Gli immigrati, le espulsioni, i permessi di soggiorno. Tutti cavalli di battaglia del governo gialloverde, con particolare riferimento all’area leghista, presenti nel decreto sicurezza al vaglio del Quirinale e del quale, dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, Salvini ha rivendicato orgogliosamente la paternità. E che però, tra tante problematiche che si propone di affrontare, sembra averne dimenticata una, non certo di poco conto: la lotta alla mafia. A lanciare l’allarme in queste ore di proclami e celebrazioni è il pm di Napoli Catello Maresca, nel pool reati Pubblica amministrazione dopo dieci anni di indagini sul clan dei Casalesi, che hanno portato alla cattura tra i tanti del boss Michele Zagaria. Attraverso le pagine de Il Fatto Quotidiano, è arrivata una sonora bocciatura alle politiche dell’esecutivo su giustizia e sicurezza. 
Anche sul fronte della lotta alla corruzione, nonostante gli entusiasmi del ministro Bonafede, Maresca non si è mostrato del tutto convinto: “Venti anni di esperienza da pm mi inducono a essere estremamente cauto sull’utilità degli strumenti anticorruzione propagandati come panacea di tutti i mali. Mi riferisco in particolare all’agente sotto copertura. Per come è scritto assomiglia molto più a un agente provocatore, figura non ammessa né ammissibile nel nostro ordinamento. Occorrerà riscriverla bene per superare questa ambiguità. Finora poi questa figura è stata utilizzata pochissimo e per reati associativi, dove è intuitivamente più facile infiltrarsi. Come e dove si potranno infiltrare gli agenti, stando attenti a non provocare l’altra parte, per ora è difficile immaginarlo”. Maresca non si fida nemmeno del Daspo perpetuo per i corrotti: “Varrà per le persone fisiche e non per le società spesso a loro riconducibili. Si rischia di fare una legge per cui è già stato trovato l’inganno”.E alla fine Macron dichiara guerra a Salvini. L’Europa non esiste più…