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Caso Polizzi, la mala gestione della giustizia in Italia rimette in libertà un assassino condannato all’ergastolo

Un ritardo nella trasmissione degli atti, ed ecco come in Italia può accadere che una burocrazia macchinosa rimetta in libertà il killer di un giovane morto ammazzato. Riccardo Menenti, 60 anni, che nel 2013 a Perugia si introdusse nell’appartamento della vittima e uccise a colpi di pistola e di svitabulloni il giovane Alessandro Polizzi, ventiquattrenne “reo” di essersi fidanzato con la ex di suo figlio Simone, è libero dal carcere, nonostante una condanna all’ergastolo.

L’uomo era in attesa del giudizio bis sull’aggravante della crudeltà, ma la Corte d’Appello di Firenze non ha trasmesso gli atti alla Cassazione, che pertanto non ha potuto fissare il processo bis. Ed ecco che Mementi ha potuto lasciare il carcere di Terni dove era recluso. Fuori dal carcere anche il figlio Simone, condannato a 16 anni e mezzo per concorso in omicidio con il padre: scaduti per lui i termini della custodia cautelare.

Una storia di cattiva, anzi pessima, ma ordinaria burocrazia. Contro la quale ora si scagliano i genitori di Alessandro, in presidio sotto il Ministero della Giustizia con una gigantografia del volto del ragazzo ucciso. Chiedono spiegazioni, perché sanno che ottenere giustizia per quel figlio morto ammazzato ad oggi, alla luce dei fatti, sembra impossibile. “Questa storia – dice Daniela Ricci, madre di Alessandro Polozzi, al Corriere della Sera – è una sconfitta per la giustizia italiana.

Sta passando l’idea che vendicarsi con le proprie mani come hanno fatto i Mementi è più rapido e neppure così controproducente, considerato che vieni scarcerato dopo soli sei anni. Il messaggio che passa con i più giovani è avvilente”. Ora che incredibilmente è libero, si teme che Riccardo Mementi possa fuggire. E a poco serve l’invio degli ispiratori da parte del ministro Bonafede per fare luce sul caso: Alessandro Polizzi è stato ammazzato di nuovo, stavolta da una mala gestione della giustizia che gli nega di riposare in pace e che rimette in libertà il suo assassino.

 

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