26 misure di custodia cautelare per altrettante persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, truffa, riciclaggio, estorsione, traffico di droga, corruzione, turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di beni e fatture false. Un’indagine che ricostruisce come la ‘ndrangheta sia riuscita a mettere le mani sulla città di Verona e che vede tra le persone finite nel mirino degli investigatori anche un esponente della destra locale, Andrea Miglioranzi, già presidente dell’azienda municipalizzata dei rifiuti Amia finito agli arresti domiciliari.
 Le accuse ruotano attorno alla figura di Antonio Giardino, secondo gli inquirenti esponente della ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto e riconducibile alla cosca degli Arena-Nicoscia. La famiglia avrebbe radicato attività illecite nella provincia veneta, mantenendo rapporti affaristici con strutture mafiose analoghe operanti in Emilia-Romagna e Lombardia.
Le accuse ruotano attorno alla figura di Antonio Giardino, secondo gli inquirenti esponente della ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto e riconducibile alla cosca degli Arena-Nicoscia. La famiglia avrebbe radicato attività illecite nella provincia veneta, mantenendo rapporti affaristici con strutture mafiose analoghe operanti in Emilia-Romagna e Lombardia. Ai domiciliari anche due funzionari dell’Amia accusati di aver intrattenuto rapporti con l’organizzazione. Sono stati eseguiti sequestri per 15 milioni su beni immobili e quote societarie. Il business ruotava attorno al riciclaggio di ingenti quantità di denaro provenienti dallo spaccio di sostanze stupefacenti. Intorno a Tosi secondo il Fatto Quotidiano sarebbe stato ipotizzato il reato di peculato.
Ai domiciliari anche due funzionari dell’Amia accusati di aver intrattenuto rapporti con l’organizzazione. Sono stati eseguiti sequestri per 15 milioni su beni immobili e quote societarie. Il business ruotava attorno al riciclaggio di ingenti quantità di denaro provenienti dallo spaccio di sostanze stupefacenti. Intorno a Tosi secondo il Fatto Quotidiano sarebbe stato ipotizzato il reato di peculato.CasaPound, Iannone, Antonini e Di Stefano indagati dalla procura di Roma
