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“La mia azienda è ferma, ma con la stampa 3D adesso creo valvole per respiratori da donare agli ospedali”

Gli ospedali di tutta Italia continuano a denunciare la mancanza di strumenti fondamentali per curare i pazienti affetti da Covid-19, e così in Sicilia è nata l’idea di sfruttare la stampa 3D per trasformare maschere preesistenti in respiratori medici in piena regola. Visto il momento complicato che stiamo vivendo, due ragazzi siciliani, Alessio Papa e Massimo Spanò, entrambi originari di Patti, in provincia di Messina, spinti da una passione comune hanno avuto l’intuizione di utilizzare la stampa 3D per trasformare maschere da snorkeling di Decathlon in respiratori Cpap (Pressione Positiva Continua delle vie aeree). L’idea di utilizzare le maschere come respiratori, per allentare la pressione sui reparti di terapia intensiva degli ospedali italiani, è di Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia. Le maschere originali, per funzionare nella loro missione di respiratori, hanno bisogno di una modifica e di una valvola particolare che si adatti alle strutture presenti negli ospedali italiani. Qui entra in gioco la stampa 3D e tutto il movimento di “makers” e appassionati della produzione domestica di oggetti grazie a questa tecnologia. Il file di realizzazione delle valvole, messo online dopo aver testato il funzionamento delle stesse, ha prodotto una reazione a catena.

La maschera modificata è stata brevettata per mettere a riparo il progetto da eventuali speculatori, ma tutti possono accedere ai file di stampa e replicare con la propria stampante 3D, chiaramente a patto che il progetto non sia utilizzato a scopo di lucro. Centinaia di volontari in tutta Italia hanno risposto all’appello e “si è creata una fabbrica diffusa – ha raccontato Alessio Papa all’Huffingtonpost- nella quale si realizzano le valvole Charlotte (chiamate così dagli inventori) a casa, grazie alle indicazioni presenti online e magari un vicino, un conoscente, con il passaparola sui social e su Whatsapp, si occupa di reperire quante più maschere possibili da donare agli ospedali”.
Un movimento spontaneo, che in Sicilia è molto attivo, come confermano Alessio e Massimo: “Già diverse comunità di maker, tra cui quella di Messina stanno stampando e donando le maschere agli ospedali, ma tanti altri stanno facendo la propria parte. Anche le Istituzioni, con diversi Comuni che hanno lanciato messaggi sui propri profili social per reperire le maschere”.Massimo Spanò, che nella sua vita prima della pandemia era un imprenditore edile, ha ovviamente fermato le sue aziende da settimane e l’attività di stampa 3D delle maschere l’ha completamente assorbito: “Come tutti sono fermo con il lavoro, sono a casa con mia moglie e la mia bambina, ma quando Alessio mi ha coinvolto in questa iniziativa ho capito che era il momento di restituire qualcosa di importante alla mia comunità, Patti. Ho cominciato a chiamare parenti e amici per reperire quante più maschere possibile da donare, poi mi sono scaricato il progetto e ho cominciato a stampare le valvole. Con la mia stampante ci vogliono sei ore per realizzarne una, la faccio lavorare a ciclo continuo e in ventiquattro ore ne produco quattro”.

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