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“Fratelli d’Italia…”. Mattarella cambia definitivamente l’inno. Cosa non si può più dire

Esecuzione ufficiale dell'Inno di Mameli durante una cerimonia istituzionale

L’Inno di Mameli, conosciuto anche come Canto degli italiani, subisce un importante cambiamento nelle modalità di esecuzione durante le cerimonie ufficiali. Questa modifica formale interviene su una consuetudine consolidata nelle celebrazioni pubbliche, ridefinendo l’esecuzione solenne del simbolo nazionale.

Mattarella e il decreto che elimina il “sì” finale

Secondo quanto stabilito dal D.P.R. 14 marzo 2025, firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella su proposta della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 maggio 2025, non sarà più consentito pronunciare il tradizionale “sì” finale al termine del verso «Siam pronti alla morte l’Italia chiamò». Questa disposizione mira a uniformare le modalità di esecuzione dell’Inno nazionale, basandosi sul testo e sullo spartito ufficiali riconosciuti dallo Stato.

Il grido corale «sì!» ha accompagnato per decenni l’ultima battuta dell’inno in eventi sportivi, civili e militari, divenendo un elemento emotivo e partecipativo diffuso. Tuttavia, con questa nuova regolamentazione, tale esclamazione sarà esclusa dalle esecuzioni istituzionali che prevedono la presenza delle massime autorità dello Stato e delle Forze armate.

Il Presidente Sergio Mattarella durante un discorso ufficiale

Implementazione nelle Forze Armate e indicazioni operative

Il provvedimento è stato recepito formalmente dallo Stato Maggiore della Difesa con un documento datato 2 dicembre 2025, indirizzato a tutti i comandi militari. Il testo chiarisce che nelle cerimonie militari di rilievo istituzionale, ogni esecuzione cantata del Canto degli italiani dovrà omettere il «sì!» finale.

La disposizione riguarda tutte le articolazioni del comparto difesa, inclusa la Guardia di Finanza, con un invito a garantire la «scrupolosa osservanza» delle nuove modalità. L’atto, firmato dal generale di divisione Gaetano Lunardo, Capo del I Reparto dello Stato Maggiore dell’Esercito, assume valore di indirizzo operativo per tutto il settore, con l’obiettivo di evitare disomogeneità nell’esecuzione durante le cerimonie ufficiali su tutto il territorio nazionale.

Il quadro normativo e il D.P.R. del 14 marzo 2025

Il D.P.R. 14 marzo 2025 definisce le «Modalità di esecuzione dell’Inno nazionale» in base all’articolo 1 della legge 4 dicembre 2017, n. 181, che ha riconosciuto ufficialmente il Canto degli italiani di Goffredo Mameli, musicato da Michele Novaro, come inno nazionale della Repubblica italiana. Il decreto stabilisce il testo e lo spartito musicale ufficiali per le esecuzioni istituzionali, eliminando varianti non riscontrabili nelle fonti originarie.

In particolare, viene privilegiata una esecuzione conforme allo spartito originale, senza aggiunte o modifiche. L’eliminazione del «sì» finale nelle cerimonie ufficiali rappresenta un adeguamento filologico e normativo, senza impedire le pratiche spontanee in contesti non istituzionali, ma si applica rigorosamente nelle esecuzioni svolte da bande militari, cori istituzionali o formazioni musicali rappresentative dello Stato.

Il Presidente Sergio Mattarella durante un evento ufficiale

La questione storica tra testo e spartito

Il cambiamento si fonda sul rapporto tra il testo scritto da Goffredo Mameli e lo spartito musicale composto da Michele Novaro. Il «sì» finale non compare nel testo originale inviato da Mameli a Novaro, ma è presente nello spartito autografo del compositore, probabilmente aggiunto per enfatizzare la chiusa musicale.

Questa differenza è confermata dall’edizione critica dell’inno, curata da Maurizio Benedetti e pubblicata nel 2019 dalle Edizioni del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. La linea attuale privilegia la versione filologicamente più aderente al testo letterario di Mameli, adottata come standard ufficiale nelle esecuzioni statali. Così, le varianti tradizionali, comprese quelle popolari, vengono distinte dalla forma ufficiale riconosciuta per eventi istituzionali, garantendo una coerenza normativa e storica nell’interpretazione dell’inno nazionale.

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