C’era una volta la musica, quella che non si fermava davanti a niente e nessuno, arrivava a puntare il dito contro i potenti del mondo, magari concedendosi anche il lusso di sputargli contro una o due parolacce. E c’è oggi un mondo, quello degli artisti italiani, che pare davvero aver dimenticato cosa sia l’impegno sociale. Una denuncia arrivata dopo gli eventi che hanno popolato l’estate, dal Wind Summer Festival al Power Hits Estate, celebrando le canzoni che hanno accompagnato il Bel Paese durante i mesi più caldi dell’anno. E che fanno riflettere sul totale disinteresse di chi certi brani li scrive e li canta rispetto ai problemi della nazione che lo circonda. Un fenomeno in controtendenza rispetto a quello che accade nel resto del mondo.
Un allarme rilanciato da Michele Monina sulle pagine de Linkiesta, lamentandosi di cantautori indie e hip hop che danno la precedenza a testi su “camerette e depressione” e una scena trap dove la droga è quasi l’unico argomento: “Con che di coraggio , per dire, uno come Gue Pequeno potrebbe mai permettersi di affrontare un argomento più complesso del trittico ‘bamba, soldi e figa?’ O Fedez, troppo concentrato a fare marchette sui social. O uno a caso tra Sfera Ebbasta, Ghali o Capoplaza”. Una polemica che investe anche chi sforna hit onnipresenti in radio, a partire da Calcutta e passando per i The Giornalisti e Lo Stato Sociale. Specchi di una musica che non sa più raccontare quello che succede nella vita di tutti i giorni.