Ha affrontato con calma il tema più a cuore agli italiani, quello delle restrizioni, confermando la necessità di rimanere a casa fino al 3 maggio. Poi, una volta elencate le decisioni del governo (che ha dato il via libera alla riapertura di librerie, cartolibrerie e negozi per bambini) ha preso di petto l’argomento più caldo, le trattative con l’Europa in merito agli strumenti comuni da mettere in campo per scongiurare gli effetti dell’inevitabile crisi economica successiva alla pandemia di Covid-19. E lì le emozioni sono venute a galla, con Giuseppe Conte a cambiare di colpo espressioni e tono di voce, mostrandosi rabbioso e determinato.
Di colpo è esploso di nuovo il Conte furioso già ammirato in occasione della crisi di governo scatenata dalla Lega, quella che la scorsa estate portò alla fine dell’esperienza gialloverde e all’alleanza Pd-Cinque Stelle. Anche in quell’occasione c’era Matteo Salvini come bersaglio, il passaggio che fece nascere una rivalità feroce, non ancora sopita come evidente. E ancora una volta, il leader del Carroccio ne è uscito svilito, disarmato delle sue menzogne, messo a nudo e non più così minaccioso come poteva sembrare.
La risposta di Salvini su Facebook è parsa confusa, spia di evidente difficoltà: ha chiesto a Conte di bloccare il Mes (al quale l’Italia non ha chiesto di accedere), di evitare la patrimoniale (che il premier ha spiegato non essere nemmeno in discussione) e via in un crescendo che arriva fino alla Tav e alle tasse sulla casa. Il solito modo, già visto e rivisto, di “buttarla in caciara”, fare rumore per coprire i propri grossolani errori. Conte, ancora una volta, ha fatto un figurone. Lo testimoniano commenti, condivisioni, indici di gradimento in ascesa permanente. Il motivo? Tanti, probabilmente, che si sommano. Al partire dalla capacità del premier di mostrarsi persona responsabile, esattamente l’opposto di Salvini e la Meloni.Conte: “A casa fino al 3 maggio, ma riaprono cartolibrerie, librerie e negozi per neonati”