Un leader all’apice del consenso, Matteo Salvini, che ha portato la Lega ai suoi massimi storici. E uno, al suo fianco, che fatica a raggruppare intorno a sé gli esponenti del Movimento Cinque Stelle, sempre meno convinti della bontà della sua leadership. Luigi Di Maio è sempre più solo, costretto a convivere con gli attacchi dell’ala oltranzista dei grillini, che gli rimprovera ancora l’alleanza con il Carroccio, e con scelte di governo per nulla popolari. Come il via libera sul gasdotto Tap che la parte verde dell’esecutivo ha imposto. Il vicepremier, spiega il Corriere della Sera, ha provato a spostare le attenzioni altrove, attaccando Draghi e la Bce. Ma non ha trovato sponde nemmeno nella galassia parlamentare pentastellata.
Molti esponenti del Movimento hanno chiesto una pronta retromarcia, sostenendo che i Cinque Stelle stanno “vendendo l’anima a Salvini”. Contro Di Maio si è schierato un fedelissimo di Beppe Grillo, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che al no alla Tap ha sommato quello per il condono di Ischia: “Non riesco proprio a declinarlo, il verbo condono. Confido che il Parlamento lo renda più accettabile”. A parole, una scaramuccia breve e subito rientrata. Nei fatti, resta il problema di un leader che continua a farsi terreno bruciato intorno.