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“Una catastrofe”. Scuole italiane, quei dati che fanno tremare l’Italia. Non ci crederete

Conto alla rovescia ormai quasi scaduto per milioni di studenti che, loro malgrado, si trovano a riporre nel cassetto la spensieratezza e il divertimento dei mesi estivi per tornare ad affollare i banchi di scuola. 590mila, nello specifico, quelli che si preparano a un passaggio delicato come l’inizio delle scuole superiori. Ma, come evidenziano i dati, su quattro alunni pronti a varcare la soglia dei rispettivi istituti, soltanto tre arriveranno al diploma. A rivelarlo è un dossier della rivista specializzata Tuttoscuola, dalle cifre particolarmente impietose: l’Italia ha perso per strada tre milioni e mezzo di studenti dal 1995 a oggi, il 30,6 per cento degli iscritti è scomparso prima di completare il proprio percorso. Il tutto al netto di iniziative di volontari e associazioni proprio per ridurre l’abbandono scolastico, passato effettivamente dal 36.7% del Duemila all’attuale 24.7. 

Una crisi in via di miglioramento ma di sicuro ancora lontana dall’essere risolta. A rilanciare il tema è l’Espresso, che parla di 3 milioni e mezzo di studenti delle superiori che, dal 1995, hanno interrotto prematuramente la carriera scolastica. Ognuno di loro è costato in media 7mila euro allo Stato, per un totale di 55 miliardi di euro. Una sconfitta per la scuola e per le istituzioni che dovrebbero costruire un futuro di opportunità per quei ragazzi che, spesso senza averne colpa, non riescono a farcela e sono obbligati ad abbandonare i banchi. Le casse del nostro Paese non ringraziano affatto: per l’istruzione secondaria, il costo degli abbandoni si misura in cinque miliardi e 520 milioni solo considerando i cicli scolastici 2009-2014 e 2014-2018. Cinque miliardi bruciati in nove appelli d’inizio settembre.

Come intervenire per risolvere quella che è una vera e propria catastrofe non solo a livello culturale ma anche economico e sociale e che continua a ripetersi ormai incessante da anni? Se lo chiede proprio Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola, introducendo il dossier al quale è stato conferito l’emblematico titolo “La scuola colabrodo”. E che risponde così: “Per farlo di sicuro bisogna partire dal sistema scolastico”. Non intervenire per arginare l’epidemia significa togliere strumenti e possibilità agli attuali e prossimi cittadini e quindi all’Italia come paese.