Erano i primi mesi del 2018, quelli durante i quali i pastori sardi avevano alzato la voce infuriati, scendendo in strada per manifestare tutta la propria rabbia per il crollo dei prezzi del latte con una serie di iniziative che partivano dai blocchi stradali e arrivavano alle taniche rovesciate in strada. Una situazione poi proseguita per mesi, arrivata fino al 12 febbraio 2019 quando Salvini annunciava tronfio di avere pronta una “soluzione entro 48 ore”, accompagnato da foto che lo mostravano sorridente assieme ai pastori non più adirati grazie alla sua rassicurante presenza.
Un danno al quale si aggiunge ora la beffa : tra la vigilia di Natale e oggi sono arrivati ai pastori altri venti avvisi di garanzia per le manifestazioni di piazza e ormai il computo generale degli indagati (tra allevatori, famigliari e semplici cittadini) si aggira sul migliaio. Mille indagati per avere protestato contro una promessa che non è stata mantenuta. Con una novità: in virtù del Decreto Sicurezza di Salvini, ora contestare rischia di costare caro di fronte al giudice a causa dell’inasprimento delle pene.
Insomma, i pastori non hanno incassato quanto promesso, mentre Salvini ha ottenuto il governo della Regione alle ultime elezioni, vinte dal suo candidato Christian Solinas. Per la Lega, tutto è bene quel che finisce bene. Per i cittadini sardi, niente è cambiato. Nemmeno la rabbia, rimasta quella di sempre.Caso Gregoretti, Salvini “cuor di leone” ora scarica la colpa su Conte e Di Maio