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Arrivano i robot negli ospedali italiani: Pepper e R1, i due umanoidi che sorvegliano i pazienti e ne catturano le emozioni

Dopo aver spopolato all’estero, arrivano in Italia i primi robot impiegati nelle corsie di un ospedale: sono Pepper e R1, che dotati di intelligenza artificiale, si dividono il compito di sorvegliare i pazienti e catturarne le emozioni. Il “tirocinio” tra le corsie della Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo (non lontano da Foggia) è durato oltre due mesi, nel quale i due robot umanoidi hanno imparato a riconoscere i sintomi dei pazienti, ad aiutarli in caso di bisogno, a monitorare che nelle stanze andasse tutto bene, soprattutto di notte. Ad avvertire medici e infermieri se qualcosa non li convinceva. Il prossimo passo per Pepper e R1 sarà quello di affrontare una sperimentazione più lunga di 2-3 anni nello stesso istituto, alla quale ne seguiranno altre in vari ospedali italiani e francesi. Lo scopo finale dell’iniziativa è quella di rendere i due robot in grado di codificare le informazioni ricevute, e di farlo in maniera autonoma.


Come nasce l’iniziativa
La ricerca ha avuto inizio dalla collaborazione di tre realtà italiane del mondo della ricerca, dell’innovazione e della sanità: l’Istituto italiano di tecnologia (IIT), il laboratorio di ricerca di Roma di Konica Minolta e la “Casa Sollievo della Sofferenza” e dall’azienda giapponese SoftBank robotics, con l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo di R1 (realizzato dall’IIT) e di Pepper (sviluppato da SoftBank) in una realtà come quella dell’ospedale pugliese. “Abbiamo deciso di provare entrambi i robot perché hanno caratteristiche diverse: R1 è un robot di ricerca, mentre Pepper è già un robot commerciale”, ha precisato Francesco Puja, del laboratorio di Roma della Konica Minolta.

Le mansioni dei due robot
Mentre Pepper si occuperà di controllare le stanze e avvisare prontamente i medici in caso di emergenza, R1 (in grado di carpire le emozioni dei suoi interlocutori) comunicherà con i pazienti provando a formulare le prime diagnosi. Nonostante ci sia ancora tanta strada da fare, questo si configura sicuramente come un primo passo importante verso il futuro della sanità, che passa inevitabilmente per l’innovazione dei luoghi di cura.

 

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