Da un lato, un folle titolo di Libero che ha fatto il giro dei social in poche ore: “Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”. Dall’altro un vicepremier, Luigi Di Maio, che approfitta del caso per andare all’attacco dell’editoria, ribadendo la linea dura e minacciosa già più volte annunciata dal governo. “Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi – ha ricordato – ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni”.
Su Twitter, Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S agli affari esteri, ha scritto: “Titoli del genere, così come quello sui terroni, creano discriminazione e fomentano odio. L’ordine dei giornalisti ha il dovere – sottolinea – di intervenire tempestivamente. Tagliare i fondi a giornali come questo è doveroso. Questa non è informazione! NonLeggoLibero”.
Esprime la sua indignazione anche Alessandro Zan, deputato del Pd e da sempre attivista per i diritti Lgbt, che parla di “un titolo ignobile, fatto da un direttore disperato per il crollo delle vendite di copie del suo giornale”. “Non è che i gay – dice l’esponente dem all’Adnkronos – aumentano o gli etero diminuiscono, perché l’orientamento sessuale di una persona non si decide, ma semplicemente si nasce così. Se mai oggi, fortunatamente, i gay e le lesbiche di questo paese si dichiarano in famiglia, agli amici e nei posti di lavoro e questa è la condizione e il presupposto fondamentale per essere felice come tutti gli altri”.Conte, scacco a Salvimaio: il premier ora è “libero”. I rischi per i due cani da guardia