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Silver economy, trasformare la ricchezza degli anziani in opportunità: la vera chiave per la ripresa post-covid

Alta capacità di spesa e propensione a uno stile di vita elevato: anche bse la pandemia da coronavirus ha colpito duramente questa fascia, gli over 65 sono ormai un traino importante dell’economia mondiale, che fruiscono di beni e di servizi per volumi e qualità crescenti. La cosiddetta Silver Economy a livello globale è stimata in 7 trilioni di dollari all’anno, e saranno proprio i senior a diventare un formidabile volano per far ripartire economia e welfare. Anche attraverso lo strumento dei lasciti solidali, una scelta alla portata di tutti. Il centro studi Itinerari previdenziali, che ha appena diffuso una corposa ricerca sul tema, chiede di “cogliere la portata del cambiamento e investire nei nuovi bisogni di questa fetta di popolazione”, e in seconda battuta di “sapersi adeguare alle peculiarità del segmento, con un’offerta mirata che favorisca l’invecchiamento attivo e la massima partecipazione sociale di una fetta di popolazione che diventerà sempre più ampia”.

L’Italia sempre più silver
La Silver Economy, nome elegante con cui gli addetti ai lavori definiscono tutto quanto si rivolge alla popolazione con 65 anni o più, che non lavorano o lo fanno solo in parte e hanno uno stile di vita “differentemente attivo”, se fossero uno Stato sovrano avrebbe un Prodotto interno lordo al terzo posto assoluto, alle spalle solo di Stati Uniti e Cina. Ogni 100 giovani ci sono 173 anziani. L’indagine dall’Istat rivela l’immagine di un’Italia sempre più “silver”. E il dato è destinato a salire nei prossimi 20 anni, quando la quota di persone over 65 supererà il 29% e quella degli over 85 sarà oltre il 5%. La novità è però che l’invecchiamento della popolazione, nel corso degli ultimi anni, è stato sempre più percepito come una risorsa. È cresciuta e si è diffusa di pari quella che è stata ribattezzata la Silver Economy, ovvero l’insieme di servizi e di prodotti destinati alla platea degli over 50.
In base ai dati della Commissione Europea – che tuttavia arretra il conteggio dagli over 50, e comparabili solo fino al 2015 – questa fetta di europei ha speso 3mila e 700 miliardi di euro in beni e servizi, contribuendo per 4mila e 200 miliardi di euro al Pil europeo. Per giunta, la crescita economica di questo “Stato” della vita è stimata al 5% annuo, tasso senza rivali in Europa (e che solo Cina e India superano, fuori dai suoi confini). Questa crescita è legata alle note dinamiche demografiche, oltre al fatto che i più anziani si trovano in fase di “decumulo”: case in larga parte di proprietà, risparmi di una vita al sicuro, quindi maggior propensione a spendere per i servizi sanitari e di cura, ma anche quelli sociali come le spese per viaggio, cultura e tempo libero, ristorazione.
La ricchezza degli anziani diventa opportunità
Secondo la ricerca, “un’offerta di beni e servizi sempre più dedicata”, che se ben veicolata (e qui la tecnologia è vista avere un ruolo centrale, perché come visto anche durante il lockdown il tasso di penetrazione tra i Silver può crescere tantissimo), “si tradurrà positivamente nel fiorire di molte attività commerciali, industriali, di servizio e sanitarie dal grosso potenziale”. Attività da affiancare a quelle, rivolte al mondo del risparmio gestito e delle assicurazioni, “chiamate a soddisfare forse il più rilevante dei bisogni: quello di creare le precondizioni per sfruttare il più a lungo possibile l’aumento della speranza di vita, possibilmente, in buona salute”. Polizze già esistenti come quelle di tipo Long Term Care, o altre legate alle caratteristiche socio-sanitarie di persone che più spesso di altre vivono da sole e hanno bisogno di assistenza. Non si tratta, specie per lo Stato italiano che nel 2017 era il primo nel continente per spesa sociale per anziano, con 3,652 euro a testa (il 13,7% del Pil); ma di spendere meglio, e di avere più visione ai cambiamenti in corso.

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