In piedi su un filo invisibile, sospeso nel vuoto, ad affrontare una camminata da brividi. Luigi Di Maio oggi è così, un giocoliere che prova a non precipitare mentre tutto attorno a lui sembra andare per il peggio. La partita interna al governo gialloverde si è fatta complicatissima, per il leader pentastellato. Costretto a non rimanere mai fermo per non lasciarsi schiacciare dall’immagine di un Salvini tuttofare e però, allo stesso tempo, col rischio costante di sembrare schizofrenico, contraddittorio.
Non solo per gli interessi in ballo, nel caso specifico le relazioni con gli Stati Uniti. Ma anche per il pensiero, puntualmente opposto, di una Lega con la quale si rischierebbe di arrivare a una clamorosa rottura. Ecco, allora, che un po’ su ogni fronte stanno arrivando passi indietro e aggiustamenti in corsa da parte del Movimento. Sulla Tav, per esempio, il ministro Toninelli ha sì ribadito la contrarietà del suo partito, aggiungendo però che i tecnici dovranno fare delle valutazioni “imparziali e indipendenti”. E che, a seconda dei risultati, si vedrà il da farsi.
Impossibile accontentare tutti. Soprattutto quegli esponenti Cinque Stelle sparsi nelle varie amministrazioni locali che chiedono coerenza sulle posizioni storicamente espresse dal Movimento. Salvini, però, proprio sui territori resta fortissimo. E fargli la guerra è impresa destinata a fallire sul nascere.“Tav? Ce la paghiamo da soli”. Il Piemonte contro il governo: idea choc che piace al nord