Polemiche improvvise, insensate, grottesche. Sorte improvvisamente su più fronti appena arrivata la notizia, di per sé bellissima, della liberazione di Silvia Romano dopo 18 mesi di prigionia in Africa. Alla ragazza non viene perdonato, da illustri giornalisti e opinionisti nostrani, di essersi convertita all’Islam, come fosse una colpa che offusca la sua immagine di volontaria partita per aiutare i più sfortunati e finita in mano a un gruppo terroristico. Perché la fede islamica, in ogni sua declinazione possibile, è a quanto pare immediatamente associata a presunti nemici del mondo occidentale. Dimenticando milioni di pacifici praticanti fortunatamente sparsi in tutto il mondo.
Immediata la reazione degli utenti, indignati, che si sono chiesti come una persona che ama definirsi “Intellettuale” possa dare sfoggio in rete di un così pessimo esempio di ragionamento, umanità e lucidità, probabilmente. Invocando, beati loro, un briciolo di buon senso in un dibattito che sempre più spesso, ahimè, mostra il suo lato peggiore, quello gretto e volgare della polemica gratuita, da click facile, tanto per disturbare un po’ e smuovere le acque virtuali.
Contro Sgarbi si sono subito levate anche voci illustri, come quella del giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi: “Quando l’arteriosclerosi arriva, non ha pietà. Arrestate Vittorio Sgarbi, o quel che ne resta. È moralmente oltre ogni vomito”. Difficile, in questa occasione, trovare parole più efficaci (e ironiche).“Abbiamo liberato un’islamica”. Il vergognoso titolo di Libero su Silvia Romano