Un dibattito che ha polarizzato l’opinione pubblica, quello sul reddito di cittadinanza proposto dal Movimento Cinque Stelle e che entrerà nella manovra al varo del governo, con cifre e modalità ancora però non definitive. Di Maio lo ha voluto a tutti i costi, ben sapendo quanto importante sia stato nell’ultimo confronto elettorale per portare consenso al suo partito. Non tutti, tanto a sinistra quanto a destra, sono però convinti della bontà della norma. Alla fila dei dissidenti si è iscritto in queste ore anche Vittorio Feltri, che attraverso le pagine di Libero non ha risparmiato attacchi agli esponenti pentastellati del governo e concentrandosi in particolar modo sulle conseguenze che il reddito di cittadinanza potrebbe portare in un Paese dove le persone che lavorano in nero sono “3 milioni e 700 mila, una cifra enorme”.
Feltri nella sua analisi è durissimo con la parte gialla dell’esecutivo Conte, puntando il dito contro i grillini e sostenendo senza troppi giri di parole che abbiano “un deficit d’intelligenza”. Accuse che non risparmiano però nemmeno Salvini, con la sua idea di abolire la legge Fornero e dar vita alla flat tax che complicherebbe ancora di più la situazione per le casse dello Stato. Parole durissime che si sommano alle tante di chi, compresi gli utenti sui social, si chiede se prima di introdurre il reddito di cittadinanza non sarebbe stato opportuno dichiarare guerra al lavoro nero, punendo aziende e imprenditori che sfruttano lavoratori non regolarizzati e si ostinano nel non metterli in regola.