza quante domande siano rimaste senza risposta e quanto ancora ci sia da chiarire su una vicenda che continua a dividere opinione pubblica, investigatori e mondo giudiziario.

A distanza di oltre vent’anni, il caso non smette di suscitare dubbi e discussioni. Quello che emerge è l’immagine di un’indagine che, forse, avrebbe potuto essere più accurata, soprattutto nei passaggi chiave legati alle verifiche tecniche. Ed è proprio questa sensazione di incompletezza a mantenere viva l’attenzione su uno dei delitti più discussi della cronaca italiana contemporanea.

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