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SeaWatch, la capitana Carola forza il blocco e entra in acque italiane: “So cosa rischio”

La decisione è presa. La capitana Carola ha forzato il blocco e così la Sea-Watch 3 è entrata in acque italiane alle due meno dieci. Tutti gli occhi a Lampedusa, e non solo, sono puntati sulla Sea Watch 3 che, il giorno dopo la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha respinto il ricorso dei 42 migranti a bordo, continua ad incrociare al limite delle acque territoriali italiane.

“Questa mattina abbiamo comunicato ai naufraghi la decisione della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell’Europa, dei loro diritti umani”. Lo riporta un tweet di Sea Watch Italy con riferimento al verdetto della Corte europea per i diritti dell’uomo di ieri con cui è stato rigettato il ricorso dell’Ong.

La decisione di Carola Rackete arriva alla fine di una lunga trattativa. “Siamo tutti con lei. A questo punto è nella responsabilità del comandante portare in salvo i naufraghi”, il commento di ieri sera della Ong tedesca i cui legali hanno espresso “profondo sconcerto” per un verdetto che ritengono “contraddittorio e problematico dal punto di vista dell’effettività della tutela dei diritti fondamentali e della dignità dell’uomo”. I legali trovano illogico che la Corte, che non ha ritenuto obbligo dell’Italia offrire un porto ai migranti, abbia invece invitato le autorità italiane a garantire rifornimenti e cure mediche alle persone a bordo.

E la Ong stamattina rilancia: “Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia”. Lo scrive in un tweet la ong tedesca invitando a donare al fondo per l’assistenza legale di Sea Watch per “aiutare Carola a difendere i diritti umani”.

Il ministro dell’Interno Salvini ieri sera ha ribadito che se la nave deciderà di violare il divieto di ingresso ed entrare in porto verrà multata per 50.000 euro e confiscata e comandante ed equipaggio denunciati. A Lampedusa le motovedette italiane, pronte all’intervento da ieri, si sono accorte solo all’ultimo momento dell’ennesimo barchino che, beffando tutti persino in un momento di grande allerta, ha sbarcato altri otto migranti, tutti tunisini.

E ha destato grande impressione e sgomento la scoperta dell’equipaggio di un peschereccio siciliano che, a 25 miglia dalle coste agrigentine, tirando su le reti insieme al pesce vi hanno trovato impigliato il corpo di un giovane uomo, probabilmente uno delle centinaia di migranti dispersi (senza che se ne possa tenere il conto) durante la traversata verso l’Europa. Il corpo e’ stato portato a terra sul molo di Sciacca ed e’ a disposizione dell’autorità giudiziaria.

 

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