Un evento che ha fatto e farà discutere, quello organizzato a Verona tra il 29 e il 31 marzo. Dove sfileranno baldanzosi i vertici della Lega, a partire da Matteo Salvini. E dove, invece, non saranno i Cinque Stelle, saggiamente al riparo. Meglio evitare, pensano i grillini, di far associare i nostri nomi a quelli di certi ospiti, dai curricula per nulla lodevoli e puntualmente contestati a ogni uscita pubblica. Nello specifico: a inaugurare la kermesse saranno Brian Brown e Allan Carlson, rispettivamente presidente e segretario internazionale del Wcf (acronimo inglese per definire il Congresso Mondiale delle Famiglie).
A seguire Katalin Novák, ministra della famiglia ungherese, Alexey Komov, ambasciatore russo del Wfc, e Dimitri Smirnov, arciprete ortodosso russo. Nella giornata inaugurale ci sarà il nostro ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, lui che questo Congresso a Verona ha fortemente voluto, con il vicepremier Matteo Salvini, che farà la sua relazione poco dopo l’intervento di un altro ministro leghista, quello dell’Istruzione Marco Bussetti, e di quello del fondatore del Family Day Massimo Gandolfini.
Ad accorrere in soccorso dei leghisti è stata Giorgia Meloni, che ha voluto a tutti i costi ritagliarsi un suo spazio nel programma. L’ultimo giorno è infine previsto un panel dell’attivista nigeriana Theresa Okafor: si è molto polemizzato su di lei in questi giorni, si è detto che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e gli organizzatori italiani del Congresso (Antonio Brandi e Jacopo Coghe) hanno definito “diffamanti” queste accuse. Non hanno però spiegato come conciliare il pensiero del Congresso italiano con quello statunitense, che tra i pilastri fondanti ha proprio la lotta al matrimonio omosessuale.Tra neofascisti e antiabortisti, il convegno voluto a Verona da Salvini