Le acquisizioni di attività italiane da parte delle multinazionali straniere (come nel caso della crisi di Pernigotti), è una presenza che è cresciuta del 4,3% sull’anno precedente. Lo rivela un rapporto dell’Istat intitolato “Struttura e competitività delle imprese multinazionali in Italia” nell’anno 2016, che fotografa il quadro delle attività e il crescente peso dei marchi esteri in Italia, mentre nel contempo diminuisce quello delle multinazionali italiane all’estero. Nel periodo in esame nel rapporto le multinazionali estere, sono state attive nel nostro Paese con 14.616 a controllo estero (+4,3% rispetto il 2015) per oltre 1,3 milioni di addetti (+4,5%) con un fatturato di oltre 539 miliardi di euro (+1,8% sul 2015). Nello stesso anno la presenza italiana all’estero si concretizza in 22.907 controllate con un calo sul 2015, sia degli addetti (-4,7%) sia del fatturato (-6,4%) realizzato all’estero.
Di particolare rilevanza è l’apporto del capitale straniero che le Multinazionali estere impiegano per la spesa delle imprese per ricerca e sviluppo (25,5%), ed il peso che esse hanno negli scambi di merci oltre confini i italiani (27% per le esportazioni e 46,5% per le importazioni). Invece, specialmente nel settore industriale, l’acquisizione di multinazionali italiane da parte di gruppi esteri o la cessione di imprese estere, registra un notevole calo in termini di addetti (-5,2% rispetto al 2015) e di fatturato (-7,8%). Anche nei servizi si è registrata una diminuzione in termini di addetti (-3,9% rispetto al 2015) e di fatturato (-6,9%), con particolare evidenza nei servizi di informazione e comunicazione e nelle attività professionali, scientifiche e tecniche.
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