
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha affrontato sfide complesse: crisi economiche, emergenze migratorie, pandemia e, più recentemente, il conflitto in Ucraina. Tutti eventi che hanno riacceso il dibattito sul futuro del continente e sulla necessità di rendere l’Europa non solo più unita, ma anche più forte sullo scenario globale. Tra gli argomenti che stanno tornando centrali nel discorso politico e pubblico c’è quello dell’allargamento dell’Unione, tema che divide governi e cittadini ma che sembra ritrovare slancio alla luce dei mutamenti geopolitici in corso.

Secondo un nuovo sondaggio Eurobarometro, condotto tra febbraio e marzo e pubblicato nel settembre 2025, cresce il numero di europei che vedono positivamente l’idea di accogliere nuovi Stati membri all’interno dell’Unione. L’indagine mostra come, nel complesso, più della metà dei cittadini europei auspichi una Ue più grande e influente. Una tendenza che, secondo gli analisti, riflette il desiderio di molti di vedere Bruxelles assumere un ruolo più incisivo a livello economico, diplomatico e di sicurezza.
Il 56% degli intervistati si dichiara favorevole all’allargamento, con punte particolarmente alte in Svezia (79%), Danimarca (75%) e Lituania (74%). I più entusiasti sono i giovani tra i 15 e i 24 anni (67%), seguiti dalla fascia 25-39 anni (63%).

Tra le motivazioni più forti a sostegno di un’Europa allargata emergono i vantaggi economici e occupazionali, la maggiore competitività del mercato interno e la possibilità di rafforzare la posizione geopolitica dell’Unione. Molti ritengono che un’Europa più ampia possa garantire maggiore sicurezza e una difesa comune più efficace, oltre a offrire alle imprese nuove opportunità di crescita e collaborazione.
Tuttavia, non mancano le preoccupazioni. Gli scettici temono un aumento dei flussi migratori incontrollati, un innalzamento dei rischi legati alla criminalità e al terrorismo, e soprattutto un possibile incremento dei costi a carico dei contribuenti europei.


I Paesi candidati e il dibattito politico sul futuro dell’Unione
L’ultimo grande allargamento risale al 2004, quando dieci nuovi Stati entrarono a far parte dell’Unione, portando il numero dei membri da 15 a 25. Successivamente arrivarono Bulgaria e Romania nel 2007 e la Croazia nel 2013. Dopo la Brexit del 2020, la Ue conta oggi 27 Paesi membri.
Attualmente sono nove i Paesi candidati ufficiali: Albania, Montenegro, Georgia, Moldavia, Ucraina, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina, Serbia e Turchia, a cui si aggiunge il Kosovo come candidato potenziale.

La prospettiva di includere nuovi Stati, in particolare l’Ucraina, genera forti divisioni nel Parlamento europeo. L’eurodeputata Silvia Sardone (Lega) invita alla prudenza: “Prima di procedere con un nuovo allargamento, bisogna verificare che i Paesi candidati rispettino pienamente i criteri richiesti. La guerra in corso non può giustificare una corsia preferenziale per Kiev”, ha dichiarato a Sky TG24.
Di opinione opposta è Elisabetta Gualmini (PD), secondo cui “difendere l’Ucraina significa difendere l’intera Europa”, anche ricorrendo a “procedure speciali” se necessario. Tuttavia, sottolinea la necessità di riformare le istituzioni europee, abolendo il principio dell’unanimità che oggi rallenta le decisioni su temi cruciali come politica estera e difesa.
Anche l’eurodeputato Sandro Gozi sostiene una linea simile, proponendo una revisione delle regole decisionali di Bruxelles per rendere l’Unione più agile in vista di eventuali allargamenti.
Il dibattito rimane aperto e fortemente polarizzato: da una parte chi difende il diritto di veto come garanzia di equilibrio tra grandi e piccoli Stati, dall’altra chi invoca una maggiore integrazione politica per un’Europa più efficiente e protagonista nel mondo.
Un confronto che, come rivela l’Eurobarometro, non si gioca più soltanto nelle istituzioni di Bruxelles, ma nel cuore stesso dei cittadini europei.