Il tentativo di creare le premesse per un tregua si è rivelato un fallimento su tutta la linea per le Nazioni Unite, costrette a fare i conti con un territorio libico dove la tensione continua a crescere di settimana in settimana. L’attacco kamikaze alla National Oil Corporation è stato in questo senso emblematico, andando a colpire dritta al cuore una compagnia pubblica che negli ha stretto accordi con grandi multinazionali estere, tra le quali l’italiana Eni, e che controlla un settore chiave dell’economia del Paese. Una situazione di estrema incertezza, in particolar modo intorno a Tripoli, sulla quale è intervenuto Naji Mukthar, vicepresidente dell’Alto Consiglio di stato nato proprio a seguito dell’accordo voluto dall’Onu nel 2015 per riportare la pace.
La crisi interna della Libia, a detta di Mukthar, potrebbe avere anche delle ripercussioni su un’Italia “che ha interessi economici nel Paese e dovrebbe quindi sostenerci nello sviluppo”. In particolare, “ci saranno tanti migranti che, soffrendo proveranno la fuga. Una situazione critica che favorisce più partenze: in tanti proveranno a raggiungere le coste”. Il rischio, quindi, è che l’assenza di stabilità sul territorio libico possa aggravare il problema dell’immigrazione clandestina verso l’Italia, tematica particolarmente sentita e che ha avuto un peso specifico enorme sull’esito delle ultime elezioni politiche.