Fino a poche settimane fa la parola da non pronunciare, quella che bastava da sola a mettere in difficoltà l’esecutivo gialloverde inchiodandola alle responsabilità di scelte contestate e rischiose, era “spread”. Oggi, un secondo termine arriva puntuale a interrompere i bei pensieri di Salvini e Di Maio e riportarli puntuale a una realtà molto meno esaltante: “Pil”. Gli ultimi dati, negativi, sono stati accolti senza troppa preoccupazione. In apparenza. Sotto sotto, preoccupano non poco i due leader.
“Se i tecnici ci dicono che i 16 miliardi messi per realizzare i due provvedimenti sono troppi, e ci dicono che quei soldi si possono usare per altre cose, come le strade o per le alluvioni, allora spostiamoli” ha spiegato Salvini, . Un modo per incoraggiare al passo Di Maio, che ancora ieri si trincerava dietro la parola d’ordine “lo spread sta calando”. I tempi stanno cambiando, e rapidamente.
Al governo preme oggi mostrarsi aperto alla mediazione con l’Ue, a prescindere dal risultato. La trattativa l’ha spiegato Tria prima di partire per il G20 è funzionale anche ad attutire l’eventuale impatto di una procedura d’infrazione, e dev’essere interpretata come “un atto di disponibilità verso l’Europa”. Il tutto con l’obiettivo, però, i di correggere i numeri sul Pil, passaggio fondamentale per riscattarsi agli occhi di Europa e mercati.Berlusconi cambia volto: la nuova idea del Cav per sfidare Salvini e Di Maio alle europee