Gli anni passano per tutti e il destino, alle volte, si diverte a stravolgere le cose. Ecco, allora, che il Matteo Salvini oggi al centro di un accordo con i pm dopo la sentenza sulla truffa dei rimborsi elettorali dal 2008 al 2010 a favore della Lega, tempo fa si trovava su posizione ben diverse di fronte ai guai che coinvolgevano la società sportiva Lazio che nel 2005 ottenne, in virtù dell’applicazione di una legge del 2002, la dilazione in 23 anni del debito da oltre 140 milioni accumulato con il fisco (il Carroccio, per dire, avrà 80 anni per restituire i 49 milioni che deve allo Stato). L’attuale ministro dell’Interno, all’epoca europarlamentare, guidava la protesta davanti alla sede della Lega calcio, in via Rosellini.
Un episodio che molti giornali hanno rispolverato proprio in queste concitate ore. Lo ha ricordato anche Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri e coordinatore nazionale di Italia in Comune: “Il segretario della Lega tira un sospiro di sollievo per l’accordo raggiunto con la procura di Genova che sequestrerà centomila euro a bimestre per ottant’anni ma, come spesso gli capita, dimentica gli attacchi pesanti sferrati alla Lazio e al presidente Claudio Lotito quando, nel lontano 2005 questi sottoscrisse con l’Agenzia delle Entrate la dilazione del debito della società di calcio”. La Lazio aveva un debito triplo rispetto alla Lega, ma il fisco chiese rate molto più corpose da saldare in soli 23 anni.