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“Abbassare l’età minima per il voto: i giovani devono poter dire la loro”. La proposta

Sono scesi in strada i milioni, la maggior parte minorenni. Da qui la proposta per abbassare l’età per votare. “Non sarebbe male dare una risposta concreta alla voglia di partecipazione dei ragazzi dei cortei di venerdì”. Lo scrive sul Corriere della Sera l’ex direttore Ferruccio de Bortoli in vista delle elezioni europee parlando dell’età minima per essere eletti o per votare che è 18 anni in quasi tutti i Paesi membri dell’ Ue e chiedendosi di fatto se non sia il caso di abbassarla come ha fatto l’Austria.

“Molti ragazzi, costretti a emigrare e a lavorare all’estero, godono di diritti politici come residenti (articolo 39 della Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea) che in patria sono loro negati. Ovvero esistono cittadini italiani con diritti diversi sia per l’elettorato attivo sia per quello passivo”. Tema che per il giornalista “è, in molte parti d’ Europa, un argomento d’ attualità. Da noi no”.

“L’ età minima per essere eletti a Strasburgo è 18 anni, in alcuni casi 21. Indovinate però quali sono i Paesi con il limite più elevato per l’elettorato passivo? Italia e Grecia, tanto per cambiare insieme, con 25 anni. Ad Atene però votano i diciassettenni. Insomma, tra i tanti primati negativi, siamo anche i più disattenti ai diritti politici dei giovani”.

De Bortoli ricorda che “non è ancora in vigore una vera e propria legge elettorale europea. Esistono per ora solo principi comuni sul sistema elettorale” e per intervenire “basterebbe una legge ordinaria. Forse non si fa più in tempo per fine maggio, ma il discuterne sarebbe almeno la prova di una sensibilità culturale negli anni colpevolmente assente. La democrazia rappresentativa è anche, e soprattutto, loro”.

E secondo de Bortoli “il modello Easyvote, insieme al successo di Stavoltavoto.eu, ci indica la necessità di impegnarci di più per avvicinare i giovani italiani alla politica e al rispetto delle istituzioni. Guardando, però, al voto del prossimo maggio è un vero peccato, per non dire peggio, che si sentano cittadini europei di serie B. A meno che non se ne vadano all’estero, come hanno già fatto molti loro coetanei”.

 

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