Provenienti dalla Guinea, dal Mali, dal Gambia. Arrivati in Italia, a Palermo, ancora minorenni. E capaci di farsi un nome grazie a una start up, Giocherenda, che produce giochi educativi ispirati alla cultura e ai colori africani. Un progetto che ha dato presto i suoi frutti, tanto che i ragazzi protagonisti di questa avventura hanno vinto un premio dell’agenzia Erasmus, iniziato la collaborazione con alcune aziende di alta moda e sono stati ricevuti dal Parlamento Europeo. Ora, però, le cose per loro potrebbero mettersi non troppo bene.
In due anni e mezzo, i migranti hanno arricchito i loro curriculum con una lunga serie di iniziative, come uno spettacolo con un liceo classico di Palermo e il progetto Ghiocherenda. Un termine pular, una lingua parlata in parecchi paesi africani, composto dai termini “giuntura” e “linfa vitale”. Tra le iniziative, anche il gioco “La ronda dei desideri”: “si può giocare da 3 a 300 persone”.
Quando devono compilare un modulo, pagare i fornitori o controllare le fatture, i giovani imprenditori di Giocherenda si mettono intorno a un tavolo di Moltivolti, un co-working molto speciale nel quartiere di Ballarò. Quando devono usare forbici, pialle e colori, una stanza del Centro Arrupe diventa il loro laboratorio. Un gruppo perfettamente integrato con il territorio siciliano. E che però ora si trova a fare i conti con una Paese che sembra improvvisamente diventato ostico.Comune leghista nega teatro a don Ciotti: “Vietato parlare di mafia e migranti”