Le paure dei Cinque Stelle, fino a poco fa, avevano il volto di un Matteo Salvini sempre più forte nei sondaggi e pronto a staccare a piacimento la spina al governo gialloverde, consapevole che un’altra, immediata tornata elettorale non avrebbe potuto che essergli favorevole, con i vecchi alleati di centrodestra ormai totalmente prostrati di fronte alla sua figura. Ora, stando alle indiscrezioni, lo scenario e i timori sembrano essersi ribaltati, con il Carroccio a temere un clamoroso dietrofront dell’altra metà dell’esecutivo.
Ultimo oggetto del contendere è stata la riforma della prescrizione, sulla quale i Cinque Stelle hanno insistito con toni molto accesi e in netto contrasto con la freddezza del Carroccio. Alla fine si è trovato l’accordo, con rinvio però al 2020. Una vittoria più che dimezzata, che ha aumentato il malumore all’interno dello schieramento grillino. E dato nuovamente forza a chi chiede, non troppo a bassa voce, di alzare i toni, andare allo scontro frontale con la Lega, far cadere il governo cercando di screditare Salvini prima del ritorno alle urne.
La posizione del ministro dell’Interno, d’altronde, è chiara: in testa al momento ha le elezioni europee e basta. Fino a quella fatidica data, di ribaltoni non vuole sentirne nemmeno parlare e, anzi, stemperare i toni sarà sempre la strategia da seguire. Nel Movimento ci si chiede perciò se non valga la pena passare al contrattacco e trascinare Salvini in una crisi che lo coglierebbe sicuramente impreparato.Da Salvini a Trump, ecco perché a vincere è la destra più estrema (e come fermarla)