Gli investimenti privati frenati da un’economi mondiale che stenta, dallo stop and go sulle politiche fiscali, dal caro spread che rende più selettivi i finanziamenti da parte delle banche e dall’incertezza politica. Quelli pubblici, in parallelo, spolpati da anni di politiche di rigore e zavorrate dalla solita inefficiente burocrazia. L’Italia risulta ultima in Europa anche alla voce investimenti, ha certificato Bruxelles nel suo ultimo rapporto sull’economia dei 27, e tutti i numeri non fanno che dare ragione all’Europa.
Basti pensare che solo tra il 2016 e il 2107, secondo l’ ultimo rapporto previsionale di Confindustria, nel passaggio tra Nota di aggiornamento di settembre, legge di bilancio e quindi bilancio consuntivo si sono persi per strada 4/5 miliardi di euro, con la spesa che è scesa da 37 a 32/33 miliardi di euro.
Per il 2019 il governo gialloverde si era impegnato a fare di più, a fare meglio, mettendo in conto con la nuova legge di Bilancio 3,5 miliardi di maggiori investimenti. Poi però col maxiemendamento questo aumento è sceso a quota 550 milioni, e poi alla fine, come hanno denunciato i costruttori dell’ Ance, il saldo è diventato addirittura negativo ed anziché aumentare la spesa ha subito un taglio di miliardo. E a farne le spese sono state innanzitutto Anas e Fs, ovvero le due principali stazioni appaltanti del Paese.Tria ammette: “Manifatturiero fermo, nostra economia vicina allo zero”