“Una sciagura nazionale” come l’ha definita il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un momento drammatico della storia del nostro Paese che ancora oggi, anni e anni dopo, continua a trasformarsi in momento divisivo invece che nel ricordo condiviso di un dolore che dovrebbe essere più che mai collettivo. Le foibe, termine del dialetto giuliano che sta a indicare delle cavità naturali presenti sul Carso, sono una tragedia che vive in mezzo a due estremi: da un lato chi tenta di minimizzare la portata di quel massacro, dall’altro chi continua a strumentalizzarlo.
Alcuni, i più sfortunati, non morivano subito, costretti a un’agonia di giorni accanto ai cadaveri di amici e compagni uccisi. L’ennesima, terribile testimonianza di quell’orrore che nella prima metà del Novecento ha sollevato il sipario sulla pericolosità della natura umana, capace di ricadute bestiali, feroci. E, come tante delle tragedie di quegli anni, ancora oggi capace di dividere inspiegabilmente gli italiani, mai uniti nel ricordo.
C’è stata a lungo, nel mondo della sinistra, la tendenza a sottovalutare e nascondere le foibe. E c’è ancora oggi, purtroppo, a destra, il tentativo di utilizzarle come mera arma politica, quasi un modo per sottolineare come in mezzo alle follie nazi-fasciste che squassavano l’Italia c’è stato del male, tanto, anche da parte di regimi comunisti a danno dei nostri cittadini. Il senso di tutto questo sfugge. Manca ancora, purtroppo, la condivisione collettiva di un ricordo terribile, doloroso. Che dovrebbe ricordarci, oggi e sempre, quanto la follia umana sia sempre latente, pronta a esplodere. E farci sentire tutti, di fronte a un lutto così grande, orgogliosamente italiani.Treno deragliato: “Aspettavo il buongiorno di mio marito, che non è arrivato”