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Primo morto in Italia per Nitazeni. Crepet lancia l’allarme: “Sarà un disastro”

Un grave episodio ha scosso recentemente l’intera comunità italiana: la prima vittima accertata di Nitazeni, un oppioide sintetico di nuova generazione, ha portato all’attenzione pubblica una minaccia ancora poco conosciuta ma estremamente pericolosa. La sostanza, stimata fino a dieci volte più potente del fentanyl, sta diffondendosi rapidamente tra i giovani, creando un allarme crescente tra esperti e autorità.

Il caso della morte di un giovane in Alto Adige ha messo in evidenza la pericolosità del Nitazeni, sostanza sintetica che agisce come un oppioide ad altissima potenza. Le forze dell’ordine hanno segnalato il sequestro di 35 diverse tipologie di sostanze psicoattive nell’ultimo anno nella stessa regione, indicando una diffusione significativa e in aumento. Questa realtà crescente espone le famiglie e le istituzioni a una sfida urgente e complessa.

Paolo Crepet lancia l'allarme sul Nitazeni

Nitazeni, l’allarme di Paolo Crepet. Perché parla di “disastro”

Una delle criticità principali è la modalità di acquisto di queste droghe. Il Nitazeni, così come altri oppioidi sintetici, è facilmente reperibile online, spesso consegnato in confezioni anonime direttamente a domicilio, rendendo difficili i controlli tradizionali. Paolo Crepet, noto psichiatra, ha sottolineato in un’intervista l’urgenza di adottare controlli più rigorosi e mirati per contrastare questo fenomeno in espansione.

Oppioidi sintetici Nitazeni, pericolo crescente in Italia

Crepet ha evidenziato come la mancanza di attenzione e investimenti da parte delle istituzioni costituisca un elemento aggravante: “Il rischio di fare finta di nulla diventa complicità”. Le associazioni e i centri per la dipendenza si trovano spesso soli nell’affrontare questa emergenza silenziosa, senza il sostegno necessario.

Intervistato dal Corriere dell’Alto Adige alla domanda sulle similitudini con gli anni ‘70 e il consumo di eroina Crepet risponde: “Il mercato della droga è sempre più persistente e molto più agguerrito di una volta. Si stanno sviluppando nuove organizzazioni criminali, in particolare nell’area balcanica, che diffondono prodotti prima non presenti sul mercato. Inoltre, sono cambiati alcuni strumenti – l’eroina si inietta in vena, adesso ci sono pastiglie e polverine più pratiche da consumare – e le modalità di produzione però credo sia un disastro oggi come allora”.

Il mercato del Nitazeni è collegato a organizzazioni criminali internazionali, soprattutto provenienti dall’area balcanica, che producono queste sostanze in laboratorio abbattendo i costi e rendendo le dosi facilmente accessibili. Questo contesto rende il fenomeno non solo locale, ma parte di una rete criminale globale che richiede interventi coordinati e strategici.

Paolo Crepet conclude con un appello alla volontà politica e sociale: “Certo che c’è ancora tempo. Ma serve la volontà politica di agire, servono investimenti di tempo, risorse e attenzione. Oggi, tutto questo manca”. La sfida è ora aperta, con la speranza che l’allarme venga ascoltato per evitare che questa emergenza si trasformi in una tragedia diffusa.

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