Domenico Scilipoti non ci sta. Il suo nome, nel corso degli anni, è entrato nel vocabolario come sinonimo di “tradimento politico” e continua a essere tirato in ballo di tanto in tanto dai parlamentari di turno, nonostante il suo ruolo di senatore lo abbia abbandonato da un pezzo. Ultima in ordine cronologico a nominarlo è stata Giorgia Meloni, che lo ha inserito nel suo discorso nel quale ha annunciato la sua non fiducia al governo Conte-2. Ricevendo, però, una risposta al veleno.
“Giorgia Meloni mi paragona a Luigi Di Maio, ma è un’ingrata – ha detto Domenico Scilipoti in una sua dichiarazione ripresa dal quotidiano Il Tempo – Nel 2010 il mio voto fu coerente e salvò il governo di cui la leader di Fratelli d’Italia era ministro”. L’ex senatore, entrato a Palazzo Madama nel 2008 grazie ai voti raccolti con l’Italia dei Valori, optò poi per il sostegno al governo a trazione Forza Italia salvandolo dalla crisi. 
Da quel giorno (era il 2010) il nome di Domenico Scilipoti è diventato il sinonimo del trasformismo politico nel più negativo dei significati possibili: quello che rientra sotto il lemma “tradimento”. La Meloni lo ha sfruttato per rendere più accattivante il suo intervento in Aula. Dimenticando, però, di dovergli una parte delle sue fortune politiche.
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