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“Adesso basta!”. Giorgia Meloni, il durissimo attacco a Sigfrido Ranucci

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Giorgia Meloni in conferenza stampa

Il caso sollevato dalla trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci ha riacceso un acceso confronto politico intorno alla gestione dell’Autorità Garante per la Privacy e al rapporto con il governo di centrodestra. La polemica si concentra sulle accuse di un presunto giornalismo militante e sulla richiesta di un intervento parlamentare per tutelare la qualità dell’informazione.

Il deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, ha dichiarato in Aula che l’inchiesta di Report «vuole impedire all’esecutivo di centrodestra di governare». Ha annunciato la presentazione di una mozione a tutela del «buon giornalismo, della qualità dell’informazione, della vera imparzialità e del vero pluralismo». Mollicone ha inoltre annunciato un’interrogazione parlamentare, sottolineando come alcune testate, tra cui Report, pratichino «giornalismo militante e a tesi».

La premier Giorgia Meloni, durante una partenza da Fiumicino per Bari, ha ricordato che l’attuale Garante è stato eletto durante il precedente governo giallorosso, con nomine riconducibili a Pd e Movimento 5 Stelle. Meloni ha definito «ridicolo» l’accusa di una pressione esercitata dal governo di centrodestra sull’Autorità e ha sottolineato che il Parlamento è il soggetto competente per eventuali azzeramenti, non il governo. Ha inoltre precisato che se le forze politiche che hanno nominato il Garante non si fidano di lui, la responsabilità non può essere attribuita all’esecutivo corrente.

Il giornalista Sigfrido Ranucci, ospite di Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, ha definito «una grande sconfitta» l’eventuale dimissione del Garante. Ha spiegato che le inchieste hanno evidenziato un’anomalia nota: una gestione politica delle Authority che limita la libertà di stampa. Ranucci ha invitato il Parlamento a votare una mozione per la libertà di informazione e a mantenere un controllo rigoroso sul finanziamento delle Autorità.

Ha inoltre ricordato la composizione del collegio del Garante, in cui siedono anche esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia, come Ghiglia, evidenziando come il problema sia soprattutto politico, non solo istituzionale. Le opposizioni continuano a premere per un completo azzeramento dell’Authority. Elly Schlein, segretaria del Pd, ha denunciato un quadro «grave e desolante», in cui si evidenziano conflitti di interesse e un’eccessiva permeabilità politica. Ha affermato che senza una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini.

Anche il Movimento 5 Stelle, attraverso il leader Giuseppe Conte, ha sottolineato come le istituzioni di garanzia non debbano trasformarsi in succursali di partito. Conte ha criticato Meloni per una presunta ipocrisia nel negare competenze sull’azzeramento, ricordando messaggi scambiati con il membro Ghiglia.

Mollicone ha ribadito solidarietà a Ranucci, ma ha accusato Report di violare comunicazioni protette dalla Costituzione, annunciando una nuova interrogazione. Infine, Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, ha chiesto le dimissioni immediate del vertice dell’Autorità, denunciando una gestione poco trasparente caratterizzata da spese non giustificate e conflitti di interesse.

Il Movimento 5 Stelle in Commissione Vigilanza Rai ha accusato la premier di «trincerarsi dietro la burocrazia» e di difendere un membro dell’Authority legato a lei e alla sua famiglia, sostenendo che in questo modo Meloni tuteli chi ha perso credibilità istituzionale senza provare alcuna vergogna.

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